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Parco fluviale del Po tratto torinese



Natura e aree protette


Riserva Naturale Speciale della Confluenza del Maira

Riserva Naturale Speciale della Confluenza del Maira
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La riserva, situata tra Casalgrasso e Lombriasco, a cavallo fra le Province di Cuneo e Torino, si estende su una superficie di 178 ettari.
Il torrente Maira è l'ultimo grande affluente del Po a monte di Torino ed è caratterizzato da un comportamento tipicamente torrentizio, con sensibili variazioni di portata a seconda del periodo stagionale. Il Maira è delimitato da saliceti e pioppeti e presenta acque ricche di barbi ed altri pesci, che risalgono il torrente soprattutto nel periodo riproduttivo. Dal Maira, a monte della confluenza col Po, deriva il canale che alimenta il lago del Parco Reale di Racconigi.
Il fiume Po all'interno della riserva è stato rettificato in numerosi punti, mediante la posa di prismate in cemento, con lo scopo di impedire l'erosione dei terreni coltivati. Ciò tuttavia non solo ha ridotto la naturale tendenza alla formazione di meandri, ma ha anche aumentato la velocità di deflusso delle acque e l'erosione del letto del fiume.
Dal punto di vista naturalistico l'aspetto più significativo della Riserva Naturale della Confluenza del Maira è costituito dalle formazioni vegetali delle rive e dei greti.

La Riserva Naturale Speciale della Confluenza del Maira, oltre che dalla legge istitutiva del Parco del Po, è tutelata anche ai sensi della legge regionale n. 47 del 3 aprile 1995 "Norme per la tutela dei biotopi", della Decisione 85/338/CEE del 27 giugno 1985 e della Direttiva 92/43/CEE del 21 maggio 1992, in quanto è stata giudicata "entità ecologica di rilevante interesse per la conservazione della natura" e pertanto sottoposta a vincolo ambientale-paesaggistico ai sensi della legge 8 agosto 1985, n. 431 e della normativa europea, che la ha riconosciuta quale S.I.C - Sito di Importanza Comunitaria (codice IT1110016).

Province: Cuneo, Torino
Comuni: Carignano, Carmagnola, Casalgrasso, Lombriasco


Riserva Naturale Speciale della Lanca di San Michele

Riserva Naturale Speciale della Lanca di San Michele
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La riserva, che si estende su una superficie di 162 ettari tra Carignano e Carmagnola, prende il nome da un meandro del Po abbandonato durante la piena del maggio 1977. Nella lanca, oggi quasi totalmente interrata, trovano rifugio molte specie di uccelli, favoriti da una ricca e tipica vegetazione palustre, che annovera canne, tife, carex, ontani, salici e pioppi neri. Rilevante è la presenza nell'area di una colonia di gruccioni. Poco più a valle della lanca, con la consulenza scientifica degli esperti del locale Museo di Storia Naturale, il Comune di Carmagnola nel 1987 ha creato il Bosco del Gerbasso, esempio "didattico" dell'antica e immensa foresta planiziale che un tempo ricopriva tutta la Pianura Padana. Il Bosco del Gerbasso si estende su 19 ettari e comprende un saliceto, un querco-carpineto ed un'area a prato.
Questo tratto di Po è caratterizzato dalla presenza dei ghiareti più vasti esistenti a monte di Torino. Ai margini della riserva ci sono inoltre grandi laghi di cava, i quali, quando il loro sfruttamento sarà terminato, saranno recuperati a fini naturalistici, didattici e ricreativi, anche realizzando attorno ad essi percorsi didattici, ciclabili e strutture per agevolare l'osservazione della natura.

La Riserva Naturale Speciale della Lanca di San Michele, oltre che dalla legge istitutiva del Parco del Po, è tutelata anche ai sensi della legge regionale n. 47 del 3 aprile 1995 "Norme per la tutela dei biotopi", della Decisione 85/338/CEE del 27 giugno 1985 e della Direttiva 92/43/CEE del 21 maggio 1992, in quanto è stata giudicata "entità ecologica di rilevante interesse per la conservazione della natura" e pertanto sottoposta a vincolo ambientale-paesaggistico ai sensi della legge 8 agosto 1985, n. 431 e della normativa europea, che la ha riconosciuta quale S.I.C - Sito di Importanza Comunitaria (codice IT1110024).

