Vai alla home di Parks.it

Riserva Naturale Integrale Lastoni Selva Pezzi

 

L'Area Protetta

Carta d'identità

  • Superficie a terra: 967.61 ha
  • Regioni: Veneto
  • Province: Verona
  • Comuni: Malcesine
  • Provv.ti istitutivi: D.M. 26/07/1971
  • Elenco Ufficiale AP: EUAP0152

 

 

Aspetti ambientali

Tipologie ambientali principali: presenza di boschi con faggio e con abete bianco, di estese mughete, di ambienti a vegetazione erbacea al di sopra del limite del bosco, di rupi e ghiaioni.
Peculiarità floristico-vegetazionali: faggete (montana dei suoli xerici, montana tipica a dentaria, primitiva di falda detritica), abieteto dei suoli carbonatici, mughete, nardeto, seslerieto, vegetazione pioniera a salici nani, vegetazione delle rupi e dei ghiaioni; presenza di emergenze floristiche (elementi stenomediterranei, orofite, elementi endemici e subendemici, specie segnalate come rare e/o rarissime nella flora italiana, piante comprese nell'elenco delle specie protette nella regione del Veneto).

Foto di Aspetti ambientali
 

La Flora

La riserva Lastoni-Selva Pezzi, rappresenta una delle aree di maggior interesse botanico del Monte Baldo.

Vegetazione dei boschi mesofili

Faggeta montana dei suoli xerici
Questa tipologia piuttosto rara di faggeta è segnalata nei dintorni di località Piombi; predilige suoli con abbondate scheletro, siano essi di origine alluvionale o accumuli di frana, più raramente situazioni semirupestri. La formazione è oggi peraltro costituita principalmente da un rimboschimento di larice dominante, con presenza di nuclei sparsi di faggio, piuttosto stentato. La faggeta va quindi vista come situazione potenziale, che in futuro potrà espandersi se accompagnata dalla progressiva riduzione delle conifere. Il sottobosco è molto denso.

Faggeta montana tipica a dentaria
La faggeta montana tipica occupa una fascia che va da 1100 a 1300 - 1400 metri, fino a sfumare gradualmente nei soprastanti abieteti. Aspetti riconducibili a questa tipologia sono riscontrabili nel tratto di foresta compreso tra Pozza del Pezzon e Piombi. Il faggio, che dovrebbe essere sempre dominante, spesso non riesce a manifestare questa sua tendenza per l'elevata frequenza dell'abete bianco e dell'abete rosso abbondantemente diffusi con gli interventi di rimboschimento. Sporadiche sono invece le aitre latifoglie: sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia), sorbo montano (Sorbus aria). Lo strato arbustivo è poco caratterizzato: vi compaiono Lonicera alpigena, lampone (Rubus idaeus) e maggiociondolo alpino (Laburnum alpinum) e altre specie; lo strato erbaceo, poco denso, presenta le tipiche specie della faggeta. E da notare che, in alcune situazioni, l'abete bianco partecipa con buone coperture alla cenosi, permettendo di riconoscere una variante ad abete bianco forse in parte originaria.

Faggeta primitiva di falda detritica
Si tratta di formazioni in prevalenza arbustive a contatto con le mughete, con le quali hanno in comune numerosi elementi. Si possono rinvenire soprattutto nella zona delle "pale" a colonizzare i detriti meno mobili e i costoni in una fase verosimilmente successiva alla mugheta. Talvolta la formazione si rinviene in habitat semirupestri. Lo strato arboreo è quasi assente e rappresentato da rari faggi che si elevano, di poco, sopra la massa degli arbusti; la massima altezza di questi esemplari non supera comunque i 4-6 metri. Lo strato alto-arbustivo è invece denso e dominato dal faggio, misto al mugo, che può essere considerato specie guida.

