Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 47 - FEBBRAIO 2006




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UN NUOVO INIZIO

La XIV Legislatura si è conclusa senza che giungesse in porto l’annunciato Testo unico in materia ambientale. Il chiacchierato lavoro della Commissione di fiducia governativa che avrebbe dovuto riscrivere, integrare e armonizzare le normative, non ha concluso il suo percorso perché alcune materie ne sono rimaste escluse.
E’ il caso dei parchi e delle aree protette. In un incontro al Parco Nazionale Gran Paradiso il ministro Matteoli annunciò che la legge quadro 394 rimaneva com’era.
Qualcuno tirò un sospiro di sollievo, altri si rammaricarono per un’occasione sfuggita. Le avvisaglie non erano state delle più rassicuranti.
La fuga di notizie dal cosiddetto “Gruppo dei 24 Saggi” aveva fatto presagire pesanti tagli ai contributi ordinari, sostituiti da finanziamenti a progetto e da non meglio precisati ricorsi all’autofinanziamento…
I risultati del lavoro dei “Saggi” sul resto della materia ambientale, giunto in porto con uno specifico Decreto, conferma tutte intere le perplessità sorte nei loro confronti, anche per le ripercussioni che comunque avrà là dove, ad esempio, si occupa di bacini idrografici.
Ora il percorso di revisione e aggiornamento delle norme sulla politica dei territori protetti e per una adeguata tutela della biodiversità, di cui i parchi costituiscono territori d’elezione per consistenza ed efficacia, può riprendere il suo cammino in maniera forse più serena.
Cambierà la concezione di fondo? Si sarà in grado di reperire le giuste risorse di investimento per garantire una vita dei parchi senza mortificazioni? Si potrà tornare a farne centri di ricerca per modelli di sostenibilità?
Indubbiamente gli ultimi cinque anni sono stati attraversati da momenti difficili. Già il richiamo iniziale all’antropocentrismo che piega ai voleri dell’uomo la natura nemica, parve fuori sintonia viste le conquiste del movimento parchigiano definitivamente disancorato da una concezione vetero conservazionista dopo l’appello alla territorializzazione delle politiche ambientali della Conferenza di Rio de Janeiro.
Certo rimangono sacche di cecità e di miopia politica anche nell’arcipelago ambientalista, ma ciò non può essere preso a pretesto e usato strumentalmente per atti che, invocando la paura dell’eccessiva tutela, di fatto si propongono di azzerarla rendendo sostenibile ed ecocompatibile ogni intervento a danno del territorio e dell’ambiente.
Spiace dover leggere, sotto l’autorevole imprimatur dell’Università di Camerino, di prospettive per il nuovo Millennio dei parchi che paiono artatamente dimenticare che dall’epocale convegno del 1990 molte cose sono cambiate sotto il cielo: non solo Rio, ma anche l’aggiornamento delle tesi dell’UICN e via via, fino a Durban. Non si può dimenticare che si tratta di una evoluzione spontanea, che dà ragione alle tesi anticipatrici, talvolta forse un po’ visionarie, ma scientificamente sempre solide, di Valerio Giacomini.
Se poteva essere giustificato accoglierle allora, nel momento in cui erano formulate, come dissacranti ed eversive, oggi un simile atteggiamento di chiusura pregiudiziale non può essere perdonato né agli ambientalisti né ai responsabili del governo dell’ambiente italiano.
Dunque occorre un nuovo inizio, che prenda le mosse da una agenda delle priorità che il mondo dei parchi e delle aree protette, rappresentato autorevolmente da Federparchi, da tempo sostiene in maniera bipartisan. Non vorremmo essere costretti a riassumerle qui per l’ennesima volta, che già vengono a nausea in chi le reclama e, per contro, suonano quasi a irrisione da parte di chi ha sempre fatto mancare loro qualsivoglia riscontro, a cominciare dalla Seconda Conferenza sui parchi di Torino.
Tuttavia riprendiamo, come Sisifo, la fatica e chiediamo al nuovo Governo le risposte che fin qui sono mancate, ma soprattutto reclamiamo l’urgenza dell’agire, senza il quale i territori protagonisti di una possibile nuova primavera di sviluppo ecosostenibile legata alla presenza dei parchi, rischiano di pagare una volta di più la mancata programmazione di investimenti che dovrebbe naturalmente seguire ogni disposizione legislativa e senza i quali le stesse non sono che vuoti proclami.
Sullo scorso numero ci siamo occupati dell’agenda, aggiornata -I parchi, ricchezza dell’Italia- che Federparchi ha proposto per il nuovo Governo.
Ci basti riprenderne qui gli elementi essenziali:
la necessità urgente e inderogabile di una effettiva Rete Ecologica Nazionale da costruirsi a partire dagli inutilmente, da sempre, invocati documenti che ne stanno alla base, la Carta della natura e il Piano della biodiversità; i Parchi fuori dai parchi, con il coinvolgimento delle aree protette nella più generale programmazione della gestione ecosostenibile del territorio, da realizzare avvalendosi delle nuove professionalità giovanili e dell’innovazione scientifica e tecnologica;