Provincia: Torino
Comuni: Carignano, Carmagnola


Area attrezzata Oasi del Po Morto

Area attrezzata Oasi del Po Morto
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L'Area attrezzata "Oasi del Po Morto" si estende su una superficie di 490 ettari, nei Comuni di Carignano, Carmagnola e Villastellone. La zona rappresenta un classico esempio del continuo spostamento dell'alveo del Po. La maggior parte dell'area attrezzata infatti si estende su un territorio dove un tempo c'era una grande ansa del fiume Po, in seguito abbandonata e ora parzialmente interrata. Il taglio dell'istmo che separava due meandri avvenne durante la piena eccezionale del 1949, a seguito della quale il Po assunse in questa zona un andamento rettilineo, abbandonando il suo precedente letto, che si trasformò in una lanca. Da allora accanto al fiume si è creato un ambiente acquatico nuovo, che, per l'assenza di ricambio idrico, può essere assimilato ad uno stagno. Fra gli animali tipici di questi ambienti troviamo la limnea, una piccola lumachina erbivora, ed altri molluschi che si nutrono di residui organici, come l'unio e l'anodonta. Numerosissimi sono inoltre gli uccelli acquatici, che qui trovano un ambiente tranquillo, vasto e ricco di cibo.
La zona è in continua trasformazione. Se da un lato si riscontrano fenomeni di interramento naturale di vecchie lanche, accelerati talvolta dall'opera dell'uomo nei decenni passati, dall'altro lato continuano a registrarsi nuovi tagli di meandri, l'ultimo dei quali, avvenuto durante una piena nel maggio 1999, ha creato una zona particolarmente ricca di piante ed animali, denominata "il Garrettino", in corso di rimboschimento.
Il territorio dell'Oasi del Po Morto è stato profondamente modificato dall'attività di cava, cessata alla fine degli anni '80. I laghetti di cava sono stati in gran parte rinaturalizzati ed ora alcuni di essi sono utilizzati anche per la pesca sportiva oppure per la pratica del kayak e della canoa.
L'area del Po Morto di Carignano è tutelata anche quale Z.P.S (Zona a Protezione Speciale), in quanto essa è una delle poche aree in cui vive l'ormai rarissimo rospo pelobate fosco. Oltre al pelobate, nell'Oasi del Po Morto vivono anche altri anfibi (rospo, rana e raganella), rettili (ramarro, tartaruga di palude, colubro) e moltissimi uccelli stanziali e di passo (martin pescatore, airone rosso e airone cenerino, falco di palude, albanella reale, mignattino, garzetta, strogola, averla).

L'Area attrezzata Oasi del Po Morto, oltre che dalla legge istitutiva del Parco del Po, è tutelata anche ai sensi della legge regionale n. 47 del 3 aprile 1995 "Norme per la tutela dei biotopi", della Decisione 85/338/CEE del 27 giugno 1985 e della Direttiva 92/43/CEE del 21 maggio 1992, in quanto è stata giudicata "entità ecologica di rilevante interesse per la conservazione della natura" e pertanto sottoposta a vincolo ambientale-paesaggistico ai sensi della legge 8 agosto 1985, n. 431 e della normativa europea, che la ha riconosciuta quale S.I.C - Sito di Importanza Comunitaria (codice IT1110025).

Provincia: Torino
Comuni: Carignano, Carmagnola, Villastellone


Riserva Naturale Speciale della Lanca di Santa Marta e della Confluenza del Banna

Riserva naturale speciale Lanca di Santa Marta e della confluenza del Banna
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La Lanca di Santa Marta, situata poco a monte della confluenza fra il Po ed il Banna, è un ambiente ricco di anfibi e uccelli acquatici. La Riserva si estende fino alla confluenza nel Po del torrente Banna, il quale, insieme ai suoi numerosi e piccoli affluenti, drena le acque piovane di una vasta area precollinare a sud-est, nota come "Pianalto di Poirino". Il torrente Banna è caratterizzato da portate minime estive e piene talvolta rovinose nelle stagioni più piovose. Nella campagna circostante, intensamente coltivata, i filari di alberi che costeggiano il corso del torrente Banna fungono da corridoi ecologici che mettono in contatto la Riserva con ambienti faunisticamente ricchi, come il Parco di Villastellone. La Riserva ha una estensione di 164 ettari.

