PROPOSTE DI GESTIONE E CONCLUSIONI

 

L'analisi strutturale riveste grande importanza per la conoscenza della fisionomia dei soprassuoli forestali; essa è strumento essenziale per comprendere la stabilità strutturale e il tasso di efficienza funzionale del sistema bosco.
Attraverso la conoscenza della struttura è possibile sviluppare modelli gestionali in grado di assecondare ed imitare i naturali processi evolutivi instauratisi nel tempo ed in continuo divenire.
Di seguito verranno indicate delle proposte di gestione per i boschi esaminati

 

La pineta:
la struttura della pineta, che nel complesso può definirsi composita, perché caratterizzata da soprassuoli che variano in quella gamma strutturale compresa tra soprassuoli coetaneiformi e disetaneiformi, richiede una serie di interventi puntuali e localizzati.
Interventi in grado di aumentare caso per caso la stabilità strutturale e funzionale, reinnescando il normale processo di rinnovazione naturale.
Per i soprassuoli ai limiti altitudinali (area1), caratterizzati da basse densità e da accrescimenti attenuati per le severe condizioni edafiche ed ambientali, è opportuno non eseguire alcun tipo di intervento, limitandosi ad una attenta osservazione in grado di cogliere il processo evolutivo in tutte le fasi delle piante, a partire dalla affermazione della rinnovazione, qui molto difficile per le condizioni sopracitate.
Nei soprassuoli con struttura disetaneiforme (area 2 e 4), in questi boschi meno rappresentati, è opportuno limitare gli interventi in modo tale da mantenere la struttura instauratasi in seguito ad interventi casuali, rappresentati per lo più da tagli fitosanitari.
Per i soprassuoli con struttura coetaneiforme, che per la pineta in questione hanno la più grande estensione, bisogna eseguire una serie di interventi in grado di avvicinare i suddetti soprassuoli ad un grado di naturalità più elevato; ciò implica la trasformazione della struttura esistente da coetaneiforme a disetaneiforme.
Particolare attenzione, qui viene posta alla rinnovazione, assicurando la normale evoluzione nei nuclei ove essa fosse già insediata e seguendo, in modo continuo, l'evoluzione, effettuando interventi di sfollo.
Di fondamentale importanza è anche l'apertura di buche di dimensioni fino ai 400 mq, che agevolano l'instaurarsi della rinnovazione, in quelle aree dense (area 3), interrompendo nel contempo la continuità della copertura tipica del bosco coetaneo e innescando così un processo strutturale verso il bosco disetaneo.
Nei soprassuoli con elevata densità è inoltre importante eseguire i diradamenti (area 3) in modo tale da assicurare, qualora l'età della pianta lo permetta, l'approfondimento della chioma, che farà aumentare gli incrementi di diametro, nella speranza di compensare così gli eventuali alti rapporti ipsodiametrici propri di queste aree.
Nei soprassuoli edificati da pino laricio in buone condizioni vegetative, ma privi di semenzali delle stessa specie (area 5), si possono effettuare interventi per il mantenimento della pineta, oppure seguire l'evoluzione attuale per comprendere il comportamento della già scarsa rinnovazione, rappresentata da Roverella, Leccio e Castagno (Fig. VI.31).
Nella prima ipotesi bisogna aprire delle buche fino a 400 mq ca, cercando di creare le condizioni per l'affermazione della rinnovazione, e qualora fosse necessario, asportare la lettiera, qui rappresentata da un buon spessore di aghi di pino più o meno secchi, sicuramente di ostacolo per la germinazione.
Nel caso si volesse seguire il comportamento della rinnovazione già affermatasi, gli interventi saranno ancora più cauti della prima ipotesi, limitandosi solo a migliorare la struttura del soprassuolo esistente attraverso tagli eseguiti su piante intristite e sottomesse in modo tale da ridurre gli schianti già presenti nell'area.
Nei soprassuoli bistratificati, edificati nello strato superiore da pino laricio, e in quello inferiore da roverella leccio e castagno (area 6), si possono eseguire più tipi di intervento a seconda se si vuole mantenere la pineta, oppure il bosco misto.
Nel primo caso gli interventi saranno mirati a migliorare la struttura esistente, mentre gli interventi nello strato inferiore, saranno rivolte alla agevolazione del pino laricio, per altro già affermato nella rinnovazione, eliminando le specie diverse.
Se si opta per il soprassuolo misto, auspicabile in questo tipo di area, bisogna effettuare interventi in grado di valorizzare la mescolanza tra le specie.
Si eseguiranno interventi nello strato superiore, per regolare la copertura in funzione del temperamento nei confronti della luce, per le specie dello strato inferiore.
Tutti gli interventi eseguiti nella pineta, nel complesso mirano al miglioramento della struttura attraverso un modulo colturale (sistema modulare CIANCIO et alii, 1981-82), che prevede interventi cauti, continui e capillari, caratterizzati da una ripresa esclusivamente colturale e da frequenti ritorni (3-4 anni) all'interno dei soprassuoli.
Gli incrementi di diametro delle diverse classi diametriche, ed il confronto fra curva reale e curva normale relativa alla distribuzione delle piante nelle diverse classi diametriche, vogliono essere rispettivamente, un punto di orientamento per capire il tipo di reazione offerto dal sistema attuale, nei diversi soprassuoli, ed una immagine per capire se gli interventi effettuati nel tempo, avvicinano o meno la struttura reale a quella disetanea normale

