I libri del mese

Le nostre segnalazioni - Anno 2003


Novembre 2003


Problematiche della foresta mediterraneaProblematiche della foresta mediterranea
Sei atelier per discutere della foresta mediterranea
A cura di Carlo Bifulco
Parco nazionale del Vesuvio
191 pagg.

Il volume, la cui edizione italiana è stata curata da Carlo Bifulco, direttore del Parco Nazionale del Vesuvio, raccoglie i materiali e documenti di sintesi di un Progetto Interreg che, attraverso ben 6 atelier, si sta occupando delle problematiche della foresta mediterranea.
Due dei sei appuntamenti si sono tenuti al Parco del Vesuvio che così ha assunto un ruolo importante nella gestione di questo primo progetto interreg coordinato dalla Regione Campania e che impegna anche la Francia e la Comunità Valenciana.
Per valutazioni più puntuali di merito su questa pubblicazione molto interessante rimando ad un più ampio commento che il lettore potrà presto trovare su questo giornale in un E-quaderno dedicato ai parchi in Europa. Qui vorrei limitarmi a segnalarlo e a consigliarne la lettura specialmente a chi sta seguendo il dibattito sulla ‘nuova’ Europa e sul ruolo che potranno e dovranno avere in essa anche i parchi e le aree protette.
Il libro presenta due profili ugualmente significativi: da un lato evidenzia la necessità - ma anche la difficoltà - di far entrare a tutti gli effetti i parchi nella gestione integrata del territorio (in questo caso forestale); dall’altro segnala che queste difficoltà si accrescono quando l’impegno si proietta in aree esterne all’Unione, generalmente più fragili e meno dotate di risorse, non soltanto finanziarie.
Insomma una lettura di grande attualità di cui dobbiamo ringraziare il Parco del Vesuvio.

Renzo Moschini


Settembre 2003


L’ordinamento delle aree protetteL’ordinamento delle aree protette
Governo, amministrazione, tutela nella legislazione nazionale, comunitaria e della Regione Abruzzo
Giampiero Di Plinio, Pasquale Figiani
Carsa Edizioni, via Tiburtina, 82 Pescara
pag 190 - 10,00 Euro

Avrei potuto estrarre dal ricco catalogo 2003 un testo più colorato e più accattivante, a partire dalle guide del parco Nazionale d’Abruzzo, di quelle del Gran Sasso Monti della Laga, della Macella, dei monti Sibillini, del Gargano e ancora della Macella ma in edizione meno lussuosa (insomma, da dodici euro, mentre l’altro ne costa e ne vale ottantacinque).
Invece ripropongo un testo finito di stampare nel giugno del 1997, quando ancora molte vicende erano appena impostate o all’orizzonte, perché ritengo che le settimane della nostra ripresa possano essere validamente accompagnate dalla lettura (o dalla rilettura) di questo elegante volume di un centinaio di pagine effettive (il resto è preziosa bibliografia e ordinaria documentazione: la 394 della Repubblica Italiana e la legge abruzzese, del 21 giugno 1996.
Dopo la prefazione, il volume si occupa per 45 pagine del nuovo ordinamento nazionale delle aree protette. Si osserva che la protezione della natura va ormai oltre l’antropocentrismo (chi troverà il coraggio di dirlo al Ministro Matteoli?), ci si occupa dell’Europa, ci si appassiona maggiormente dell’Italia.L’evoluzione italiana viene vista come un tentativo di fuoriuscita dalla morsa dell’amministrazione politica del territorio, e come superamento della stessa tutela paesaggistica. Esaminando il parco come ente di diritto pubblico vengono fatte osservazioni intelligenti sulla struttura organizzativa dell’area protetta, sulla funzione e sulla natura dei procedimenti formativi, sul ruolo del nulla osta, sul piano economico e sociale.
La parte seconda del volume si occupa degli strumenti giuridici di tutela. Gli argomenti sono “i poteri dell’organo di gestione”, “l’articolo 30 della legge quadro” che è quello che contiene l’intera disciplina delle sanzioni; “le altre fattispecie incriminatrici”; “la tutela del territorio”; “I rapporti tra le varie forme di tutela”; “la sorveglianza”; “L’effettività della tutela: la riduzione in pristino e la confisca”, “I benefici processuali”; “il condono edilizio nelle aree protette”; “Lavoro e impresa nei parchi”.
Nelle essenziali biblioteche degli enti parco, questo agile testo potrebbe sciogliere qualche dubbio, ma soprattutto potrà fornire agli operatori lo scenario giuridico del lavoro che stanno svolgendo.
Carsa edizioni sono rintracciabili al www.webzone.it/carsa e alla carsa@webzone.it


Mariano Guzzini


La terra e le stagioni
La terra e le stagioni
Il “modello marchigiano” nella letteratura contemporanea
a cura di Maria Cristina Casoni, Elisabetta Pigliapoco
Fernandel edizioni - Ravenna
Pag. 128 - Euro 12,00

