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Riserva Regionale Palude Brabbia



L'Area Protetta

Mappa di Avvicinamento
  • Ente Gestore: Provincia di Varese
  • Sede: Piazza della Libertà, 1 - 21100 Varese
  • Tel: 0332/252111
  • Fax: 0332/252282
  • E-mail: danilobaratelli@provincia.va.it
  • Superficie: 459,43 ha
  • Provincia: Varese
  • Istituzione: 1984


Tranquillamente adagiata tra i bacini del Lago di Varese e del Lago di Comabbio, la Palude Brabbia, con i suoi 459 ettari di "wilderness" alle porte di Varese, costituisce uno degli esempi meglio conservati di torbiera piana pedemontana che racchiude in sè numerose testimonianze viventi della sua lontana origine glaciale. Tra la lussureggiante vegetazione acquatica, costituita da ampi canneti a Phragmites australis, formazioni erbacee a Calamagrostis canescens, cespuglieti a Salix cinerea e piccole formazioni a Ontano nero, fanno bella mostra di sè i "chiari", piccoli specchi d'acqua la cui forma regolare denuncia la loro origine antropica, dovuta alla attività di escavazione della torba, fiorente in questi luoghi tra la fine dell'ottocento e la metà del secolo attuale: tutta l'area è attraversata da un lungo canale, che collega tra loro i due laghi, le cui origini si perdono probabilmente nel medioevo.


Cenni sulla geologia

L'area della Brabbia ha una chiara origine post-glaciale, risalente agli ultimi 20.000 anni in quanto originatasi da un antico ecosistema lacustre che comprendeva gli attuali lago di Varese, di Comabbio e di Biandronno, con un livello dell'acqua più alto dell'attuale di almeno 20 metri: a quel tempo l'emissario del sistema, identificabile con il torrente Acquanegra, recapitava direttamente nel Verbano. Col tempo l'acqua si è aperta la strada verso sud, erodendo l'incile del Bardello, e tutto il grande ecosistema lacustre, si è abbassato di circa 20 metri lasciando scoperta una zona paludosa compresa tra il lago di Varese ed il lago di Comabbio, e cioè l'attuale Palude Brabbia.


Fauna

L'aspetto faunistico più importante della palude è sicuramente quello ornitico, con circa 170 specie di uccelli che frequentano a vario titolo la Riserva. Tra le specie di maggiore interesse ricordiamo la Moretta tabaccata, qui nidificante con alcune coppie, la Canapiglia, il Tarabuso: numerose le specie legate al canneto e alle formazioni a Salix cinerea, prima fra tutte la Salciaiola, nidificante con numerose coppie. Nel sud della riserva, è presente anche una colonia di ardeidi (garzaia) con oltre cento coppie nidificanti tra Airone cenerino, Airone rosso e Nitticora.


Il resto della componente faunistica non è certo da meno, annoverando tra i mammiferi le presenze qualificanti del Topolino delle risaie, dell'Arvicola d'acqua e del Toporagno acquatico: di eccezionale interesse è la presenza consistente della Puzzola che nell'ecosistema umido pressochè continuo costituito dai canneti di Brabbia, lago di Comabbio, lago di Varese e lago di Biandronno, trova una delle poche aree umide lombarde nelle quali rifugiarsi.


Gli anfibi sono presenti con 6 specie, mentre i rettili con 7; le specie di maggiore interesse erpetologico sono la rana di Lataste, che depone nelle alnete dell'area e la lucertola vivipara, per la quale la Brabbia rappresenta una delle pochissime stazioni italiane di pianura, in quanto questa specie si attesta altrimenti su alpi e prealpi ad una quota mediamente di 2000 metri.


La fauna invertebrata annovera elementi di grandissimo interesse e non è ancora del tutto studiata: è presente, come relitto glacile, un Coleottero Ditiscidaeproprio del nord Europa, insieme con specie in declino in tutto il territorio italiano come gli Ortotteri Mecostethus grossus e Aiolopus thalassinus,: insolitamente frequente è il ditiscide Cybister lateralimarginalis, grosso predatore acquatico di piccoli vertebrati.


Flora e vegetazione

L'assetto vegetazionale dell'ecosistema palustre mostra un nucleo centrale di cariceti nella facies a Calamagostis canescens, sfumanti in vasti canneti nelle aree più ricche d'acqua; ai margini e nelle zone più asciutte, sono collocati vasti cespuglieti a Salix cinerea ed alnete ad ontano nero, nelle cui pozze ombreggiate vegetano grossi popolamenti della rara Hottonia palustris, a volte in compagnia della splendida felce a piume di struzzo. Piccole zone sono occupate da tappeti di muschi, gli sfagni, sui quali cresce una flora assai interessante, rappresentate da specie relitte di epoche più fresche e piovose dell'attuale quali Drosera rotundifolia, Viola palustris e Rhinchospora alba.
Le raccolte d'acqua dei chiari ospitano lembi di lamineto con ninfee e varie specie di lenticchie d'acqua (Lemna trisulca, L. minor. Spirodela polyrrhiza) mentre nelle acque debolmente correnti del canale Brabbia vegetano varie specie di brasche, in particolare P. lucens e P. crispus, insieme con Nuphar luteum e Sparganium erectum.
Da segnalare inoltre la presenza di specie rare in ambito padano o pedemontano come Utricularia australis, Orchis incarnata e Hybiscus palustris, quest'ultimo favorito nella sua espansione dalle cure dell'uomo; a questo proposito va segnalata anche la presenza di vaste formazioni a fiore di loto, un tempo fatto oggetto di coltivazione.


Fruizione al pubblico e didattica ambientale

A partire dal 1994, con apposita convenzione, la gestione della Riserva è stata in parte affidata alla LIPU, organizzazione che da tempo si distingue su tutto il territorio nazionale con iniziative di protezione della fauna e dell'ambiente naturale in genere.
La porzione visitabile dal pubblico è dotata di strutture per la fruizione didattica e naturalistica ed è stata trasformata, in seguito alla convenzione con questa Provincia, in una oasi LIPU: il personale addetto è costituito da un Responsabile e da un Operatore didattico, coadiuvato da un gruppo di volontari che collaborano alle attività dell'area protetta (sorveglianza, prevenzione incendi, lavori inerenti la gestione dell'area, apertura del centro visite etc...).