Rimboschimenti con presenza diffusa di larice
All'interno di Selva Pezzi sono stati effettuati, nel periodo compreso tra gli anni '50 e '60, numerosi interventi di rimboschimento con la piantumazione di peccio, abete bianco e larice. Mentre le piante di peccio e di abete bianco messe a dimora sono in sintonia con la vegetazione naturale degli abieteti, i nuclei di larice si distaccano chiaramente da questi. La superficie interessata dalla presenza di larice è abbastanza estesa e dispersa in zone diverse della foresta.

Foto di La FloraFoto di La Flora
 

Vegetazione ad arbusti dell'orizzonte alpino inferiore (mughete)

Il paesaggio di una vasta zona della riserva è fortemente caratterizzato da impenetrabili mughete, estese qualche chilometro quadrato di superficie. Le mughete occupano stazioni rupestri e canaloni da 1500-1600 metri fino alle massime elevazioni.

Mughete a rododendro irsuto dei substrati carbonatici
Le mughete a rododendro irsuto dei substrati carbonatici sono le più frequenti sul monte Baldo. A causa dell'ampia escursione altitudinale (da oltre 2000 metri fino a circa 1000 metri), queste formazioni presentano una complessa articolazione ecologica.
Al di sopra di 1600-1700 metri nello strato arbustivo delle mughete compaiono frequentemente lampone (Rubus idaeus), ginepro nano (Juniperus nana), rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum), Salix glabra, erica (Erica carnea) e, fra le erbe, Horminum pyrenaicum, Valeriana tripteris, Luzula nivea, Viola biflora, Stachys alopecurus, ecc..
Mentre alle quote superiori le mughete a carattere microtermo si compenetrano con le cenosi erbacee tipiche dell'alta montagna, alle quote inferiori (al di sotto dei 1700 m), sfumano gradualmente in formazioni a mugo più termofile che si affermano attorno ai 1500-1600 metri di quota, in corrispondenza dei confini della riserva. In esse è caratteristica la presenza di specie arbustive quali il pero corvino (Amelanchier ovalis) e Rhodothamnus chamaecistus, indicatori di ambienti primitivi e caldi, e di specie erbacee tra le quali abbonda Erica erbacea, a cui si accompagnano Euphrasia tricuspidata, Calamagrostis varia e Globularia cordifolia. Il passaggio fra i due tipi di mugheta è molto sfumato e avviene in un ambiente rupestre difficilmente percorribile.

Mugheta a rododendro rosso dei substrati acidificati
Le mughete microterme acidofile rappresentano le porzioni più mature delle mughete, soprattutto in posizioni di displuvio; spesso derivano dall'incespugliamento dei pascoli a Nardus striata. Si possono rinvenire in particolare lungo la dorsale che da Tratto Spino sale in direzione di Cima delle Pozzette. In questa zona la mugheta si sviluppa lungo una fascia che delimita la parte superiore di Selva Pezzi. La tendenza all'acidificazione del suolo è evidenziata dalla presenza di specie quali Rhododendron ferrugineum, Vaccinium myrtillus, Vacciunium vitis-idaea, Potentilla erecta, talvolta Alnus viridis (ontano verde), che si agiungono a quelle della precedente tipologia.
Mirtilli e rododendro, se presenti in massa, possono essere considerate specie guida.

Genziana
Genziana
Peonia
Peonia
 

Vegetazione dei gramineti

Nardeto
Si tratta di pascoli magri su suoli a reazione acida, decalcificati, in genere derivati dalla trasformazione naturale dei gramineti a Festuca per lungo tempo sottoposti ad eccessivo pascolamento. Sono presenti nella parte settentrionale della riserva, nel primo tratto della dorsale che sale verso Cima delle Pozzette, a quote comprese tra i 1700 e i 1800 metri.
Il cotico è molto omogeneo, con una notevole ricchezza floristica: esso è caratterizzato dalla presenza massiccia del nardo (Narus striata), accompagnato dalle tipiche specie acidofile dei nardeti: Arnica montana, Gentiana kochiana, Luzula multiflora, Danthonia decumbens, Hieracium pilosella, Potentilla erecta, ecc.. Scarse, se non sporadiche, sono le specie dei prati pingui.