Come secondo “libro del mese” di settembre, dopo il paludato “Ordinamento delle aree protette” azzardo un testo completamente differente, forse più presuntuoso, ma di gradevolissima lettura. Qualche tempo fa (si era nell’aprile del 2000) il glorioso centro culturale polivalente di Chiaravalle ospitò un convegno che intendeva verificare l’ipotesi che tra la natura e la scrittura colta potessero intercorrere rapporti, strizzate d’occhio e consonanze varie ed eventuali. Già il tema del convegno “la terra e le stagioni” illustrato da due mani sacrali e grifagne, da frate birbante di buone letture, proponeva ulteriori sconfinamenti e trasgressioni dall’uno all’altro terreno.
In verità, la natura tutelata veniva coinvolta nel racconto fantastico del “modello marchigiano”, al quale fantasma corrispondevano peraltro persone fisiche concrete e corpose, che in ordine alfabetico suonano: Alfio Albani, Alessandra Buschi, Enrico Capodoglio, Gianni D’Elia, Gualtiero De Santi, Marco Ferri, Roberto Galaverni, Daniele Garbuglia, Gabriele Ghiandoni, Giancarlo Giacconi, Mariano Guzzini, Riccardo Lupo, Alfredo Luzi, Leonardo Mancino, Giorgio Mangani, Feliciano Paoli, Umberto Piersanti, Massimo Raffaeli, Silvano Sbarbati, Francesco Scarabicchi.
La presunzione di attribuire al fenomeno letterario marchigiano la dignità di “modello”, cos’ come recita il sottotitolo di questo libretto, nasce dalla convinzione che l’esperienza delle Marche sia trasferibile anche in altri contesti geografici. Questo suggerisce che l’identità culturale di un luogo si possa fondare anche a partire da condizioni apparentemente sfavorevoli, quali la marginalità e la frammentazione, che nel caso delle Marche si trasformano in autonomia di pensiero e in occasioni di ricchezza dovuta alla pluralità delle voci, ma che nel caso di ogni ente parco potrebbe addirittura essere la “ricetta” per rinvigorire le radici di un territorio che non era mai stato unito, ma che possedeva una identità spezzata e lacerata anche nel canto popolare, o nella narrazione, o nella ricerca di una differente dignità identitaria. Per questo pacchettino di pensierini dolciastri e confettosi non mi sembra manifestamente inutile fornire a chi volesse approfondire il ragionamento l’indirizzo di Ravenna delle edizioni Fernandel, che si trovano in via Col di Lana, 23, hanno un sito www.fernandel.it ed un indirizzo di posta elettronica fernandel@fernandel.it. Buona lettura.

Mariano Guzzini



Agosto 2003


Parchi, piani, progetti - Ricchezza di risorse, integrazione di conoscenze, pluralità di politicheParchi, piani, progetti
Ricchezza di risorse, integrazione di conoscenze, pluralità di politiche
a cura di Paolo Francalacci e Attilia Peano
G. Giappichelli Editore, Torino
576 pagg. - Euro 45,00

Questo volume che proponiamo come “libro del mese” è un contributo importante che arriva nelle nostre biblioteche, e che ci offre frecce nuove per i nostri archi, più o meno stanchi. Si tratta di una lettura integrata dei parchi e delle risorse ambientali come integrazione di conoscenze e molteplicità di politiche nel governo del territorio.
L’indagine muove dalla convinzione della utilità di un confronto tra discipline diverse per mettere in valore il patrimonio implicito nelle risorse naturali del territorio.
L’analisi è distinta in tre parti: le politiche per le aree protette in Europa; le forme e gli strumenti di tutela nelle esperienze nazionali e regionali in Italia; le tecniche di analisi e di progetto. Le occasioni di riflessione sono molteplici. La comunità internazionale, l’Unione europea, i singoli stati, le regioni e le istituzioni locali elaborano norme, piani e documenti per favorire progetti di sviluppo attraverso azioni di solidarietà che si estendano dai parchi all’intero territorio. L’obbiettivo condiviso è promuovere collaborazione e solidarietà per costruire progetti integrati di valore sociale e territoriale a partire dai parchi come contaminazione di saperi e capitalizzazione di risorse.
Le esperienze esaminate nel volume e le questioni affrontate nello spirito già ricordato sono molte, e sempre molto interessanti. Citando quasi a caso, si passa dall’analisi degli sviluppi toscani della rete Natura 2000 alle politiche di protezione della natura nei paesi scandinavi, al confronto di alcune esperienze europee (Scozia, Olanda, Francia ed Italia). Nella parte relativa alle politiche nazionali e regionali si studia il ruolo delle popolazioni e degli enti locali nella gestione del parco, l’evoluzione del piano del parco, la protezione della natura e la trasformazione del paesaggio, i fiumi e le risorse naturali.
Nella parte dedicata alle tecniche di analisi e di intervento si incontra uno studio sul telerilevalento, l’ingegneria naturalistica, l’inquinamento, l’ecologia microbica e l’agricoltura sostenibile. In appendice si affronta il tema del sesto programma di azione per l’ambiente dell’Unione europea.
L’editore Giappichelli si trova a Torino, in via Po. Ha un sito www.giappichelli.it e un telefono, 011-81.53.111. Il volume merita una telefonata.

