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Riserva del Sacro Monte di Varallo



Novità

Inaugurazione della mostra illustrata

Aironi in mostra al Sacro Monte e un nuovo ufficio informazioni alla Casina d'Adda

26 Febbraio 2010, ore 11.30 - presso la Casina d'Adda

Comunicato Stampa, 22 Febbraio 2010
Aironi al Sacro Monte? Il nostro complesso è luogo di fede e di arte, ma non certo una meta di interesse botanico o ornitologico, diversamente dai parchi naturali del Monte Fenera o delle Lame del Sesia. Eppure dei bellissimi aironi, dipinti nel tardo '500, campeggiano sull'arcata di ingresso della cappella delle Tentazioni di Cristo nel deserto (cappella n. 13) ed hanno fornito lo spunto per la mostra dal titolo: Sotto il segno dell'Airone: viaggio nel bestiario della cappella delle Tentazioni che si inaugura venerdì 26 febbraio, alle 11 e 30, presso la Casina d'Adda, all'ingresso del Sacro Monte. Alla cerimonia saranno presenti alcune classi dell'Alberghiero e del Liceo artistico, con cui la Riserva collabora da tempo. Nella stessa occasione verrà suggellata una nuova collaborazione tra l'Ente regionale e l'Istituto Alberghiero di Varallo. Nelle prossime settimane, infatti, gli studenti del corso di ricevimento e accoglienza turistica dell'Istituto valsesiano, in stage al Monte, saranno impegnati con i guardiaparco per fare della Casina D'Adda, il lungo edificio giallo che precede la piazza Testori, un attivo e vivace punto di informazioni per i turisti e gli amanti del complesso, fornendo informazioni per la visita e notizie sugli altri Sacri Monti piemontesi e le attrattive turistiche valsesiane.
L'amministrazione della Riserva, d'intesa con il Comune di Varallo che da tempo le segnalava questa necessità, ha voluto dare nuova vitalità alla Casina d'Adda, la cui posizione sembra predestinarla all'accoglienza dei turisti, un ruolo importante anche nel nuovo assetto dei Sacri Monti. Al pian terreno, con l'aiuto dei giovani futuri operatori turistici, si darà il benvenuto ai visitatori, mostrando materiale e fornendo notizie utili alla visita, mentre al primo piano verranno allestite mostre temporanee su temi legati alla storia, all'arte e alla devozione del Sacro Monte: un'attrattiva in più per turisti e valsesiani.
La mostra sugli aironi ha preso spunto da un articolo scritto da Anna Maria Marchetti Grasso su "Le Rive" che ne notava la presenza, per almeno sette volte, sui muri e nello spazio tridimensionale della cappella delle Tentazioni. Segno che questo uccello, considerato beneaugurante nella cultura medioevale, forse una volta attraversava i cieli valsesiani? A ben guardare qui al Sacro Monte il mistero di Gesù tentato dal diavolo nel deserto, mette in scena non solo aironi, ma uno straordinario serraglio di animali esotici dal leone, alla gazzella, alla giraffa, (ma anche più comuni come il porcospino e il cinghiale), e una serie numerosissima di uccelli tra cui civette, aironi, cicogne.
Chissà se l'ignoto artista che realizzò le sculture nel tardo '500, raffigurando il diavolo che tenta Cristo promettendogli potere, prestigio e tutti i regni della terra, con questo straordinario bestiario voglia alludere proprio all'intero universo, con la sua varietà animale? Oltre alla storia degli aironi la mostra illustra la cappella, sinora poco nota, ma molto affascinante, nei suoi aspetti religiosi e artistici.


Due università, il turismo e il Sacro Monte

Turisti alla Riserva del Sacro Monte di Varallo
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Turisti alla Riserva del Sacro Monte di Varallo
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Riflessioni con esperti di venti paesi del mondo

Comunicato Stampa, 2 Novembre 2009
Cosa sappiamo dei pellegrini che visitano il Sacro Monte? Che età hanno, da dove vengono, qual'è il loro livello culturale, come hanno saputo dell'esistenza del nostro complesso? Sono domande a cui sappiamo rispondere poco. Le risposte sono però fondamentali per definire una strategia di sviluppo turistico: occorre conoscere la domanda per costruire l'offerta.
Una platea di studiosi di eccellenza, di venti paesi del mondo, sono stati intrattenuti da una relazione sul target turistico del Sacro Monte ad un convegno internazionale sul turismo religioso e culturale (lingua ufficiale l'inglese) tenutosi mercoledì 28 ottobre scorso e organizzato dalle Università del Salento, di Bologna, dall'Università di Bologna, di Haifa in Israele e di Monaco in Germania, facoltà di economia, beni culturali e turismo e pellegrinaggio.
Relatrici, per il caso di Varallo, le studiose Raffaella Afferni, del Dipartimento di Studi per l'impresa e il territorio dell'Università del Piemonte Orientale, e Stefania Mangano, del Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell'università degli Studi di Genova, impegnate in una ricerca in collaborazione con la Riserva regionale che gestisce il Sacro Monte. Il nostro complesso è stato illustrato attraverso i testi e le immagini della versione in inglese del nuovo sito internet della Riserva (www.sacromontevarallo.eu) e l'analisi dei dati di un questionario che è stato distribuito dall'ente regionale quest'estate ai visitatori del complesso. Ad ascoltare c'erano trecento professionisti, dall'Australia all'Albania, alla Germania, alla Francia (università della Sorbona), all'Irlanda, agli USA. Presente, per gli Stati Uniti, quello che è considerato il massimo esperto nello studio del turismo culturale, Jafar Jafari dell'University del Wisconsin-Stout.
Il convegno era incentrato sul turismo religioso e culturale, proprio le due facce e potenzialità del Sacro Monte, e si proponeva di esaminare le occasioni di promozione delle regioni periferiche ove il turismo appare un possibile volano per l'economia locale, e di stimare quanto le qualità culturali e spirituali possano influenzare lo sviluppo turistico di un'area. Ha poi posto l'attenzione sul nesso tra turismo e sostenibilità ambientale. Anche sotto questo profilo il Sacro Monte è apparso un modello di tutto rispetto.
Una prossima possibile tappa per farci conoscere dagli esperti di turismo mondiale potrebbe essere un convegno che si terrà in Canada, a Quebec City, a metà dicembre sul turismo come motore di sviluppo per i beni tutelati dall'Unesco.
La ricerca sulle caratteristiche e aspettative del nostro pellegrino-tipo ha rivelato tante importanti informazioni. Al turista nel questionario si è chiesto, ad esempio, se la visita ha soddisfatto le sue aspettative e quali servizi ritiene siano da incrementare. Le risposte ci serviranno da base per riflessioni su come migliorare ancora.


L'Inner Wheel Valsesia ritorna al Sacro Monte e adotta Bernardino Caimi


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Comunicato Stampa, 30 Ottobre 2009
Mancavano poche settimane alla festa del beato Bernardino Caimi, quando si sono avviati i contatti fra la Presidente del club valsesiano dell'Inner Wheel, l'avvocato Fiorella di Marco Proietti accompagnato dalla socia Anita Spezia, e la Riserva regionale per un sostegno economico al lavoro di conservazione del Sacro Monte. Non capita spesso di ricevere proposte del genere. Di solito gli aiuti vanno cercati, e si trovano non senza fatica. Specie di questi tempi. Non è la prima volta che il club di servizi valsesiano associa la sua immagine a quella del Sacro Monte. Nel 1991, infatti, Inner Wheel aveva aiutato la Riserva a restaurare le vetrate della cappella dell'Ecce homo (cappella n. 33).
Questa volta si cercava un lavoro completo, circoscritto, ma significativo. La statua del frate Bernardino, fondatore del Sacro Monte, è sembrata l'opera più adatta: un'immagine che suggella l'intera storia del complesso e che raffigura il fondatore che regge in mano il plastico del Monte. Una figura in bella vista, collocata in una nicchia sotto il portico del Sepolcro, la prima cappella realizzata per volere del Caimi con il sostegno della società valsesiana, personificata dal nobile Milano Scarognino. Sotto quel portico sono allineate in successione alcune delle più importanti testimonianze della storia del Monte: la cappella di san Francesco, in fondo, con l'altare dove il frate fondatore celebrava le prime messe, il teschio di Bernardino murato in una nicchia, il frammento della colonna della flagellazione, in un'altra nicchia, quindi la statua del Caimi e la grande pietra che venne ritrovata durante gli scavi per la costruzione del Sepolcro, in tutto simile, come recita l'iscrizione che la accompagna, a quella che chiudeva il Sepolcro di Cristo a Gerusalemme.
La statua, plasmata da Giovanni d'Enrico, l'artista che modellò alcune centinaia di sculture nel primo Seicento, fu realizzata nel 1638 per volontà del senatore Caimi, nobile discendente della famiglia Caimi, che lo volle immortalare e ricordare accanto al Sepolcro, davanti al "romitorio", quel piccolo conventino in cui alloggiavano i primi frati. Il padre regge il modellino del Sacro Monte che ci mostra il complesso come appariva allora, con ben visibili il convento e la chiesa vecchia (demolita nel tardo Settecento per lasciar spazio alla Casa per Esercizi Spirituali -oggi l'Albergo Casa del Pellegrino-), il Calvario, la Cappella della Salita al Calvario e il Palazzo di Pilato. Ma si vede altrettanto bene, a destra in alto, anche la poderosa costruzione della nuova chiesa, pressoché completa, mentre a quei tempi ne esisteva realisticamente solo il coro. Dunque un'immagine del Sacro Monte che sta a metà fra la fotografia dell'esistente e il progetto di come avrebbe dovuto essere.
La scultura è in discrete condizioni, con il colore un po' alterato in alcune zone. La pulitura le restituirà le tinte originarie. Il lavoro verrà realizzato in primavera ed inaugurato, per volontà dello sponsor, nel mese mariano.

I vescovi, le piante, il pubblico e il Sacro Monte

Piante
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Verrà abbattuto nei prossimi giorni un monumentale pino strobo posto dietro la cappella delle Tentazioni nel deserto (cappella 13), anziano e malato.
Il parco del Sacro Monte costituisce un insieme armonico da conservare. Lo riconosce anche l'Unesco. Piante e cappelle si integrano in quel gradevole paesaggio che i turisti ammirano. Ma nulla è casuale. La Riserva regionale da diversi anni segue un programma per la gestione del giardino che prevede controlli assidui delle piante malate, per curarle e, nei casi disperati, come quello di questi giorni, prevederne l'abbattimento. La scorsa settimana un agronomo dell' Istituto Regionale delle Piante da Legna, il giardiniere specializzato della Riserva e il direttore hanno percorso il Sacro Monte per guardare le piante da un altro punto di vista, per programmare gli interventi necessari, nei prossimi tre anni, ad evitare che le piante troppo vicine alle cappelle possano danneggiarle: potature per allontanare le chiome dai tetti, abbattimenti di piante di scarso valore ambientale, eliminazione di piante giovani che crescono spontaneamente molto vicine alle cappelle. I documenti della storia del Sacro Monte ci dicono che questo criterio guidava da sempre la gestione del complesso. Nel Seicento e nel Settecento erano i vescovi a decretare l'abbattimento di questo o quell'albero dannoso per le cappelle, poi le commissioni locali. L'8 novembre 1944 una Commissione municipale creata per conservare il Sacro Monte, dopo aver visitato il parco insieme al Direttore artistico, segnava una trentina di piante molto vicine alle cappelle, da abbattere (abeti e faggi) perché la "loro caduta costituisce una seria minaccia per l'esistenza delle cappelle stesse". La storia continua, ma i criteri di intervento sono gli stessi.
Il nostro pino ha una ferita provocata da un fulmine che crea una fenditura fra le branche. Ma anche il colletto dell'albero ha una diffusa carie dovuta alla presenza di funghi dannosi. La pianta è stata già potata per alleggerirne la chioma. Ora, forse, la ferita è peggiorata. Se cadesse, ne farebbero le spese la cappella e i visitatori. L'albero è giunto ad un'età avanzata, pressoché al limite della sua vita vegetativa al di fuori del suo habitat naturale. Dopo l'ennesimo controllo della densità del legno si è deciso di abbatterlo. L'abbattimento verrà eseguito da una ditta esterna sotto il controllo del giardiniere specializzato della Riserva che da anni investe energie e intelligenza nella cura del parco del Sacro Monte e coordina e svolge l'attività ordinaria annuale, di routine (le potature delle siepi, il taglio dell'erba, la raccolta delle foglie in autunno etc.). Questa estate ha avuto due giovani volenterosi e bravi aiutanti, due studenti delle scuole superiori: Nicola Loss e Emanuele Bisetti, che frequentano rispettivamente l'Istituto Professionale per l'Agricoltura e l'Ambiente di Crodo e l'IPSIA di Borgosesia, che hanno svolto presso la Riserva regionale un tirocinio scolastico di un mese e mezzo, lavorando con grande impegno tagliando l'erba, potando, rimuovendo foglie e detriti lasciati da visitatori poco educati. Due novelli giardinieri che è doveroso ringraziare. Speriamo che l'esperimento prosegua con altri studenti la prossima estate. Il Sacro Monte è un ottimo laboratorio, anche in questo campo.