Seslerieto
Questa associazione erbacea è tipica delle superfici in pendio dove il terreno molto ricco di detriti comincia a consolidarsi. L'aspetto caratteristico è quello dei cosiddetti "prati a scala", dove si alternano brevi affioramenti rocciosi a zolle pianeggianti in cui si insediano i cespi erbacei di Sesleria varia e Carex sempervirens, accompagnati da una larga varietà di altre specie. Gli elementi più frequenti nell'associazione, oltre alle due specie già citate, sono: Horminum pyrenaicum, Nigritella nigra, Achillea clavenae, Leontopodium alpinum, Bupleurum ranuncoloides, Hieracium villosum, Senecio doronicum e Carex baldensis.
In lacune zone del monte Baldo, in particolare nelle zone di vetta, il seslerieto si arricchisce di altri elementi floristici che risultano coinvolti nell'associazione con elevati valori di frequenza. Si tratta, in particolare, di Ranunculus alpestris, Salix reticulata, Carex firma, Carex ferruginea e Rhodothamnus chamaecistus.
E' in questa associazione che si segnala la presenza di Callianthemum kerneranum, la specie a carattere endemico più tipica del Monte Baldo.

 

Vegetazione dei terreni nivali su rocce calcaree

Vegetazione pioniera a salice refuso e reticolato
Si trova sul fondo di alcuni dei circhi glaciali, allineati ai piedi delle principali vette del Baldo, si segnala una vegetazione particolare, caratterizzata da elementi floristici artico-alpini. In queste conche la neve persiste infatti per molti mesi, e nelle annate contraddistinte da precipitazioni particolarmente abbondanti, si mantiene fino ad estate inoltrata. In questi ambienti si ritrova la cosiddetta vegetazione delle vallette nivali, costituita da specie adatte a vivere in condizioni di scarsa luminosità (dovuta alla persistenza della copertura nevosa), a basse temperature e soprattutto a compiere il proprio ciclo vitale nel breve periodo durante il quale il terreno rimane scoperto dalla neve.
Fra le specie caratteristiche delle vallette nivali vanno citati, in primo luogo, i salici nani che vivono strettamente appressati al terreno: Salix retusa e Salix reticulata. Comuni anche Saxifraga androsacea, Galium baldense, Carex parviflora, Ranunculus alpestris.

 

Vegetazione litofila

Vegetazione pioniera su ghiaione
I macereti costituiti da detrito grossolano incoerente, continuamente alimentati dal pietrame che cade dalle rupi sovrastanti, e che si rinvengono soprattutto nei circhi glaciali ai piedi delle principali vette baldensi, sono colonizzati da un tipo di vegetazione composta da specie quali Papaver rhaeticum, Cerastium carinthiacum, Saxifraga sedoides, Achillea oxyloba. Altre specie che nei rilievi compaiono sempre con elevati valori di copertura sono: Thlaspi rotundifolium, Rumex scutatus e Doronicum grandiflorum.
Questa formazione vegetale (denominata Papaveretum rhaetici) è presente soprattutto sui pendii esposti a nord, a quote superiori a 1800 metri.