Mariano Guzzini



Luglio 2003


Calypso - Rivista ufficiale dell'area marina protetta Capo RizzutoCalypso
Rivista ufficiale dell'area marina protetta Capo Rizzuto
Pubblicazione trimestrale
Rubbettino Editore
64 pg. Euro 2,50

Fa piacere assistere alla nascita di un nuovo periodico che si occupa di aree protette. Più piacere ancora si prova nell’assistere alla nascita ed ai primi, secondi e terzi passi di un periodico trimestrale dedicato alle aree protette marine. Per chi poi si ritrova un cuore meridionalista, come capita a me, e per giunta nella vita ha avuto a che fare con l’ente Provincia (visto dai più con intermedia diffidenza) il piacere si moltiplica.

Sto scrivendo di una rivista prodotta dallo staff dell’area marina protetta di Capo Rizzuto, che ha saldi rapporti con la Provincia di Crotone, pur essendo presieduta da Ettore Ianì, presidente di Lega Pesca, che testimonia della consapevolezza ambientale raggiunta dal mondo della pesca.

primo numero CalypsoIl periodico è uscito con un primo numero nel luglio 2002, con un secondo nel dicembre dello stesso anno, e con un terzo nel marzo di quest’anno. Ha una sua compattezza ed una sua precisa fisionomia editoriale, e gode della collaborazione di due firme importanti, quali sono Puccio Corona (che firma gli editoriali dei tre numeri usciti) e Ambrogio Fogar (che garantisce in ogni numero uno spazio aperto all’avventura e al sogno, con i resoconti dei suoi viaggi).

Naturalmente un periodico deve rendere conto anche dell’attività della area marina protetta, che si infila tra i servizi di Fogar e le condivisibili parole di Puccio Corona con la forza dei fatti e delle immagini, e con la simpatia dei personaggi che gestiscono ogni giorno l’avvio di attività della nuova realtà amministrativa. Prima ancora di ritrovarli nei singoli articoli, incontriamo Raffaele Gareri, Tiziana Rossin, Roberto Villirillo, Rossella Berardi, nella foto di gruppo che nel primo numero da conto dello staff al completo. Quegli stessi volti diventeranno firme ed articoli nei due numeri successivi, che illustreranno le caratteristiche della … Riserva senza riserve, gli incontri con le scuole, le problematiche di altre aree marine protette e le loro difficoltà nel reperire fondi per gli organici, la partecipazione alla conferenza nazionale di Torino delle aree protette.

Tra i collaboratori si nota Sebastiano Venneri, a riprova della oggettiva e naturale concomitanza delle competenze, dei temi e delle passioni tra chi si occupa di tutela e valorizzazione del mare e delle coste.

secondo numero Calypso Puccio Corona conclude l’editoriale del primo numero di Calypso confessando uno scopo segreto della nascita della rivista: diventare il punto d’incontro di tutte le riserve marine d’Italia. Anche se oggi esiste una seconda testata che tende ad occupare quello stesso spazio, non credo che Sebastiano Venneri si allarmerà di fronte a questa ambizione di Puccio Corona. Al contrario io sono certissimo che l’uno e l’altro si muoveranno per unire non solo tutte le riserve ed i parchi marini, ma anche tutte le riserve ed i parchi costieri, affinché le coste italiane non siano per noi che lavoriamo per la tutela attiva e per la valorizzazione dei territori protetti una sorta di confine e di muraglia che ci inventiamo da soli per farci del male, ma siano al contrario il luogo della gestione integrata dei successi e delle difficoltà, in un quadro comune ed in una unica visione di sistema.

Presto, alla ripresa autunnale, avremo modo di incontrarci in un convegno che si sta organizzando al parco del Beigua, in Liguria, dedicato alla comunicazione e all’informazione del sistema nazionale delle aree protette. Il quale sistema comprende tutti, regionali e nazionali, alpini, appenninici, collinari, costieri e marini. Sarà quella l’occasione per dialogare direttamente e per realizzare di comune accordo forse anche i sogni più segreti.

Mariano Guzzini

Carta della Terra - Manuale di riflessione per l'azione“Carta della Terra”
Manuale di riflessione per l'azione
Commento di Elisabeth M. Ferrero e Joe Holland
Edizioni Diabasis, Reggio Emilia
152 pp. Euro 13,30