La Riserva Naturale Speciale della Lanca di Santa Marta e della Confluenza del Banna, oltre che dalla legge istitutiva del Parco del Po, è tutelata anche ai sensi della legge regionale n. 47 del 3 aprile 1995 "Norme per la tutela dei biotopi", della Decisione 85/338/CEE del 27 giugno 1985 e della Direttiva 92/43/CEE del 21 maggio 1992, in quanto è stata giudicata "entità ecologica di rilevante interesse per la conservazione della natura" e pertanto sottoposta a vincolo ambientale-paesaggistico ai sensi della legge 8 agosto 1985, n. 431 e della normativa europea, che la ha riconosciuta quale S.I.C - Sito di Importanza Comunitaria (codice IT1110017).

Provincia: Torino
Comuni: La Loggia, Moncalieri


Area attrezzata del Molinello

Area attrezzata Molinello
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L'Area Attrezzata del Molinello si estende su una superficie di 242 ettari, fra i comuni di Moncalieri e di La Loggia ed è delimitata a est dall'autostrada Torino-Savona, a sud dalla Tangenziale di Torino e ad ovest dal Po. La zona è oggetto di rilevanti ed interessanti interventi di riqualificazione ambientale, volti ad allontanare dalle sponde del Po e del Chisola le strutture abusive, che creano ostacoli al normale deflusso delle acque in caso di piena, ed a riqualificare i laghi di cava, risultato di decenni di attività estrattiva, peraltro ancora in corso. L'Area Attrezzata del Molinello è in profonda trasformazione. Quando saranno ultimati i lavori di rinaturalizzazione dei laghi di cava e saranno completate le strutture per la fruizione e lo sport, unitamente alle piste ciclabili ed ai bacini per lo sci nautico (già esistenti), il Molinello, considerata la vicinanza alle città di Torino, Moncalieri, Nichelino, Trofarello e La Loggia, diventerà uno dei principali centri di svago della zona a sud di Torino.

Provincia: Torino
Comuni: La Loggia, Moncalieri


Area attrezzata Le Vallere

Area attrezzata Le Vallere
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Istituita con l'apposita legge regionale n. 37 del 9 dicembre 1982, questa Area attrezzata nel 1990 è entrata a far parte delle aree protette della fascia fluviale del Po. L'Area attrezzata Le Vallere si estende su una superficie di 130 ettari (di cui 34 di proprietà regionale) e sorge alla confluenza fra il torrente Sangone ed il fiume Po, nei territori comunali di Moncalieri e, in misura minore, di Torino.
Fra le presenze faunistiche è degno di segnalazione il rospo smeraldino. La zona un tempo era destinata esclusivamente a prato da pascolo, mentre oggi, se da un lato residuano ancora terreni destinati a coltivazioni intensive di foraggio, dall'altro lato una vasta parte dell'area è stata convertita ad uso pubblico, con interventi volti a riportare la zona alle sue caratteristiche naturali originarie, con radure e boschetti. A differenza di altri parchi urbani l'area Le Vallere si distingue per la compresenza di paesaggio agricolo e di parco pubblico, con alternanza di prati a foraggio e di specie arboree quasi tutte autoctone, quali carpini, aceri, tigli, pioppi e salici, tipici della vegetazione di ripa. Sul confine orientale dell'Area un doppio filare di pioppi cipressini crea una sorta di diaframma visivo e sonoro per separare l'Area attrezzata Le Vallere dall'incombente presenza di edifici e di infrastrutture urbane.
Nell'Area attrezzata vi sono una area gioco per bambini, due recinti in cui lasciare i cani in libertà, punti di sosta nel verde, un giardino botanico-fenologico ed un attracco per la navigazione fluviale di linea sul Po. Nella zona confluiscono inoltre alcuni percorsi ciclabili ed a cavallo. Nell'Area attrezzata sorge una cascina settecentesca (Cascina Le Vallere), che è stata ammodernata ed ora ospita la sede dell'Ente di Gestione del Parco Fluviale del Po Torinese.
Il nome "Le Vallere" è derivato dal nome che i francesi diedero ai terrapieni costruiti nel 1541, al tempo della prima occupazione francese del Piemonte. La zona infatti è citata per la prima volta col nome "Les Valleres" in una carta della montagna, redatta nel Seicento. Nel 1706, durante l'assedio di Torino da parte dei Francesi, la zona delle Vallere fu teatro di scontri tra le truppe francesi e quelle piemontesi. Antiche mappe mostrano la dislocazione dei terreni agricoli e della cascina, costruita alla fine del Settecento, che ancora oggi si trova a poche decine di metri dall'ingresso stradale dell'Area Attrezzata delle Vallere.