Quando la storia aiuta il restauro, se i vescovi ce la raccontano

esterno
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la cappella n. 8 (presentazione al tempio)

Interno crepa
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un particolare della crepa interna con le rondelle per la misurazione ben visibili
Si legge nei manuali di restauro che prima di restaurare occorre conoscere la storia di quello che si restaura, di che materiali è fatto, che problemi di conservazione ha avuto nel tempo, che interventi ha subito.
Un affresco può essere stato in parte ridipinto; per il suo "restauro" antico possono essere stati utilizzati materiali che possono aver reagito male con quelli originari, producendo alla fine più danno che vantaggio. E' il caso degli affreschi della cappella dell'Arrivo dei Magi, restaurati nel 1872 con una tecnica allora innovativa a base di cera, che immediatamente dava grande rilucenza, come quando si stende la cera sui pavimenti. Ma pochi anni più tardi la miracolosa brillantezza si era trasformata in un'ampia patina biancastra.
Abbiamo recentemente restaurato la cappella della Presentazione al tempio (c.8) del complesso di Betlemme. E abbiamo sperimentato quanto è importante conoscere la storia di ciò su cui si interviene.
La cappella, una struttura piccola e con la parete curvilinea (l'abside) è decorata con affreschi, di scuola gaudenziana, come le statue. La sua muratura aveva un'ampia fessura "passante" (inserendovi un fil di ferro lo si vedeva uscire dall'altra parte) per quasi tutta la sua altezza. Sembrava urgentissimo un consolidamento statico per tenerla in piedi. Si prospettava un cantiere molto complesso. Abbiamo sigillato provvisoriamente la fessura per evitare che l'acqua piovana entrando rovinasse i preziosi affreschi interni e abbiamo cominciato a "monitorare" la crepa, cioè a misurarne il movimento per un paio di anni. Abbiamo poi studiato la storia della cappella, per capire cosa era successo. Proprio da qui è venuta la soluzione. Fondamentale è stato l'esame delle visite pastorali, che i vescovi facevano periodicamente alla diocesi, dal tardo Cinquecento, quando controllavano lo stato delle chiese e dei luoghi di culto, accompagnati da un segretario che prendeva nota, registrando le cose che non andavano: dal vetro rotto alla finestra al dipinto malconcio sull'altar maggiore.
Nella descrizione di un vescovo salito al Sacro Monte a fine Seicento si esprime preoccupazione per una profonda crepa che interessa la muratura della cappella della Presentazione al tempio. Nonostante l'allarme vescovile l'edificio non venne riparato, ma in qualche modo "rabberciato", perché la scena della Presentazione al Tempio era da tempo destinata ad essere trasportata in una nuova costruzione, meno angusta e malconcia. Questa preziosa informazione (insieme ai dati emersi monitorando la crepa) ci ha confermato che si trattava di un problema statico non così grave e ci ha consentito di realizzare un intervento molto più limitato, meno rischioso e meno costoso.

A.A.A. Cercasi capelli, code e criniere di cavallo per le statue del Sacro Monte

Particolare cappella
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cavallo cappella n.5
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Abbiamo già parlato dei capelli delle statue del Sacro Monte. Il tema si ripone con attualità. Ci sono in restauro sei cappelle e in tre di queste le statue. Restaurarle vuol dire anche completarne le parrucche, impoverite dal tempo e da cause occasionali. E' un tipo di restauro piuttosto insolito e non è facile trovare la materia prima: capelli naturali e crine di cavallo.
Un parrucchiere di Borgosesia si è offerto, dopo il precedente articolo, di procurarci dei capelli veri. Abbiamo accolto con entusiasmo la sua offerta, riservandoci di farci vivi con lui a restauro in corso, dopo aver capito esattamente che materiale ci occorre. Oggi lo sappiamo: si tratta di capelli veri e di crine animale. Nella cappella dell'Adorazione dei Magi (c.5) criniere e code di cavallo ci occorrono oltre che per i personaggi, anche per i tre cavalli del corteo. Invitiamo chi vuole aiutarci a telefonare al numero della Riserva regionale (0163 53038) dal lunedì al giovedì dalle ore 9 alle ore 17, il venerdì dalle 9 alle 13.
Ma facciamo un passo indietro: quali scelte facciamo nel restauro delle statue, concordandole con la competente Soprintendenza? Le nostre statue sono state ridipinte diverse volte nel tempo, perché il loro colore è fragile. I restauri in corso vorrebbero riportare alla luce le tinte originali. La stessa operazione non si può fare con le capigliature, che sono state sostituite più volte nel tempo ed oggi hanno per la maggior parte capelli e barbe in crine (probabilmente di cavallo), in alcuni casi in capelli naturali e in altri, come nel complesso di Betlemme, parrucche sintetiche introdotte nei restauri degli anni sessanta-settanta. Sappiamo dai documenti e dai conti conservati in Archivio di Stato e riferiti alla fabbrica del Sacro Monte che, fra fine Ottocento e inizio Novecento, le capigliature furono sostituite massicciamente con altre in crine acquistato presso una ditta specializzata che lo forniva per i materassi. Ma com'erano i capelli prima? Due statue seicentesche della cappella della Pietà hanno ancora capelli veri, in parte integrati con ciocche in crine. Segno che in origine si usavano i capelli, che rendevano i personaggi più naturali possibile, simili alle figure umane.
Qualche informazione ulteriore la ricaviamo dalle antiche fotografie. Le più vecchie si scalano negli ultimi due decenni dell'Ottocento, e sono state scattate dallo stravagante etnologo e studioso del Sacro Monte, inglese, Samuel Butler e dal famoso studio Alinari di Firenze che inviò dei professionisti ad immortalare il complesso, dopo che nove cappelle nel 1884 erano state dichiarate monumento nazionale. Le foto sembrano confermare quello che vediamo oggi, rivelando, nelle cappelle che oggi stiamo restaurando, capigliature in crine, forse appena sostituite e in capelli umani. Oggi, non avendo l'esatta documentazione di quale foggia (e pettinatura) avessero i capelli originali (prima dell'introduzione del crine), restaureremo le statue riproponendo le capigliature che avevano a fine ottocento, in crine e capelli.
Qualche notizia sull'ultimo concerto organizzato dalla Riserva con la Regione e la Società Holden Art, tenutosi sabato 19 in basilica.
L'esecuzione del soprano Antonella Banaudi è stata di grande livello, ottima anche l'affluenza del pubblico. Molto applaudita la serie di Ave Marie tratte dal repertorio operistico romantico ottocentesco.

Arte, fede, musica e conservazione al Sacro Monte

architrave cappella
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Intonaco Palazzo Pilato
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Un ottimo successo per le manifestazioni organizzate dalla Riserva regionale lo scorso week end. Ce n'era per tutti i gusti. Dalla conferenza su Gaudenzio scultore, tenuta sabato dalla dottoressa Binaghi Olivari, alla presentazione, a Borgosesia, da parte di Massimiliano Caldera della Soprintendenza, della pala di Lanino ritornata da poco in parrocchiale dopo un bel restauro, alla serata con Elio delle Storie Tese, nome di spicco, impegnato a recitare uno dei meno noti testi biblici, l'Ecclesiaste, con intermezzi musicali, in piazza della Basilica. E il pubblico dell'estate varallese ha risposto molto bene a tutte e tre le iniziative. Erano presenti diverse centinaia di persone.

Il Sacro Monte luogo di cultura, di riflessione artistica, biblica, di intermezzi musicali, e anche di lavori. Non è possibile infatti sospendere l'attività di conservazione e restauro l'estate. Per fortuna, perché vuol dire che ci sono fondi da investire, grazie alla Regione e alle fondazioni bancarie. Anche se le necessità sono molto superiori alle risorse disponibili. Sono sei le cappelle chiuse per restauri. Ma il pubblico più attento si è certo accorto degli altri ponteggi apparsi e anche talora scomparsi nel breve volgere di qualche settimana. Un primo cantiere urgente ha riguardato la facciata della cappella ove Cristo è condotto per la prima volta davanti a Pilato (c. 27). La pietra dell'architrave di destra si stava letteralmente sfaldando ed è stata consolidata. Un secondo cantierino interessa, invece, il fianco del Palazzo di Pilato, sul lato della piazza della Basilica. L'anno scorso, per proteggere l'edificio, sono state rimosse le piante addossate alla parete. Ora si sta lavorando per ricostruire l'intonaco nelle ampie zone in cui, per azione delle piante, è caduto. Non è un vero restauro, ma un "pronto-intervento" per proteggere la muratura, denudata, e ridare decoro alla parete. Altri piccoli "rappezzi" di intonaco si stanno facendo qua e là sulle pareti più rovinate delle cappelle. Il restauratore che è impegnato durante l'anno per i due giri di controllo e pulizia individua, con il direttore della Riserva, i piccoli lavori più urgenti da realizzare, compatibilmente con i fondi disponibili, durante l'estate.
E a proposito di conservazione, una precisazione è d'obbligo. Sono arrivate telefonate di persone preoccupate che si portassero a Firenze, le statue dell'Ultima Cena. Nessun timore. Non sono le statue, di legno gessato e dipinto, che avrebbero sofferto i cambiamenti di clima, ad essere esposte in mostra a Palazzo Strozzi. Prestiamo invece alcuni dei cibi della tavola, più facili da trasportare, meno delicati e meno antichi. Per far conoscere il Sacro Monte e per farlo visitare.
Sapere che ci sono valsesiani che si preoccupano della sorte delle nostre statue fa davvero piacere. Vuol dire che il Sacro Monte è nel cuore di tanti.

Week end d'arte su Gaudenzio e Lanino e Elio delle Storie tese al Sacro Monte di Varallo


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Sarà ricco e vario il primo week end di settembre organizzato dalla Riserva regionale al Sacro Monte. Il programma prevede una conferenza su Gaudenzio scultore (sabato 5 alle 17 nella sala cappella dell'Albergo del Pellegrino) e la presentazione della pala di Lanino nella parrocchiale di Borgosesia (domenica 6 alle 10), per il calendario dei "week end d'arte a Varallo"; domenica 6 (ore 18) si chiuderà con un insolito spettacolo di musica e prosa (in piazza della Basilica) con Elio delle Storie Tese.
Sarà Maria Teresa Binagli Olivari, storica funzionaria della Soprintendenza per i Beni Artistici della Lombardia, e nota studiosa di arte lombarda, ad affrontare, in un quadro culturale più ampio, l'inquietante interrogativo della formazione di Gaudenzio scultore. Tanto sappiamo infatti del suo percorso artistico come pittore, presso la bottega lombarda degli Scotto e poi a Milano e in Italia centrare a studiare i grandi artisti del momento, da Leonardo a Bramantino, Perugino, Signorelli, Pinturicchio, ma pochissimo si è detto e scritto di Gaudenzio scultore. Che l'artista avesse creato anche figure in tre dimensioni lo scrive per primo l'autore della guida del Sacro Monte pubblicata a Novara nel 1566, seguito dallo scrittore di arte Gian Paolo Lomazzo a fine '500, lo conferma con forza e passione Giovanni Testori. Ma con chi ha studiato, quali modelli di scultura ha guardato Gaudenzio? Tema affascinante per il Sacro Monte che conserva più dei nove decimi delle sue statue. Sul filone gaudenziano, e del tutto inedito, è il tema di domenica mattina. Massimiliano Caldera, storico dell'arte e funzionario di zona in Valsesia della Soprintendenza piemontese, presenterà la pala di Bernardino Lanino, seguace di Gaudenzio, tornata in parrocchiale un paio d'anni fa dopo un importante restauro diretto da Daniele Sanguineti e mai presentata al pubblico.
Alle ore 18 sul sagrato della Basilica (all'interno in caso di maltempo), lo spettacolo "TUTTO E' FAME DI VENTO" di Elio delle Storie Tese affronterà uno dei testi biblici più affascinanti, l'Ecclesiaste nella traduzione vibrante di Guido Cernetti, accompagnato dal violoncellista Manuel Zigante. La manifestazione è inserita in un progetto sostenuto dalla Regione Piemonte con la Riserva regionale e la società HoldenArt che, centrato su Varallo, dal 2007, coinvolge quest'anno anche i Sacri Monti di Orta e Ghiffa. Holden Art porterà a Varallo per la manifestazione (gratuita e aperta a tutti) uno o più autobus di turisti da Torino, che seguiranno a Borgosesia la conferenza su Lanino, a Varallo visiteranno la Pinacoteca e il Sacro Monte, con brevi intermezzi musicali della flautista Paola Dusio, e assisteranno allo spettacolo di Elio.

Per informazioni: HoldenArt Tel. 011/2304007 - E-mail: info@holdenart.it

L'Ultima Cena del Sacro Monte in mostra a Firenze a Palazzo Strozzi

Ultima Cena del Sacro Monte
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Dal 16 ottobre 2009 al 24 gennaio 2010

Nove pezzi della tavola imbandita della cappella dell'Ultima Cena del Sacro Monte verranno esposti a Firenze a Palazzo Strozzi nella mostra intitolata "Inganni ad arte. Meraviglie del trompe l'oeil dall'antichità al contemporaneo", aperta dal 16 ottobre 2009 al 24 gennaio 2010. La Riserva regionale ha tenuto i contatti con gli organizzatori e preso gli accordi per il prestito delle opere, d'intesa con il Comune di Varallo, proprietario del complesso, e seguirà le operazioni di imballo, trasporto e allestimento delle opere in mostra.
Non è la prima volta che la ricca tavola dell'Ultima Cena è oggetto di studio e viene richiesta per importanti esposizioni. Nel 1973 alcune "vivande" comparvero nella mostra su "Il Seicento Lombardo" tenutasi a Palazzo Reale a Milano. Poi fu la volta della mostra sulla "Natura morta lombarda" nel 1999 e di quella su Tanzio da Varallo, l'anno successivo, sempre nella prestigiosa sede del capoluogo lombardo. Questa volta la nostra Cena uscirà dal contesto culturale che le è più vicino. Viaggerà per andare non più in Lombardia, ma a Firenze, in un' esposizione che analizza un tema affascinante, oggetto già di una importante mostra tenutasi a Washington nel 2002-2003, quello del "trompe l'oeil", cioè della sfida tra l'arte e la natura, dell'arte che imita gli oggetti reali e la natura a tal punto da ingannare lo spettatore. Si partirà dal mondo greco-romano. Plinio il Vecchio (I secolo dopo Cristo), nella Naturalis Historia racconta, infatti, numerosi aneddoti sulla capacità degli artisti antichi (ad esempio il grande Apelle) di dipingere in modo così vero, ad esempio gli animali, da ingannare gli animali stessi.
Seguendo questo filo conduttore la mostra di Firenze si articolerà in tre sezioni: pittura, architettura e scultura, ed esporrà dipinti, miniature, tarsie lignee, disegni architettonici e sculture attraversando momenti e culture differenti, dall'antichità greco-romana, alla cultura fiamminga, al rinascimento italiano, all'arte barocca europea, sino all'arte contemporanea. La sezione sulla pittura rifletterà sui diversi aspetti della sfida tra il vero e la imitazione del vero, resa stimolante dai limiti bidimensionali della pittura stessa, che ora finge oggetti naturali (pensiamo alla grande fortuna delle nature morte di fiori, frutta, selvaggina etc), ora finge ed imita le altre tecniche artistiche, come la scultura (si pensi alle sculture dipinte sui muri della cappella n. 27 da Tanzio da Varallo), l'architettura, e i materiali più svariati.
Compariranno nell'allestimento anche oggetti inconsueti, come le sculture in ceroplastica, la tecnica utilizzata per le maschere mortuarie per ricordare le fattezze dei defunti quando non esistevano ancora le fotografie, e, successivamente per riprodurre particolari del corpo umano per lo studio dell'anatomia.
In questo contesto le vivande dell'Ultima Cena del Sacro Monte, scalate fra l'inizio del Cinquecento e la fine del Settecento (le forme di pane, i piatti con la frutta di Giovanni d'Enrico, il gambero e le trote) testimonieranno la volontà degli artisti attivi al Sacro Monte di raffigurare cibi che apparissero il più possibile veri e credibili, fissati, quasi in un'istantanea di vita vera, sulla mensa nel momento in cui Gesù sta rivelando agli apostoli il tradimento imminente da parte di uno di loro.