Le edizioni Diabasis di Reggio Emilia (redazione@diabasis.it oppure riveroad@diabasis.it) inaugura la sua nuova collana “Hevel” mettendo a disposizione dei lettori il testo integrale in lingua inglese e in italiano della carta dei diritti della Terra, che è uno studio meditato sul diritto del nostro pianeta ad essere riconosciuto come soggetto e come fonte spirituale, piuttosto che come mera riserva di risorse. E’ un appello motivato ad una differente consapevolezza individuale e collettiva. Un libro per la vita. Una nuova visione olistica, che implica una rottura culturale ed epistemologica con l’antropocentrismo dominante e sempre meno sostenibile.
La carta della Terra in senso stretto occupa circa un terzo del volume, e si articola in un preambolo, quattro parti (Rispetto e cura della comunità della vita; integrità ecologica; Giustizia economica e sociale; Democrazia, non violenza e pace), ed una conclusione intitolata “Un nuovo inizio”. Prima del testo della Carta si leggono una prefazione di Thomas Berry ed una introduzione di Roberto Tagliaferri, che è anche il responsabile dell’intera collana “Hevel”. Dopo il testo (in italiano e in inglese) c’è una parte storica, che illustra il cammino istituzionale della Carta, il ruolo delle Nazioni Unite (e le quattro tappe rappresentate dalla dichiarazione di Stoccolma del 1972, dalla Carta del Mondo per la Natura del 1982, il rapporto Brundtland del 1987 e la dichiarazione di Rio de Janeiro del 1992), ricostruendo l’iniziativa internazionale sviluppatasi in preparazione della Carta della Terra, a partire dalla istituzione della commissione, dei comitati nazionali, e dei prestigiosissimi collaboratori tra i quali tutti ricordiamo Mikhail Gorbachev, e Leonardo Boff.
La seconda parte del volume è una guida e commento alla lettura della carta della Terra, alla quale segue un capitolo intitolato “la carta della Terra come nuova etica globale”, un repertorio di soggetti attivi della carta, postfazioni e ricca bibliografia.
I principali collaboratori di questa importante iniziativa editoriale sono, assieme al già citato Roberto Tagliaferri, che è docente all’istituto di liturgia pastorale Santa Giustina di Padova, Elisabeth M. Ferrero, docente presso l’Università Saint Thomas di Miami (Florida), è responsabile del coordinamento italiano ed ha fondato il programma di studi di ecologia dell’università Saint Thomas in Assisi. Joe Holland, docente all’università Saint Thomas, è presidente della Federazione statunitense di Pax Romana (movimento cattolico per gli affari intellettuali e culturali). Thomas Barry, monaco e filosofo, professore emerito alla Fordham University di New York, è stato definito dal Newsweek “la figura più provocatoria della nuova corrente degli eco-teologi”.
La collana “Hevel” dell’editore Diabasis prende il nome da un lemma impiegato nella Bibbia per esprimere la cosmica inconcludenza dell’uomo, il quale, lungi dall’essere padrone del proprio destino e di quello del mondo, si scopre esposto ad un gioco più grande di se medesimo.
Quoélet, in aperta polemica con il paradigma biblico teologico, scopre che tutto è hevel, che il senso totale sfugge all’uomo, che vi è una complessità irriducibile celata nell’ombra e nelle mani di Dio.
La rinuncia a capire non è una resa all’irrazionale, ma una coraggiosa presa di coscienza dinanzi alla impossibilità di piegare il mondo ai bisogni umani. Sarà interessante seguire i futuri titoli della collana, almeno quanto sarà utile seguire la pista fornita dalla “Carta della Terra” accettando il dibattito che essa ci propone per preparare il passaggio dalla cultura antropocentrica al modello ecologico della complessità e dell’equilibrio fra tutte le specie dei viventi e la natura. Raccontato così, il libro potrebbe addirittura mettere soggezione. Al contrario lo si può tranquillamente portare in vacanza, assieme al mio e-quaderno su Capitan Bavastro (“Contro una squadra di squali in scooter”) scaricabile dal nostro sito web, e gustarlo come un frutto maturo della cultura contemporanea. Mentre il racconto su capitan Bavastro sarà un tuffo nell’avventura pura e libera, questa “carta” fornirà al lettore impegnato nel mondo delle aree protette qualche pallottola intellettuale in più (vera ed autentica “pallottola intelligente ed umanitaria”, diffidate dalle imitazioni …) per agire in modo meno sbadato e cosmicamente inconcludente alla ripresa autunnale.

Mariano Guzzini

LE COSTE ITALIANELe coste italiane
Prefazione di Danilo Mainardi
A cura di Gianni Palumbo e Danilo Selvaggi
pp.239, Parma 2003, euro 10