la concretizzazione di una reale politica di collaborazione istituzionale, anche attraverso la costituzione di un apposito Comitato presso la Conferenza Unificata, che consenta una più efficace articolazione tra i poteri dello Stato e, soprattutto, una programmazione pluriennale di settore; dalla programmazione e concertazione devono scaturire programmi e azioni di sistema che facciano finalmente partire politiche conseguenti e coerenti per i grandi sistemi geografici italiani (Alpi, Appennini, Bacino del Po, Coste e isole) attraverso appositi accordi di programma, mentre è necessario promuovere, analogamente accordi internazionali per le grandi aree protette transfrontaliere; in tempi di contrazione delle risorse finanziarie pubbliche è necessario definire con rigore gli strumenti di governance e risorse economiche certe, per il buon funzionamento del sistema; ma parallelamente occorre prevedere priorità condivise nelle strategie nazionali e regionali, rafforzare l’autonomia degli enti di gestione, garantire la presenza al loro interno di competenze ed esperienze in materia, definire un nuovo status degli amministratori e modalità di nomina chiare per i direttori da riferire direttamente agli enti, stabilire percorsi certi per l’adozione degli strumenti pianificatori, porre fine alla doppia gestione per le riserve naturali ricadenti in aree parco.
Il documento di Federparchi ha poi voluto richiamare una specifica attenzione nei confronti delle aree marine protette recuperandole a una visione di sistema che superi normative diversificate rispetto alla legge quadro e alla necessità di raccordi solidi con l’Europa e il Mediterraneo per la definizione di reti e collaborazioni internazionali che diano risposta agli obiettivi definiti dagli accordi internazionali.
Come si evince da questa sintesi, l’agenda è impegnativa, ed occorre, da subito metterne in atto gli strumenti attuativi. Se per raggiungere in maniera rapida e più efficace i risultati che il mondo dei parchi si attende è necessario rivedere la legge quadro, lo si faccia.
L’auspicio è che il possibile nuovo inizio avvenga tuttavia rimediando a quell’atteggiamento, decisionista e centralista, errato anche nel metodo, che ha caratterizzato la precedente gestione. Non solo Federparchi, ma anche le Regioni le Province, i Comuni, gli enti locali, le associazioni ambientaliste, quelle di categoria, vanno coinvolte in un processo democratico di verifica rispetto a ciò che della legge quadro ha funzionato, di ciò che va cambiato e di ciò che è migliorabile. Non basta un direttorio di presunti “Saggi del Re” per intervenire su una materia tanto delicata che non ha bisogno tanto di riferimenti scientifici -indispensabili nel momento della redazione originaria- quando di conoscere i risultati dell’esperienza che deriva dall’applicazione delle norme sul campo. Certo potranno essere opportuni aggiornamenti nei princìpi, specie nei riferimenti europei e internazionali -e la letteratura è abbondante e acclarata- ma l’importante sarà costruire percorsi applicativi efficaci per gli obiettivi concreti di politica territoriale e di conservazione delle biodiversità della nostra penisola. Questo ci aspettiamo nelle prossime settimane e ci auguriamo possa essere tra i primi obiettivi del nuovo Governo. Così come vorremmo fosse posta la parola fine a comportamenti che al di là della lottizzazione partitocratica -già di per sé esecrabile- hanno superato ogni pudore, vuoi con il ricorso al meccanismo -di per sé straordinario- del commissariamento, vuoi consegnando le aree protette italiane a molti amministratori sulle cui specifiche professionalità è lecito più di un dubbio.
Un piccolo nuovo inizio coinvolge anche questa testata, la cui direzione passa di mano.
In questo caso il compito è più facile di quello che attende il Governo, perché basta inserirsi nell’onda tranquilla e rassicurante della continuità per essere sicuri di mantenere, comunque, una buona rotta.
Per questo non ci saranno virate particolarmente impetuose, anche se qualche lieve mutamento sarà inevitabile, a segnalare la personale interpretazione che nasce dalla diversa sensibilità e dalla diversa storia di ognuno e dunque anche di chi ha avuto l’onore di raccogliere il passaggio di timone. Rimane l’intento di continuare a migliorare. Per farlo occorre -anche qui- la leale collaborazione di tutti: dei lettori, di coloro che si occupano direttamente delle aree protette e di chi le segue con attenzione e passione.
Non solo si accettano, ma sono i benvenuti consigli, critiche, proposte di collaborazione.