Conferenza

Gaudenzio Ferrari dentro e fuori dalla cappella della Crocifissione

Conferenza: Gaudenzio Ferrari
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Sabato 1 agosto 2009

Una conferenza insolita per i week end d'arte 2009. Sabato 1 agosto, alle 20 e 45, il direttore della riserva regionale, Elena De Filippis illustrerà la cappella della Crocifissione di Gaudenzio Ferrari al Sacro Monte di Varallo. Oltre ad esporre alcune nuove ipotesi sulla decorazione di Gaudenzio, proietterà le immagini della cappella sulla sua parete esterna, che affaccia sulla piazza.
Il pubblico, che verrà ospitato in piazza della basilica, al Sacro Monte, potrà vedere forti ingrandimenti delle pitture e delle statue di Gaudenzio spuntare fuori dall'interno della cappella per decorarne la parete esterna. Si prevedono momenti di grande suggestione (in caso di pioggia la conferenza si terrà nella sala cappella dell'Albergo Casa del Pellegrino). Per l'occasione la funivia del Sacro Monte resterà in funzione dalle 20 e 15 sino alla conclusione della conferenza.

La conferenza di avvio del ciclo dei "week end d'arte", tenuta sabato scorso dai prof. Alessandra Ruffino e Davide Papotti, ha raccontato i viaggi e gli scenari che si aprivano sotto gli occhi del pittore marchigiano Federico Zuccari, perfetto cortigiano in viaggio fra le corti. La relatrice non ha potuto evitare il confronto con un tema di grande attualità: il paragone fra i Sacri Monti di Varallo e di Crea. Si è trattato di un paragone storico, sancito dalla penna dello Zuccari che visitò entrambi i Sacri Monti nel 1605 e li descrisse nel suo Passaggio in Italia. Colpito dalla bellezza del paesaggio, dall'amenità dei luoghi e dalle opere d'arte in essi contenute, Zuccari è tentato di dare il punteggio più alto al Sacro Monte di Crea, allora agli inizi della sua storia con cinque-sei cappelle costruite. Sono cappelle "moderne" di recente fattura, più vicine al gusto del pittore. Cionondimeno la bravura di Gaudenzio (non sa immaginare quale scultore potesse fare statue così belle) nell'esprimere i sentimenti delle figure e la scena spettacolare e straziante della Strage degli Innocenti lo portano a dare il massimo punteggio al Sacro Monte di Varallo.
Una singolare coincidenza tematica. Oggi l'unificazione degli enti di gestione dei Sacri Monti regionali con sede a Crea sembra dare, con una scelta che la storia passata smentisce, la priorità al Sacro Monte di Crea. Scherzi del destino.


Arte e musica nei programmi estivi della Riserva del Sacro Monte

Week end arte 2008
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La conferenza tenuta da Giovanni Romano per i "week end d'arte a Varallo" il 30 agosto 2008
Continua l'impegno della Riserva regionale per la promozione del Sacro Monte. Anche quest'anno partiranno sabato 25 luglio le conferenze dei "Week end d'arte a Varallo" il ciclo di incontri sull'arte del Sacro Monte e della Valsesia lodato anche dalla stampa nazionale (l'inserto domenicale del Sole24 ore vi dedicò un articolo l'anno scorso). Accanto all'arte figurativa avranno spazio la musica e la prosa con Elio di "Elio e le Storie Tese" presente al Sacro Monte il 6 settembre in piazza della Basilica e ancora musiche romantiche e letture in un concerto in basilica domenica 19 settembre che chiuderà la stagione culturale dell'ente regionale.
Il programma dei "week end d'arte" propone due novità di rilievo: i temi trattati, anche non storico-artistici e l'ambientazione, con un incontro tenuto all'aperto in piazza della Basilica con le immagini proiettate sulla parete della cappella della Crocifissione.
La prima conferenza, che si terrà sabato prossimo nella chiesa della Madonna delle Grazie (ore 18) propone uno sguardo nuovo sul paesaggio, l'ambiente e la vita collettiva del Piemonte di inizio Seicento (relatori Alessandra Ruffino, storica della letteratura e Davide Papotti, geografo). I Sacri Monti di Varallo e di Crea e Torino, capitale del ducato sabaudo, verranno guardati attraverso l'occhio di un illustre viaggiatore del primo Seicento, l'artista marchigiano Federico Zuccari (1605-1607). Il nostro Sacro Monte è per Zuccari "una delizia per se stesso", il Sesia è un fiume "assai precipitoso, il quale poi va serpeggiando più quietamente, e rinfrescando una bellissima campagna a Mezzogiorno fertile e graziosa". Nonostante la provenienza dall'Italia centrale, dove si celebravano le glorie di Raffaello e Michelangelo, l'insolito turista giudica Gaudenzio artista lodevolissimo sia in pittura che in scultura, tanto da ritenerlo allievo del sommo Raffaello. Il Sacro Monte di Crea, da poco cominciato, prometteva, ai tempi dell'artista-viaggiatore, di crescere fino a più di quaranta cappelle e di essere non meno bello di quello di Varallo, anzi di più- scriveva Zuccari-. La Torino di primo Seicento era una città godereccia, ove si tenevano, intorno alla corte, continue feste e balli in maschera carnevaleschi.
Il secondo e il terzo incontro ruoteranno intorno alla figura di Gaudenzio Ferrari, rispettivamente il primo agosto (alle 20 e 45) ed il 5 settembre (alle 17). L'ambientazione della conferenza del primo agosto è quasi inedita: si parlerà di novità sull'opera di Gaudenzio per la cappella della Crocifissione, indagata e messa a confronto anche con i disegni dell'artista, e le immagini verranno proiettate sulla parete esterna della cappella stessa agli spettatori che siederanno nella piazza (in caso di pioggia ci si trasferirà nella sala cappella dell'Albergo Casa del Pellegrino). Relatore sarà il direttore del Sacro Monte, Elena De Filippis. Il cinque settembre, nella sala cappella dell'Albergo Casa del Pellegrino, gentilmente messa a disposizione dai gestori, Maria Teresa Binaghi Olivari, studiosa molto nota in ambito milanese, inquadrerà un'opera inedita di Gaudenzio scultore nel panorama della scultura in terracotta lombarda. Il 6 settembre, alle 10, nella parrocchiale di Borgosesia, Massimiliano Caldera, funzionario della Soprintendenza per i beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici, illustrerà la pala di Bernardino Lanino, da poco restaurata. Alle 18, di nuovo al Sacro Monte, in piazza della Basilica, avrà luogo lo spettacolo di Elio di "Elio e le Storie Tese". Per finire il 19 settembre, ancora alle 18, in Basilica, Antonella Banaudi (soprano) e Massimo Dal Prà (organo) ci offriranno un concerto con musiche di Verdi, Wagner, Bizet e Mascagni. I due ultimi incontri sono il frutto della ormai consolidata collaborazione fra la Riserva del Sacro Monte, la Regione e la società Holden Art di Torino.

Quattro politecnici europei al Sacro Monte per progettare la città verde

dettaglio di un dipinto con la Madonna con il bambino
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Il Sacro Monte, città ideale (Bottega di Gerolamo Giovenone 1543 ca.) dettaglio di un dipinto con la Madonna con il bambino conservato alla Pinacoteca di Brera a Milano

Dal 19 luglio al 31 luglio 2009

Dal 19 luglio al 31 luglio quarantotto studenti di architettura, italiani, austriaci, sloveni e rumeni, guidati da quindici docenti delle quattro università, saranno ospiti della Riserva del Sacro Monte per lavorare insieme, nell'ambito di un progetto di cooperazione comunitaria, ad una ricerca sul tema della "città verde, strategie per la trasformazione dei paesaggi urbanizzati". Le università sono il politecnico austriaco della Carinzia, le facoltà di urbanistica ed architettura di Bucharest, in Romania, la facoltà di architettura di Ljubljana in Slovenia e il Politecnico (facoltà di architettura) di Milano.
L'anno scorso una sperimentazione analoga era stata ospitata a Lodi, quest'anno si è scelto è Varallo, con il suo Sacro Monte.
L'iniziativa è partita dalla collaborazione avviata dal direttore della Riserva regionale con la seconda facoltà di architettura di Milano, sfociata nel maggio del 2008 nella realizzazione dei modellini plastici di tutte le cappelle del Sacro Monte con la mostra finale in piazza della Basilica. Ora prosegue con questo workshop internazionale che porterà vivacità e stimoli a Varallo ed alla Valsesia (ed anche più di trentamila euro di ospitalità alberghiera). I ragazzi e i docenti saranno di stanza al Sacro Monte, ma gireranno la Valsesia per conoscerne le caratteristiche naturali ed infrastrutturali.
Presi contatti con il Comune di Varallo, con il Sindaco di Boccioleto (e vicepresidente della Comunità Montana) e con il Comune di Alagna, questo gruppo di studio internazionale ha offerto la propria collaborazione per suggerire riflessioni progettuali utili ad ampio raggio come stimolo per pensare o migliorare la rete esistente di infrastrutture e servizi, armonizzata con il paesaggio. La riflessione partirà dall'asta del fiume Sesia con un approfondimento sui temi dello sviluppo economico (gli insediamenti industriali, ma anche la ricettività turistica), i servizi e le infrastrutture, non ultimi i trasporti. Se il fiume è la principale risorsa naturale della Valle, è anche stato il motore del suo sviluppo economico. Pensare ad un paesaggio armonico della Valsesia intesa come "città verde" allargata sul territorio intorno al suo fiume non vuol dire frenarne lo sviluppo, ma concepirlo come integrato nell'ambiente. Al Sacro Monte, grande città ideale in cui armoniosamente convivono architettura e natura in un singolare equilibrio, la riflessione si concentrerà sulle piazze e i percorsi.
Lunedì, grazie al sostegno della Comunità Montana Valsesia, il gruppo percorrerà in pullman la valle da Varallo a Campertogno, ad Alagna e di ritorno a Boccioleto. Martedì visiterà le bellezze artistiche di Varallo, dalla chiesa della Madonna delle Grazie, alla Pinacoteca, al Sacro Monte, per poi dividersi in gruppi, coordinati ciascuno da docenti dei diversi politecnici, che lavoreranno i giorni successivi sui quattro temi diversi prescelti.
L'anno scorso per la Riserva regionale che gestisce il Sacro Monte è stato l'anno del seminario internazionale dell'ICCROM (l'ente che definisce le regole mondiali per la conservazione dei patrimoni culturali di interesse extranazionale) che ha scelto come caso di studio il nostro complesso, questo è l'anno dei quattro Politecnici europei. Un po' di spirito internazionale e cosmopolita per aiutarci a ripensare al nostro patrimonio e al nostro futuro.


Parrucche e parrucchieri per le statue del Sacro Monte?

statue della cappella dell’Ultima Cena
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Statue della cappella dell'Ultima Cena
Non è uno scherzo. A fine Ottocento furono chiamati dei parrucchieri esperti nell'acconciare gli attori di teatro, per rinnovare le parrucche e le barbe delle statue delle cappelle. I capelli sporchi o radi davano l'impressione di trascuratezza. Occorreva ridare alle statue l'antico decoro, anche portandole dal parrucchiere, o meglio, facendo venire a casa il parrucchiere, come si faceva una volta.
I capelli "naturali" delle statue sono un elemento distintivo del Sacro Monte di Varallo. Al Sacro Monte di Orta le chiome sono modellate in terracotta.
Ma nella lunga storia del nostro Sacro Monte non è sempre stato così. Le prime statue erano in legno colorato ed avevano capigliature scolpite. Poco più tardi, all'inizio del Cinquecento, le sculture in legno furono sostituite dai manichini vestiti con tele gessate (come le statue dell'Ultima Cena) che portavano capelli veri. La scelta di imitare il più possibile le figure umane condusse a questa singolare finzione. Una soluzione adottata anche da Gaudenzio che oltre a dare alle sue immagini movenze e d espressioni il più possibile naturali, le completava con barbe e capelli veri. Col diffondersi di questa moda, già nel XVI secolo apparvero innaturali e rozze le sculture più antiche, le cui capigliature scolpite vennero così coperte da parrucche, come abbiamo constatato quando abbiamo restaurato il Cristo morto nel Sepolcro.
La situazione si capovolse in un certo senso nell'Ottocento, un periodo in cui diffondesi di un gusto che privilegiava l'arte classica (pensiamo ai marmi candidi di Canova), fece giudicare le nostre statue il prodotto di un'arte popolare o minore. Così il direttore della National Gallery di Londra, Charles Eastlake sulla metà di quel secolo classificò il Sacro Monte di Varallo come un'assurda esibizione di statue vestite simili per stile a quelle del Museo delle cere di Londra, ma di qualità inferiore. Non è forse un caso che alcuni interventi di restauro ottocenteschi abbiano cercato di nobilitare le statue rimuovendo chiome e parrucche per modellarvi nuovi capelli in gesso. Questo pregiudizio artistico ha continuato ad influire negativamente sulla fortuna del Sacro Monte fino all'inizio del Novecento.