Si chiama semplicemente Le coste italiane ed è il titolo con cui la Lipu inaugura una nuova collana editoriale, ambiziosamente denominata Osservatorio sulla Biodiversità. Un appuntamento fisso che anno per anno tenterà la messa a fuoco di uno dei non pochi aspetti della conservazione in Italia, affiancato da un’attività concreta che in questo caso si riferisce alla difesa della costa jonica lucana “occupata” dai villaggi delle multinazionali del turismo. Innanzi tutto, un’iniziativa che merita il plauso.
Scritto a più mani e curato da Gianni Palumbo e Danilo Selvaggi, questo primo volume si apre con una bella prefazione di Danilo Mainardi intitolata “Ricomporre l’equilibrio”, in cui il presidente della Lipu utilizza l’esempio della biologia della tartaruga Caretta caretta – sospesa tra terra e mare – per evocare il complesso di informazioni, interazioni, equilibri dinamici propri di questo ambiente unico. Segue una rappresentazione della questione coste suddivisa in quattro capitoli, dedicati agli aspetti naturalistici degli ambiti costieri italiani, ai rischi e alle minacce attuali, alle iniziative di salvaguardia, ai risvolti culturali e sociali. La trattazione dei primi due aspetti è ricca e documentata. Dagli endemismi vegetali alle specie ornitiche simbolo degli ambienti costieri – come il fratino, il gabbiano corso, le berte, i marangoni dal ciuffo – alle migrazioni sulle piccole isole, la prima parte del libro è un utile riepilogo del grande patrimonio di biodiversità ancora custodito lungo gli ottomila chilometri di coste italiane. E’ riassunto qui anche l’importante lavoro, probabilmente sottovalutato, che la Lipu sta compiendo da alcuni anni sulle Iba (Important birds areas) sotto la regia del network internazionale BirdLife e che la stessa Commissione europea – quale altra associazione può avanzare simile vanto ? – ha preso come base scientifica di riferimento per la realizzazione della Rete Natura 2000.
Il secondo capitolo, quello su rischi e minacce, contiene altri contributi sui temi dell’urbanizzazione, del turismo, dell’abusivismo, del bracconaggio (davvero sconcertante il caso delle vasche artificiali nel casertano, raccontato da Rino Esposito e Fulvio Mamone Capria), dell’inquinamento marino. Approfondita la trattazione di un caso attualissimo e poco noto, quello della costa jonica lucana, con cui si apre il terzo capitolo. Gianni Palumbo si addentra tra le vicende della progressiva privatizzazione del bellissimo litorale metapontino (che comprende tra l’altro una Zps e cinque pSic) ad opera di decine di villaggi turistici in via di realizzazione, copia sgraziata e tardiva dello storico Club Mediteranee di Pisticci. Seguono il resoconto dell’operazione Mare Pulito del Comando Carabinieri Tutela Ambiente, le esperienze vissute dell’oasi Lipu di Ca’ Roman nella laguna di Venezia e del progetto Senzacemento sul litorale calabro di Pellaro, l’etica del turista responsabile a firma di Alfredo Somoza e molti altri contributi. L’ultimo capitolo raccoglie infine interventi di riflessione, spesso brevi suggestioni firmate da nomi storici dell’ambientalismo italiano come Giorgio Nebbia, Fabio Cassola, Carlo Ripa di Meana. E accanto, vi trovano spazio altri contributi come quelli di Danilo Selvaggi e dello stesso Marco Lambertini, a lungo alla guida della Lipu e da alcuni anni tra i responsabili centrali di BirdLife International.
A una recensione si chiede poi di esprimere un giudizio anche sintetico: Le coste italiane è insomma un libro da acquistare e da leggere ? La risposta è sì, decisamente sì. Peccato però – non possiamo che aggiungere – che, aldilà di alcune ingenuità di natura editoriale, alcune questioni di tutto rilievo vi abbiano trovato solo un cenno. Tre fra tutte: il ruolo attivo delle aree protette costiere (il 25 % del totale, per superficie) nella tutela e gestione dei nostri litorali; le recenti iniziative in ambito comunitario sulla gestione integrata costiera (GIZC), e il loro intreccio con l’incerta questione tutta nazionale del Piano delle Coste (ministero dell’Ambiente-Enea); le politiche di bacino, fondamentali per quelle connessioni trasversali con le fasce montane alla base di ogni corretta pianificazione e gestione del territorio costiero. Tre aspetti di natura essenzialmente politica, lontani forse dalla genuina, importante tradizione naturalistica dell’associazione: ma cos’è la conservazione oggi, se non un’informata e avveduta strategia politica ?

Giulio Ielardi


Giugno 2003


Vie storiche: tutela, conservazione e valorizzazione
Maurizio Boriani, Alberta Cazzani
IVS – Inventario delle Vie di Comunicazione Storiche
Fondazione CARIPLO per la Ricerca Scientifica
77 pag. distribuzione gratuita

La viabilità storica costituisce una rete le cui tracce fisiche sono spesso assai evidenti e comunque sempre riconoscibili, elemento imprescindibile di un paesaggio modellato dall’uomo che su quella trama ha realizzato il proprio sistema di insediamenti. A questo diffusissimo patrimonio, e alle sue componenti ingegneristiche o architettoniche - soggette ad un rapido processo di degrado in seguito all’abbandono o di trasformazione a causa dell’obsolescenza tecnologica - non è ancora stato pienamente riconosciuto il valore di bene culturale, fondamentale per conoscere tanto la storia del territorio, del suo impianto geografico e geomorfologico, quanto quella dell’uomo, del suo lavoro di trasformazione dell’ambiente e del paesaggio.
Il lavoro da Boriani e Cazzani - che si inserisce in un’attività sostenuta negli ultimi anni dall’Associazione Inventario delle Vie Storiche sulla base di esperienze straniere come quelle svizzera e statunitense - ha appunto lo scopo di richiamare l’attenzione sui problemi posti dalla tutela, dal recupero e dalla valorizzazione della viabilità storica non come itinerario culturale ma come manufatto, insieme di opere caratterizzate da tecniche e materiali specifici. Non mancano le osservazioni riferite al carattere di “risorsa” di questa viabilità, da utilizzare per il controllo del territorio grazie alla sua capillarità o per l’offerta agli spostamenti locali generati dall’escursionismo e dal turismo in genere, grazie al pregio degli ambienti in cui sono inseriti i tratti ancora integri. Una riflessione particolarmente preziosa per la gestione dei territori a parco, generalmente caratterizzati da estese testimonianze di antichi percorsi di cui si progetta il recupero e il riuso intelligente.

l.b.