IL SALUTO DEL DIRETTORE

Ringrazio la Federparchi e il suo gruppo dirigente, per la fiducia politica e professionale che ha voluto accordarmi, nel momento in cui mi ha chiesto di dirigere questa testata, “storica”, nel panorama della pubblicistica dedicata alle aree protette.
Da tempo, in posizioni e ruoli diversi, seguo con passione la straordinaria storia dei parchi italiani, nazionali, regionali, locali. Un patrimonio che va condiviso con gli amministratori e le comunità di oggi, affinché sia possibile conservarlo per le generazioni future. Che va dunque gestito con attenzione e oculatezza, ricercando strade innovative che diano, finalmente, concretezza operativa ed esempi di buone pratiche per quell’orizzonte -ancora da trovare- di un futuro sostenibile tanto invocato, quanto poco realizzato nelle politiche della quotidianità.
Prendo in mano un testimone importante con una storia ricca di sfide e di significati.
Lo prendo dal direttore Mariano Guzzini che ne ha condotto l’ultima fase, con una evidente impronta personale e con un rinnovamento grafico moderno.
Se questo intendiamo mantenere, la prima inevitabilmente cambierà; sia pure in quella continuità che ne ha plasmato, nel tempo, il carattere, dalla direzione del fondatore, Renzo Moschini, a oggi.
Cercheremo di fare, innanzitutto giornalismo di servizio -e per questo sarà necessario l’impegno e la collaborazione dell’intero sistema delle aree protette-, di approfondimento e di inchiesta.
I primi interlocutori, ma anche i primi attori siete voi, i parchi, le aree protette: da voi attendiamo critiche, proposte, suggerimenti, collaborazioni…
Vogliamo fare una testata di notizie e informazioni di interesse generale che aiutino gli operatori dei parchi, ma anche ognuno di noi, a collocare le politiche delle aree protette in quelle più generali delle politiche ambientali, sociali, culturali e perché no, economiche e occupazionali del Paese.
I parchi e le aree protette ne possono essere protagonisti.
Lo faremo fotografando e valorizzando le cose realizzate che possono essere di stimolo e di riferimento e promuovendo un dibattito intellettuale che possa guidare verso nuove ipotesi e nuovi progetti pronti a trasferirsi sul territorio.
Convinti delle parole del saggio secondo cui “non puoi fare nulla che non sia già stato nella tua mente”.
Ma ricorderemo anche la regola fondamentale del giornalismo e cioè: fare una rivista per chi la legge -e possibilmente la “usa”- piuttosto che per chi la scrive.

Valter Giuliano
direttore.rivistaparchi@parks.it