Conservare i capelli in ordine e puliti è sempre stato un problema. I documenti antichi dell'archivio del Sacro Monte ci riportano un gran discutere su come conservarli o rinnovarli. Le chiome con il tempo si impoverivano e sporcavano. Ci è capitato ancora qualche anno fa di accorgerci che alcuni ciuffi di capelli di una statua della cappella dell'Ecce homo erano stati rimossi ed utilizzati da un uccellino per costruirsi un nido poco distante. Generalmente le chiome venivano sostituite. Un documento di inizio Novecento racconta di un massiccio acquisto di crine animale, nero, grigio e rosso da utilizzarsi per rinnovare barbe e capelli da parte del direttore artistico Pietro Galloni, da una ditta che lo produceva per i materassi. Era assolutamente sterilizzato, garantiva la ditta. Ma già in quegli anni si cominciava a discutere della necessità di conservare alle statue l'aspetto (e quindi anche l'acconciatura) antichi.
L'ultimo grande rinnovo di barbe e capelli risale ai restauri di fine anni Sessanta del Novecento. Cristo e gli apostoli dell'Ultima Cena sono stati dotati di parrucche all'ultima moda, che si portano stampata su la data di quel restauro, condizionata dal gusto di allora. Oggi che interveniamo sulle statue restaurate in quegli anni (ad esempio le sculture della cappella dei Magi) ci troviamo a ragionare su altre possibili soluzioni per cercare di riproporle il più possibile vicine a come le vedeva il visitatore di allora e a come l'artista le aveva realizzate, a quello che oggi chiamiamo "lo sguardo d'epoca". Un aiuto può venirci da antichi disegni e da fotografie fotografie storiche che ci riportano indietro nel tempo.
Elena De Filippis, Direttore della Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte di Varallo

Arte e fede al Sacro Monte

Invito alla presentazione della Guida del Sacro Monte di Varallo e del Sito Internet della Riserva
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Sabato 30 maggio - sabato 6 giugno 2009

L'anno scorso, proprio di questi tempi, il Sacro Monte ospitava il festival Imago Veritatis, tre giorni dedicati al Sacro Monte, studiato come modello del rapporto fra arte e fede, testimonianza altissima di come il sentimento religioso abbia espresso veri e propri capolavori d'arte. Il 30 maggio prossimo si torna a riflettere, sempre al Sacro Monte, sul rapporto tra arte e fede, o più precisamente sul rapporto tra fede e arte contemporanea. La Società ASC (Arte Sacra Contemporanea) organizza infatti un'intera giornata su questo tema. Una giornata che leggerà l'argomento da trecentossessanta gradi, che vedrà alternati momenti di visita alle opere d'arte del Sacro Monte e della chiesa della Madonnna delle Grazie, a momenti di studio e riflessione, a incontri musicali e teatrali.
Partenza non casuale dalla chiesa della Madonna delle Grazie, con la parete gaudenziana letta come "manifesto programmatico" dipinto da Gaudenzio Ferrari e imitato dagli artisti a lui successivi. Quindi il Sacro Monte, esempio di straordinaria intesa fra genio artistico e contenuti sacri. All'interno della Casina d'Adda, poi, alle 10 e 45 verrà presentato dalla società un portale internet che raccoglie selezionate proposte dell'arte contemporanea al servizio del culto. Seguiranno, nella saletta della Casina d'Adda, messa a disposizione dalla Riserva regionale, alcuni interventi di esperti e accademici sul tema "Progetto arte sacra contemporanea in Italia", con Andrea Del Guercio e Stefano Pizzi, docenti all'Accademia di Brera, rispettivamente di Storia dell'arte e di Pittura, Mons. Pierangelo Squeri, vicepreside della facoltà di teologia dell'Italia settentrionale e altri esperti. Chiuderà la mattinata un incontro con le autorità locali. Alle due di pomeriggio un momento musicale, viaggio nelle sonorità dell'arte contemporanea, all'Albergo Sacro Monte. E per chiudere, alle 15.30, un incontro teatrale nella sala conferenze della Casina d'Adda ove verrà presentato uno spettacolo di Gianni Dal Bello e Marco Albino Ferrari. Al piano inferiore verranno esposte alcune opere di artisti contemporanei.

La settimana dopo la saletta della Casina d'Adda ospiterà invece gli studenti dell'Università degli Studi di Vercelli, per un'immersione a tutto tondo nell'arte valsesiana, con la professoressa Patrizia Zambrano, il dottor Massimiliano Caldera della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici del Piemonte, la professoressa Donata Minonzio, docente di storia dell'arte al liceo d'Adda, il direttore della Riserva del Sacro Monte, Elena De Filippis e il direttore della Pinacoteca, Carla Falcone. Concluderà la settimana, sabato 6 giugno, alle ore 18, nella chiesa della Madonna delle Grazie, la presentazione, da parte della Riserva, della nuova guida del Sacro Monte e del sito internet, realizzati entrambi grazie ad un'ampia collaborazione fra la Riserva, Confindustria Vercelli Valsesia, Ascom della provincia di Vercelli, Welcome SacroMonte, Regione Piemonte, Unione Europea grazie ad un progetto comunitario che ha avuto come capofila proprio l'Unione industriali.


XI edizione Peregrinatio

A piedi dal Sacro Monte d'Orta al Sacro Monte di Varallo

Situati in due vallate contigue il Sacro Monte d'Orta e il Sacro Monte di Varallo sono da secoli meta di pellegrinaggi da parte di fedeli provenienti da comunità distanti anche decine di chilometri. Alcuni di essi erano diventati delle consuetudini e si ripetevano tutti gli anni.
Il più antico di questi pellegrinaggi era quello che partiva da Orta per giungere al Sacro Monte di Varallo; il primo a tutt'oggi conosciuto si svolse nell'anno 1547 e fu organizzato da Fra Bernardino Colombano: ne troviamo traccia nel volume "Il diario del notaio Elia e il mondo ortese degli Olina".
Partecipavano a questo pellegrinaggio quasi tutti gli ortesi che utilizzavano questo momento devozionale anche come opportunità di scambio: partivano infatti con molti prodotti locali che erano barattati come prodotti di Varallo e della Valsesia.
La consuetudine di questo pellegrinaggio si era interrotta nell'anno 1939 ed i fedeli che desideravano raggiungere il Sacro Monte di Varallo lo facevano in modo autonomo servendosi dell'automobile, anche perché i sentieri che collegano le due realtà erano caduti in disuso.

Il percorso che collega il lago d'Orta con Varallo attraverso il passo della Colma non era soltanto frequentato da pellegrini, ma era la più importante via di comunicazione tra il Cusio e la Valsesia.
Un'importante testimonianza ci è stata lasciata dal famoso scrittore inglese SAMUEL BUTLER ( 1835-1902) che dopo aver presentato il suo libro Alpi e Santuari: "Ho scelto l'Italia come seconda patria, e vorrei dedicarle questo libro come ringraziamento per la felicità che mi ha procurato", così descrive il Passo della Colma: "…..ma torniamo ora a Varallo, o piuttosto al modo di raggiungerla attraverso la Colma. Non c'è nulla in tutta l'Italia Settentrionale più bello di questa passeggiata, con i suoi declivi simili a parchi coperti di castagni e di pascoli ondulati punteggiati da deliziosi fienili quali si possono trovare soltanto in Tiziano. Si potrebbe quasi credere che Handel l'avesse avuta in mente, quando scrisse la sua aria divina "verdi prati". E' certo che nessuna regione può essere più adatta sia alle parole che alla musica"

Purtroppo questo paesaggio è cambiato: il graduale abbandono della montagna ha portato al degrado dei "deliziosi fienili", ormai privi dell'originaria copertura in paglia e il bosco ha ricoperto "i pascoli ondulati".


Lavori di primavera al Sacro Monte

Veduta dei tetti del complesso di Nazaret
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Veduta dei tetti del complesso di Nazaret

Veduta dei tetti del complesso di Betlemme
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Veduta dei tetti del complesso di Betlemme
L'Italia ha un patrimonio artistico pari al 50% di quello mondiale, o al 30% o al 60%. Se ne discute. Le stime corrono. Sia come sia, ha una fetta molto rilevante delle ricchezze artistiche dell'intero globo. Ma ne conseguono gioie e dolori. Questo è per il paese un vanto, ma comporta una notevole spesa, che sembra proprio che non possiamo permetterci, stando ai continui tagli al finanziamento del Ministero per i Beni Culturali. E allora, come nel campo della sanità, non si fa che parlare di prevenzione. Occorrerebbe evitare i restauri, molto costosi, e anche traumatici per le opere, proprio come le operazioni chirurgiche, e fare "prevenzione". Il che costa molto meno ed è forse la sola strada per conservare un patrimonio di grande entità.
Niente di nuovo sotto il sole. Una volta non si usavano termini roboanti, ma un'economia molto attenta all'uso delle risorse portava ad assidue cure per la manutenzione dei beni. Lo sapevano bene i vescovi, quando avevano in cura il Sacro Monte. Il vescovo Tornelli, a metà Seicento, emanava per il Sacro Monte di Orta (che forse era allora più malconcio di quello di Varallo) istruzioni puntuali (e obbligatorie) sulla manutenzione ordinaria dei tetti, che voleva eseguita con regolare periodicità, su tutte le cappelle. I vescovi erano consapevoli che se fosse entrata dell'acqua attraverso le coperture, avrebbe danneggiato irreparabilmente gli affreschi interni con conseguenti ingenti spese.
La Riserva del Sacro Monte di Varallo, che ha da mantenere centinaia di metri quadrati di coperture (e di dipinti sottostanti) ha ripreso (per una consapevole scelta unita anche ad un'economia di gestione) quest'antica tradizione. In primavera e nel tardo autunno un artigiano "beolista" qualificato procede alla verifica a tappeto delle coperture delle cappelle.

I nostri tetti sono i tipici tetti in beola alla valsesiana: sulla struttura lignea (la travatura), sui cui è poggiato un tavolato, sono poste delle lastre in pietra locale, dette "beole". La tenuta del tetto è garantita dalla corretta sovrapposizione delle beole, che stanno ferme grazie al loro peso. Se sono ben posate possono resistere anche per secoli. Posare un tetto in beole richiede estrema perizia: vuol dire realizzare bene la struttura lignea, allineare le lose sulle tavole di castagno (che vanno posate a gradoni perché le lastre in pietra non scivolino), scegliere beole che non abbiano cavità sulla superficie ove potrebbe ristagnare l'acqua, scheggiarle accuratamente in modo che l'acqua defluisca correttamente e mille altri trucchi di mestiere. E' fondamentale garantirsi per questo lavoro artigiani qualificati.
La Riserva, dopo aver proceduto alla manutenzione straordinaria dei tetti di buona parte delle cappelle del Sacro Monte, ha avviato e consolidato l'esperienza della manutenzione ordinaria dei tetti e dei canali di gronda e pozzetti delle cappelle.
Dopo un' abbondante nevicata, infatti, qualche corso di beole può scivolare verso il basso. Foglie e detriti vegetali possono intasare i canali di gronda, ove viene convogliata e allontanata l'acqua, un ramo caduto può spezzare la beola sottostante. Perciò dopo le nevicate, in primavera, e poi dopo la caduta delle foglie, nel tardo autunno, controlliamo e puliamo manto e canali di convogliamento delle acque, per essere sicuri che i tetti tengano e che l'acqua defluisca correttamente. Se fuoriesce dai canali, ruscella sull'intonaco esterno e può provocare danni alle murature o anche agli affreschi interni. L'artigiano beolista immette acqua nei canali e verifica che al piede della muratura l'acqua scorra e che i pozzetti siano puliti. Sostituisce le beole rotte, sistema i corsi che hanno subito scorrimenti. In caso di piogge molto abbondanti, come è avvenuto nelle scorse settimane, viene a percorrere i sottotetti ispezionabili (quelli che consentono il passaggio di una persona) per verificare se ci sono anche solo piccole infiltrazioni di acqua. Poi interverrà per i rimedi necessari: sigillare un faldale, controllare la tenuta dei serramenti del lanternino.
Queste cure sono necessarie e sufficienti per quei tetti (la maggior parte) che sono in buone condizioni. Fa eccezione qualche caso, come quello del complesso di Nazaret e della cappella delle Tentazioni, fra i più antichi del Sacro Monte, che necessitano di manutenzione straordinaria urgente. Per fortuna, su questi e su altri due tetti meno gravi è imminente un intervento del Comune di Varallo con fondi regionali.

Perché le statue del Sacro Monte sono sporche?

