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L'Area Protetta

Carta d'identità

  • Superficie a terra: 30.55 ha
  • Regioni: Piemonte
  • Province: Torino
  • Comuni: Lanzo Torinese
  • Provv.ti istitutivi: LR 27 14/06/1993
  • Elenco Ufficiale AP: EUAP0455

 

 

Area attrezzata Ponte del Diavolo

L'area attrezzata Ponte del Diavolo, avente estensione di circa 30 ettari, è stata inserita nel sistema dei Parchi Regionali con la legge della Regione Piemonte n. 27 del 14 giugno 1993 che, unitamente alla Zona di Salvaguardia della Stura di Lanzo, la integra al Parco regionale La Mandria, già istituito nel 1978, per le seguenti finalità:

  • a) tutelare le caratteristiche naturali, paesaggistiche e storiche dell'area anche mediante interventi di riqualificazione ambientale;
  • b) conservare gli aspetti culturali ed architettonici presenti nel luogo, garantendone il recupero e la valorizzazione;
  • c) salvaguardare gli elementi geologici presenti con particolare riferimento alle formazioni denominate "marmitte dei giganti";
  • d) organizzare il territorio per la fruizione a fini ricreativi, didattici e culturali;

Tali funzioni di tutela e valorizzazione sono affidate all'Ente di gestione del Parco regionale La Mandria e dei Parchi e delle Riserve naturali delle Valli di Lanzo, il cui Consiglio Direttivo è integrato con un rappresentante del Comune di Lanzo Torinese.

La costituzione in Parco dell'area intorno al Ponte del Diavolo di Lanzo fu una felice intuizione del Prof. Augusto Cavallari Murat. Le regioni a statuto ordinario non erano ancora costituite (si formeranno nel 1970) e quindi il Parco nacque "comunale", come articolazione secondaria negli itinerari turistici delle valli alpine, in un momento in cui il turismo popolare era in continuo sviluppo. Per questo motivo le targhe in pietra poste ai tre ingressi portano l'indicazione: "Parco Comunale Ponte del Diavolo".
Nel 1977 si costituì in Lanzo il "Comitato per le celebrazioni del VI Centenario del Ponte del Diavolo e la promozione del Parco" che fin dall'inizio operò perchè il Parco divenisse una realtà. I fianchi aspri e scoscesi del Monte Basso e del Buriasco, spaccati e scavati nelle lontanissime ere geologiche dall'impeto della Stura, offrono, a pochi chilometri da Torino, un frammento di paesaggio alpestre dove natura e impegno umano hanno creato, in breve spazio, un ambiente di notevole interesse paesaggistico, scientifico, architettonico e storico di intensa suggestione, tanto che anche la fantasia ne ha tratto alimento per leggende argute o romantiche.

La Stura ha un regime idrografico torrentizio pluvio glaciale. Percorre le valli per una lunghezza di circa 62 chilometri e sfocia nel Po, a Torino, poco oltre il Regio Parco.
Essa nel tratto di raccordo territoriale tra quest'area e il Parco La Mandria, è istituita quale area protetta ("Zona di salvaguardia"), in particolare al fine dimigliorarne le condizioni idrobiologiche e di proteggerla da fattori inquinanti.

Ponte
Ponte
Ponte
Ponte
 

Ponte del Diavolo

Perno del Parco è il medioevale Ponte del Roch o del Diavolo.
Il 1° giugno 1378 la Credenza di Lanzo, radunata nella chiesa di S. Onofrio in piazza S. Pietro e presieduta dall'allora castellano Aresmino Provana, deliberava la costruzione di questo ponte, imponendo per dieci anni un dazio sul vino. La spesa fu di 1400 fiorini.

Unisce il monte Basso e il monte Buriasco, in una stretta gola con le pareti a precipizio, scavate nei tempi preistorici dalla Stura, che formava un ampio lago nella piana di Germagnano.

Il ponte di eccezionale valore architettonico e storico, di circa 37 metri di gittata, motivo ancora oggi di ammirazione e di studio è costituito da un solo arco gotico, lungo m. 65, largo m. 2,27 e alto m. 15: ha una gittata di circa m. 37, a schiena d'asino.

La fantasia popolare si sbizzarrì a creare leggende intorno all'ardita costruzione, tanto da attribuirla al diavolo: tra i tanti ricordiamo Angelo Brofferio, Giovanni Prati e Nino Costa.

C'è chi scorge, al capo del ponte presso la cappella di S. Rocco, l'impronta lasciata dallo zoccolo del maligno che, terminata l'opera, l'avrebbe valicata con un solo grande passo. O è un segno di stizza per essere stato giocato dai lanzesi che, anziché l'anima pattuita, gli fecero trovare nel sacco, chi dice un povero cane, chi una forma di toma?

