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Parco fluviale del Po tratto torinese


H2PO Info

N. 9 - Giugno - Agosto 2003


Pianificazione

H2PO Info Aree protette e manutenzione del territorio (III parte)

Nei numeri precedenti si è parlato della distinzione fra i diversi ambienti in funzione degli obiettivi della manutenzione, soffermandosi poi sugli ambienti a forte connotazione naturale e con minima presenza antropica. Tali situazioni si riscontrano soprattutto nelle aree protette montane, sia per la scarsa accessibilità, sia perché negli ultimi decenni si è avuto un forte spopolamento del territorio.
In aree protette di pianura, come nel caso di buona parte del Parco del Po, gli ambienti di maggiore interesse paesaggistico presentano spesso caratteristiche naturali alterate da azioni antropiche che hanno contribuito, nel corso di secoli, a modellare il territorio, con finalità soprattutto agronomico – produttive. Tali azioni umane hanno tuttavia spesso determinato la formazione di realtà ecosistemiche assai interessanti. Un tipico esempio è quello del paesaggio agrario caratterizzato da “campi chiusi”, ossia delimitati da siepi campestri, un tempo “governate” con scopi essenzialmente produttivi (legna da ardere, allevamento del baco da seta ecc.). Oggi questi paesaggi si sono fortemente ridotti, tuttavia, dove vi è ancora presenza di filari arboreo-arbustivi, si trovano interessanti ecosistemi che offrono rifugio a numerose specie animali, in particolare ad una ricca avifauna.
Le aree protette possono essere un ideale laboratorio per la conservazione delle siepi, attraverso azioni pianificate di manutenzione straordinaria e ordinaria, finalizzate al rinnovo parziale (artificiale) di tratti di siepi deperienti mediante rinfoltimenti ed arricchimenti, con successive cure colturali nei primi anni, nonché attraverso periodiche ceduazioni, soprattutto a carico di quelle specie in grado di ricacciare con emissione di polloni vigorosi.
Nel contesto del paesaggio agrario assumono rilevanza, nell’ambito della manutenzione, tutte quelle operazioni finalizzate alla conduzione stessa dei fondi, comprendendo a tale riguardo sia le pratiche agronomiche, sia gli interventi volti a conservare in buono stato di efficienza manufatti ed infrastrutture in genere, funzionali all’attività agricola. In particolare rivestono interesse i prati stabili, che possono svolgere un importante ruolo paesaggistico ed ecologico. La loro tutela presuppone sia interventi strettamente agronomici, che nelle aree protette dovrebbero essere di minimo impatto ambientale (ad esempio apporti organici con impiego prevalente di stallatico), sia interventi di manutenzione di fossi, di strade di servizio, di annessi rustici (tettoie, fienili ecc.), da effettuare nel rispetto di tipologie architettoniche tradizionali dei luoghi.
In questo caso si tratta di un tipo di manutenzione difficilmente attuabile direttamente dagli Enti gestori di aree protette, salvo che si tratti della conduzione di aree agricole di proprietà. Sovente si tratta invece di fondi privati, oppure di proprietà demaniali, in particolare in prossimità dei corsi d’acqua. Può essere quindi interessante ricorrere a convenzioni con agricoltori, soprattutto per le aree demaniali, prevedendo la gestione di appezzamenti agricoli secondo criteri e modalità finalizzati alla tutela dei valori paesaggistico-ambientali presenti. A tale riguardo l’art. 15 del decreto legislativo n. 228/2001 prevede che le pubbliche amministrazioni possano stipulare convenzioni con imprenditori agricoli, al fine di favorire lo svolgimento di attività funzionali alla sistemazione ed alla manutenzione del territorio, alla salvaguardia del paesaggio agrario e forestale, alla cura ed al mantenimento dell'assetto idrogeologico e di promuovere prestazioni a favore della tutela delle vocazioni produttive del territorio.
3 – continua

R.D.