Statue della cappella della Resurrezione del figlio della vedova di Naim
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Statue della cappella della Resurrezione del figlio della vedova di Naim

Un pastore della cappella dell'Adorazione dei pastori
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Un pastore della cappella dell'Adorazione dei pastori (di cui è in corso il restauro grazie ad un finanziamento della Compagnia di San Paolo)
Quante volte abbiamo udito il turista occasionale, il pellegrino devoto o il fedele durante le processioni, ancor più quando vengono aperte le grate, osservare come gli interni delle cappelle del Sacro Monte, e soprattutto le statue, non siano in buone condizioni. Viene spontaneo dire: "ma la Riserva, l'ente regionale creato per conservare il Sacro Monte, cosa fa? Le statue sono sporche e malconce, perché non si comincia a pulirle per dare all'insieme un aspetto più decoroso? Bisognerebbe assoldare degli addetti alle pulizie che lavino, spolverino, rimuovano sporcizia e polvere".
Sembra facile, ma le statue delle cappelle sono malate. I pavimenti sono rovinati. Non basta chi pulisce, ci vuole chi ripari. E occorrono fondi per riparare (cioè restaurare). La Riserva ogni anno fa fare ad un esperto restauratore due giri di controllo ed anche di pulizia vera e propria all'interno delle cappelle, e gli fa realizzare piccoli interventi su quelle necessità nuove o urgenti che emergono durante il controllo e la pulizia. E allora perché le cappelle non migliorano?
Le cappelle sono migliorate, potremmo rispondere. Chi ripensa a dieci-dodici anni fa o scorre foto di allora non può non accorgersi che la pulizia e il decoro sono decisamente migliorati. Prima c'erano foglie secche, monete tirate dai pellegrini (pericolose per le statue), ragnatele in quantità, e capitava di trovare dentro le cappelle anche resti di piccoli animali morti. Oggi i pavimenti sono puliti, le ragnatele non penzolano più come una volta, anche le monete sono quasi scomparse. Le vetrate sono generalmente pulite. Non è migliorata però in modo vistoso la pulizia delle statue. Ma c'è un motivo.
Le sculture sono state tutte ridipinte nel tempo una o anche più volte, perché il colore sulla loro superficie è fragile. Per coprire i buchi provocati dalla caduta di colore nei secoli scorsi si chiamava spesso un decoratore o un imbianchino a ridipingerle e a rinnovarne l'aspetto con vernici più o meno collose e rilucenti (abbiamo trovato diffuse tracce di cera, di gommalacca, ma anche di flatting). Questi materiali, sovrapposti al colore originale, si sono alterati facendolo arricciare e sollevare. Hanno assorbito sudiciume e polvere rendendo difficile conservare un aspetto decoroso alle figure senza ricorrere ad interventi drastici. Lo notava a fine Ottocento lo scultore Della Vedova, incaricato di restaurare le statue della cappella della "Salita al Calvario", che non trovava altro rimedio che rimuovere completamente il colore dalle statue (salvando, per fortuna il colore antico sui volti, forse meno ridipinti) e poi ridipingerle.
Ora non si lavora più così. Sappiamo che i nostri più famosi artisti, Gaudenzio Ferrari e Giovanni d'Enrico (insieme ai fratelli Tanzio e Merlchiorre), hanno colorato le loro statue e le hanno dipinte con la stessa gamma di colori utilizzata per le figure dipinte sulle pareti delle stesse cappelle, così da ingannare l'occhio dello spettatore che quasi non distingueva le figure dipinte e quelle scolpite. Ed allora oggi, restaurando, non ci permettiamo di raschiare via il colore originale di Gaudenzio (anche se coperto da brutti strati soprastanti). Speriamo, prima o poi (quando i fondi ce lo consentiranno, di recuperarlo. E' questa la ragione per cui le statue sembrano sporche. Il restauratore che entra due volte l'anno nelle cappelle (ci piacerebbe, se i fondi ce lo consentissero, aumentare i giri di controllo e pulizia) e spolvera con un pennellino o un piumino le statue, proprio come si fa a casa per togliere la polvere, mantiene belle e pulite le statue restaurate da poco, ma non sfiora neppure quelle in cui il colore è sollevato (e anche intriso di polvere), per evitare che cada in pezzi e si perda. Anche l'uso di acqua o solventi che possono rilasciare umidità, è vivamente sconsigliato in una realtà umida come il Sacro Monte, e porterebbe alla crescita di microrganismi dannosi (muffe, licheni, batteri).
Non ci sono soluzioni facili e miracolose. Occorre programmare un intervento di restauro che prima fissi, consolidi il colore in superficie perché non cada, e poi proceda con la pulitura e il restauro vero e proprio. Rimuovere la polvere non è un'operazione semplice (ed economica) come può apparire. Le statue sono più di ottocento. Vanno programmati i restauri e reperiti i fondi necessari. Come sta facendo la Riserva ricorrendo, oltre che ai finanziamenti pubblici, anche a fondi di fondazioni bancarie e di sponsor. E' un lavoro lungo che con il sostegno anche dei privati potrebbe procedere più spedito. Nel frattempo, per consolarci, possiamo rileggere le descrizioni dei vescovi che visitavano il Sacro Monte nei secolo scorsi, conservate all'Archivio diocesano di Novara.
Il vescovo Volpi nel 1628 lo percorre e controlla per intero. Erano i tempi in cui il complesso era ancora in costruzione, distanti solo una ventina d'anni dai grandi lavori fatti fare dal vescovo Bascapè (morto nel 1615) a cui dobbiamo la realizzazione e decorazione di più di dodici di cappelle. La precedente visita vescovile (del cardinal Taverna) risaliva al 1617. Volpi trova il Monte nel 1628 in uno stato che oggi definiremmo di semiabbandono, con l'umidità che diffusamente "guasta le statue, et pitture" e pavimenti e "muri rotti", ma anche –come scrive- raccomandando di porvi rimedio, vede vetrate "lordissime" e dentro le cappelle "sterchi de' sorci", rami secchi, foglie e "immondizia grande" dappertutto. L'impressione è che, nonostante tutto, il Sacro Monte sia più curato oggi.

XI Settimana della Cultura: 18-26 aprile 2009

Comunicato stampa - 10 Aprile 2009

"La Cultura è di tutti: partecipa anche tu" è lo slogan con il quale il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha promosso l'XI Settimana della Cultura che si svolgerà tra il 18 e il 26 aprile 2009.
La Riserva Regionale del Sacro Monte di Varallo ha accolto l'importante iniziativa rivolta ad una sempre migliore conoscenza del prezioso patrimonio culturale del nostro Paese e della nostra Valle.
L'evento organizzato dal Ministero, curato e seguito dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali diretta dall'Arch. Liliana Pittarello, ha lo scopo di sensibilizzare tutti i cittadini sull'importanza della tutela e conservazione di questa ricchezza comune, la cui delicatezza, fragilità e precarietà sono drammaticamente oggetto della cronaca di questi giorni.
Nel corso dell'XI settimana della Cultura la Riserva organizza, giovandosi del suo personale e anche della collaborazione volontaria di Girovagarte-Centro Accoglienza e Visite del Sacro Monte e della Città di Varallo, una serie di visite guidate con partenza dalla fontana della Piazza della Basilica nei seguenti orari:
sabato 18 e 25, appuntamenti alle ore 11.00 e alle 15.30
domenica 19 e 26, appuntamenti alle ore 11.00 e alle 15.30
durante la settimana da martedì 21 a venerdì 24, appuntamenti alle ore 11.00.

Per motivi organizzativi si invitano le persone interessate a prenotare la visita ai numeri sottoriportati:
Riserva Sacro Monte di Varallo, 0163/53938 (lun-gio 9.00-17.00; ven 9.00-13.00)
Girovagarte Tel. 0163/564824


Il Sacro Monte, modello di città ideale

Esterno
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Esterno
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Comunicato stampa - 9 Aprile 2009

Il Sacro Monte, sito Unesco dal luglio 2003, è visitato oggi (e già da secoli) per motivi religiosi e per interesse artistico. C'è chi lo frequenta anche perché è un posto piacevole dove trascorrere un po' di tempo al fresco, in compagnia dei propri pensieri, di amici, del proprio cane. E' un luogo di arte e di fede, ma anche un singolare giardino pubblico e ancora una sorta di piccola città storica con le sue strade e le sue piazze, quella civile e quella religiosa, per fortuna risparmiate dal traffico automobilistico, dal caos e dal rumore delle città vere. Una città ideale in cui armoniosamente convivono architettura e natura in un singolare equilibrio. Proprio questa sua caratteristica ha attirato la seconda facoltà di architettura di Milano che lo ha scelto come sede di uno stage internazionale legato ad un progetto che si propone di insegnare a progettare in armonia e nel rispetto del paesaggio. Il contatto è nato l'anno scorso con la collaborazione avviata dal Direttore della Riserva regionale del Sacro Monte con la seconda facoltà di architettura di Milano, sfociato allora nella realizzazione dei modellini plastici di tutte le cappelle del Sacro Monte e nella mostra che a maggio li ha visti esposti nella piazza della Basilica. Il lavoro è proseguito in uno scambio di proposte e stimoli per continuare a fare del Sacro Monte un grande laboratorio. Il risultato è che a luglio quarantotto studenti di architettura, italiani, austriaci, slovacchi e rumeni, guidati da quindici docenti, verranno a Varallo nell'ambito di un progetto di cooperazione comunitaria e vi si fermeranno una dozzina di giorni. Gli studenti e i professori del Politecnico di Milano, dell'università della Corinzia, di Bucarest e di Lubiana vivranno al Sacro Monte e lo prenderanno in un certo senso a modello per progettare in armonia con il paesaggio nuove strutture in Valsesia. Dal Monte si sposteranno ad esaminare e progettare soluzioni di integrazione fra strutture e infrastrutture e paesaggio (il tema del progetto è : "la città verde, strategie per le progettazioni future del paesaggio urbanizzato") che volendo potranno divenire utili spunti di riflessione per la comunità valsesiana. Verranno presi contatti con un paio di Comuni, per realizzazioni mirate, d'intesa con le amministrazioni. Non si tratterà certo di progetti esecutivi, ma l'interazione sarà senz'altro stimolante. Dunque ancora il Sacro Monte che fa scuola, questa volta su di un tema apparentemente inconsueto, quello della città ideale e dell'armonia paesaggio e costruito.
Il carattere urbano del Sacro Monte di Varallo è una sua caratteristica peculiare, che lo distingue dagli altri Sacri Monti ed è il frutto di una particolare tappa evolutiva della storia del complesso, quando progettista fu l'architetto perugino Galeazzo Alessi (1565-1569 ca.) e grande sponsor del piano di radicale trasformazione del Sacro Monte caro al padre Caimi e a Gaudenzio Ferrari fu Giacomo d'Adda, ricco finanziere milanese. Fu Galeazzo a concepire il Sacro Monte come un luogo di delizie, di piacevolezza dei sensi e dello spirito, di meraviglia e stupore. E fu ancora lui a progettarlo come una città tardorinascimentale, la città sacra di Gerusalemme, copiata dalla Gerusalemme storica, celeste e ideale, ma anche luogo urbano di raffinata progettazione architettonica, da popolarsi con tempietti classicheggianti, una nuova Sforzinda, evocante il tema della città ideale caro agli architetti del rinascimento. Una città complessa, quella sognata da Alessi, in cui gli spazi urbani con ricercati edifici a pianta centrale, con loggiati e porticati, con monumenti, fontane, giochi di acqua, si rapportavano armoniosamente con spazi verdi incontaminati (il bosco naturale del "Vallone dell'Inferno") e con aree a giardino concepite secondo la voga del giardino all'italiana, con vialetti pedonali e siepi dalle forme particolari. Il progetto dell'Alessi, pur fortemente ostacolato dai frati e per questo presto abbandonato, ha lasciato un'impronta indelebile nel Sacro Monte di oggi, soprattutto nel rapporto fra spazi urbani, cappelle, vegetazione e giardino, marcando definitivamente l'equilibrio paesaggistico del Sacro Monte formato dall'armonico rapporto di cappelle e vegetazione. Lo ha capito la Regione Piemonte che ha creato nel 1980 la Riserva Naturale Speciale per conservare il Sacro Monte per intero, cappelle e ambiente circostante. Lo hanno ben presente gli studiosi di storia dell'architettura. E il tema ritorna oggi di attualità: una città ideale progettata in armonia con il paesaggio che quattro stati diversi d'Europa vengono a studiare e prendere a modello.


Ospiti illustri al Sacro Monte

Ospiti illustri al Sacro Monte
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Ospiti illustri al Sacro Monte
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Comunicato stampa - 23 marzo 2009

Sono stati tanti gli ospiti illustri nella storia del Sacro Monte, sin dalle origini. Charles d'Amboise, governatore francese del ducato di Milano, luogotenente di Luigi XIII, aveva programmato di passare la settimana santa del 1505 al Sepolcro di Varallo. Lo dichiarava il suo ambasciatore in una lettera del 2 marzo inviata ad Alfonso d'Este, duca di Ferrara. La visita, rimandata a dopo la Pasqua, cadrà il 5 aprile dello stesso anno.
Il 22 agosto 1507 il cardinal Federico Sanseverino, vescovo di Novara, concesse un'indulgenza a chi avrebbe visitato il sacro luogo. Sarà probabilmente questa l'occasione per una seconda visita del d'Ambois. E' probabilmente in una delle due spedizioni che il governatore francese ha lasciato traccia indelebile del suo passaggio nel suo ritratto (opera del pittore lombardo Bernardino de' Conti) donato al santuario e oggi conservato presso la Pinacoteca di Varallo. Che il complesso valsesiano, allora in costruzione, dovesse godere di ottima fama presso i nuovi dominatori francesi di Milano lo dimostrano anche altre notizie. Una comitiva di francesi nel 1507 lasciò la propria firma sull'intonaco esterno dell'attuale cappella delle Tentazioni di Cristo. Nello stesso anno il cancelliere Gerolamo Morone, in missione diplomatica in Valsesia per verificare, per conto dei francesi, il confine del ducato, udita la fama del Calvario che si andava allora edificando, venne a visitarlo e venne accompagnato nel giro delle cappelle da un frate francescano espertissimo dei luoghi della Terrasanta. Varallo con il suo Sacro Monte restò meta e luogo di culto importante per il ducato più di quanto noi oggi immaginiamo. Anche Francesco II Sforza, ripreso per un breve periodo il trono, non fu ospite meno attento (1530) e fece del Sepolcro di Varallo uno dei luoghi di educazione spirituale della giovanissima moglie Cristina di Svezia. La più importante guida seicentesca dei luoghi di culto del ducato milanese citava fra i siti meritevoli di visita il nostro complesso
Ma anche i duchi sabaudi lasciarono il segno del loro passaggio: Carlo Emanuele I fu l'illustre mecenate che finanziò, a fine Cinquecento, la cappella della Strage degli Innocenti, non a caso l'edificio più grandioso (anche solo nelle dimensioni) e riccamente decorato, di quel periodo.

