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Parco Nazionale della Val Grande



Atti del Convegno
  Wilderness e turismo integrato - Opportunità o conflittualità?

Intervento di Teresio Valsesia

I Parchi devono tutelarsi e la tutela non è possibile senza vincoli proprio perché non esiste ancora l’autoregolazione: è quindi importante porsi questo traguardo in quanto lo si può anche interpretare come “educazione del turista di montagna” chiunque esso sia: se non ci poniamo obbiettivi non imboccheremo mai strade per raggiungerli!

I Parchi hanno comunque un’altra funzione molto importante che è quella di “palestra di educazione ambientale”.

E’ chiaro che è possibile applicare un simile progetto solo ad un’area tutelata e non degradata: si può fare educazione ambientale ed ecologia solo sul campo e non in astratto.

Bisogna camminare per conoscere, apprezzare e tutelare.

Le conoscenze ecologiche autentiche non si formano alle tavole rotonde, e badate bene che questa non è una critica, bensì camminando, conoscendo il territorio, che è, e resta, il grande sconosciuto. E’ perciò fondamentale camminare non solo per sport ma per incrementare la propria cultura di conoscenza del territorio nella sua globalità.

I segni del creato, le testimonianze degli uomini, hanno modellato la montagna e hanno lasciato un certo numero di insegnamenti da recuperare proprio camminando. L’educazione, in particolare quella indirizzata alla corretta fruizione del territorio, è sicuramente l’esigenza prioritaria con la quale ci confrontiamo oggi in tutto il mondo e questo tipo di educazione si fa proprio grazie ai Parchi Nazionali.

A questo proposito puntiamo molto sui giovani, in quanto le altre generazioni cominciano ad essere perse dal punto di vista di queste attività, e proprio per questo è necessario porsi degli obiettivi!

Lo scenario è pieno di educandi e pochi invece sono gli educatori così che ci troviamo di fronte ad una serie di maleducati o meglio ancora di diseducati … questo è purtroppo il quadro con cui abbiamo a che fare!

Per camminare poi abbiamo bisogno dei sentieri che devono essere il più possibile intatti e integri e soprattutto non asfaltati in modo tale da non banalizzare troppo le cose.

La Val Grande è un eccellente laboratorio della montagna e nessuno si sarebbe probabilmente accorto di questo se non ci fosse stato il Parco: la funzione del Parco dunque è anche quella di recuperare la storia della montagna attraverso la rete della sentieristica e, a questo proposito, sarebbe necessario rimaneggiare, ripulire e recuperare una decina di sentieri, come un primo progetto stilato dall’Ente effettivamente prevedeva, e attrezzare alcune baite per farne rifugi in modo tale da non costruire poi niente di nuovo.

Sarebbe anche interessante fare qualche itinerario museale, tipo ecomuseo, vicino ai paesi interessati dal perimetro del Parco e puntare molto sull’agriturismo per valorizzare in questo modo determinati prodotti.

Abbiamo paesi che stanno morendo e non si può permettere che questo accada alle soglie del 2000! Non si può perdere la storia della civiltà del passato, camminando noi impariamo non solo la geografia ma anche la storia: in tutt’ Italia ci sono migliaia di microwilderness, solo nella nostra nuova provincia se ne sono contate circa 50, nessuna estesa come la Val Grande, ma in ogni caso aree dove non ci passa nessuno.

Certo il cuore della Val Grande è una zona wilderness per natura, perché l’uomo non vi è quasi mai arrivato, e quindi è fondamentale che sia la natura ad evolversi verso nuclei spontanei, ma questo nucleo va anche ampliato e questa è stata una proposta fatta nel 1987.

E’ però importante fare anche proposte di economia, di agriturismo, di sistemazione, per esempio delle baite, per coinvolgere gli Enti locali che rispetto al nostro Parco sono, e speriamo continuino ad essere, molto sensibili.

Teresio Valsesia - Giornalista – Vice Presidente CAI