Vegetazione delle rupi
Si trova sugli affioramenti rocciosi, molto abbondanti nell'ambiente rupestre della cresta sommitale, è insediato un consorzio estremamente specializzato a Potentilla nitida, Festuca alpina e Physoplexis comosa e poche altre piante, dette casmofite. Tra queste, quelle che sono comparse con maggior frequenza nel corso dei rilievi sono Carex mucronata, Paederota buonarota, Valeriana saxatilis, Asplenium viride, Athamanta cretensis, Helianthemum alpestre e Campanula cochlearifolia. L'associazione a cui può essere ricondotto questo tipo di vegetazione viene denominata Potentilletum nitidae, tipico delle Alpi calcaree meridionali.
Sulle pareti rocciose che delimitano le valli che si sviluppano dai circhi glaciali, a quote comprese tra i 1500 e i 1900 metri, si insedia un'altra combinazione di specie caratterizzata dalla Potentilla caulescens. Tra le specie compagne assurgono a ruolo di primo piano Asplenium ruta-muraria, Cystopteris fragilis, Festuca alpina, Carex mucronata, Globularia cordifolia, Draba aizoides, Silene saxifraga, Rhamnus pumila, Daphne alpina.

 

Emergenze floristiche

Nell'ambito della Riserva è stata rinvenuta la presenza di una notevole quantità di interessanti specie, tra cui elementi artico-alpini, cioè specie il cui areale si estende nelle zone artiche e sulle montagne delle zone temperate boreali. Sull'arco alpino hanno un areale relitto, disgiunto dall'areale principale della specie in seguito alla fusione dei ghiacci nel corso dell'ultima glaciazione. Sono specie che vivono nei pascoli alpini, sopra il limite climatico degli alberi, oppure in paludi alpine, sulle creste ventose, nelle vallette nivali o ancora sui ghiaioni alpini e sono ad esempio: Juniperus nana, Salix reticulata, Salix erbacea, Thesium alpinum, Polygonum viviparum, Silene acaulis, Clematis alpina, Trollius europaeus, Saxifraga paniculata, Potentilla crantzii, Alchemilla alpina, Dryas octopetale, Sibbaldia procumbens, Arctostaphylos alpinus, Bartsia alpina, Pedicularis verticillata, Pinguicola alpina, Lonicera cerulea, Chamaeorchis alpina.
Nell'ambito della riserva, ritroviamo poi elementi endemici e subendemici, cioè presenti in un areale più o meno ristretto o circoscritto: Callianthemum kerneranum; Corydalis lutea, Saxifraga tombeanensis, Primula spectabils, Galium baldense, Euphrasia tricuspidata, Knautia baldensis e Physoplexis comosa.