 

Boschi misti:
per i soprassuoli misti e caratterizzati dal duplice governo (area 7), gli interventi mireranno ad equilibrare la percentuale di specie, cercando nel contempo di effettuare la conversione ad alto fusto per il ceduo, qui rappresentato principalmente dal castagno.

 

Boschi di Leccio:
per i soprassuoli di leccio governati a ceduo, l'Ente Parco prevede la conversione a fustaia.
La conversione consiste nel passaggio da un tipo di bosco che si perpetua principalmente per processi agamici, ad un altro la cui rinnovazione viene assicurata da processi gamici.
Gli interventi previsti consistono prima nella preparazione all'avviamento, seguiti successivamente dall'avviamento vero e proprio. L'obbiettivo di questa conversione è la trasformazione del ceduo ad una fustaia disetaneiforme raggiungibile attraverso il metodo della matricinatura progressiva.
Tale metodo viene previsto per i soprassuoli caratterizzati da giovani ceppaie, qualora non si voglia attendere per l'interruzione delle utilizzazioni, rilasciando alla fine di ogni turno un numero sempre maggiore di matricine, fino alla loro affermazione nei piani dominanti.
Questo tipo di soprassuolo non è stato riscontrato nelle aree oggetto di studio, ma il metodo della matricinatura progressiva può essere applicato per quei cedui di proprietà privata ricadenti nelle zone più esterne dell'area del Parco.
Per i cedui già preparati all'avviamento (area 9 e 10), si effettua la conversione attraverso il metodo dell'invecchiamento.
Questo metodo richiede dei tempi relativamente lunghi che consistono principalmente nel lasciare invecchiare le ceppaie in modo tale da esaurire la capacità pollonifera, cercando in questo periodo di togliere in modo graduale i polloni sottomessi, intristiti, contorti, con la base arcuata o con la chioma distribuita in modo asimmetrico.
Gli interventi ipotizzati in questi cedui, caratterizzati da polloni che ormai hanno superato la fase di concorrenza per l'affermazione sociale e che hanno una età media intorno ai 30 anni, consistono in un diradamento moderato rivolto ai polloni del piano dominato, in modo tale da assicurare accrescimenti migliori ai soggetti rilasciati.
Si dovranno effettuare interventi per agevolare la rinnovazione esistente, regolando di conseguenza la copertura del piano superiore, tenendo conto della sciafilia giovanile del Leccio.
Nei casi di rinnovazione stentata dovranno essere effettuate delle piantagioni con materiale proveniente dal luogo, e soprattutto nei soprassuoli in pendenza, in modo tale da sostituire, quando le dimensioni di esse lo permettono, il soprassuolo attuale, costituito da ceppaie con la base del fusto arcuata, quindi meno stabili meccanicamente, rispetto ad una pianta ottenuta da seme.
Nei soprassuoli che vegetano in affioramenti lavici (area 8), non viene ipotizzato nessun tipo d'intervento, essendo queste delle aree singolari, da seguire attraverso una osservazione attenta e continua in grado di cogliere gli aspetti evolutivi.
Inoltre è auspicabile lasciare dei frammenti di soprassuoli di ogni tipo di bosco, di estensione di 2 ettari ca., per seguire l'evoluzione in assenza di interventi e trarre da essi lezione fondamentale per la comprensione della struttura autoformatasi.
Si conclude ricordando che questo tipo di gestione nel complesso richiede un grado di colturalità elevata.
Infatti la presenza dell'uomo in foresta si deve tradurre in azione di cura e salvaguardia in modo da mantenere e ripristinare i ritmi biologici naturali, attraverso la razionalizzazione dei fenomeni naturali osservati (CIANCIO 1981).