L’Europa dei parchi


Più considerazione a Bruxelles per le aree protette. Al convegno di Federparchi dello scorso 13 giugno, a Riomaggiore, la richiesta è stata unanime ma soprattutto supportata dall’evidenza dei fatti e dalla saggezza delle proposte.
Torino sarebbe già passato remoto, se non fosse per l’approvazione del documento conclusivo della seconda Conferenza nazionale (11-13 ottobre 2002) avvenuta solo nei giorni scorsi. In quella sede fu il padrone di casa, l’assessore piemontese all’Ambiente Ugo Cavallera – ora coordinatore per l’ambiente in sede di Conferenza Stato-Regioni, al posto dell’Abruzzo – a far presente fin dal suo intervento introduttivo ai lavori della Conferenza l’esigenza di “chiedere all’Unione europea una maggiore attenzione alla politica dei parchi”.
Ma una nuova pista si è aperta davvero solo con la predisposizione da parte di Federparchi di un documento intitolato “L’Europa e i parchi”, con le idee e le prime proposte per una politica dell’Unione in materia di aree protette. Cuore del documento è la richiesta alle istituzioni di Bruxelles di un riconoscimento del ruolo e delle finalità dei parchi nelle politiche ambientali: una “promozione” finora riservata solo ai Sic e alle Zps, uniche aree finalizzate alla conservazione della natura dirette destinatarie dei fondi comunitari. Un gruppo di lavoro coordinato da Renzo Moschini e composto tra gli altri anche da Federica Thomasset, Giulio Caresio, Carlo Desideri, oltre alla redazione del documento (a lungo in tutta evidenza sul sito web www.parks.it, dove tuttora è consultabile), ha curato i contatti con le associazioni di numerosi Paesi europei e ha organizzato il convegno del 13 a Riomaggiore, nel parco nazionale delle Cinque Terre, intitolato appunto “L’Europa e i Parchi”.
Nella stupenda cornice ambientale del parco ligure, grazie alla efficiente e cordiale ospitalità del presidente del parco nazionale Franco Bonanini e dell’assessore provinciale – nonché coordinatore regionale di Federparchi – Massimo Caleo, hanno testimoniato dell’interesse all’iniziativa di Federparchi tra gli altri Nuno Lecoq, dell’Istituto portoghese per la conservazione della natura (“vi sono molti punti interessanti, però sarà anche difficile armonizzare le diversità”), Marià Martì di Fedenatur che è l’associazione dei parchi metropolitani e periurbani, Xavier Mateu di Europarc Espana, Gérard Moulinas della Federazione dei parchi regionali francesi, lo stesso Michael Starret, presidente di Europarc. Intervenuti a Riomaggiore anche l’assessore ligure Franco Orsi, il presidente della Provincia della Spezia Giuseppe Ricciardi, Franco Benaglia della Direzione protezione natura del ministero, il responsabile della sezione italiana di Europarc Fabio Lopez (“non siamo riusciti a fare una Federparchi europea”, ha detto quasi scusandosi a una platea numerosissima e provata dal caldo torrido, “per via degli approcci troppo diversi”).
L’iniziativa ha colto nel segno, a detta di molti cogliendo un’esigenza avvertita da tempo ma mai raccolta con il necessario impegno e spirito propositivo. Ulteriore interesse è stato aggiunto dal contemporaneo dibattito internazionale avviato dalla presentazione della bozza di carta costituzionale dell’Unione, proprio negli stessi giorni, da parte della Convenzione europea guidata da Valéry Giscard d’Estaing, Giuliano Amato e Jean-Luc Dehaene. “La nuova identità dell’Europa non può ignorare una delle sue caratteristiche più significative e cioè la natura umanizzata”, ha sottolineato a Riomaggiore Roberto Gambino, sostenuto da Ermete Realacci che ha collocato proprio le politiche ambientali tra le idee forti del vecchio continente assieme alla coesione sociale e al senso di responsabilità verso le aree di sottosviluppo del pianeta.