Il ponte ebbe comunque grande importanza nella storia di Lanzo e delle Valli. Il 15 luglio 1564, essendovi grande timore di contagio, il Consiglio di Credenza della Castellania dispose che fosse costruita, sulla sommità dell'arco, una porta per chiudere il ponte del Roc e, nel contempo, si posero guardie lungo i confini del territorio. Il 7 settembre dello stesso anno si vietò l'accesso nelle Valli a chicchessia, salvo che presentasse "la bolletta del luogo di provenienza, contrassegnata dal sigillo di Lanzo".

Panorama
Panorama
 

Marmitte dei Giganti

Nei tempi antichissimi il Monte Basso e il Monte Buriasco erano uniti. Alle loro spalle, nella conco di Germagnanp, si stendeva un ampio lago in cui confluivano le acque dai monti. Esse riuscirono lentamente ad aprirsi un varco nel baluardo di roccia e terra. I segni dell'erosione sono incisi nelle rocce immediatamente a monte del Ponte del Diavolo, in riva sinistra. Sono le cosiddette "marnitte dei giganti", fenomeni geomorfologici risalenti all'era quaternaria: Sono visibili subito a monte del Ponte del Diavolo dietro la cappella di San Rocco. Se ne contano 21 dislocate a quote diverse su 18 metri dal livello della Stura. Furono studiate per la prima volta nel 1882 da Francesco Virgilio dell'università di Torino.
Le marmitte più piccole si trovano dietro la cappella mentre la "marmitta grande" è ancora in parte immersa nell'acqua e soggetta ad un attivo processo di erosione meccanica dovuto ai moti vorticosi causati dal restringimento della gola e dall'azione dei ciottoli fluviali e dalla sabbia nei periodi di piena.
La fantasia popolare le ha denominate "ramine" o pentole, favoleggiando che servissero ai giganti o al diavolo per cuocervi la minestra.

Marmitte dei Giganti
Marmitte dei Giganti
 

Flora

Il Ponte del Diavolo è incastrato tra due versanti contrapposti: quello del Monte Buriasco. esposto a sud, e quello, prospiciente, del Monte Basso, con esposizione ovest-nord-ovest.
La diversa esposizione dei due versanti determina alcune variazioni nella composizione della flora: più omogenee sono forse le pendici del M. Basso e più varie quelle del M. Buriasco.
Il greto della Stura presenta una vegetazione cespugliosa abbastanza caratteristica, qua e là arbustiva - più di rado arborea - costituita soprattutto da boscaglie di robinie, da ontani e da salici, con una flora banale costituita da rovi e da erbacee, soggetta alle frequenti inondazioni che la condizionano ad una particolare povertà.
I pendii rupestri immediatamente ai due lati del Ponte del Diavolo, ora sono in parte completamente nudi a causa della ripidità e della natura delle rocce, ora presentano cuscinetti di muschi, oltre a piante rupicole pioniere: l'edera, la piccola felce detta ruta di muro, il falso capelvenere, la felce dolce o liquirizia di montagna e, più notevoli, la potentilla dai bei fiori gialli e la campanula che adorna le rupi con eleganti ciuffi ricadenti di campanelle violaceo-azzurrine.
Curioso l'insediarsi di una pianta cespugliosa sfuggita alla coltura: la ornamentale buddleia dalle eleganti pannocchie di fiori violetti, che costeggia abbellendoli tutti i sentieri di accesso la Parco.
Sopra i dirupi si insedia una vegetazione cespuglioso-boscosa ricca di rovi e di colonie di brugo.
Tra le essenze arboree si trovano frassini, pioppi tremoli, betulle, bagolari, nocciuoli, castagni, salici, viburni, oltre ad arbusti come il sorbo, la frangola, il ginepro. Tra i cespugli si può scorgere l'elegante rosa gallica sia a fiori color carminio, sia - e più rara - a fiori bianchi…
Più in alto, fra gli speroni che scendono dalla cresta di Monte Basso, sia pure in località diverse, sono presenti la genzianella e talvolta il mirtillo nero, il ciclamino e la rara euphorbia gibelliana, la platanthera bifolca (un'orchidea) e la profumatissima e forse proprio per questa ragione purtroppo destinata a scomparire daphne cneorum dai piccoli fiori rosa-poporini (le "galere").
Ci sono poi alcune piante che vivono tuttora sulle pareti del Ponte del Diavolo: sono hedera helix, specialmente alle due spalle del ponte, asplenium trichomanes, asplenium ruta-muraria, sedum album, sedum dasyphyllum, nonché alcuni muschi e licheni i quali sfidano gli anni e l'inclemenza sia degli inverni sia delle estati, quasi "dipingendo" di verde, grigio e giallo le pietre che hanno ormai contato alcuni secoli.
Illustriamo ora due piante particolari che, nonostante l'ambiente a prima vista inospitale, riescono a "vivere" e "sopravvivere" in questo biotopo: il bagolaro e la betulla.
Il celtis australis (bagolaro spaccasassi), fortemente rappresentativo del versante di San Rocco, è una pianta molto possente che riesce a far penetrare le sue radici in profondità tra le rocce, spesso spaccandole (da cui il tipico nome). Si riconosce per la corteccia grigio cenere, raramente fessurata, la foglia di forma lanceolata e di colore verde intenso, leggermente pelosa nella parte inferiore. I piccoli frutti, a forma rotonda che assomigliano a pallini nerastri a maturità, sono commestibili e di sapore dolce, e spesso cadono dopo le foglie.
Altra pianta pioniera che si incastra tra le fenditure delle pareti scoscese è la betulla dalla corteccia sottile, bianca lucente con alcuni taglietti. I rami sono sottili e penduli: le foglie sono di color verde scuro sfumato. I fiori penduli assomigliano ad un lungo bruco e si chiamano amenti. Gli esemplari sono spesso a gruppetti ma tutti minuti, dimostrando la povertà e l'acidità del terreno che li ospita. La tradizione racconta che i rami di betulla erano utilizzati per fabbricare le scope magiche delle streghe.