Foto di Emergenze floristiche
 

La Fauna

Uccelli

Gli uccelli costituiscono, senza alcun dubbio, una delle componenti faunistiche più facilmente osservabili, sia in relazione al numero di specie presenti, sia con riferimento alle abitudini comportamentali. Nell'ambito delle indagini svolte sono state complessivamente contattate 78 specie, 48 delle quali nidificanti. Il numero di uccelli varia a secondo della fascia altitudinale e delle caratteristiche dell'habitat. Sulla base di una serie di valutazioni, il territorio della riserva è stato suddiviso in aree di diverso valore; quelle di interesse più elevato includono la fascia sommitale gli ambiti interessati dalla presenza di formazioni forestali articolate e varie. In questo ambito il numero e la frequenza di specie di uccelli nidificanti, o presenti anche in forma accidentale, sono decisamente superiori a tutte le altre zone della riserva.
L'avifauna presente in queste aree comprende diverse specie importanti. Fra i rapaci diurni: l'astore (Accipiter gentilis), che si è riprodotto nei boschi misti di Selva Pezzi (De Franceschi, 1991) e che viene segnalato con una certa frequenza anche in autunno durante le migrazioni (es. loc. Guarda) e l'aquila reale (Aquila chrysaetos), che nidifica abbastanza regolarmente con un paio di coppie sui rilievi del Veronese. Un tempo piuttosto rara su tutte le Prealpi, attualmente l'aquila reale sta aumentando la sua consistenza e le osservazioni documentano un'espansione in quest'area.
Un altro rapace molto interessante, considerato accidentale, è il nibbio reale (Milvus milvus), segnalato ripetutamente in volo nel corso del periodo autunnale in Valdritta (M. Zanetti, com. pres.), al Passo del Camin (S. Rossin, com. pers.) e in altre località limitrofe.
E' stata fatta anche l'osservazione di un avvoltoio degli agnelli o gipeto (Gypaetus barbatus) sopra Cima di Valdritta.
Interessante anche la presenza del falco cuculo (Falco vespertinus): durante il periodo primaverile questo piccolo rapace è stato osservato ripetutamente in volo isolato o in piccoli gruppi sulle creste a Cima Pozzette e sui pascoli sopra Colma di Malcesine e, in autunno, a Pra Alpesina. Sempre fra i rapaci, per quanto sporadiche, vanno ricordate le segnalazioni di pellegrino (Falco peregrinus). Un'attenzione particolare meritano i galliformi, qui rappresentati da francolino di monte (Bonasa bonasia), pernice bianca (Lagopus mutus) fagiano di monte (Tetrao tetrix), gallo cedrone (Tetrao urogallus), coturnice (Alectoris graeca).
Di notevole interesse la presenza della beccaccia (Scolopax rusticola); eccezionale l'avvistamento del piviere tortolino (Charadrius morinellus) ed interessante anche la presenza del rondone maggiore (Apus melba).
Fra i rapaci notturni le specie sono numerose: la civetta capogrosso (Aegolius funereus), ritenuta accidentale nel secolo passato, si riproduce da qualche decennio con notevole successo utilizzando le cavità scavate dal picchio nero (una specie anche questa in espansione notevole in tutta la montagna veronese) e anche le cassette nido eventualmente disponibili in alcuni boschi misti adatti.
Da considerarsi accidentale la presenza della civetta nana (Glaucidium passerinum), un piccolo rapace notturno considerato come possibile nidificante nel Veronese. Fra le altre specie di rapaci notturni presenti sono da segnalare il gufo reale (Bubo bubo), trovato nidificante, l'allocco (Strix aluco), il gufo comune (Asio otus) e la civetta (Athene noctua).
I picchi comprendono specie molto interessanti dal punto di vista ecologico: picchio nero (Dryocopus martius), picchio verde (Picus viridis), picchio rosso maggiore (Picoides major), che è certamente il picide più comune e la cui presenza non passa sicuramente inosservata a causa dei rumorosi e frequenti tambureggiamenti primaverili e del caratteristico canto, emesso sostando su alcuni posatoi dominanti all'interno del suo territorio.
Passando ai passeriformi, le specie sono davvero molto numerose; fra le altre si ricordano la rondine montana (Ptyonoprogne rupestris), che nidifica fra le rocce; il sordone (Prunella collaris), tipico abitatore delle zone in quota, il merlo dal collare (Turdus torquatus), una specie che si riproduce sui rami più bassi di alberi e arbusti al margine di pascoli e che è abbastanza frequente in tutta la fascia alta della catena baldense; sul tardo autunno abbandona queste zone e migra vero ambienti più favorevoli. Il merlo dal collare ritornerà nelle aree di riproduzione in primavera, dopo aver sostato durante il ripasso anche nelle zone umide della Bassa Veronese.
Un altro passeriforme presente in zona è la bigiarella (Sylvia curruca), un silvide che frequenta in periodo riproduttivo la fascia degli arbusti contorti; si tratta di un piccolo uccello migratore molto interessante ed elusivo, che tradisce la sua presenza grazie al canto territoriale, intenso e prolungato. Tra i paridi, la cincia biga alpestre (Parus montanus) e la cincia dal ciuffo (Parus cristatus) sono facili da riconoscere per il loro caratteristico verso. Durante le traversate in quota sul sentiero delle creste è relativamente facile incontrare, in giugno, il picchio muraiolo (Tichodroma muraria), magari mentre rientra al nido per portare il cibo ai suoi piccoli. Questo magnifico e confidente uccello è chiamato anche "farfalla delle rocce" per il caratteristico sfarfallare delle ali quando si muove sulle pareti strapiombanti.
Fra i corvidi, il gracchio alpino (Pyrrhocorax graculus) è relativamente comune sul M. Baldo: voli invernali di qualche centinaio di individui si possono osservare abbastanza di frequente ma anche in primavera è possibile imbattersi nelle coppie territoriali che pattugliano sistematicamente in volo e "di pedina" entrambi i versanti della catena baldense.
Il fringuello alpino (Montifringilla nivalis), specie non comune sul M. Baldo, si riproduce abbastanza regolarmente alle quote più elevate nella zona delle creste ed è bello poter osservare qualche soggetto in cerca di cibo tra lo sfasciume roccioso alla base di una parete: durante gli spostamenti appare infatti, inconfondibile, un'alternanza di lampi bianchi e scuri che accompagna il rapido movimento delle ali. Organetto (Carduelis flammea), crociere (Loxia curvirostra), ciuffolotto (Pyrrhula pyrrhula) formano un altro gruppo di uccelli di medio-alto valore specifico. Tra gli emberizidi va segnalata la presenza dello zigolo muciatto (Emberiza cia), tipico dei pascoli montani con cotica erbosa discontinua invasi da vegetazione arbustiva rada.

