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La Pietra di Bismantova e il Sacro Monte Calvario

Nell’anno dantesco è interessante individuare nei versi della Divina Commedia il filo conduttore che accomuna alcuni dei siti che si inquadrano in seno all’UNESCO

(Pietra di Bismantova, 08 Feb 21) Nell'anno dantesco, in cui ricorrono i 700 anni dalla morte del Sommo Poeta, è interessante individuare nei versi della Divina Commedia il filo conduttore che accomuna alcuni dei siti che si inquadrano in seno all'UNESCO, all'interno delle aree MAB o come Patrimonio dell'Umanità.

All'interno della Riserva della Biosfera MAB UNESCO Appennino Tosco-Emiliano, la Pietra di Bismantova vanta la propria citazione nel Canto IV del Purgatorio (Antipurgatorio, dove i negligenti che tardarono a pentirsi per pigrizia, attendono di poter iniziare la loro espiazione), verso 26: "…montasi su in Bismantova e 'n Cacume

con esso i piè; ma qui convien ch'om voli". 

Emblema geologico della montagna reggiana, "la Pietra" è da sempre luogo di sintesi dell'articolata fenomenologia dove uomo e natura interagiscono in un'eterna dinamica di reciproco adattamento e arricchimento. 

Tra le varie ipotesi circa l'origine etimologica del nome Bismantova, una è legata al ruolo di montagna sacra che la Pietra avrebbe avuto nell'antichità per le popolazioni celtiche che vi risiedettero in epoca preromana. Il nome deriverebbe da Vis-men-tua (vis =vischio, men = luna e tua) che rimanderebbe ad un antico culto lunare fra i cui riti risulta la raccolta notturna di vischio tra i querceti.

Origine celtica, riferimento dantesco e culti femminili, accomunano la Pietra con il Sacro Monte Calvario di Domodossola, inserito nell'area dei Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia che dal 2003 sono patrimonio dell'umanità dell'UNESCO. 

È appena il caso di precisare che i siti mondiali UNESCO sono istituiti quando, per il loro eccezionale valore universale, soddisfano almeno uno dei dieci criteri sviluppati dal Comitato per il patrimonio dell'umanità per identificare siti di eccezionale importanza da un punto di vista culturale o naturale.

I Sacri Monti sono costituiti da nove distinti complessi di Cappelle e architetture sacre del sedicesimo e diciassettesimo secolo distribuiti tra la Lombardia (Varese e Ossuccio) e il Piemonte (Varallo, Crea, Orta, Oropa, Ghiffa, Domodossola e Valperga). Nacquero come luoghi di preghiera in Europa in alternativa alla Terra santa, sempre più difficile da raggiungere per i pellegrini a causa dell'espansione della cultura islamica, e si definirono come baluardo cattolico ai confini dei cantoni svizzeri nei quali ferveva la Riforma Protestante.

Tra questi, il primo e più conosciuto è quello di Varallo ma quello di Domodossola, detto Sacro Monte Calvario, si distingue da tutti gli altri perché non nasce come monte sacro. Lo diventa attorno al 1650, ma ha una storia antecedente.

Lo testimoniano l'affilatoio e il masso coppellato con incisioni di origine celtica nel parco adiacente al battistero romanico.

Attorno al III - IV sec. a.C. quel masso veniva utilizzato per i riti sacrificali riservati ai guerrieri che lì affilavano lame e spade prima di partire per ardue battaglie.

Da queste popolazioni celtiche discendono i Leponzi, antica popolazione stanziata nelle alpi occidentali, la cui città principale era Oscela, oggi Domodossola.

I Leponzi furono una delle 46 tribù alpine che l'imperatore Augusto sottomise all'Impero Romano in dodici anni di guerre tra il 26 a.C. e il 14 a. C.

Per consegnare alla storia la conquista delle popolazioni e dei territori compresi tra la Lunigiana e le Alpi Occidentali, l'Imperatore Augusto fece erigere un monumento sulla rupe de la Turbie a breve distanza dal Principato di Monaco: il Trofeo delle Alpi.

Si tratta di un Mausoleo, posto a 480 m. di altitudine nel dipartimento francese delle Alpi Marittime, costruito su un piedistallo quadrato di 38 m. di lato, sulla cui facciata occidentale è posta una solenne iscrizione in cui vengono citati i nomi delle quarantasei tribù alpine sottomesse. Fra queste figurano, appunto, i Leponzi, sottomessi nel 15-16 a. C.

A questo monumento fa riferimento Dante, sempre nel Purgatorio, Canto III (Antipurgatorio, dove dimorano gli scomunicati che, a causa di violenze che ricevettero in vita, tardarono a pentirsi e non riconobbero i loro errori prima che la morte sopraggiungesse), versi 49 -51: "Tra Lerice e Turbìa la più diserta, la più rotta ruina è una scala, verso di quella, agevole e aperta".

Durante la dominazione romana, sui monti ossolani si sviluppa il culto della dea Madre, del quale rimane traccia nel toponimo del colle su cui sorge il sito del Calvario di Domodossola: il Colle Mattarella (Mater Est Illa= la madre è quella).

Portandoci in volata nell'epoca moderna, intorno alla metà del 1600 la storia della pietra di Bismantova e quella del Sacro Monte Calvario sembrano nuovamente volersi accostare. Sul colle Mattarella, i frati francescani che qui avevano stabilito un loro convento, durante la Quaresima del 1653, invitarono due loro confratelli a predicare gli esercizi spirituali. Con le loro ferventi predicazioni, questi infiammarono a tal punto la popolazione che cominciò a raccogliere il denaro necessario ad erigere le architetture che oggi compongono la Via Crucis che culmina al Calvario.

All'incirca negli stessi anni, due frati gesuiti si portarono sulla Pietra di Bismantova per scacciare il maligno che pareva solito incontrarsi con i suoi adoratori proprio qui... ma questa è un'altra storia; o meglio: una leggenda.

(Per le informazioni relative al Sacro Monte Calvario mi si permetta di ringraziare l'Ing. Antonio Pagani, Commissario per l'UNESCO per i Sacri Monti del Piemonte e amministratore regionale per il Sacro Monte Calvario, che ha dedicato alla mia curiosità due ore del suo tempo e due manciate della sua appassionata cultura).

(Morena Bizzarri. Comunità redazionale diffusa)

Sacro Monte Calvario
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