IL BIO-PARCO DEL SILE scienza e conoscenza


 

Introduzione II

 

Tutti gli uomini per natura tendono al sapere

Tendono al sapere, perché si sentono pieni di "stupore" e di "meraviglia"

L'uomo sa acquistare scienza e arte attraverso l'esperienza

(Aristotele)

 

 

Se, dunque, lo "stupore "e la " meraviglia" sono da sempre le radici della conoscenza, perchè non pensare di elaborare un luogo in grado di provocare domande?

Se l'esperienza è il tramite per crescere, perché non mettere insieme, con discrezione, l'ambiente, il gioco, l'arte e la scienza facendo interagire divertimento e conoscenza, al fine di fornire risposte?

Da sempre la Natura stupisce , evoca, svela.

Da sempre "Aria, Acqua, Terra e Fuoco" sono gli elementi che celano la magia delle cose che ci stanno intorno.

Perché non usarli per dare concretezza ed identità ad un parco didattico- scientifico che, alimentando lo " stupore" e la "meraviglia" del bambino lo conduca a scoprire le infinite metamorfosi della vita?

 

Nasce, così, l'idea del Bio-parco del Sile, un luogo dove giocare con l'acqua, la terra, l'aria e il cielo, da soli e insieme, con il corpo e con la mente.

Un luogo dove sentire, vedere, toccare, annusarefare esperienze.

Un luogo dove intuire, curiosare, prevedere, verificare, costruirestupirsi.

 

Le finalità

La caratteristica dominante del Bio-parco del Sile è il rapporto tra il territorio, il fiume e il bambino, un rapporto tutto da inventare e da legittimare con ipotesi credibili, al fine di congedarsi dalla contemplazione statica del paesaggio, di andare oltre il concetto di "protezione dell'ambiente", di orientarsi verso quello di "conservazione attiva" e di riqualificazione ambientale, nella consapevolezza che il problema non è più solo urbanistico ed architettonico, ma anche ambientale ed ecologico, in sintesi di "Architettura del Paesaggio".

Il Bio-parco vuole essere interpretato come un luogo di accesa interattività, caratterizzato da spazialità nuove, da relazioni architettoniche non consuete, tese ad un coinvolgimento dinamico del fruitore.

In questa ottica, l'idea progettuale si rivolge al Sile come ad un "universo" disponibile a sperimentare un nuovo codice di comportamento verso l'ambiente fluviale. Il fiume diventa area di educazione e di formazione, utilizzato per elevare e diffondere la conoscenza ed il gusto, tesi a riconciliare natura e condizione umana.

Il progetto vuole affermare, dunque, un diverso modo di governare l'acqua, l'ambiente , il territorio.

E' il richiamo ad un'ecologia applicata, ad una cultura ecologica, ad una pianificazione del paesaggio che prefigura un sostanziale mutamento dell'etica territoriale .

Il luogo

L'area oggetto dell'ipotesi progettuale si colloca all'interno del Parco Naturale Regionale del Sile, area protetta della pianura veneta, comprendente un ambito fluviale.

Il corso del Sile, fiume di risorgiva, interessa un'estesa parte della pianura trevigiana,l'area ovest della provincia di Padova e quella a sud della provincia di Venezia.

Il tratto di fiume dell'area destinata a Parco Naturale Regionale si estende dalle sorgenti a Pontegrandi, con uno sviluppo lineare di 65 km, incluso in una superficie nastriforme di circa 3.000 ettari.

All'interno del Parco Naturale Regionale, nelle vicinanze della città di Treviso, si trova l'isola di Villapendola, un'area fluviale agricola , racchiusa da un vecchio meandro fluviale chiamato "ramo morto "e da una rettifica creata nel 1954 per la costruzione della centrale idroelettrica di Silea.

L'attuale morfologia presenta, inoltre, piccoli bacini affiancati al fiume, conseguenza di scavi inerti e di interventi per la realizzazione del porto di Silea.

Complessivamente l'isola di Villapendola si estende per 100 ettari circa, con un perimetro di 5,5 km .

Il progetto si propone di restituire equilibrio biologico e funzione sociale a tale area.

 

Traccia metodologica

La progettazione di un parco fluviale non può prescindere dall'uso di metodologie e di tecniche progettuali di pianificazione estese lungo tutto il corso del fiume, capaci di garantire che le risorse del territorio vengano utilizzate, ma non consumate; gli equilibri modificati, ma solo sulla base di regole che consentano l'instaurarsi di nuovi equilibri con essi non contraddittori.

Si tratta di utilizzare i concetti dell'Ecologia del Paesaggio , disciplina che definisce il paesaggio come sistema gerarchizzato di ecosistemi interagenti (naturali ed antropici), al fine di creare le condizioni per un paesaggio durevole e ricco di biodiversità.

Le indagini hanno avuto come scopo prioritario quello di conoscere, capire e mettere a fuoco il particolare funzionamento di quei fragili ecosistemi troppo spesso compromessi da errati interventi umani.

La lettura del territorio è stata indirizzata, pertanto, alla conoscenza della struttura, delle funzioni, delle trasformazioni del paesaggio e delle interrelazioni con l'ambiente circostante, al fine di poter controllare il funzionamento dei sistemi ecologici, di orientare la fase progettuale e di permettere futuri controlli.

Gli interventi antropici -la centrale idroelettrica, il Taglio del Sile, le aree industrializzate e i relativi scarichi inquinanti - e una scarsa gestione del territorio hanno provocato, nel tempo ,condizioni di degrado ambientale; un degrado che procede ad un ritmo elevatissimo, più rapido di quello con cui si muovono le iniziative di difesa e di protezione. Per questo la tutela non basta, ma sono necessarie opere di restauro e di ripristino di situazioni ambientali potenzialmente in equilibrio.

Molti Paesi, prima del nostro, hanno iniziato opere di ripristino di ambienti fluviali danneggiati o dimenticati, attraverso l'utilizzo dell'ingegneria naturalistica.

I metodi dell'ingegneria naturalistica non sono nuovi, sono solo rinati. Gli antichi romani utilizzavano piante intere, vive o morte ,per proteggere le sponde dei corsi d'acqua; anche Leonardo da Vinci illustrò l'importanza dei salici e la facilità del loro impiego.

Oggi, la riscoperta dell'ingegneria naturalistica si deve, principalmente, alla crescente esigenza di salvaguardare la natura, ma anche alla frequente mancanza di risorse finanziarie per i costosi interventi in calcestruzzo.

Le tecniche costruttive dell'ingegneria naturalistica si avvalgono di conoscenze biologiche nell'eseguire costruzioni in terra ed idrauliche, nel consolidare versanti e sponde instabili attraverso l'impiego di piante o di parte di esse, messe a dimora in modo tale da raggiungere , nel corso del loro sviluppo, sia da sole come materiale da costruzione vivo, sia in unione con materiale da costruzione inerte, un consolidamento duraturo delle opere.

L'ingegneria naturalistica non va intesa come alternativa, ma come completamento necessario e significativo ai modi tradizionali di costruzione ingegneristica puramente tecnici (Schiecthl-Sterb 1992).