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MaB UNESCO dell’Appennino compie 5 anni e guarda al futuro

Intervista al coordinatore Fausto Giovanelli

(Sassalbo, 13 Giu 20)  

 

La Riserva di Biosfera Appennino tosco-emiliano compie 5 anni: per il futuro un nuovo grande allargamento tra Parma, Reggio e Modena. L'intervista al coordinatore Fausto Giovanelli: tra rischi e opportunità. Possibili 140 progetti

Primo lustro di vita per la Riserva di Biosfera dell'Appennino tosco-emiliano. "Aderire alla Mab Unesco per cinque anni è servito e, proprio l'emergenza legata alla pandemia, drammaticamente lo dimostra in termini di opportunità e attualità. Per coglierne le potenzialità nel suo complesso, invece, abbiamo bisogno di più tempo ancora". Parole di Fausto Giovanelli, coordinatore della Riserva di Biosfera Appennino tosco-emiliano che, il  9 giugno 2015 veniva proclamata tale a Parigi.

 

Perché? A cosa serve essere nel programma Mab a questi primi 34 Comuni di 4 province e ai suoi 6 parchi?

"Sicuramente per l'autostima: ma sarebbe troppo poco. Quindi aggiungo per la cultura. Ma anche per la consapevolezza del valore dell'ambiente, del paesaggio e per una vivere più salubre e come etica civile. Le montagne lo stanno dimostrando negli Appennini e nel mondo. Tra la Via Emilia e la Via Aurelia, dove c'è un territorio che appare frantumato e disperso dal punto di vista amministrativo, abbiamo riscoperto elementi di unità fisica, geografica e storica e, a guardare in profondità, persino culturale e spirituale".

Chi lo dice?

"Conferme illustri – risponde Giovanelli – le avevamo già nell'Enciclica di Papa Francesco, la 'Laudato Sì', scritta proprio 5 anni fa. Più recentemente lo hanno chiesto a gran voce i giovani di  Greta Thunberg. In queste ore, e da tre mesi, è la pandemia che, nella sua drammaticità, ha dimostrato quanto possa valere uno stile di vita improntato alla sostenibilità. E quando siano attuali, quindi, i nostri luoghi, in queste ore presi d'assalto per le vacanze estive".

Vacanze. Un po' poco.

"Nelle nostre 4 province Mab – risponde Giovanelli - ci sono pure 70 progetti in cammino. Muovono idee, persone, ma anche denaro. Cito boschi più resilienti al cambiamento climatico, colture agricole e forestali maggiormente capaci di trattenere anidride carbonica, scuola del paesaggio del Parmigiano Reggiano, recupero di grandi cammini religiosi e storici tra Mantova Lucca Parma Luni attraverso l'Appennino, il mondo della scuola che si mette in rete ed è motivato a riscoprire tutti i valori del territorio... e molti altri. Sono sul nostro sito: www.mabappennino.it"

E per i prossimi cinque anni?

"I 70 progetti sono azioni in corso, alcuni conclusi, altri permanenti, molti di nuovi si aggiungeranno. Però nel presente e nel futuro ci occupiamo dell'allargamento di MaB Appennino".

Chi riguarda?

"Nel modenese il comprensorio del Cimone, due parchi dell'Appennino, nel parmense due parchi dell'Appennino, quindi centri urbani come Barga, Aulla, Collecchio e persino Parma e Reggio Emilia: un allargamento tanto grande che assomiglia una seconda fondazione. Mi entusiasma, ma – sinceramente – mi preoccupa almeno altrettanto".

Perché?

"E' una sfida dall'esito incerto. Dovranno crescere la partecipazione e la governance che, per una Biosfera Unesco, sono la stessa cosa".

Non conveniva restare così come si era?

"Se Mab Appennino fosse solo una etichetta o un cartello stradale sarebbe davvero meglio averla in pochi: sarebbe solo un attestato di qualità. Ma se è per raccogliere la sfida della sostenibilità  allora non ci si può chiudere nel vicinato. Al contrario, troveremo alleati protagonisti. Aggiungo una domanda alla sua: se qualcuno chiede di partecipare e fare più grande una cosa buona, con quali argomenti potremmo dire di no? Unesco, senza dubbio, vuole potenziare il programma MaB e noi ne siamo parimenti convinti. Quindi diciamo sì. I vantaggi potenziali sono molti".

Restano concreti rischi di confusione e perdita di un centro.

"Sì. Ma sono più grandi le opportunità per controbatterli".

Come?

"Raccogliendo energie, partecipazione e spinta che ne deriveranno. Potremo raggiungere anche in Appennino una massa critica sufficientemente forte per potersi misurare con la sfida della sostenibilità, dell'adattamento al cambiamento climatico e alla pandemia (con persone sul territorio!), di essere partecipi del green deal Europeo, contando su risorse umane adeguate, all'altezza – in modo da non restare ai margini. I 70 progetti di oggi possono diventare 140... e soprattutto crescere di spessore e di livello".

Se l'allargamento dovesse funzionare, per il 10° compleanno di MaB Appennino cosa si aspetta?

"Questo nuovo territorio troverà modo di dialogare in modo moderno all'interno delle loro due regioni, ma anche a livello internazionale. Secondo i valori Unesco, andremo oltre i tanti territori ed enti pubblici locali - contigui ma spesso separati e in competizione -, per potenziare finalmente le opportunità e le capacitazioni delle persone, delle imprese delle comunità. Dovremo sapere superare la logica che oppone i crinali ai centri dell'Appennino,  le montagne alle città. Una logica oppositiva perdente per tutti dato che c'è un'interdipendenza stretta. Il futuro di MaB deve riservarci città più abitabili e montagne più abitate, patti metromontani, grandi servizi ecosistemici, spazi e di connessioni materiali e immateriali, circuiti di prossimità nel turismo e nel commercio,  presenza e risorse umane attive. Per tutto questo MaB è cornice e strumento autorevole, di livello internazionale e di forte contenuto etico". 

(Gabriele Arlotti)

 

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