IL BIO-PARCO DEL SILE scienza e conoscenza


 

Descrizione del progetto

Il Bio-parco del Sile si presenta come limite della città contemporanea, area di interfaccia tra la città di Treviso e la campagna circostante, in cui il fiume Sile diviene elemento di connessione.

Il progetto si identifica come un insieme di frammenti, diversi nella forma e unificati nel dettaglio: i filari, i ponti, i percorsi, le isole. Tale sistema di frammenti crea le condizioni per sottolineare situazioni esistenti, attivando nuove relazioni. Si costituiscono, così, tanti episodi da scoprire e conoscere, uniti dalla chiave "acqua".

Acqua intesa non solo nella sua accezione fisica ma, soprattutto, come bene con il quale la città ha saputo convivere per secoli, accettandone le condizioni, finchè lo sviluppo industriale, l'urbanesimo e la richiesta di energia elettrica non hanno sconvolto il rapporto originale.

Dalle analisi interdisciplinari effettuate è emerso che entro il 2007 scadranno le concessioni dell'Enel per la centrale idroelettrica di Silea, situata nel taglio del Sile a Villapendola, effettuato nel 1954. Attualmente, la presenza della centrale altera notevolmente l'equilibrio idraulico del ramo morto, nel quale non è presente nemmeno la "portata minima vitale", contrastando la legge 183 del 15.05.1989, che individua tra gli obiettivi di programmazione, di pianificazione e di attuazione dei Piani di Bacino la " razionale utilizzazione delle risorse idriche superficiali e profonde garantendo comunque che l'insieme delle derivazioni non pregiudichi il minimo deflusso costante vitale nell'alveo sotteso". Tale concetto è stato ripreso anche dalla legge 36 del 05.01.1994 "Disposizioni in materia di risorse idriche", la quale prevede che nei bacini caratterizzati da prelievi le derivazioni siano regolate in modo da non danneggiare gli equilibri degli ecosistemi interessati.

Il Taglio del Sile ha provocato, nel tempo, nell'Isola di Villapendola, la crisi degli equilibri delle biocenosi acquatiche creando gravi situazioni di degrado ambientale.

La dismissione della centrale idroelettrica permetterebbe, quindi, di reimmettere acqua nel ramo morto in modo da restituire dignità biologica, ecologica e funzionale al fiume.

In tale contesto si inserisce l'idea progettuale del Bio-parco.

La bonifica del sistema delle acque coinvolge la necessità di intervenire in modo oculato sul reimpianto e sulla sistemazione delle sponde fluviali esistenti, tenendo conto di parametri tecnico-protettivi riguardanti il consolidamento delle scarpate e delle sponde, l'espurgo dell'alveo, la continuità degli habitat, e di parametri paesaggistici, nei quali la bellezza delle acque assuma valore di bene fondativo.

La vita del ramo morto, inoltre, è legata all'eventuale aumento di portata nell'alveo, la quale cambierebbe la dinamica fluviale riportando il fiume alle iniziali condizioni di equilibrio biologico.

La proposta progettuale prevede, pertanto, la realizzazione di opere di canalizzazione dell'alveo esistente, modificando la morfologia naturale del corso d'acqua, al fine di ridurre eventuali fenomeni di erosione di sponda nelle anse fluviali maggiormente a rischio, di migliorare il drenaggio, di controllare le piene, di migliorare la navigazione, di difendere dall'erosione fluviale la campagna coltivata, le strade, le abitazioni.

Viene alterato, di conseguenza, il preesistente equilibrio naturale ed il corso d'acqua reagirà adeguandosi alle nuove condizioni attraverso la variazione di parametri idromorfologici come la velocità del flusso, la capacità di trasporto, la potenza della corrente, la sinuosità.

Le modificazioni idrauliche creerebbero, quindi, nel ramo morto, condizioni paesaggistiche e ambientali più vicine all'idea di Treviso come luogo della civiltà dell'acqua.

 

L'intervento di riqualificazione ambientale ha portato alla creazione di quattro isole, suggerendo l'idea di adottare questi spazi per la realizzazione delle aree scientifico-didattiche. Rappresentano una "scuola" all'aperto per l'educazione ambientale, luoghi in cui conoscere, giocare, scoprire.

Le isole sono accessibili attraverso quattro percorsi: pedonale, ciclabile, equestre e navigabile, che abbracciano tutta l'area del Bio-parco sviluppandosi a quote indipendenti dall'orografia naturale. Esaltando il rapporto con il suolo e la vegetazione, ora aderiscono al terreno, ora si staccano a quote maggiori innalzandosi rispetto alla campagna. Movimenti sinuosi che si dividono e si ricongiungono mescolandosi al paesaggio con i loro colori, per poi allargarsi in zone di sosta situate nei punti di accesso alle isole presentando zone ombrose di aceri ricci (Acer platanoides L.) che si misurano con la presenza dell'acqua e con i ciottoli del greto invasi dalle fioriture primaverili.

Questi "condotti" si identificano come elementi di connessione non solo all'interno del Parco, ma rappresentano anche elementi di "andata" e di "ritorno". Conquistano il Parco, per poi riconquistare la città.

Gli accessi principali al Bio-Parco, infatti, sono situati uno a nord di Villapendola attraverso il ponte pedonale esistente e l'altro a sud, sulla statale Jesolana, dove è stato previsto un ampio parcheggio.

Il Parco è servito anche da strade carrabili già esistenti, alle quali è stata affiancata una pista ciclabile. Ai bordi stradali, inoltre, sono state ripristinate le alberature di Farnia (Quercius Robur) .

