PIEMONTE PARCHI Numero 76 - Dicembre 1997 |
||
|
Numerose sono le condizioni geomorfologiche che hanno dato origine alle cascate nel nostro paese: vi sono implicati nella loro formazione processi di erosione sia glaciale che pluviale, di orogenesi (processo di formazione delle catene montuose), di vulcanismo, di carsismo e di erosione marina. L'erosione glaciale è responsabile della maggior parte di quelle esistenti sulla catena alpina: infatti molte forme, che sono state originate dal movimento dei ghiacciai attuali, ma soprattutto dall'erosione esercitata nell'epoca glaciale (quando 12.000 anni fa circa, attraverso fasi di avanzata e ritirata della grande calotta che si estendeva su tutte le Alpi, i ghiacciai arrivavano fino alla pianura padana) possono dare origine a notevoli salti d 'acqua. Tra queste le più tipiche sono le valli sospese o pensili, valli cioè rimaste ad un livello più alto rispetto alle valli principali: esse presentano una caratteristica foggia ad U con pareti a precipizio spesso perpendicolari ai lati, sulle quali i torrenti affluenti formano dei salti, a volte di notevole altezza. Se ne trovano moltissimi sulle Alpi, dove a volte anche decine di cascate scendono nella valle principale da quelle affluenti sospese. Ad esempio i salti d'acqua di Stroppia che scendono dalla parete destra del vallone del Maresin nell'alta val Maira in provincia di Cuneo, alcune cascate (del Roc, del Pissum di Fra Ciam, di Noasca) nella valle dell'Orco in Piemonte altre nella valle del Toce nell'Ossola, tra cui quella del torrente Vova |
|
|
Un sollevamento, per quanto riguarda il profilo d'equilibrio dei fiumi, porta alle stesse conseguenze di un abbassamento del livello del mare, con ripresa dell'erosione regressiva che tenderà a propagarsi da valle verso monte e ad eliminare via via le irregolarità. Alcune delle maggiori cascate alpine non soltanto in Italia, devono la loro origine a tale sollevamento con incapacità della erosione regressiva di eliminare le ultime irregolarità del profilo rappresentate talvolta da grandi pareti di durissime rocce sedimentarie e morfologiche, come nel caso del Rutor in valle d'Aosta, o presso il Toce in Piemonte. Il mancato esercitarsi dell'erosione pluviale regressiva è spiegata anche dalle forme normalmente pianeggianti ed addolcite, quasi da altipiano, che si trovano sopra i gradini di questi salti d'acqua, nonostante l'altezza compresa tra i 1.700 e 2.100 metri circa. |
|
|
Tipiche delle nostre catene montuose sono le foreste di conifere, le faggete, i boschi di querce e di castagni. Questo tipo di vegetazione contraddistingue gli immediati dintorni delle cascate, a seconda della loro altitudine. Nelle Alpi in genere, ad altezze superiori ai 1000 m si hanno estese foreste di coniferi (abeti, larici, pini) alla cui formazione nelle loro immediate vicinanze hanno contribuito molte delle principali cascate. Vaste formazioni di conifere si hanno nei pressi delle cascate del Rutor di Lillaz in Val d'Aosta, dove si segnalano betulle alte fino a 25 m. Ampie formazioni di larici caratterizzano la cascata di Buscagna e quella del Toce nell'Ossola. |
|
|
Tuttavia l'animale più caratteristico dell'ambiente delle cascate deve essere considerato un piccolo uccello, unico nel suo genere in Italia, che elegge l'ambiente dei salti d'acqua a proprio habitat. Si tratta del merlo acquaiolo. Dotato dell'eccezionale facoltà di muoversi indifferentemente sulla terra, nell'acqua e nell'aria, questo piccolo passeriforme si aiuta nella marcia subacquea con movimenti equilibratori delle ali e della coda. Prima ancora di imparare a volare i piccoli sono già capaci di tuffarsi e nuotare. Spesso e volentieri costruisce il proprio nido dietro alle cascate. Infine spettacolo bello ed interessante offerto da molte cascate è quello dell'arcobaleno. Durante le giornate di sole, in particolari condizioni di luce che si creano in certi momenti della giornata, I'arcobaleno è visibile presso molte delle più imponenti cascate quali quelle del Rutor, del Toce e di Lillaz. Esso si forma nello spruzzo che si alza dalle cascate: quello che il naturalista paziente ed attento può osservare è l'arcobaleno primario, dove la caratteristica più evidente è la varietà dei colori, che seguono sempre la stessa sequenza con il violetto all'interno che si mescola con il blu, il verde, I'arancio ed il rosso all'esterno. |
|