Anche oggi una buona parte dei nostri visitatori si dividono tra il Piemonte e la Lombardia. Capita che vi siano anche persone illustri. Talora in visita riservata. E' quello che è accaduto giovedì scorso, 19 marzo, festa di san Giuseppe, quando il Sacro Monte ha ospitato uno dei più carismatici successori di san Carlo, il cardinale Carlo Maria Martini. Mi è capitato per caso, a metà mattina, mentre giravo il Sacro Monte in compagnia di un restauratore, di raccogliere una richiesta di informazioni di chi lo accompagnava, che cercava per lui il percorso di salita meno faticoso. Lo ho guidato per farlo salire in auto sull'elevatore che porta le persone disabili alla piazza dei Tribunali e poi in una breve visita a piedi fra le cappelle più importanti della piazza dei Tribunali, poi all' Ecce homo, naturalmente alla Crocifissione, all'Ultima Cena, all'Orazione nell'orto e alla cappella dei Discepoli dormienti. Mentre illustravo la storia del Sacro Monte e le cappelle incontrate lungo il percorso il cardinale ricordava le visite di san Carlo al Sacro Monte e le sue preghiere dentro il Sepolcro, dove è voluto entrare nonostante la camminata un po' faticosa sorretta da un bastone e da un fido accompagnatore. Riconosceva i nomi di personaggi e protagonisti artistici e religiosi del Sacro Monte, a lui noti perché attivi anche nella capitale milanese, da Gaudenzio a Morazzone, a Tanzio, al vescovo Bascapè, grande riformatore del progetto religioso del complesso e continuatore dell'opera milanese di san Carlo, con cui operò in continuità al Sacro Monte. Naturalmente anche i paralleli con la Terra Santa sono apparsi immediati ed evidenti per il cardinale, che ha trascorso diversi anni in Palestina.
La visita avrebbe dovuto restare privata, ma si è chiusa con un breve saluto al Rettore del santuario, padre Giuliano Temporelli e un veloce giro nella basilica. Si è trattato di una delle consuete visite del giovedì che, ci è stato raccontatato, il cardinale era solito effettuare anche quando era a capo della diocesi, spesso senza preannunciarsi. All'interno della Crocifissione è rimasto colpito dalla straordinarietà dello spettacolo, conquistato con impegno dopo la lunga scalinata. Dopo san Carlo e il papa Giovanni Paolo II si è trattato di una delle visite di illustri uomini di chiesa più memorabili, per il carisma della persona, la sua grande spiritualità e apertura, la profonda cultura che si accompagna ad una immediata umanità.


Ferrara Festival

Cappella della Strage degli Innocenti - foto Marco Genova
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Cappella della Strage degli Innocenti
(foto Marco Genova)

La cappella di Cristo condotto per la prima volta davanti a Pilato, particolare delle statue dopo il restauro - foto Mariano Dallago
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La cappella di Cristo condotto per la prima volta davanti a Pilato, particolare delle statue dopo il restauro
(foto Mariano Dallago)

Comunicato stampa - 16 marzo 2009

L'Assessore regionale ai parchi ha ricordato in una sede pubblica che l'eccellenza del Sacro Monte di Varallo (e dell'ente regionale che lo gestisce) è nel restauro e nella conservazione del complesso. Sarà contento allora di sapere che la Riserva porterà il 25 marzo prossimo le esperienze di manutenzione programmata del suo patrimonio (uniche in Italia) e di restauro del Sacro Monte alla XVI fiera del Restauro di Ferrara, il più importante salone internazionale dell'Arte del Restauro e della Conservazione dei Beni Culturali e Ambientali, il luogo per eccellenza in cui da anni si incontrano le esperienze del pubblico (le Soprintendenze, i Musei, le due scuole italiane di restauro, l'Istituto Superiore Centrale per il Restauro e l'Opificio delle Pietre Dure) e del privato (gli operatori e le ditte di restauro) per mostrare il più alto livello di eccellenza (unico nel mondo) raggiunto in Italia su questo terreno.
Il prof. Giorgio Bonsanti , emerito direttore dell'Opificio delle Pietre Dure e referente scientifico del Salone del Restauro ha infatti invitato il Direttore della Riserva a raccontare l'attività svolta il giorno di apertura della Fiera, il 25 marzo prossimo, nella sala Castello, dalle 11 alle 13. Il Sacro Monte avrà uno spazio di due ore che consentirà di illustrare le bellezze del nostro complesso fuori dal territorio, a chi non lo conosce, quindi di entrare nel merito del programma di conservazione seguito e dei restauri recenti. Il titolo della conferenza, con proiezione di immagini, sarà: Manutenzione programmata e restauri del Sacro Monte di Varallo. L'attività dell'ente regionale creato per gestire il complesso. Relatori saranno Elena De Filippis e Stefano Aietti per la Riserva, accompagnati dalla restauratrice Andreina Castellano impegnata al Sacro Monte per diversi cantieri. Il Sacro Monte troverà spazio in mezzo alle eccellenze, accanto ai più importanti recenti restauri o alle indagini diagnostiche internazionali dei pezzi migliori del patrimonio artistico italiano, dal Davide di Michelangelo, ai quadri di Raffaello della National Gallery di Londra, alle Porte monumentali di Bologna, alla Madonna del Cardellino di Raffaello, ai monumenti storici di Kiev, alle sculture lignee giapponesi del Museo di Arte Orientale di Torino, al Salone di Tiepolo a Palazzo Labia a Venezia, ai calchi del Partenone dell'Accademia di Napoli.
Che il Sacro Monte sia in prima fila nell'esperienza di restauro non è una novità per chi pratica il mondo dell'arte. Sono anni ormai che la Riserva frequenta, con una certa assiduità, i giornali specialistici di arte e restauro, i convegni del settore e le colonne del "Giornale dell'arte", la rivista divulgativa più diffusa. Nel 2003 il "Giornale dell'arte" ha dedicato un inserto al restauro della cappella della Crocifissione, due anni fa ha trattato di restauri al Sacro Monte un altro articolo sullo stesso periodico che nel dicembre 2008 ha ricordato il nostro complesso come eccellenza e modello nella conservazione programmata del patrimonio e il mese scorso è ritornato sul tema ricordandolo per la buona prassi di conservazione. Nel 2007 e nel 2008 la Riserva ha presentato tre suoi lavori al congresso Internazionale delle biotecnologie applicate al Restauro. Si è persa invece l'occasione di presentarsi ad un congresso internazionale a Città del Messico a cui si era stati invitati. Nel 2005 e nel 2007 le riviste specialistiche "Arkos" e "Kermes" hanno illustrato il restauro dell'intonaco del Calvario e il restauro delle statue della cappella di Cristo condotto per la prima volta al Tribunale di Pilato.
Il salto di qualità nell'esperienza della conservazione del Sacro Monte degli ultimi anni è partito con l'attività dell'Istituto Centrale per il Restauro (la scuola di restauro più famosa del mondo) per il restauro della cappella della Crocifissione, dal 1994 al 2002. La presenza di una qualificatissima équipe di tecnici, fisici, chimici, ingegneri, biologi, architetti, storici dell'arte e restauratori ha favorito un ottimo scambio di esperienze con i tecnici della Riserva che hanno sottoposto loro problemi e progetti aprendo un confronto molto positivo per i programmi futuri.
Che il restauro del Sacro Monte fosse un affare complesso lo sapevano già i nostri bisavoli. Complesso per il pregio delle opere d'arte contenute nelle cappelle (nove cappelle furono dichiarate monumento nazionale già nel 1884) e per il continuo scambio climatico (umidità, temperatura etc.) fra interno e esterno favorito dall'assenza di porte. Quando, alla fine del nono decennio dell'Ottocento, si restaurarono le statue della cappella della "Salita al Calvario", fortemente danneggiate in occasione del precedente restauro degli affreschi della cappella, vi furono continui e documentati scambi con i migliori esperti delle Accademie di Milano (Brera) e di Torino (l'Albertina), per garantirsi consulenti e referenti di prim'ordine. Esperienza che si è ripetuta circa un secolo dopo grazie alla presenza al Sacro Monte dell'Istituto Centrale per il Restauro.


Programma di conservazione e restauro

Programma di conservazione e restauro - particolare affresco
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Foto Mariano Dallago

Programma di conservazione e restauro - particolare affresco
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Foto Mariano Dallago
Comunicato stampa - 24 Febbraio 2009

La Riserva regionale del Sacro Monte di Varallo ha messo a punto nel tempo un programma di conservazione e restauro che si articola in due percorsi paralleli. Da una parte le operazioni necessarie per evitare il progredire del degrado in corso e mantenere i risultati dei restauri effettuati: il controllo dei tetti delle quarantacinque cappelle e dei canali di scarico delle acque piovane, nonché la pulizia e verifica dello stato di conservazione delle opere d'arte interne (statue e dipinti) due volte l'anno, accompagnata da limitati interventi straordinari. Dall'altra il restauro vero e proprio, consentito ultimamente dal prezioso sostegno oltre che della Regione, di fondazioni bancarie legate al nostro territorio come la Compagnia di San Paolo, la Fondazione della Cassa di Risparmio di Vercelli e la Fondazione della Banca Popolare di Novara per il Territorio.
Grazie a questi aiuti si è avviato il restauro delle cappelle più antiche e pregevoli, quelle che costituiscono il nucleo di Betlemme, con l'obiettivo di restaurarlo per intero, in tutte le sue cinque cappelle, ove è presente e attiva la bottega di Gaudenzio Ferrari, così da dare il senso di un lavoro iniziato e finito.
L'altro polo di azione è il Calvario, il grande edificio sulla piazza della Basilica che ospita le cappelle della Crocifissione, dell'Affissione e della Deposizione dalla croce. Qui è intervenuto inizialmente l'Istituto Centrale per il Restauro, la scuola del Ministero per i Beni Culturali, restaurando l'intera cappella della Crocifissione e poi la Riserva per il restauro dell'intonaco esterno e di parte del loggiato. Quasi una propaggine del Calvario è la cappella della Pietà, di cui si sono recentemente restaurati gli affreschi di Gaudenzio Ferrari, grazie alla Fondazione della Cassa di Risparmio di Vercelli.
La cappella della Pietà esisteva già nel 1514, quando un'antica guida ne descriveva la scena interna che illustrava allora Cristo spogliato dai suoi panni e portato al Calvario. All'interno Gaudenzio vi aveva dipinto la scena dei due ladroni legati e portati dai cavalieri al Calvario, con a lato le pie donne e in mezzo a loro san Giovanni o la Madonna (la bellissima figura con i lunghi capelli e le mani intrecciate è stata interpretata in modo non concorde dagli studiosi). Nell'angusto spazio interno della cappella vi erano in origine le statue, pure attribuite a Gaudenzio, di legno, Cristo legato "con una corda da ribelo" (come recita l'antica guida) e portato al Calvario e uno due manigoldi che lo trascinano. La cappella, con la sua decorazione, come scrive Guido Gentile, era concepita per essere letta insieme alla cappella della Crocifissione soprastante.
Quando il vescovo Bascapè a fine Cinquecento fece allestire l'ampia cappella della Salita al Calvario, con una scena molto ricca ed elegante di diverse decine di statue, il vecchio "mistero" che raccontava con maggior semplicità quasi la stessa tappa della vita di Cristo divenne fuori moda. Perciò uno dei vescovi successivi ne fece spostare le sculture, riutilizzandole in un'altra cappella (l'attuale cappella di Cristo condotto a Pretorio- n. 32-) e commissionò a Giovanni d'Enrico un nuovo gruppo di statue, la bellissima Pietà, con al centro la Madonna che tiene in grembo il corpo di Gesù deposto dalla croce. Così la scena risultò più legata alle cappelle vicine, della Deposizione dalla croce (c. 39) e della Sindone (c. 41). Per fortuna gli affreschi di Gaudenzio, che illustravano la scena più antica, in buona parte coperti dalle statue, molto più numerose, furono conservati, anche e soprattutto grazie alla fama del maestro valsesiano.
Sono gli affreschi di cui abbiamo appena ultimato il restauro. L'intervento, come spesso avviene al Sacro Monte, non ha riguardato solo i dipinti. Il Sacro Monte è infatti un insieme in cui i diversi fattori ed elementi interagiscono fra di loro. E' risultato evidente, a seguito di accurati studi, che il cattivo stato di conservazione degli affreschi era dovuto in parte alle acque che bagnavano posteriormente e lateralmente la muratura della cappella, che grazie ad un fenomeno fisico detto "capillarità" risalgono nei muri provocando il degrado dei dipinti. Purtroppo non si trattava solo di normali acque piovane. Contigue alla cappella, ai piedi della muratura, si erano fatte correre le fognature dei vicini gabinetti ubicati all'inizio degli anni Cinquanta sotto la cappella della Crocifissione, fognature i cui pozzetti devono aver tracimato spesso. Queste "acque" hanno creato gravi problemi di conservazione alle murature della cappella ed ai relativi dipinti. La Riserva ha ora spostato le condotte e isolato i pozzetti, ma i sali (molto dannosi per i dipinti) che si sono prodotti e ampiamente diffusi sono estremamente difficili da rimuovere. Così la cappella dovrà essere costantemente tenuta sotto osservazione. Purtroppo spesso gli interventi che hanno visto ubicate al Sacro Monte nuove strutture legate alla fruizione dei visitatori (come i servizi igienici) hanno provocato inevitabili ripercussioni sul suo patrimonio artistico.


