La via Ferrata "Farina del Diavolo" si trova nei pressi della cascata "RADIME" che, con i suoi 230 metri di salto, è una delle cascate più alte d'Europa.
Caraeristiche
Da percorrersi unicamente in salita / non intraprendere il percorso in caso di cascata "radime" in condizioni di piena.
Materiale obbligatorio: guanti raccomandati, scarpe idonee, imbrago, casco, set da ferrata con assorbitore di energia
Informazioni di sicurezza - Norme generali
La percorrenza della via ferrata è soggetta ai rischi oggettivi degli ambienti alpini.
Si declina pertanto qualsivoglia responsabilità connessa a tali rischi.
Si devono rispettare le seguenti regole:
- La percorrenza della via ferrata è a vostro rischio e pericolo;
- In caso di temporale abbandonare il percorso prima possibile;
- Non intraprendere il percorso in caso di Cascata "Radime" in condizioni di piena;
- Percorrere la ferrata unicamente in salita;
- Percorrere il ponte uno alla volta.
- Percorrere la ferrata utilizzando attrezzatura idonea ed omologata;
- Non utilizzare mai fettucce e corde singole;
- Rimanere agganciati al cavo sempre con almeno un moschettone;
- È necessario conoscere perfettamente le tecniche di progressione ed assicurazione;
- Minorenni e principianti devono essere accompagnati e seguiti da persone esperte;
- Rispettare l'ambiente ed il silenzio circostanti e non abbandonare riuti.
Progressione in ferrata
1. Regola di base: restare sempre assicurati al cavo.
2. Una sola persona per segmento di cavo.
Rientro
In cima, si attraversa il rio Radime e si giunge ad un bivio: è possibile raggiungere l'abitato di Lauco ed utilizzare i mezzi pubblici per rientrare, o si può procedere lungo il sentiero parallelo al crinale sommitale e iniziare la discesa nella mulattiera denominata "Troi dai Cretz". Una volta raggiunto il paese di Villa Santina, si procede parallelamente alla statale (dietro alle barriere paramassi) per ritornare al punto di partenza (cimitero).
Molti anni addietro tui i paesi appoggiati sui colli e i canali della Carnia avevano il loro mulino con forno a legna, dove ogni famiglia poteva macinare la segala e il granoturco e cuocere il proprio pane nero.
Il mulino comunitario di Lauco si trovava sulla lastra di roccia a strapiombo sulla pianura che si allarga tra Villa Santina e Invillino, proprio sulle sponde del Rio Radime.
La leggenda narra che un giorno freddo e ventoso, di chi sa quale autunno inoltrato, si presentò alla porta del mulino un pover uomo, tanto magro che gli si vedevano le ossa. Quest'uomo era Nostro Signore, giunto n lì per chiedere un pugno di farina e scoprire chi vivesse da quelle parti.
Il destino volle che a macinare ci fosse una donnaccia. Una tignosa della peggior risma.
Il Signore, senza farsi troppi scrupoli, entrò e con buone maniere le chiese: "Donna di fede, mi fate la carità di un pugno di farina? Sono giorni che non metto qualcosa nello stomaco".
La matrona, che non sospettava chi si nascondesse dietro le spoglie di quel poveraccio, dopo averlo guardato con astio, rispose scontrosamente: "Farina a voi? Ci mancherebbe altro. Non crederete mica che scenda giù dalle tegole? E poi quella che sto macinando non è roba mia. Andate via, che non posso badare a voi, io ho troppo da fare!"
Il Signore lisciandosi l'ispida barba e sorridendo, le disse: "Bene, se la farina non è vostra vorrà dire che è del cuculo, sarà lui il padrone di tutto!"
A questo punto quella "sbilfa" di donna, toccata sul vivo, si fece innanzi gridando: "È inutile che insistiate! Vi ho detto e torno a ripeterlo, quella che sto macinando non è roba mia! E poi guardate! Se sto mentendo, potesse il Diavolo portarsi via con lui questa farina!"
Non nì neppure di pronunciare la frase, che si presentò dinnanzi a lei Lucifero in persona.
La donna terrorizzata si nascose sotto una tavola ed il demonio, senza fare troppe cerimonie, si impadronì di tutta la farina e la disperse in abbondanza da sopra la cima della cascata.
Quella farina è ancora lì, specchio di un castigo per peccati come l'avarizia e la menzogna.