Pessima legge delega


E' un testo "ibrido", squilibrato e intrusivo, comunque molto pericoloso, quello che è stato fino ad ora predisposto dalla Commissione Ambiente della Camera che tratta la delega al Governo di riordino della legislazione in materia ambientale.
Ci sono le norme assurde in materia di caccia di cui "Il giornale dei parchi" si è già occupato nel suo primo numero, ma purtroppo non solo quelle. Vi si trovano poche righe di indirizzo destinate ad argomenti di enorme importanza - i rifiuti, le acque, la difesa del suolo - accanto ad interi e minuziosi paragrafi per la regolamentazione di aspetti secondari della vita dei Parchi. C'è dunque al fondo l'incongruenza di una legge delega che diviene, per una parte, norma "di diretta applicazione", proponendosi così di sottrarne i contenuti al contributo della commissione dei 24 che dovrà redigere la proposta finale di riordino, ma soprattutto al confronto con le parti interessate: le Regioni, le Autonomie, i Parchi.
Del resto durante le numerose audizioni che la Commissione Ambiente ha promosso nessun deputato aveva mai accennato a norme immediatamente attive. Si pongono dunque, oltre che questioni gravi di contenuto, problemi di coerenza e correttezza istituzionale. Sono i problemi che affronta un documento che la Federparchi discuterà nella sua prossima Assemblea generale, convocata a Roma il 4 luglio, e che chiede in via preliminare lo stralcio, appunto, delle norme di diretta applicazione. Solo in questo modo la delega potrà rispettare il suo solo scopo di mandato al Governo a dare sistemazione alla legislazione in un quadro complessivo ordinato ed equilibrato.
Per la verità parlare di "riordino", per le norme che riguardano i Parchi, è un po' eccessivo, dal momento che si tratta di ridurre a testo unico due soli provvedimenti emanati, tra l'altro, a pochi anni di distanza l'uno dall'altro. Ma l'occasione sembra comunque utile per affrontare alcuni aspetti che gli Enti gestori segnalano da tempo e che da tempo aspettano soluzione.
Sono gli stessi che il documento della Federparchi elenca ancora una volta: l'insostenibilità dell'inclusione degli Enti parco fra quelli del parastato; l‘ormai indispensabile autonomia nelle scelte e in particolare in quella del direttore, l'unitarietà del sistema di aree protette terrestri e marine, la piena titolarità delle funzioni di vigilanza, il rinnovamento nella composizione degli organi, con l'introduzione di criteri di incompatibilità.
Naturalmente sempre che l'obiettivo reale sia quello di fare un passo avanti e nessuno sia mosso dall'intenzione di approfittare della delega per operare dannosi colpi di mano.

    l.b.




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