La Fondazione della Banca Popolare di Novara per il Territorio aiuta di nuovo la Riserva del Sacro Monte

Statue complesso di Betlemme
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foto Mariano Dallago

Statue complesso di Betlemme
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Comunicato stampa - 16 Febbraio 2009

Sono tempi duri questi per le pubbliche amministrazioni, come anche per l'economia e per il mondo imprenditoriale e finanziario in generale. In altri momenti, difficili per gli enti pubblici, per fortuna grazie all'appoggio di fondazioni bancarie e di imprese si potevano portare a termine progetti anche ambiziosi. Ora anche le fondazioni sono messe a dura prova dalla crisi finanziaria. Così stringono i cordoni della borsa e se intervengono lo fanno in modo più oculato e selettivo. Perciò è ancora maggiore la soddisfazione che muove la Riserva regionale che gestisce il Sacro Monte di Varallo. La Fondazione della Banca Popolare di Novara per il Territorio conferma il suo sostegno al Sacro Monte, nonostante le difficoltà del momento. E' della settimana scorsa, anche se la cosa era già nell'aria. Ora una lettera la conferma.
La Fondazione aveva finanziato il restauro della cappella del Secondo sogno di Giuseppe del complesso di Betlemme, inaugurato lo scorso mese di ottobre. L'apprezzamento per il lavoro svolto dalla Riserva, evidenziato in quell'occasione dal Presidente della Fondazione, l'avvocato Franco Zanetta , che aveva lodato la qualità del lavoro ed anche l'efficiente gestione dei fondi, ha portato a questo nuovo risultato. Quest'anno, su suggerimento della Riserva, la Fondazione novarese adotta una cappella del complesso di Nazaret, anch'esso, come Betlemme, uno dei più antichi del Sacro Monte. C'è una curiosa e casuale continuità nella scelta del tema della cappella: dopo il Secondo sogno di Giuseppe si affronta ora il mistero del Primo sogno di Giuseppe, più conosciuto come la Madonna che cuce, un mistero molto caro ai valsesiani. Una scena intima e raccolta che mostra l'interno dell'abitazione con la Madonna intenta alle attività domestiche (mentre cuce) e Giuseppe a cui, mentre riposa, appare l'angelo che gli rivela la maternità divina di Maria. E' tradizione che le ragazze valsesiane venissero qui a pregare la Madonna per una futura maternità, tradizione che resta viva ancora oggi.
La cappella ha una storia singolare. Era uno dei bracci del portico che cingeva la casa della Madonna ove era raffigurata l'antica Annunciazione. Nel tempo, i pellegrini che giungevano a piedi al Sacro Monte dopo un lungo e talora estenuante percorso, lo sceglievano come luogo riparato e coperto, immediatamente vicino alla porta di ingresso del Sacro Monte, per riposarsi e rifocillarsi. Il vescovo Carlo Bascapè, uomo di chiari principi, ma anche di grande pragmatismo, decise di chiudere quel portico per evitare che la gente lo utilizzasse per scopi profani e vietò, pena la scomunica, che lì si facessero "bivacchi e mangiamenti" e probabilmente anche si bevesse. Ma, contestualmente, fece iniziare la costruzione, subito fuori dalla porta e dalle mura, quindi nell'area non religiosa, di un ospizio per pellegrini (che con le dovute modifiche corrisponde all'attuale Albergo del Sacro Monte). Il portico chiuso venne trasformato in cappella, destinata ad ospitare, nel primo Seicento, la scena del Primo sogno di Giuseppe, nel nucleo di Nazaret che raduna le tappe della vita della Madonna prima della nascita di Gesù. Le pareti della cappella vennero decorate, su indicazione del vescovo, con finte tappezzerie, a fingere l'interno di una casa, ad opera probabilmente di una bottega tardo gaudenziana (le pitture furono rifatte all'inizio del Novecento) e lo statuario Giovanni d'Enrico plasmò le figure in terracotta. Le statue furono esposte nel 1972 alla mostra del Seicento lombardo a Milano.
Ora un altro interessante e impegnativo lavoro di conservazione aspetta la Riserva che interverrà subito dopo l'imminente rifacimento delle coperture del complesso (oggi in condizioni decisamente cattive) da parte del Comune di Varallo.


Il giardino del Sacro Monte

Il giardino del Sacro Monte
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Comunicato stampa - 10 Febbraio 2009

Il Sacro Monte non è solo un luogo di turismo culturale e religioso, è anche un luogo ameno, piacevole, in cui è bello fare una passeggiata nel verde, nel percorso fra le cappelle e ritrovarsi con i propri pensieri. Dopo l'istituzione della Riserva regionale è inoltre cresciuto l'interesse per l'aspetto ambientale e paesaggistico. Come negli altri Sacri Monti, anche in quelli stranieri, finanche in quelli dell'Europa dell'est, della Polonia, dove la pratica religiosa è più assidua che da noi, c'è anche chi sale a piedi, camminando o correndo, al Sacro Monte per una salutare pratica sportiva, chi lo frequenta per sgranchirsi le gambe e portare a spasso il cane.
A Varallo d'estate sono frequenti le giornate in libertà degli "oratori" (lo erano forse di più qualche anno fa) con decine di ragazzini portativi soprattutto per godere di uno spazio aperto e fresco, piacevole luogo di svago. Insomma, sono tante le persone che per un verso o per l'altro, salgono al Monte per motivi "ricreativi". Il Sacro Monte in effetti è anche un grande giardino pubblico e non solo da tempi recenti, almeno da quando furono creati i punti di belvedere sul panorama sottostante e le piccole aree con panche e tavolini negli angoli fra le cappelle.
Che la vegetazione intorno alle cappelle e alle piazze avesse una funzione importante e non casuale nel percorso di visita devoto lo sappiamo da tempi del grande progetto di riorganizzazione del Monte dell'architetto perugino Galeazzo Alessi, che lo avvicinò al gusto delle grandi ville nobiliari profane del ducato di Milano del secondo Cinquecento. Alessi aveva previsto una studiata distribuzione delle piante e delle siepi lungo il percorso, per creare un piacevole luogo di diletto, ma anche per guidare il pellegrino e consentirgli luoghi di sosta e riposo al fresco consentendogli di soffermarsi in meditazione. Sappiamo che le piante non dovevano essere disposte a caso. Non troppo vicine alle cappelle, per esempio, e andavano escluse le essenze di grandi dimensioni per non creare danno alle cappelle stesse. E se lo si dimenticava, i vescovi intervenivano con fermezza a ricordarlo. Alessi aveva inoltre conservato un'area di natura incontaminata, destinata ad circondare le cappelle, parzialmente interrate, dell'inferno, del purgatorio e del limbo, un bosco naturale, di cui si conserva memoria nel bosco di faggi denominato, appunto, Vallone dell'Inferno, intorno alle cappelle più antiche.
Anche oggi la Riserva, l'ente regionale che gestisce il Sacro Monte, cura non solo le cappelle, ma anche il giardino. Innanzitutto perché è giusto che il pellegrino o il cittadino di Varallo che per qualsivoglia motivo lo frequenta (anche solo come area verde e piacevole) possa passeggiarvi tranquillo e poi perché la Riserva Naturale è stata creata anche al fine di tutelare l'ambiente e il paesaggio.
Oggi la popolazione arborea del parco è meno controllata di una volta, dopo che nel secolo scorso, esauritosi il controllo dei vescovi, vi sono state introdotte essenze esotiche ed estranee al progetto iniziale. Di qui i problemi di interferenza con le cappelle. Oggi nel conservare il Sacro Monte si cercano di volta in volta i compromessi migliori per salvare le cappelle (innanzitutto) ma anche le piante, che sono talora piante di notevoli dimensioni e la cui presenza ha conferito una particolare connotazione alle aree del parco, cara alla memoria di ciascuno. Alcune di queste piante non sono più giovani e non sempre godono di perfetta salute. Così la scelta di salvarle impone una doverosa attenzione a garantire anche la sicurezza del pubblico che frequenta il Sacro Monte.
Per questa ragione la Riserva ha da alcuni anni censito scientificamente le piante da sottoporre a controllo periodico e a seconda delle loro condizioni di salute le sottopone a verifica più o meno assidua. Tecnici specializzati, accompagnati e coadiuvati dal giardiniere della Riserva, sottopongono le piante monitorate a verifiche strumentali, per controllare le condizioni e la "tenuta" del legno, verificano le dimensioni e caratteristiche delle cavità interne. Ai controlli seguono indicazioni di intervento. In qualche caso il verdetto è drastico. In altri andranno poste in atto alcune differenti misure, come la riduzione e l'alleggerimento della chioma. Interventi che vengono realizzati quando la pianta è in riposo vegetativo. Sono i lavori dell'inverno o della prima primavera, svolti da ditte specializzate insieme al giro di rimonda del secco, che per le piante di piccole dimensioni svolge il personale della Riserva, per quelle più imponenti viene appaltato all'esterno. Perché in primavera, con la bella stagione, si possa tornare a passeggiare tranquilli al fresco.


Segreti tecnici al Sacro Monte


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Un cantiere, come il Sacro Monte, che ha avuto una durata secolare, ha favorito la conoscenza diffusa di tecniche costruttive, di espedienti, trucchi di mestiere in grado di garantire la conservazione, nel tempo, di edifici, murature, tetti, intonaci? E' possibile studiare e ricostruire queste tecniche e questi materiali e magari anche replicarli e, forse, riproporli sul mercato? E' fanta-tecnica pensare che un giorno di possa produrre ex novo, magari anche a livello industriale, un intonaco "Sacro Monte" a denominazione di origine controllata, copiato dagli esempi di intonaci "storici" delle cappelle del Sacro Monte?
La Riserva del Sacro Monte, l'ente regionale che gestisce il complesso, ha in corso una collaborazione con il Politecnico di Torino, facoltà di ingegneria e di architettura, finalizzato a conoscere tecniche e materiali costruttivi propri del Sacro Monte, a studiarne le caratteristiche, il comportamento e a cercare, ove giovasse per la conservazione del patrimonio, di riprodurli. Questo studio è partito per la necessità di conoscere la composizione e le caratteristiche dell'intonaco esterno del complesso del Calvario, in vista del suo restauro. Allora docenti e ricercatori del Dipartimento di Scienza dei materiali e ingegneria chimica, del Dipartimento di Ingegneria del Territorio, dell'Ambiente e delle Geotecnologie, del Dipartimento di Ingegneria dei Sistemi edili e Territoriali e del Dipartimento di Scienza dei Materiali e Ingegneria Chimica avevano cooperato con la Riserva ed il risultato della ricerca comune, oltre ad essere servito per guidare le scelte di restauro, era sfociato in un articolo sulla rivista "Arkos. Scienza e restauro dell'architettura". Oggi la cooperazione sta per riprendere con obiettivi più ambiziosi e meno circoscritti: scoprire se esistono trucchi tecnici, tecniche di cantiere tramandatesi nei secoli messe a punto per garantire un'ottimale conservazione del patrimonio in una situazione ambientale come quella del Sacro Monte. E verificare se è possibile ricostruire queste tecniche e replicarle nel corso degli interventi di restauro. La lotta fra i gestori del Sacro Monte (una volta i vescovi e la fabbriceria, oggi la Riserva regionale) e le condizioni ambientali con cui interagiscono le cappelle (contrassegnate da un'elevata umidità) dura da secoli. Anche nel Seicento i vescovi venuti al Monte in visita pastorale constatavano i segni del degrado dovuto all'azione dell'umidità, alla pioggia battente, all'infiltrazione di acqua nelle murature. Perciò indicavano soluzioni ed espedienti per proteggere le pareti e le opere d'arte conservate all'interno delle cappelle. Il vescovo Bascapè (1593-1615) ordinava di proteggere con delle contromurature le pareti affrescate poste a nord, attaccate dalla pioggia battente. Chiedeva di costruire delle intercapedini per isolare le cappelle parzialmente interrate dal terreno circostante. Non sarà certo un caso se diverse cappelle del Sacro Monte presentano proprio sulle pareti esposte a nord un intonaco storico con una grana sottilissima, quasi impermeabile, un intonaco compatto, liscio e privo di porosità, quasi come il marmo. Una specie di mastice durissimo che aveva la capacità di proteggere le murature dall'umidità. Un intonaco di questo tipo, come ricordava il Rettore del Sacro Monte all'inizio del Novecento, proteggeva sino a qualche decennio prima anche la parete del Palazzo di Pilato sopra la galleria che affaccia su piazza dei Tribunali (ne abbiamo ritrovato tracce durante i restauri di dodici anni fa). Purtroppo, il nuovo intonaco steso a fine Ottocento e decorato con motivi architettonici dipinti (una facciata con finestre e un'arcata) non aveva più queste caratteristiche, era poroso e a grana grossa, molto più carente nella funzione di proteggere la parete interna della cappella dell'Ecce Homo, con i dipinti del Morazzone, e assorbiva invece la pioggia e l'umidità che interessavano la parete, esposta a nord.
Che vi fossero ricette locali, tecnologie messe a punto e affinate proprio per difendere le murature (e gli affreschi interni) da condizioni ambientali di elevato "stress" lo confermano anche i documenti d'archivio che hanno rivelato come nel pieno Ottocento, per rifare l'intonaco su alcune pareti si fosse impiegata una malta con calce di Maggiora, ferro, caolino ed altre sostanze che la rendevano quasi una calce "idraulica" altamente resistente all'umidità. E allora perché non imparare dai nostri bisavoli e recuperare i trucchi di un'epoca in cui capacità tecniche secolari, studiate per uno specifico luogo potevano proteggere un patrimonio di grande importanza economica oltre che artistica, come il Sacro Monte, forse meglio di oggi che usiamo prodotti universali e globalizzati?

