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Riserva Naturale Macchia di Gattaceca e Macchia del Barco

 

L'Area Protetta

Carta d'identità

  • Superficie a terra: 996.00 ha
  • Regioni: Lazio
  • Province: Roma
  • Comuni: Mentana, Monterotondo, Sant'Angelo Romano
  • Provv.ti istitutivi: LR 29 06/10/1997
  • Elenco Ufficiale AP: EUAP1040

 

 

La Riserva Macchia di Gattaceca e Macchia del Barco

La Riserva Macchia di Gattaceca e Macchia del Barco si estende tra la valle del fiume Tevere e i Monti Cornicolani, con andamento prevalentemente collinare, con vaste aree destinate a pascolo e a uso agricolo. L'area è tutelata sia per il valore botanico dei suoi frammenti forestali che per l'intenso carsismo che si manifesta con grotte, inghiottitoi, "sventatori", doline. Fra queste ultime spicca il Pozzo del Merro, dolina di crollo tra le più profonde del mondo (circa 80 mt dal piano campagna e ulteriormente esplorato fino ad una profondità di 310 mt), che si caratterizza per le pareti ricoperte di fitta vegetazione e per la presenza di un lago sul fondo. La Riserva, in cui si estendono gli oliveti da cui si ricava il pregiato olio della Sabina, è sede di aziende agricole private, aziende e istituti sperimentali di tutela ministeriale (zootecnia, fitopatologia, zoologia sperimentale), nonché dell'Università Agraria di Castel Chiodato. Il paesaggio della riserva è frammentato sia in relazione alle condizioni naturali che all'azione dell'uomo. Intenso è il pascolo bovino e ovino.

Foto di La Riserva Macchia di Gattaceca e Macchia del Barco
 

Geologia

Il territorio della riserva naturale della Macchia di Gattaceca e Macchia del Barco è situato tra la valle del fiume Tevere e i Monti Cornicolani con caratteristiche principali legate ai boschi, ai fenomeni carsici e al paesaggio. La riserva si estende principalmente su colline di origine calcarea (Mesozoico) con un'altezza massima di m. 241 (in loc. Bosco Cerqueta) e ricche di fenomeni carsici (doline, grotte, inghiottitoi). Da ricordare l'imponete voragine denominata "Pozzo del Merro", dolina di crollo con pareti subverticali fittamente ricoperte di vegetazione e un piccolo lago di notevole profondità (oltre 300m) sul fondo della depressione a circa 80 metri dal piano campagna. Completano i litotipi della riserva le sabbie e argille plio-pleistoceniche di origine marina e i tufi provenienti dall'attività del Vulcano Sabatino (quaternario).

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Flora e vegetazione

Circa la metà del territorio della Riserva è coltivata, per lo più a olivi e foraggiere. La formazione forestale più estesa è il bosco ceduo di cerro (Quercus cerris) con un fitto strato inferiore di carpino orientale (Carpinus orientalis) accompagnato da acero oppio (Acer campestre), orniello (Fraxinus ornus), ciavardello (Sorbus torminalis), storace (Styrax officinalis), biancospino (Crataegus oxyacantha), corniolo (Cornus mas), ligustro (Ligustrum vulgare), prugnolo (Prunus spinosa), melo selvatico (Malus sylvestris), sorbo comune (Sorbus domestica) e nespolo (Mespilus germanica). Lo strato erbaceo è largamente invaso dal pungitopo (Ruscus aculeatus), mentre i protagonisti delle fioriture primaverili sono gli anemoni (Anemone apennina) e i ciclamini (Cyclamen repandum).

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Fauna

La riserva rappresenta ancora l'habitat ideale per molti animali. Tra i mammiferi sono presenti la volpe, il tasso, l'istrice, la faina, la donnola e la martora. L'avifauna forestale comprende piciformi, il cuculo, la ghiandaia, l'upupa, e molte specie di passeriformi. Tra i rapaci ricordiamo, la civetta, l'allocco, l'assiolo, il barbagianni, la poiana, il gheppio, il lodolaio. I rettili sono rappresentati dalla tartaruga terrestre, la cui presenza richiede conferma, dal geco, dall'orbettino e da lacertidi comuni. Tra gli anfibi: rana verde, rospo comune, tritone comune e tritone crestato.

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Archeologia e storia

Nella riserva sono presenti le tracce di numerosi insediamenti, inquadrabili in un arco cronologico compreso tra l'epoca preistorica ed il Medioevo. Rilevanti i resti di numerose ville rustiche e di lusso soprattutto di età romana imperiale, fornite di monumentali cisterne per la raccolta delle acque, a volte in ottimo stato di conservazione. Interessanti anche i tratti conservati del basolato stradale di epoca romana della via Nomentana e di alcuni suoi diverticoli. Particolarmente importanti e suggestivi gli imponenti ruderi della torre del castello di Grotta Marozza, risalenti ad epoca medioevale.
Numerosi i siti utilizzati in passato per la realizzazione di carbonaie e calcare.

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