Maggio 2003


Oltre il nulla - Studio su Giacomo LeopardiOltre il nulla
Studio su Giacomo Leopardi
di Franco Cassano
Editori Laterza, Bari 2003
96 pag. 5 euro

Franco Cassano, noto ai nostri lettori anche per una lunga intervista che ci è stata concessa e che abbiamo pubblicato nel numero 37, prende di petto due argomenti chiave del pensiero di Giacomo Leopardi: la differenza tra antichi e moderni, e tra nord e sud, nel dialogo dialettico tra immaginazione e ragione, e il rapporto che il genere umano deve avere con la natura. Si tratta di due punti cruciali del pensiero del poeta di Recanati, ma si tratta anche di due punti centrali dello stesso Cassano, che non a caso ha fatto del “pensiero meridiano” uno dei personali cavalli di battaglia.
Non c’è nulla di forzato, nell’ultima proposta di Cassano, che da sempre è abituato a ragionare appoggiandosi alla letteratura (Camus, Pavese) per radicarsi meglio nello spazio culturale mediterraneo. Questa volta tocca a Giacomo Leopardi, alle affermazioni contenute nello Zibaldone sul nesso tra clima e civiltà, e tra quest’ultima e l’immaginazione, figlia di una civiltà che non è quella nordica, dell’attivismo e della fredda razionalità, ma è quella prodotta dall’eminenza meridionale. E se si pensa un tempo successivo alla modernità, torna di assoluta attualità come problema generale il ritorno del primato dell’immaginazione sulla ragione. Non sprecherei neppure un periodo per osservare il rapporto molto stretto che esiste tra la ricerca di una nuova idea di ricchezza tale da contenere al suo interno la valorizzazione dei beni naturali, e la riproposizione della immaginazione come utensile di base per andare oltre la modernità, se non fosse che esiste uno zoccolo duro di cretini ai quali va spiegato proprio tutto.
La seconda questione che approfondisce Franco Cassano è una parte pregiata dei materiali culturali che chi amministra aree protette dovrebbe maneggiare ogni giorno: si tratta del rapporto tra gli uomini e la natura. Come è noto, Giacomo Leopardi è certo della negatività della natura. Tra la natura e l’uomo c’è una distanza incolmabile, che nasce dall’irrilevanza per la prima della sorte del secondo. Ma se le cose stanno così, e se solo mentendo consapevolmente a se stessi si può continuare a vivere, usando l’illusione come ponte oltre il male di vivere e oltre il nulla, non è per nulla detto che il cammino sulla terra debba essere affrontato sotto il segno dell’odio o dell’indifferenza verso i nostri simili. Al contrario è possibile giocare la carta dell’odio comune contro la natura.
“La mia filosofia” dice Leopardi nello Zibaldone, “fa rea d’ogni cosa la natura, e discolpando gli uomini totalmente, rivolge l’odio, o se non altro il lamento, a principio più alto, all’origine vera de’ mali de’ viventi” (4428). E nella “Ginestra” è enunciato il progetto della guerra comune degli uomini contro l’indifferenza della natura.
Su questo punto Cassano conclude il suo saggio, osservando che la proposta leopardiana, se andasse avanti e si consolidasse in movimento, finirebbe per smentire la sua premessa, in quanto gli uomini che avessero ritrovato la capacità di agire uniti e solidali, potrebbero scoprire che la natura non è poi necessariamente nemica, avendoci “tutti incaricati in solido di provvedere per parte nostra alla conservazione di tutto il buono … e impedirne la distruzione” (519).
Il volumetto è prezioso, non solo per la rilettura di aspetti del pensiero leopardiano molto vicini agli interessi di chi amministra parchi. L’aspetto più accattivante di questa come di tutte le altre opere di Cassano è la scrittura brillante, accattivante, coinvolgente. Non c’è nulla di aspro nella pagina, ma anche il passaggio più razionale e più freddamente logico nasce con tutta evidenza da un pensiero totalmente meridiano, dove il profumo del mare e il calore del sole non può mai mancare nello sfondo, assieme all’eminenza dell’immaginazione.
Rileggevo il volumetto di Cassano mentre prendevo parte a Barcellona all’assemblea di Fedenatur, e mi veniva spontaneo confrontare il ragionamento di “Oltre il nulla” con le relazioni che si succedevano alla tribuna, e che in ultima analisi raccontavano del modo di fare i conti con i risultati ultimi di disastri compiuti in perfetta buona fede in nome della ideologia dello sviluppo e del progresso. L’uomo isolato nelle caverne, e poi nelle abbazie e nei castelli circondati dalla macchia mediterranea, ha vinto la sua battaglia contro l’isolamento, contro la foresta dove il lupo mangiava cappuccetto rosso. Ed ha costruito le città, le mura, le tremende periferie. I contadini hanno sconfitto i pastori, spostando la linea dell’ecotono, ed i cavatori hanno costruito le case e le mura ferendo il paesaggio residuale, e costruendo ancora e ancora.
Oggi siamo a convegno per correre ai ripari. Si progettano e si realizzano anelli verdi, corridoi ecologici, e si definisce il territorio come sistema di spazi protetti. Insomma si prende posizione contro tutto ciò che viene detto “naturale” e moderno (lo sviluppo, le crisi geologiche, le inondazioni, ma anche la “naturale” vocazione ad abitare, edificare, occupare sempre più spazio, consumare sempre più beni, acquisire sempre maggiori ricchezze monetarie). Per essere politicamente corretti con i naturalisti, a volte si precisa che in quei casi il termine “naturale” va scritto – appunto – tra virgolette, e che tutto ciò che è naturale senza virgolette (biodiversità, sviluppo sostenibile) è il più desiderabile dei nostri destini post moderni.
Invece (come insiste a ricordarci Giacomo Leopardi) la natura è sempre e comunque protagonista, ed è sempre e comunque indifferente alle nostre diapositive, ai power point e alle brillanti battute delle nostre conferenze, e rappresenta il vero nostro universale e collettivo problema.
Non ho tempo per trarre tutte le conseguenze da questa provocazione. Tuttavia sarà utile farlo, in qualche pubblico dibattito. Si tratta di immaginare un nuovo umanesimo, a partire dalla constatazione che l’ambiente non è mai naturale, e che la natura non è mai ambientalista di per se, a prescindere dall’uomo. Si tratta di organizzare l’alleanza che Giacomo Leopardi proponeva? Non mi pare una cattiva idea. Ma forse si tratta anche di decidere a che epoca “umana” si decide di regredire e di tentare di risiedere stabilmente, vivendo momentaneamente nella terra di nessuno tra le due azioni “progressive” contrapposte ed esplose: la città costruita ed il verde lavorato e posseduto.