Marmitte dei Giganti
Marmitte dei Giganti
 

Fauna

I rovi e le erbacce che costeggiano i sentieri e i versanti non devono preoccupare, in quanto proprio lì trovano rifugio e tana diversi animali: lepri, volpi, faine, tassi e forse ancora qualche fagiano! Anche gli scoiattoli, soprattutto nelle ore serali, scendono dai boschi sovrastanti per fare una visita al Ponte!
Risalendo i versanti dei due monti, troviamo cinghiali, caprioli e anche qualche camoscio, animali che troviamo sempre più vicini alle abitazioni, anche a causa dei cambiamenti climatici.
Controllori della salita verso san Giacinto sono i ramarri che, immobili, aspettano che il visitatore si avvicini per poi fuggire al primo sguardo. Oltre alle comuni lucertole, preoccupazione incutono le tante "serpi" (bisce e vipere) che spesso si possono incontrare: nessun timore… basta un piccolo rumore per farle allontanare.
Padrone dei cieli è l'airone cinerino, dalle forme slanciate e dal volo lento e maestoso, che sorveglia dall'alto la zona partendo dai nidi posti nella pineta di Monte Buriasco. Lo si riconosce per le grandi dimensioni e per il colore grigio delle parti superiori. Può raggiungere i 90 cm di lunghezza. Il lungo becco affilato è giallastro. Come tutti gli aironi vola con il collo incassato tra le spalle, mentre le zampe sono tese all'indietro.
Uno sguardo sotto il ponte evidenzia la ricca ittiofauna della Stura, zona di pesca regolamentata, dove si trovano temoli, trote marmorate e trote fario.

 

Divieti Area Ponte del Diavolo

Sull'intero territorio dell'Area attrezzata del Ponte del Diavolo, oltre al rispetto delle leggi statali e regionali in materia di tutela dell'ambiente, della flora e della fauna, nonchè delle leggi sulla caccia e sulla pesca, è fatto divieto di:

  • a) aprire e coltivare cave di qualsiasi natura;
  • b) aprire nuove discariche;
  • c) arrecare danni alle strutture di valore storico architettonico esistenti ed alle formazioni geologiche;
  • d) esercitare l'attività venatoria: sono comunque consentiti gli interventi previsti dalla legge regionale 8 giugno 1989, n. 36;
  • e) alterare e modificare le condizioni naturali di vita degli animali;
  • f) danneggiare o distruggere i vegetali di ogni specie e tipo, fatte salve le normali attività forestali;
  • g) abbattere o comunque danneggiare gli alberi che abbiano particolare valore ambientale o scientifico, definiti ed individuati dal Piano di cui all'articolo 10;
  • h) esercitare attività ricreative e sportive con mezzi motorizzati fuori strada;
  • i) costruire nuove strade ed ampliare le esistenti;
  • l) effetture interventi di costruzione di nuovi edifici o strutture, stabili o temporanee.
  • m) Divieto accensione fuochi a distanza inferiore di mt 100 dal bosco (LR- 32/82)
Panorama
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