Provincia: Torino
Comuni: Moncalieri, Torino


Area attrezzata Arrivore e Colletta

Area attrezzata Arrivore e Colletta
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L'area, che ha una superficie di 208 ettari, è lambita e racchiusa da tre fiumi: il Po, la Dora Riparia e la Stura di Lanzo e si estende proprio laddove i due fiumi secondari confluiscono nel Po (sponda sinistra), all'interno del territorio comunale di Torino.
La zona costituisce l'ultimo lembo non edificato dell'antico e vastissimo "Regio Parco", l'area verde che dal Palazzo Reale di Torino si estendeva verso nord-est e che è stata progressivamente e quasi totalmente edificata a partire dalla fine dell'Ottocento.
La porzione meridionale dell'attuale Area Attrezzata costituisce il Parco cittadino della Colletta, predisposto per il tempo libero e anche per l'osservazione dell'avifauna acquatica, che risulta particolarmente significativa in questa zona nel periodo invernale. Di particolare interesse, vista la collocazione dell'area in territorio urbano, è la nidificazione dello svasso maggiore nei canneti presenti sulle sponde fluviali.

Provincia: Torino
Comuni: Torino


Riserva Naturale Speciale del Meisino e dell'Isolone di Bertolla

Riserva Naturale Speciale del Meisino e dell’Isolone di Bertolla
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Questa riserva, che si estende su una superficie di 245 ettari, è situata alla confluenza tra la Stura di Lanzo ed il Po, nei comuni di Torino e di San Mauro Torinese.
All'interno dei confini della riserva si trova anche l'Isolone di Bertolla, delimitato a sud dal Po ed a nord dal canale dell'Azienda Energetica Metropolitana. L'isolone rappresenta una vera oasi naturalistica in città, preservata dall'aggressione edilizia proprio grazie alla sua inaccessibilità. Di particolare eccezionalità è la presenza sui pioppi dell'isolone di una garzaia di aironi cenerini, unico esempio in Italia di garzaia urbana. Sui terreni dell'isola attualmente coltivati a pioppeto sono in corso interventi di rinaturalizzazione, voluti dal Comune di Torino e dall'Ente Parco del Po.
Anche la restante parte della riserva, nonostante l'elevata pressione antropica ai suoi confini, risulta interessante dal punto di vista vegetale ed ornitologico. Nella riserva si possono osservare più di 100 specie di uccelli, tra cui alcune rare, con prevalenza di specie tuffatrici, come gli svassi ed il tuffetto. Nei pressi del bacino creato dalla diga del Pascolo, tra canneti e gigli d'acqua nidificano numerose specie di uccelli, quali lo svasso maggiore, il germano reale e la gallinella d'acqua.
Lungo il canale dell'A.E.M. a nord dell'Isolone di Bertolla corre un tratto della pista ciclabile, realizzata dal comune di Torino, che collega San Mauro Torinese a Moncalieri costeggiando il Po.

Provincia: Torino
Comuni: San Mauro Torinese, Torino


Riserva Naturale Speciale della Confluenza dell'Orco e del Malone

Riserva Naturale Speciale della Confluenza dell'Orco e del Malone
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Tra Brandizzo e Chivasso confluiscono nel Po i torrenti Orco e Malone, le cui acque cristalline giungono direttamente dalle Alpi del Canavese. L'apporto idrico dell'Orco e del Malone nel Po è apprezzabile, sia in termini quantitativi, ma specialmente qualitativi, essendo acque relativamente poco inquinate.
La riserva si estende per 302 ettari ed è costituita da amplissimi ghiareti, spiagge, zone di macchia ad arbusti e zone a bosco naturale. I boschi sono costituiti prevalentemente da robinia, farnia, salicone ed ontano nero ed ospitano numerose specie di uccelli, sia nidificanti, sia svernanti.
Nonostante sia attraversata da strade, autostrade e linee ferroviarie, la riserva mantiene un elevato grado di naturalità, grazie ai suoi folti boschi, agli isolotti di ghiaia e sabbia ed agli incolti presenti lungo le sponde del Po, dell'Orco e del Malone.
Nei pressi del ponte stradale sull'Orco, a Chivasso, esiste una delle spiagge fluviali più frequentate del Piemonte. Quest'area sarà presto dotata di percorsi ciclabili e pedonali e di infrastrutture per il kayak.
La riserva si estende fino al ponte sul Po di Chivasso, nei pressi del quale si trova il nuovo Parco urbano del Bricel, creato riqualificando una zona un tempo degradata.