Foto di La Fauna
 

Mammiferi

Le specie di mammiferi presenti nella riserva, o quanto meno fin'ora conosciute, sono piuttosto numerose. Fra quelle più facilmente riconoscibili va annoverata la talpa (Talpa europaea), di cui spesso si osservano le tracce della tipica attività fossoria. Sempre fra gli insettivori, oltre all'ubiquitario toporagno comune (Sorex araneus), sono presenti due specie più strettamente legate a particolari habitat: il toporagno alpino (Sorex alpinus), che frequenta ambienti che presentino aree con cumuli di sassi, e il toporagno d'acqua (Neomys fodiens), legato appunto all'acqua.
Nell'ambito dei chirotteri (pipistrelli) vengono segnalati il rinolofo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum), il rinolofo minore (Rhinolophus hipposideros), il vespertilio di Cappacini (Myotis cappacinii) e il pipistrello albolimbato (Pipistrellus kuhli).
Fra i roditori, molto interessante è la presenza della marmotta (Marmota marmota), immessa dall'uomo, a cui si aggiungono scoiattolo (Sciurus vulgaris), arvicola delle nevi (Microtus nivalis), arvicola di Fatio (Microtus multiplex), arvicola terrestre (Arvicola terrestris), topo selvatico (Apodemus sylvaticus) e topo selvatico dal collo giallo (Apodemus flavicollis).
La lepre comune (Lepus europaeus) può essere preda dai carnivori, nel cui ambito si segnalano volpe (Vulpes vulpes), tasso (Meles meles), martora (Martes martes), faina (Martes foina), donnola (Mustela nivalis).
Eccezionale l'avvenuta segnalazione della lince (Lynx lynx), effettuauta da G. Grandini di Malcesine, che ha avuto modo di vedere uno splendido esemplare allontanarsi nel sottobosco, sotto le creste di Navene, nel pomeriggio del 17 settembre 1994. Altre osservazioni di tracce e di segni della presenza di questo felide sono state eseguite successivamente.
Fra gli ungulati viene segnalata la presenza del capriolo (Capreolus capreolus) ma è presente anche il cervo (Cervus elaphus), nelle radure all'interno dei boschi su entrambi i versanti del M. Baldo, fino a fondovalle. Importante anche il camoscio (Rupicapra rupicapra), specie oggetto di un riuscito intervento di reintroduzione.

Camoscio
Camoscio
Capriolo
Capriolo
share-stampashare-mailQR Codeshare-facebookshare-twitter
© 2024 - Agenzia Veneta per l'Innovazione nel Settore Primario - Veneto Agricoltura