M.G.

Montagna e Montagne - Valori, risorse, scenari di una regione alpinaMontagna & Montagne
Valori, risorse, scenari di una regione alpina
a cura di Busatta Maurizio
Fondazione “Montagna e Europa” Arnaldo Colleselli
Belluno, 2002
pp. 184, cm 16x24

Un’organica riflessione sulle più appropriate politiche per le zone montane si compone attraverso una serie di saggi ed interviste originali. Contributi in chiave statistica, socio-economica, territoriale e ambientale accompagnano approfondimenti di carattere giuridico, amministrativo ed istituzionale sulle prospettive di questi territori e delle comunità che, in quota, vivono la loro quotidiana fatica. Il 2002, Anno internazionale delle montagne, ha dato alla Fondazione “Montagna e Europa” Arnaldo Colleselli lo spunto di sviluppare una riflessione organica sulle politiche per le zone montane, partendo dall’esperienza veneta. Nel 1983 - giusto vent’anni fa -. il Veneto, infatti, è stata la prima Regione in Italia ad adottare un provvedimento organico ed intersettoriale a favore dei territori montani: il “progetto montagna”.
Attraverso molteplici angoli visuali il volume passa in rassegna un modello di sviluppo meritevole di essere conosciuto per le sue peculiari capacità di emergere valorizzando al massimo grado le proprie risorse (umane, economiche, ambientali e culturali), pur in un contesto “competitivo” particolarmente difficile. Il sottotitolo suona emblematico: “Valori, risorse, scenari di una regione alpina”.
Arricchiscono il libro e le sue analisi - su un percorso che, pur con tratti comuni rispetto ad altre realtà montane, si distingue per originalità - una serie di proposte in materia di federalismo fiscale e le autorevoli testimonianze di Karol Wojtyla, Carlo Azeglio Ciampi e Romano Prodi oltre alle interviste con due personaggi emblematici delle montagne: Mario Rigoni Stern e Reinhold Messner.
Il volume - oltre alla prefazione, alla post-fazione e all’appendice di documenti - propone 11 saggi scanditi in tre sezioni: il caso veneto, il futuro, perequazione e sussidiarietà. Alla fine ne scaturisce un grandangolo di indubbia incisività.
Artefici, gli autori: Orazio Andrich (con Laura Secco), Maurizio Busatta, Gian Candido De Martin, Daniele Franco, Enrico Gaz, Cesare Lasen, Alberto Luchetta, Giancarlo Pola, Stefano Magoga e Gino Zornitta.


Aprile 2003


Vertice mondiale dell’ecoturismoVertice mondiale dell’ecoturismo
Rapporto finale
Stampato dalla organizzazione mondiale del turismo - Madrid (Spagna)
148 pag. senza indicazione di prezzo

