3.1. INTRODUZIONE

 

La realizzazione di Parchi nazionali e, più in generale, di aree protette introduce una tappa importante, di un processo di ordine culturale: la nascita e l'affermazione dell'ecologia come scienza sistematica che studia i rapporti tra gli esseri viventi e l'ambiente che li ospita. L'istituzione di aree protette segna così il passaggio da un'ecologia prettamente scientifica, che si limita a studiare i fenomeni naturali nel loro habitat, a un'ecologia "politica" che inizia a interrogarsi sulle cause socio-economiche del degrado ambientale e a proporre correttivi. Quasi sempre la nascita dei Parchi nazionali è stata infatti preceduta e accompagnata da istanze avanzate da più o meno vasti movimenti d'opinione, che, già da tempo impegnati nella difesa e nella protezione del territorio, hanno generato dibattiti sull'opportunità dei vincoli protezionistici e portato le amministrazioni ad assumere provvedimenti concreti.

L'istituzione di un Parco, di un'area protetta o, più in generale l'introduzione di un vincolo, è stato sovente occasione di discussioni in grado di oltrepassare la stretta realtà locale per scivolare nella più ampia materia dell'economia e dell'ecologia globale.

» spesso e giustamente ricordata l'affermazione di Theodore Roosevelt che la civiltà di una nazione si misura anche dal modo in cui si sa proteggere il suo territorio. Essa fornisce infatti ragioni sufficienti e valide anche ad una politica di sostegno delle aree protette. Ma, per quanto ciò sia vero, è chiaro che queste ragioni debbono essere di volta in volta ridefinite, rimesse per così dire a fuoco in rapporto al concreto contesto storico, politico e culturale. Questo è particolarmente vero e necessario in una realtà come quella italiana, in cui si è pervenuti alla istituzione di un sistema di Parchi in tempi molto recenti rispetto anche a paesi vicini. Un ritardo che evidentemente ha pesato e pesa sull'impegno dello Stato, delle Regioni, degli Enti Locali, ma anche nell'immaginario collettivo, condizionandone le scelte e i comportamenti.

Non è stato facile né per le Regioni che per prime si sono cimentate su questo terreno, disponendo peraltro di mezzi e strumenti largamente imperfetti e inadeguati, né più recentemente per lo Stato, al quale dopo una lunga fase di immobilismo e di conflitti la legge ha affidato per la prima volta fondamentali poteri e mezzi di indirizzo e di gestione.

Agli occhi di molti è chiaro ormai che i Parchi oggi sono innanzitutto una nuova presenza istituzionale con le finalità di tutela e protezione attiva della natura e del paesaggio, ed in quanto attiva, questa protezione richiede piani, programmi e progetti anche volti a promuovere e sostenere, mediante le conversioni di attività esistenti, l'economia e l'occupazione di un territorio.

La novità quindi non è tanto nel fatto che un Parco possa promuovere anche lavoro, ma che la protezione oggi, per essere efficace e non velleitariamente affidata soltanto ai vincoli, deve impiegare una varietà di strumenti e risorse dai quali il territorio può trarre molteplici effetti benefici; il Parco potrà svolgere efficacemente il suo ruolo, trovare i consensi indispensabili se riuscirà in questa impresa, ossia a immettere in un circuito più ampio e vitale tradizioni, economie e culture locali, altrimenti destinate a sparire o a sopravvivere come sbiaditi simulacri di una tradizione.

Le foreste casentinesi, che nel Parco costituiscono il patrimonio, sono una porzione di territorio che nei secoli ha conosciuto varie forme di utilizzazione da parte dell'uomo, da quella speculativa dell'opera del Duomo di Firenze, a quella illuminata della comunità monastica di Camaldoli che ne ha incrementato il patrimonio boschivo, ai metodi razionali di Karl Siemon, figura chiave della storia di queste foreste, e infine ai mille, disparati, modi d'uso legati alle ragioni di sussistenza delle comunità che hanno abitato la zona.

Proprio nel momento storico in cui la pressione antropica ha conosciuto un calo (grazie al fenomeno demografico dello spopolamento della montagna), le Foreste casentinesi sono diventate oggetto concreto di interesse da parte delle politiche di protezione ambientale e in due distinte e ravvicinate fasi, prima quella regionale e poi quella nazionale, sono diventate Parco.