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Parco Nazionale della Val Grande



Atti del Convegno
  Wilderness e turismo integrato - Opportunità o conflittualità?

Intervento di Fabio Renzi

E’ importante attribuire al Parco della Val Grande la dimensione wilderness ossia di ritorno alla dimensione selvaggia.

Questa è una caratteristica che si può mantenere solo nel momento in cui il turismo è un turismo diverso sia per qualità sia per quantità e quindi la condizione per assicurare la possibilità di fruire di questo bene è quello di centellinare, governare bene questo patrimonio e non dilapidarlo.

Non bisogna assumere un atteggiamento “demagogico” partendo dal presupposto che un bene deve essere fruito da tutti ed essere frequentato dal maggior numero possibile di persone poiché questo atteggiamento in un periodo breve distrugge il bene e quindi distrugge la possibilità di poter avere quelle informazioni scientifiche che un Parco può e deve offrire.

Chi sta nel corpo di una società sa che vi è bisogno di una regolamentazione di questi beni così da mitigare l’impatto, il degrado strutturale che, nel breve periodo, essendo in costante aumento, ha portato a notevoli problematiche: non organizzare come si deve le metodiche di utilizzo di un simile patrimonio naturale non può che risultare deleterio per il bene stesso!

In Val Grande questo effetto è limitato visto l’inaccessibilità dell’area ma nei grandi parchi, per esempio quello Appenninico dove non ci sono centri visita, i visitatori con la loro smodatezza apportano un incremento negativo alle condizioni già precarie del sito.

E’ perciò molto importante chiudere la forbice tra la promozione e la capacità di organizzazione che si può fare rispetto ad un determinato luogo in quanto siamo all’interno di una società che avendo scoperto il valore della natura, vuole fruire di essa e quindi rende necessario portare avanti tutto un lavoro di educazione e di informazione per far sì che la natura sia “utilizzata” in maniera corretta.

Un altro punto da affrontare è il perché sempre più spesso si parla di turismo integrato: dunque, un Parco come la Val Grande di tipo wilderness dovrebbe essere sfruttato sia come laboratorio scientifico sia come laboratorio escursionistico.

Per questo particolare approccio è però necessario sviluppare un turismo degli itinerari storico-culturali che possiamo ritrovare a partire dai centri storici, dai borghi ecc... : questo significa che operando una buona pianificazione e organizzandosi nel momento in cui ci si accinge a redigere il piano per il Parco ci si impegna anche a progettarne l’allargamento.

Citando il documento che l’Ente Parco ha redatto nel 1995, emerge questa opzione fondamentale e poi si può aprire un confronto sulle specifiche risoluzioni progettuali per far sì che la Val Grande nel sistema dei Parchi continui a coltivare questa posizione perché nella realtà poi la Val Grande si è già posizionata!

E’ quel Parco così selvaggio e così particolare tanto diverso dagli altri tant’è che se negli altri Parchi, anche grandi, il recupero dei sentieri storici è una cosa utile a priori, qui si sposta la dimensione su un’altra progettazione ossia vi è una forte idea di fondo legata alla conservazione della natura e di sviluppo sostenibile: quindi questa scelta fondamentale esce in maniera naturale, c’è da coltivarla e il confronto su tutte le specifiche risoluzioni è aperto.

Fabio Renzi - Lega Ambiente