In una “Carta” il ruolo dei Parchi per la tutela delle acque dolci


I parchi italiani, attraverso il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, si apprestano a portare un contributo originale di riflessione e di impegno al prossimo Congresso mondiale delle aree protette, in programma a Durban, in Sudafrica, dall’8 al 17 settembre prossimi. Un contributo che riguarda la tutela e la messa in valore delle risorse di acqua dolce. Nell’ambito dell’Anno Internazionale dell’Acqua indetto dalle Nazioni Unite si è infatti tenuta all’Aquila una conferenza nazionale promossa dalla Federparchi e dal Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, nel corso della quale è stata discussa e approvata una “Carta per la tutela e la valorizzazione delle acque dolci nelle Aree Protette”. Documento rilevante, che pone l’accento sull’importanza del ruolo dei parchi nella loro azione di conservazione, gestione e valorizzazione dei beni idrici affinché vengano garantiti il corretto funzionamento degli ecosistemi, la sopravvivenza di tutte le componenti biologiche, il mantenimento dei cicli e dei processi idro-geologici, nonché la salvaguardia dei valori paesaggistici ed estetici, considerata la loro vulnerabilità e la forte contrazione a seguito del pesante impatto antropico.
La “Carta” si ispira ai principi affermati nel Summit di Johannesburg nel 2002 e nel Terzo Forum Mondiale di Kyoto nel 2003 e trae origine dalla larga esperienza maturata in Italia nel rapporto tra gestione dei parchi e gestione delle risorse idriche.
Un rapporto che sta ormai nella storia, se si considera che il primo Parco nazionale istituito in Italia, il 3 dicembre del 1922, il Parco del Gran Paradiso, tutela tra l’altro alcune delle più grandi riserve d’acqua dolce d’Europa e il primo Parco regionale, quello del Ticino Lombardo, istituito il 9 gennaio del 1974, intende tutelare uno dei maggiori corsi d’acqua, tributario “alla pari” del Po, il nostro fiume più importante, arteria vitale della zona più industrializzata della nazione.
Come ha ricordato alla conferenza il presidente di Federparchi Matteo Fusilli, “delle molte centinaia di zone tutelate del Paese, una larghissima maggioranza ha proprio l’acqua dolce come uno degli elementi costituenti la propria ragione d’essere. Si tratti di ghiacciai o di torrenti, di laghi o di fiumi, di falde o di stagni, le componenti ambientali rappresentate dall’acqua nei suoi diversi modi di raccogliersi interessano la quasi totalità delle nostre aree protette. Ciò conferisce alla loro missione una grandissima importanza – spesso non totalmente percepita all’esterno – e alla loro attività una responsabilità altrettanto importante”.
Da queste constatazioni l’idea dell’elaborazione della “Carta”, che è l’espressione della maturità raggiunta dal nostro sistema nazionale, sempre citando Fusilli “in questi anni di battaglie, elaborazioni, progetti, azioni che sono già state in grado di affermare una forte soggettività e un alto grado di innovatività, anche su questo versante, da parte dei parchi e delle riserve italiani”. Una maturità che consente alla “Carta” di rivendicare anche, per i parchi, un ruolo riconosciuto di strumento privilegiato per la sperimentazione nell’applicazione dei principi gestionali.

l.b.



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del Giornale dei Parchi