Al nocciolo del problema ha riportato Renzo Moschini, chiedendo che “i parchi possano finalmente accedere ai fondi comunitari senza fare l’autostop” e avanzando due proposte operative per avviare un percorso che si annuncia da subito lungo e irto di difficoltà: la stesura di un Libro verde sui parchi naturali europei e l’istituzione di un Forum, come luogo permanente di dibattito e ricerca sul tema. Qualche riserva sull’opportunità di modificare l’attuale legislazione ambientale l’ha espressa Monica Frassoni, presidente del gruppo verde al Parlamento europeo, che teme passi indietro e chiede invece maggiori fondi per Natura 2000 e una maggiore chiarezza sulle sue finalità (i Verdi europei hanno recentemente proposto la costituzione di un Help Desk indipendente su Natura 2000, con l’obiettivo di monitorare i progressi della rete, sviluppare lo scambio di esperienze locali e assicurare assistenza legale agli attori coinvolti). Analoghi timori sono stati espressi anche da Gaetano Benedetto del Wwf, che ha preferito poi sottolineare i rischi tutti nazionali della riforma ambientale in atto con la proposta di legge delega. “Incontreremo enormi difficoltà ad ottenere il superamento di ostacoli giuridici presenti nell’attuale trattato”, ha dichiarato tornando al tema il vicepresidente della commissione Ambiente del Parlamento europeo Guido Sacconi, “ma certi limiti si possono forzare e vanno lanciati alla Commissione europea stimoli e segnali”. “Sic e Zps non ci bastano più”, ha aggiunto Fabio Renzi, “e se in questa legislatura non c’è più tempo vorrà dire che nella prossima campagna elettorale chiederemo ai candidati al Parlamento europeo di sottoscrivere le nostre proposte”. “Non dobbiamo spaventarci per il lungo cammino europeo che abbiamo intrapreso oggi”, ha concluso a Riomaggiore il presidente di Federparchi Matteo Fusilli, “basterà pensare al lungo percorso della legge 394”. Fusilli ha pure annunciato l’obiettivo di giungere all’istituzione di una Federazione europea dei parchi.
Come prevedibile, il nuovo indirizzo di maggior impegno sul fronte dei rapporti internazionali è stato ribadito da Fusilli anche nella sede dell’Assemblea congressuale dell’associazione, tenutasi il giorno seguente (14 giugno) ad Ameglia nel parco ligure di Montemarcello-Magra. Decisamente più inaspettata, invece, la nuova e importante occasione per ribadire il concetto offerta dall’incontro al ministero dell’Ambiente del 18 giugno a Roma. In quella sede non solo si è finalmente costituito l’agognato tavolo Ministero-Regioni-Enti locali-Federparchi per indirizzare la futura politica delle aree protette – ed anche il lavoro dell’ormai famosa commissione dei 24 prevista dalla legge delega – ma si è pure approvato, a otto mesi di distanza, il già citato documento conclusivo della seconda Conferenza nazionale di Torino. E tra gli impegni sottoscritti al primo punto c’è proprio l’impegno internazionale verso l’Europa e il Mediterraneo, con un’azione decisa affinché l’Unione europea “estenda indirizzi e programmi di conservazione della natura al complesso delle aree protette e da proteggere”, riconoscendone quindi il ruolo “nel quadro dei progetti e dei finanziamenti comunitari”. Sempre a Roma, sempre a giugno, stavolta alla sede centrale di Federparchi una lettera a firma di Margot Wallstrom assicurava a Fusilli l’apprezzamento per l’iniziativa di Riomaggiore e per “le idee interessanti” del documento presentato – inviato nelle settimane precedenti alla commissaria Ue – definito “una buona base di partenza per una discussione sulla dimensione europea dei parchi naturali”. Se son rose …

Giulio Ielardi


NB Questo articolo è tratto da un servizio più ampio sulle presenti e future politiche europee in materia di aree protette, all’avvicinarsi del Congresso mondiale di Durban di settembre, che comparirà sul prossimo numero di Parchi. A chi vorrà documentarsi sulle rilevanti novità di Natura 2000, sugli ostacoli giuridici per una politica europea in materia di parchi, sui nuovi studi che evidenziano seri limiti dei finanziamenti Life, rimandiamo alla lettura della rivista di Federparchi.



Commenta l'articolo Il Giornale dei ParchiTorna alla prima pagina
del Giornale dei Parchi