Il 2008 è stato un anno straordinario per la promozione del Sacro Monte


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Complesso di Betlemme
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Comunicato stampa - 27 Gennaio 2009

Il 2008 è stato un anno straordinario per la promozione del Sacro Monte, gettonatissimo negli ultimi mesi: da "Bell'Italia" alla BBC inglese, a Rai Cinema, alle edizioni Paoline per un film su Giovanni Paolo II, tutti programmi interessantissimi che hanno visto l'obiettivo della telecamera tra fine agosto e dicembre puntato ripetutamente sul Sacro Monte. E' stato un onore per gli operatori della Riserva regionale accompagnare tecnici e registi, collaborare, spiegare e cercare, se possibile, di incrementare l'interesse per il nostro complesso. Nel mese di agosto le edizioni San Paolo Multimedia hanno girato per tre giorni di fila al Sacro Monte per un filmato sulla vita di Giovanni Paolo II volto a realizzare una via crucis con immagini e testi in viva voce del papa. Numerose tappe della via crucis sono state visualizzate con le scene delle cappelle del nostro Sacro Monte. Nell'ottobre scorso la puntata di "Bell'Italia", realizzata per interessamento della Riserva, ci ha fatto entrare nelle case di tante famiglie italiane con la competenza e la professionalità di Marco Hagge che è riuscito senza forzature e in un linguaggio chiaro a spiegare la storia e la straordinarietà del Sacro Monte portandoci tanti nuovi frequentatori, pur in bassa stagione.
Ancora in ottobre, RAI Cinema nell'ambito di un documentario intitolato "la Nuova Gerusalemme", per un programma molto serio di approfondimento storico e archeologico, sotto la guida del compianto padre Piccirillo, francescano archeologo molto noto e custode di Betlemme in Terrasanta, ha ripreso le cappelle del gruppo di Betlemme e del Sepolcro. Ma il regista, romano, pur abituato ai capolavori della capitale, da noi sollecitato a visitare anche alcune delle altre cappelle si è così appassionato del Sacro Monte da voler effettuare numerose altre riprese "fuori tema" rispetto alla scaletta programmata ed all'imitazione della Terra Santa a cui la trasmissione sarà dedicata e ci ha chiesto di tenerlo informato di tutte le nostre future iniziative editoriali e culturali. Nel mese di novembre abbiamo avuto ospite la BBC, la famosissima tv di stato inglese che è venuta a collezionare dei filmati per un documentario dedicato al dipinto "La cattura di Cristo" di Caravaggio, esposto alla National Gallery di Dublino. Si tratta di una puntata di un programma dal titolo "The private life of a masterpiece" ("La vita privata di un capolavoro") che segue la vita di un dipinto dalla sua realizzazione alla collocazione attuale. Nel ricostruire la storia e le caratteristiche del capolavoro di Caravaggio i reporter inglesi si sono spinti fino a Varallo per raccontare il contesto culturale in cui si inserisce la tela dell'artista: il Sacro Monte con il suo crudo, realistico e comunicativo racconto sacro, è sembrato un antefatto esplicito della poetica caravaggesca. Si tratta di uno dei programmi culturali più apprezzati in Inghilterra con circa due milioni di spettatori nel Regno Unito e che successivamente verrà mandato in onda in altri paesi. Un'ottima e gratuita pubblicità per noi. I diversi programmi sono stati l'occasione per la Riserva di stringere contatti con persone colte e appassionate di arte, che sono rimaste unanimemente colpite dalle bellezze del nostro complesso ed hanno apprezzato anche la cura con cui viene conservato. Qualche regista ne ha tratto un'impressione così intensa che ha promesso che tornerà per altri progetti centrati sul Sacro Monte. Don Giulio Neroni, direttore artistico Multimedia San Paolo, coordinatore del filmato sulla vita di Giovanni Paolo II, ha tradotto la gradevolezza per il luogo e per la positiva collaborazione in una lettera di ringraziamento alla Riserva per la "grande cordialità e collaborazione" e l'ottima accoglienza, si è detto colpito dal "grande senso di responsabilità nel far rispettare il grande patrimonio artistico" ad ha apprezzato il modo in cui viene conservato. All'inizio di dicembre, a chiusura d'anno, il servizio di "Famiglia Cristiana" sul corso internazionale dell'ICCROM tenuto al Sacro Monte ci ha fatto entrare ancora nelle case di diversi milioni di italiani. Speriamo che il 2009 sia un anno altrettanto fortunato.


Un Natale al Sacro Monte

Un Natale al Sacro Monte - Statua
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Un Natale al Sacro Monte - Statua
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Nel 1478, di ritorno dai luoghi ove aveva vissuto Gesù, Bernardino Caimi concepì l'idea di costruire una piccola Terra Santa più accessibile e "compressa", con relazioni e distanze adattate agli spazi disponibili: Nazaret, Betlemme, Gerusalemme, località che distano decine di chilometri fra loro, furono assemblate in poco più di tre ettari per una visita più agevole ai luoghi della vita di Cristo mentre i turchi infestavano il Mediterraneo.
Ancora oggi la Betlemme varallese, costruita all'inizio del XVI secolo, assolutamente identica al prototipo sin nei minimi dettagli, è il luogo esistente più simile alla Basilica inferiore di Betlemme (in Palestina) dove c'è la grotta che si ritiene abbia ospitato la nascita di Cristo.
Sono convinta, dopo esserci stata, che il padre fondatore si sia servito di disegni, schizzi, misure riportate, ma forse anche di modellini plastici, per questa riproduzione in cui anche i dati volumetrici sono assolutamente simili. L'effetto doveva essere stupefacente per il fedele di allora che aveva un patrimonio di immagini molto più limitato del nostro, in cui si affastella tutto l'immaginario filmico e televisivo (e ora anche del mondo virtuale). Allora era diverso, non c'era abitudine alla finzione scenica.
In Palestina, come a Varallo, il pellegrino devoto poteva entrare in questi luoghi, calpestare il terreno su cui Cristo era passato, ma qui c'era qualcosa in più. Gli spazi erano popolati dai protagonisti della storia sacra: la grotta della Natività sopra l'altare con la stella di Davide, identica, e al suo interno la Sacra Famiglia che si poteva osservare da una distanza così ravvicinata da poter contare i capelli della Madonna e fissarla negli occhi e sussurrarle speranze e preghiere nell'orecchio, anche solo bisbigliando. Una scena di raccolta eleganza, ma di figure così umane e vicine al mondo reale (in questo l'abilità di Gaudenzio), una bella giovane donna presa dalla vita di tutti i giorni insieme ad un anziano, ma sereno consorte.
Doveva essere uno spettacolo di estremo coinvolgimento e suggestione. Nella cappella dei Pastori la scena era più ricca, ma ugualmente vera, con personaggi reali, poco più alti delle persone di allora, con barbe e capelli veri, con vesti, espressioni e movenze identici a quelli dei fedeli che si affacciavano alla cancellata, pastori, contadini, donne, bambini. Uno spettacolo che colpiva anche il cuore dei devoti. Di nuovo si poteva andare così vicino alle figure da poterle quasi toccare.
Un visitatore di eccezione, Gerolamo Morone, un diplomatico inviato dal governo francese di Milano per discutere problemi di confine in Valsesia, passava nel 1507 per Varallo, attirato dalla fama del posto ove erano riprodotti i luoghi della vita di Cristo. Lo spettacolo gli apparve così coinvolgente che dichiarò di aver perso ogni contatto con la realtà, e di avere dimenticato tutto, rimanendovi completamente assorbito. Raccontò di non aver mai vissuto sensazioni simili in tutta la sua vita.
Di lì a poco (intorno al 15151-1520) Gaudenzio Ferrari rese lo spettacolo ancora più coinvolgente, creando un diorama d'altri tempi, o uno spettacolo multimediale. Nella cappella della Crocifissione il pellegrino entrando era nello stesso spazio delle statue che recitavano con estremo realismo descrittivo e di sentimenti la scena più drammatica dell'intera vita di Cristo, la sua morte in croce. Ma l'artista oltre alle statue, aveva disposto anche una serie di figure, dipinte sulle pareti, anzi aveva riempito le pareti di personaggi, grandi come le sculture, che partecipavano anch'essi alla scena. Immaginiamo il pellegrino, entrato nella cappella e insieme entrato dentro il racconto, che non sa più dove guardare, se le statue o tutte le pareti con le figure dipinte più grandi di lui che lo attorniano. E' circondato. E' parte della scena e del racconto sacro. Intorno a lui ci sono personaggi reali che enfatizzano questa sensazione, il gozzuto, la zingara con il bimbo seminudo e il cagnolino, il vecchio sdentato. E' un grande diorama che interessa 360 gradi di cui ognuno era parte e nel quale ciascuno condivideva il dramma di Cristo senza poter scampare, in tre dimensioni fisiche, con l'aggiunta della dimensione emotiva.
Si potrebbe parlarne per pagine e pagine. E' la grande originalissima invenzione di Gaudenzio che si sposa con la volontà dei fondatori del Sacro Monte, francescani, che volevano uno spettacolo vero e coinvolgente, per fare immedesimare il fedele e indurlo alla preghiera e fargli vivere dal vero le emozioni che avevano guidato Cristo lungo la Passione. Un'invenzione che ha mantenuto intatta la sua efficacia coniugando la fede con una capacità artistica di altissimo livello.

Percorso per disabili

Percorsi per disabili
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Sabato 8 novembre il percorso verrà ufficialmente aperto al pubblico

Primo fra i Sacri Monti piemontesi il Sacro Monte di Varallo dispone di un percorso per disabili che conduce dall'ingresso sino alla Basilica e all'Albergo del Pellegrino. Il taglio del nastro dell'itinerario avrà luogo, con cerimonia pubblica, sabato 8 novembre alle 14 e 30 alla presenza dei rappresentanti della Riserva, del C.A.I. Varallo, che ha appoggiato e contribuito alla realizzazione dei lavori, delle autorità, e di tutti coloro che vorranno partecipare. Prenderà parte alla cerimonia anche Paolo Viganò il ciclista di Civiasco vincitore della medaglia olimpica alle paralimpiadi di Pechino 2008.
Il progetto della Riserva è stato articolato in tre lotti di lavori per un costo complessivo di circa 380.000 euro.
L'ambizioso obiettivo è stato messo a punto inizialmente dall'amministrazione della Riserva nel 1998, allora presieduta dal prof. Enrico Pagano, con l'obiettivo di creare un itinerario privilegiato per persone diversamente abili che consentisse di raggiungere la piazza della Basilica.
Il primo lotto, il più impegnativo, finanziato a seguito di un accordo di programma tra Regione Piemonte, Provincia di Vercelli e Comune di Varallo, è stato realizzato tra il 1999 e il 2002 ed è consistito nell'allargamento dello stradino della funivia (il percorso che costeggia il recinto sacro,ma, rimanendo ad una quota inferiore, collega la cappella del Cristo bianco alla stazione di monte della funivia), per consentirvi il passaggio di un'auto, nell'installazione di un elevatore per disabili che da circa metà percorso conduce sino alla piazza dei Tribunali, superando una notevole differenza di quota e nella costruzione di un bagno attrezzato per disabili.
Il secondo e terzo lotto, finanziati dalla Regione alla Riserva, sono stati perseguiti dall'amministrazione guidata dall'avv. Giuseppe Ragozzi, per interessamento anche del Rettore del santuario, padre Giuliano Temporelli, allora vicepresidente, e con la partecipazione del C.A.I. Varallo che, in occasione dell'anno del disabile ha celebrato al Sacro Monte di Varallo il proprio Natale alpino (Natale 2003), raccogliendo ed erogando alla Riserva dei fondi con la destinazione specifica di contribuire alla realizzazione delle opere per favorire l'accessibilità dei disabili al Sacro Monte, riportando così il tema all'attenzione dell'Ente regionale . Così si è pavimentato con scapoli e guide in pietra l'intero percorso della funivia, prima in battuto, in modo che l'elevatore potesse essere utilizzato anche da coloro che salgono in funivia. Poi, dall'uscita dell'elevatore, in piazza dei Tribunali, si è realizzato il secondo tratto dell'itinerario che su di un nastro di pietra, con affacci di visuale sulla città di Varallo, permette di raggiungere la piazza della Basilica, l'accesso della chiesa e dell'Albergo del Pellegrino.
Da ultimo, nella primavera 2008, l'attuale amministrazione della Riserva ha deciso il rinnovo degli scivoli per disabili in legno, ormai degradati e rotti. Ne sono stati realizzati alcuni in sostituzione e altri in aggiunta, in ferro, riprendendo un motivo decorativo di primo Novecento già presente in piccoli oggetti di arredo del Sacro Monte.
Soprattutto le ultime fasi dei lavori si sono svolte in un frequente confronto con il C.A.I. Varallo e con alcune persone disabili che hanno fornito suggerimenti e supporto per la migliore e funzionale realizzazione del percorso. Così, lungo il tragitto che scorre lateralmente alla piazza dei Tribunali, è stato costruito un affaccio per fruire della visuale sul paesaggio sottostante anche dal punto di vista ribassato della carrozzina, smussando l'ultimo corso di pietre del muretto che delimita la piazza.
L'intervento ha dovuto fare i conti con le difficoltà dei finanziamenti, con i pesanti freni posti dalle leggi finanziarie nazionali, che hanno fortemente limitato la possibilità di spesa delle pubbliche amministrazioni (pur in presenza di fondi faticosamente acquisiti) e con i limiti di azione posti dalle norme di tutela del patrimonio artistico su di un complesso delicato come il Sacro Monte, nel frattempo divenuto bene Unesco. Così le soluzioni prescelte sono state discusse passo passo dal direttore della Riserva, Elena De Filippis, con le competenti Soprintendenze. La buona intesa e la condivisione degli obiettivi ha consentito soluzioni complesse: quali la realizzazione di un vano in muratura che contiene l'elevatore, e la rimozione di un tratto di balaustra del percorso ellittico di salita alla basilica.
Il disegno del tratto che interessa le due piazze, il più delicato per il contesto storico in cui si inserisce, è stato realizzato con lastre di pietra con la superficie non levigata, in analogia con la pavimentazione degli atri delle cappelle. Si è così contemperata l'esigenza di funzionalità con i criteri estetici e di rispetto del delicato contesto del Sacro Monte.


5° anniversario riconoscimento UNESCO

Piazza Tribunali
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Sabato 5 luglio 2008

Comunicato stampa
Il 5 luglio 2008 ricorre il 5^ anniversario del riconoscimento dell'UNESCO del Sacro Monte di Varallo quale Patrimonio dell'Umanità.
Questo importante traguardo volto a dare il giusto valore al patrimonio di tutti i Sacri Monti Piemontesi e Lombardi, verrà ricordato dalla Riserva il 5 luglio prossimo al Sacro Monte di Varallo in occasione della visita guidata del prof. Giovanni Agosti "Cappelle aperte anche di notte", nell'ambito del ciclo di"visite guidate d'autore" organizzate dall'Associazione Giovanni Testori.
Il ritrovo è previsto al Sacro Monte presso la porta maggiore alle ore 20.45.
Informazioni e prenotazioni per la visita guidata: Associazione Giovanni Testori 02/552298369–370 - E-mail: info@associazionetestori.it - Sito web: www.associazionetestori.it


Alcune immagini:

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