La ciclabile si allontana, poi, dal parco e si dirige verso la città entro margini formalmente ben definiti, seguendo l'alveo del fiume Sile, addentrandosi lentamente nell'ordine urbano.

I percorsi non sono gli unici elementi di connessione.

Prende forma la catena di connessioni espressa dai ponti come collegamento di margini, di affacci su siti celati, come unione di due realtà differenti.

Il ponte modifica il paesaggio attorno a ciò che scavalca e permette un punto di vista singolare aperto alla riflessione e alla meditazione.

I ponti danno forma alla direzione di un percorso che da una parte si introduce in una campagna coltivata povera di alberi, siepi, cespugli e dall'altra si protrae sulle isole, in uno scenario tra natura ed artificio dove la vegetazione è utilizzata come nuovo materiale da costruzione.

I ponti assumono un'ulteriore significato prolungandosi idealmente tra i filari di alberi: gli uni e gli altri sono disposti a "quarantacinquegradi", espressione di una rilettura dell'antica centuriazione romana. Sono tagli che si insinuano nel Parco e nella campagna come elementi ordinatori di tutto il progetto.

I filari, inoltre, diventano elementi di connessione tra le componenti del Parco stesso ed elemento di filtro e di dialogo tra la presenza urbana e il vuoto lasciato dalla campagna.

Il Bio-parco rappresenta un sistema articolato in cui l'essenza delle alberature dei filari gioca un ruolo fondamentale.

Gli olmi campestri (Ulmus minor mill.), imponenti e ombrosi, caratterizzano le testate del Parco, come margini serrati per approdare in un mondo chiuso e precluso che preme contro l'apertura dei campi.

Gli aceri campestri (Acer campestre L.), sinuosi e vacillanti, sono situati ai margini dei percorsi , "dettagli" che uniscono gli elementi fiume-città-campagna.

I pioppi (Populus nigra var.italica), flessibili e slanciati, sono il filtro, il bordo labile dal quale si intravede l'orizzonte, un frammento di campagna o un'ombra di città.

Si accresce, pertanto, il numero e la complessità di relazioni che il Bio-parco ha con il "mondo esterno".

Il progetto propone, inoltre, la ricostituzione della tipologia vegetazionale del bosco di caducifoglie igrofile. Il sistema boscato è stato configurato tenendo presente anche i concetti base di strutturate dinamica degli ecosistemi. Non per ricostruire l'ambiente naturale, ma per realizzare un parco che riporti alla memoria quelle che erano le comunità vegetali tipiche della pianura.

Le zone destinate a rimboschimento sono state individuate a sud di Villapendola nell'area dei laghi artificiali e nell'area adiacente all' ultima isola. Tali zone sono caratterizzate da percorsi naturalistici e da punti e torri di osservazione per conoscere e scoprire la natura e gli animali.

L'elemento "acqua", infine, identificato nel fiume Sile, diventa lettura sensibile dello spazio e si relaziona alla dimensione naturale della "terra" che solca. Diviene fil rouge degli elementi che costituiscono il progetto.

L'ipotesi iniziale, quindi, si delineaprende consistenza in un luogo in cui la natura si manifesta stagione dopo stagionegiorno dopo giorno.

La natura viene corretta, non offesa, misurata in modo da integrare il naturale con il razionale.

Il paesaggio viene così ulteriormente definito. Non ripresentato.

 

 

Le Isole
le esperienze, la scoperta, le meraviglie

Le quattro isole rappresentano uno spazio interattivo ludico e scientifico rivolto ai bambini. Il loro scopo è di proporre un approccio alla conoscenza del mondo e soprattutto della natura, attraverso un'attività didattica che privilegia il gioco e il giocare.

All'interno di esse, tutto è concepito affinchè i bambini, accompagnati da adulti, possano compiere esperienze significative nell'interazione con gli elementi presenti, conseguire nuove acquisizioni attraverso attività ludiche, effettuare scoperte utili per la loro crescita.

La proposta progettuale concepisce un'idea tematica comune alle quattro isole, per dare un significato, un volto, un nome a tali luoghi.

Perché non pensare di evocare il Fuoco, l'Aria, l'Acqua, la Terra? Aristotele e i "Naturalisti " ci insegnano che tali elementi rappresentano i principi originari, "causa di tutte le cose".

Ogni isola è caratterizzata da uno di questi elementi, divisi secondo la logica aristotelica: la prima isola che si raggiunge è "L'Isola del Fuoco", segue "L'Isola dell'Aria", quindi "L'Isola dell'acqua" e , infine, "L'Isola della Terra".

Ogni area assume un suo carattere, un modo di essere, ma in tutte, ambiente, arte, gioco sono attivati come modi del conoscere.

Il senso del progetto, infatti, risiede nell'idea di legittimare i legami reciproci che esistono tra arte, conoscenza, gioco e ambiente attraverso l'ideazione di spazi che riguardano tali argomenti.

La logica progettuale si ripete in tutte le isole:

 

Il progetto coinvolge architetture un po' inaspettate e "improbabili", curiose e discrete, alcune ipogee. Serviranno ad accogliere, ma anche a divertire.

I vulcani, la Collina degli aquiloni, il Bacino di manipolazione, l'Anfiscultura sono architetture per scoprire il naturale come l'artificiale. Architetture per non offendere il paesaggio che le circonda, ma per scoprirlo e conoscerlo e per non competere con la presenza urbana di Treviso.