La Riserva Naturale Speciale della Confluenza dell'Orco e del Malone, oltre che dalla legge istitutiva del Parco del Po, è tutelata anche ai sensi della legge regionale n. 47 del 3 aprile 1995 "Norme per la tutela dei biotopi", della Decisione 85/338/CEE del 27 giugno 1985 e della Direttiva 92/43/CEE del 21 maggio 1992, in quanto è stata giudicata "entità ecologica di rilevante interesse per la conservazione della natura" e pertanto sottoposta a vincolo ambientale-paesaggistico ai sensi della legge 8 agosto 1985, n. 431 e della normativa europea, che la ha riconosciuta quale S.I.C - Sito di Importanza Comunitaria (codice IT1110018).

Provincia: Torino
Comuni: Brandizzo, Chivasso


Riserva Naturale Speciale della Confluenza della Dora Baltea (o Baraccone)

Riserva Naturale Speciale della Confluenza della Dora Baltea
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Estesa su una superficie 1.568 ettari, la Riserva Naturale Speciale della Confluenza della Dora Baltea (altresì detta anche Riserva del Baraccone, dal nome di una cascina che sorge nei pressi), è una fra le zone più vaste, selvagge, ricche ed interessanti del Po, sia per la fauna, sia per la vegetazione. Le numerose ed abbondanti specie vegetali ripariali, tanto erbacee, quanto arbustive ed arboree, sia spontanee, sia inserite con rimboschimenti, infatti, favoriscono l'avifauna nidificante e di passo.
Gran parte del territorio tutelato dalla riserva è ancor oggi di proprietà privata. Prima dell'entrata in vigore della legge istitutiva del Parco del Po (1990), la zona era adibita a riserva di caccia. Oggi, grazie al divieto di caccia, gli animali possono trovare nella riserva alimentazione e rifugio.
Favorito anche dalla scarsa presenza di cascine all'interno della riserva, è in corso un programma di rinaturalizzazione della zona, che porterà alla progressiva conversione in aree boscate dei campi di granoturco e dei pioppeti attualmente ancora esistenti.
Molto vasta e suggestiva, anche dal punto di vista paesaggistico, è la zona della confluenza della Dora Baltea, le cui acque in caso di piena invadono una rete di lanche fra le più belle e popolate di uccelli e pesci dell'intero tratto piemontese del fiume Po.
Tipico di questa zona ed interessante anche dal punto di vista bio-faunistico è il fenomeno dell'incontro delle gelide acque della Dora Baltea con le tiepide acque del Po, che scorrono parallele senza mescolarsi per alcune centinaia di metri. La riserva del Baraccone si estende totalmente in pianura, nelle Province di Torino e Vercelli, ma è molto prossima ai rilievi collinari del Monferrato ed è caratterizzata dalla storica presenza della Rocca di Verrua.

La Riserva Naturale Speciale della Confluenza della Dora Baltea (o Baraccone), oltre che dalla legge istitutiva del Parco del Po, è tutelata anche ai sensi della legge regionale n. 47 del 3 aprile 1995 "Norme per la tutela dei biotopi", della Decisione 85/338/CEE del 27 giugno 1985 e della Direttiva 92/43/CEE del 21 maggio 1992, in quanto è stata giudicata "entità ecologica di rilevante interesse per la conservazione della natura" e pertanto sottoposta a vincolo ambientale-paesaggistico ai sensi della legge 8 agosto 1985, n. 431 e della normativa europea, che la ha riconosciuta quale S.I.C - Sito di Importanza Comunitaria (codice IT1110019).

