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Nessuno può amare ciò che non conosce

Intervista alla professoressa Lucia Baracchini, dirigente scolastica dell’Istituto di istruzione superiore Pacinotti Belmesseri, di Bagnone (MS)

(Bagnone, 14 Dic 20) Il rapporto dei giovani con il loro territorio non è sempre caratterizzato da immediata reciprocità, soprattutto quando i giovani strutturano nel proprio immaginario un'idea del mondo che assomiglia a quella veicolata dai social media e il territorio, invece, si presenta tutt'altro che ammiccante e facile da abbordare.

Occorre allora sfidare i mugugni degli adolescenti per suggerire modelli divergenti, convincenti almeno tanto quanto gli universi divertenti ai quali i ragazzi accedono quotidianamente spesso senza muoversi dal salotto di casa.

Questa è l'audace scommessa su cui, da quasi un decennio, sta investendo le proprie risorse umane e professionali la professoressa Lucia Baracchini, dirigente scolastica dell'Istituto di istruzione superiore Pacinotti Belmesseri di Bagnone (MS). Nato da una serie di fusioni successive, spesso dettate più dal calcolo numerico che dalla considerazione delle specificità territoriali, l'istituto offre ben undici indirizzi tra corsi di istruzione tecnica e professionale; qui convergono gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado di 14 comuni della Lunigiana, compresi tra Fivizzano e Pontremoli.

Abbiamo intervistato la preside per conoscere i presupposti sui quali si struttura l'offerta formativa delle scuole affidate alla sua gestione, caratterizzata dall'obiettivo strategico di offrire ai ragazzi l'opportunità di realizzare un progetto di vita appagante nel proprio territorio, anche come antidoto al richiamo della città.

La montagna e la tecnica hanno entrambi bisogno di specializzazione, osserva con cordiale determinazione la preside, per questo è fondamentale che i ragazzi conoscano in modo approfondito l'una e l'altra; la montagna si conosce frequentandola e la specializzazione tecnica si consegue frequentando la scuola.

Da qui la forte connotazione ambientale dell'offerta formativa delle scuole dell'I.I.S. Pacinotti Belmesseri, volta principalmente a far conoscere agli studenti, in modo approfondito, tutte le peculiarità di una terra che può offrire molto più di quanto non chieda, purché la si sappia avvicinare con competenza e con amore. D'altra parte, sostiene la preside quasi a voler connotare con un motto le scelte formative delle sue scuole, nessuno può amare ciò che non conosce. E allora tutto ciò che può favorire lo scoccare di questa scintilla tra i ragazzi e il loro territorio, entra a pieno titolo nei curricoli insieme alle competenze tecniche e specialistiche sviluppate nell'ambito dell'agrario, dell'alberghiero, dell'elettrotecnico, del meccanico passando dal recente indirizzo RIM (relazioni internazionali per il marketing).

Le numerose uscite sul territorio, che trovano nel cammino la cifra di un denominatore comune, perseguono il duplice obiettivo di favorire un approccio lento e attento al contesto in cui i ragazzi vivono e di recuperare la sana attitudine a muoversi all'aria aperta.

Ogni anno, i ragazzi dei vari indirizzi partecipano al Progetto Neve Natura che è stato reso obbligatorio nel percorso delle classi terze attraverso il suo inserimento nella quota di alternanza scuola-lavoro ed è strutturato su stage invernali di immersione nella natura. Nei mesi di febbraio e marzo non è raro imbattersi in scolaresche di tutte le età ospiti nelle strutture del Nido dell'Aquila di Ligonchio, della Valle dei Cavalieri di Succiso, dei vari rifugi del Parco dell'Appennino Tosco-Emiliano.

In quest'ottica sono stati definiti progetti che hanno permesso di sviluppare competenze disciplinari direttamente attraverso lo studio delle strade storiche, delle antiche vie, dei ponti, delle emergenze architettoniche e rurali. Diverse classi hanno contribuito ai lavori condotti per restituire al pubblico interesse la Via del Volto Santo e la Via Francigena.

In molti casi gli studenti sono stati coinvolti anche nella progettazione dei lavori finalizzati alla valorizzazione di questi tesori del nostro territorio, com'è capitato ai ragazzi dell'istituto professionale con indirizzo elettro-tecnico che hanno progettato l'impianto di illuminazione di alcuni fabbricati fra quelli recuperati negli ultimi anni.

L'agrobiodiversità è il filo conduttore di un progetto strutturato dagli studenti dell'agrario sulla Comunità del cibo di crinale per il quale è già arrivato un riconoscimento da "I care Appennino".

Gli studenti dell'alberghiero hanno sviluppato un percorso molto articolato sui piatti tradizionali con la farina di castagne, avvalendosi della guida del professore Mario Giannarelli che, oltre che docente del medesimo istituto è proprietario di un ristorante sul Passo del Cerreto. La filiera produttiva è stata seguita dall'inizio alla fine dai ragazzi che sono partiti dai castagneti del loro territorio, curati come giardini, hanno proseguito con gli essiccatoi (metati in Emilia, gradi nella zona di Fivizzano-Pontremoli, o gradili nella valle del Taverone), hanno sperimentato i macchinari per la battitura delle castagne e sono andati a Sassalbo dove hanno seguito la produzione della farina di castagne, emblema del territorio della Lunigiana, essiccata per 40 giorni e 40 notti, vagliata a mano e macinata rigorosamente a pietra nei mulini della zona. Il percorso si è concluso con la cottura della pattona (torta di farina di castagne) sperimentando i metodi di cottura tradizionali della Lunigiana: nel forno a legna secondo la tradizione di Fivizzano, con le foglie di castagno, nei testi di ghisa con sottano e soprano come da tradizione di Pontremoli, per arrivare alla pattona nei testini alla modalità del panigaccio di Podenzana. In tutti questi percorsi sono state coinvolte le aziende del territorio la cui consulenza specialistica ha aggiunto il valore dell'esperienza al ruolo dei formatori. 

Attraverso questi percorsi, dove buona parte delle lezioni sono apprese direttamente sul campo, la conoscenza si fa competenza e permette di sperimentare l'intima soddisfazione che nasce dal saper interpretare un paesaggio, dal poter comprendere ciò che non è esplicito a tutti. Forse si accende così la scintilla necessaria per decidere di voler far parte di questo paesaggio e contribuire alla sua permanenza e alla sua evoluzione.

(Morena Bizzarri. Comunità redazionale diffusa)

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