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Parco fluviale del Po tratto torinese


H2PO Info

N. 7 - Aprile 2003


Ambiente

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Aree protette e manutenzione del territorio

Nelle finalità istitutive del Sistema delle aree protette della fascia fluviale del Po, si trovano le ragioni stesse perché gli Enti gestori di queste aree siano soggetti che operano attivamente nella manutenzione del territorio. Infatti la legge regionale 28/1990 prevede, “nel rispetto delle disposizioni della legge 18 maggio 1989, n. 183, le seguenti finalità istituzionali:

  • tutelare e conservare le caratteristiche naturali, ambientali, paesaggistiche e storiche dell'area fluviale anche mediante interventi di ricostituzione di ambiti naturali;
  • difendere il patrimonio naturale costituito dalle acque del Po al fine di migliorarne le condizioni idrobiologiche e di proteggerle da fattori inquinanti;
  • consentire il regolare svolgimento e promuovere lo sviluppo dell’attività' agricola;
  • tutelare le specie faunistiche e floristiche presenti sul territorio, con particolare riferimento alle aree istituite a Riserva naturale;
  • concorrere alla realizzazione dei piani e progetti di tutela ambientale predisposti ai sensi della legge 183/89”.

Un fattore essenziale che contribuisce alla tutela e conservazione del territorio è quell’insieme di attività che va sotto il nome di manutenzione ordinaria.
Questo tipo di manutenzione è visto sovente solo come un costo di gestione che non porta concreti benefici e non determina incremento di valore aggiunto ad un bene, nel caso specifico al territorio. In realtà, anche sulla base di modelli di gestione adottati in altri paesi europei, si può verificare come la manutenzione ordinaria, intesa come cura costante e programmata dell’ambiente e delle infrastrutture presenti, sia una forma per valorizzare il paesaggio, oltre che una garanzia per prevenire dissesti e danni in genere a cose e persone.
Occorre distinguere obiettivi diversi di manutenzione del territorio, da attuare mediante forme differenziate e, di conseguenza, attraverso diversi investimenti di risorse, in ordine crescente:

  • la manutenzione degli ambienti a forte connotazione naturale, con minima presenza antropica (boschi ripariali, boschi planiziali, zone umide, ghiareti ecc.): in tali casi la manutenzione del territorio si può tradurre in interventi che mirano a rimuovere o a limitare le cause di disturbo degli equilibri naturali, nonché in interventi rivolti alla conservazione degli habitat (ad esempio pulizia di piccoli corsi d’acqua che consentono l’alimentazione idrica di lanche e stagni, diradamenti selettivi di vegetazione arborea per migliorare la struttura dei soprassuoli forestali ecc.);
  • la manutenzione di aree di interesse paesaggistico, quindi con caratteristiche naturali alterate da azioni antropiche che, nel corso di secoli, hanno modellato il territorio, consentendo da un lato l’utilizzo a fini agronomici produttivi, dall’altro la presenza di piccoli ecosistemi artificiali, ma di rilevante interesse naturalistico, ben integrati con il contesto agro-ambientale (ad esempio le siepi campestri o i piccoli canali realizzati con fini irrigui ad alveo naturale);
  • la manutenzione di aree a valenza paesaggistica, ad elevato interesse per lo svago ed il tempo libero: si tratta di aree per le quali la manutenzione può comportare anche costi di una certa rilevanza, con una programmazione annua costante, che richiede tecnici preparati ed attrezzature e mezzi adeguati (numerosi tagli all’anno della cotica erbosa, risemine, irrigazioni, decespugliamenti e diserbi, potatura di siepi e di esemplari arborei, anche in filari); si tratta in sostanza in questo caso di una manutenzione che, pur riguardando spazi vasti ed estensivi, si avvicina parecchio alle caratteristiche della manutenzione dei giardini e dei parchi urbani.

R.D.