Province: Torino, Vercelli
Comuni: Brusasco, Cavagnolo, Crescentino, Lauriano, Monteu Da Po, San Sebastiano Da Po, Verolengo, Verrua Savoia


Riserva Naturale Speciale del Mulino Vecchio

Riserva Naturale Speciale del Mulino Vecchio
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La riserva si estende ad est dell'abitato di Rondissone, su una superficie complessiva di 190 ettari, al confine fra le Province di Torino e Vercelli e nei Comuni di Mazzè, Rondissone e Saluggia. La riserva tutela il tratto del fiume Dora Baltea e del territorio che lo circonda compreso fra la strada Padana Superiore e l'autostrada A4. La zona, erosa dal fiume nel corso dei millenni, creando un tipico e vasto avvallamento fluviale, si trova ad una quota inferiore rispetto al terrazzo alluvionale circostante. Il paesaggio è caratterizzato da ampi ghiareti e spiagge e da interessanti aree boschive con vegetazione di ripa (pioppi, salici, ontani, ecc.) e da pioppeti o robinieti circondati da seminativi e prati. All'interno della riserva si trovano inoltre alcune belle cascine con caratteristiche architettoniche di transizione fra la tipologia canavesana e quella della pianura vercellese. La riserva prende il nome dal vecchio mulino qui presente, ora in corso di restauro. La zona è attraversata dal percorso ciclabile n. 7 del Parco del Po, che proprio in quest'area supera una roggia grazie ad un apposito ponticello in legno inaugurato nel 2005.

La Riserva Naturale Speciale del Mulino Vecchio, oltre che dalla legge istitutiva del Parco del Po, è tutelata anche ai sensi della legge regionale n. 47 del 3 aprile 1995 "Norme per la tutela dei biotopi", della Decisione 85/338/CEE del 27 giugno 1985 e della Direttiva 92/43/CEE del 21 maggio 1992, in quanto è stata giudicata "entità ecologica di rilevante interesse per la conservazione della natura" e pertanto sottoposta a vincolo ambientale-paesaggistico ai sensi della legge 8 agosto 1985, n. 431 e della normativa europea, che la ha riconosciuta quale S.I.C - Sito di Importanza Comunitaria (codice IT1110050).

Province: Torino, Vercelli
Comuni: Cigliano, Mazzè, Rondissone, Saluggia, Villareggia


Riserva Naturale Speciale dell'Isolotto del Ritano

Riserva Naturale Speciale dell’Isolotto del Ritano
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Situata lungo l'avvallamento fluviale della Dora Baltea sotto l'abitato di Saluggia, la riserva si estende su una superficie di 237 ettari a cavallo fra le Province di Vercelli e di Torino. La riserva del Ritano si trova in una zona a vocazione agricola ed è costituita da una parte di territorio su terraferma a coltivi e pioppeti e da un isolone. Il paesaggio è stato modificato dalle alluvioni di settembre 1993, novembre 1994 e ottobre 2000, quando il fiume ha eroso una vasta fascia di terreni ripariali. Sul piano naturalistico è particolarmente interessante l'isolotto del Ritano, sul quale la vegetazione a ceduo cresce spontanea con specie ripariali ed invasive, quali la farnia, la robinia, il pioppo, il salice, il sambuco e l'ontano.
Sul piano storico-architettonico sono rilevanti all'interno della riserva le imponenti opere di ingegneria idraulica ottocentesche delle Prese dei Canali Farini e Scolmatore, quest'ultimo chiamato anche Canale Sussidiario, costruite nell'Ottocento nell'ambito del grandioso sistema di irrigazione delle risaie che ha per asse portante il Canale Cavour.
La zona è particolarmente interessante anche per sport acquatici quali il kayak, l'hidrospeed e la canoa fluviale, che possono godere dei giochi d'acqua creati dal nodo idraulico dei Canali Farini e Scaricatore, oppure che possono utilizzare la via d'acqua della Dora Baltea per discese fluviali e scoprire in tal modo paesaggi naturali molti interessanti ed altrimenti non visibili.
E' in studio un programma di valorizzazione dell'area, per agevolarne la fruizione a piedi, in bicicletta e con la canoa.

La Riserva Naturale Speciale dell'Isolotto del Ritano, oltre che dalla legge istitutiva del Parco del Po, è tutelata anche ai sensi della legge regionale n. 47 del 3 aprile 1995 "Norme per la tutela dei biotopi", della Decisione 85/338/CEE del 27 giugno 1985 e della Direttiva 92/43/CEE del 21 maggio 1992, in quanto è stata giudicata "entità ecologica di rilevante interesse per la conservazione della natura" e pertanto sottoposta a vincolo ambientale-paesaggistico ai sensi della legge 8 agosto 1985, n. 431 e della normativa europea, che la ha riconosciuta quale S.I.C - Sito di Importanza Comunitaria (codice IT1120013).

Province: Torino, Vercelli
Comuni: Rondissone, Saluggia