Dal 19 al 22 di maggio del 2002 si è svolta a Quebec in Canada la conferenza mondiale dell’ecoturismo.
Oggi è possibile disporre del “rapporto finale” in una lingua piuttosto comprensibile, il castigliano, lodevolmente pubblicato pressoché in tempo reale grazie alla circostanza che l’organizzazione mondiale del turismo ha sede in Spagna, a Madrid.
Il volume contiene i riassunti dei dibattiti e della conclusione del vertice di Quebec, e il testo della “dichiarazione di Quebec” sull’ecoturismo.
I temi principali sono stati quelli della “politica e pianificazione dell’ecoturismo: la sfida della sostenibilità” all’interno di questo “tema A” era inserita esplicitamente la questione dell’uso dei parchi naturali e di altre aree protette; della “regolamentazione dell’ecoturismo: responsabilità e contesti istituzionali”; “Sviluppo dei prodotti, marketing e promozione dell’ecoturismo: incoraggiamento di prodotti e consumi sostenibili.
All’interno di questo “tema C” era esplicitamente previsto di occuparsi di “cooperazione di molteplici agenti nello sviluppo di prodotti, in particolare nelle aree protette e nelle riserve della biosfera”; infine il quarto ed ultimo tema principale era “monitoraggio di costi e benefici dell’ecoturismo: verso una equa distribuzione tra tutti gli interlocutori”.
I dibattiti su questi quattro temi si sono intrecciati con due grandi questioni trasversali: la sostenibilità dell’ecoturismo a partire dal punto di vista ambientale, economico e socioculturale, e la partecipazione ed attribuzioni di competenze alle comunità locali ed alle popolazioni autoctone nel processo di sviluppo dell’ecoturismo, nella gestione e la supervisione delle attività ecoturistiche e nella distribuzione dei benefici che comportano.
Il volume da conto delle sessioni che hanno preceduto l’incontro canadese svoltesi in Africa, in Asia e nel Pacifico, nelle Americhe e in Europa (tanto per renderci conto del tipo di documenti disponibili, per quanto riguarda la sola Europa si parla delle montagne, del Mediterraneo, dei paesi dell’Unione europea, dell’artico).
Vengono riportati riassunti delle relazioni dei quattro gruppi di lavoro tematici, e dei “forum” speciali relativi alle prospettive delle imprese ecoturistiche ed alla cooperazione allo sviluppo relativa all’ecoturismo.
Un altro capitolo documenta il lavoro di preparazione e di adozione della dichiarazione finale, che poi è integralmente pubblicata. Tutto quello che ho ricordato è contenuto nelle prime 65 pagine del libro. Il documento finale (dichiarazione del Quebec sull’ecoturismo) occupa dieci pagine, ed è ovvio che non si può riassumere in questa sede, ma semmai potrà essere tradotta e pubblicata a parte. Da pagina 77 alla fine tre allegati pubblicizzano ulteriori materiali preparatori ed il programma dei lavori del summit.

Mariano Guzzini

Progetto Coste Italiane ProtetteProgetto Coste Italiane Protette
La gestione integrata delle coste nell’esperienza marchigiana
A cura di Renzo Moschini, prefazione di Mariano Guzzini
I Quaderni di Cip – n° 3

Prosegue il lavoro tenace per fare del progetto Cip – Coste Italiane Protette una componente costitutiva dell’attività ordinaria delle istituzioni impegnate (o che dovrebbero essere impegnate) sul fronte delle grandi emergenze nazionali. (Non sorprenda il termine “emergenza” applicato alla costa e, in ogni caso, lo si valuti alla luce di quanto riportato dallo studio dell’Enea di cui Giulio Ielardi ci riferisce su “Il giornale dei parchi”). Con la pubblicazione del terzo “Quaderno” stampato a marzo e presentato alla Fiera Mediterre di Bari, prosegue anche, sempre a cura del Comitato nazionale di CIP, l’opera di divulgazione degli studi e delle riflessioni che questo lavoro produce.
Il volume, che viene dopo quello (novembre 1999) che conteneva gli atti del convegno “Vulnerabilità e tutela delle Coste protette” e l’altro (marzo 2001) che riportava quelli del convegno “Il ruolo delle aree protette nella gestione integrata delle coste”, si concentra in particolare sull’esperienza marchigiana di gestione integrata delle coste.
Due gli apporti in questo senso: i contenuti di un progetto di ricerca dell’Università di Urbino (responsabile Rodolfo Coccioni) finalizzato alla sostenibilità della pianificazione ambientale su coste di elevato pregio e le linee di un programma di indagine dell’Istituto di Scienze del Mare dell’Università di Ancona (Massimo Sarti, Rita Fraboni) finalizzato alla gestione integrata di coste di pregio.
A questi due “carotaggi”, indicativi della necessità di conoscenza della complessità dei fattori naturali in gioco nelle dinamiche costiere, il volume lega una intelligente e interessante rete di contributi di documentazione (Cavalli e altri sull’azione in campo turistico; Diviacco e altri sull’Atlante delle coste, Moschini sul santuario dei cetacei) o di discussione (Guzzini e ancora Moschini nelle introduzioni, Ielardi sui costi della pianificazione).
Ne esce il quadro aggiornato dell’avanzamento del progetto, una sottolineatura dei riconoscimenti avuti in alcune occasioni ufficiali (ad esempio la Conferenza nazionale di Torino) e un esame critico di alcune delle ragioni che comunque non hanno ancora consentito a Cip di imporsi nell’agenda dei parchi italiani. Il lettore sarà dunque in grado di farsi un’opinione. Noi vogliamo avanzarne una nostra, che nasce dalla situazione complessiva dei programmi di sistema. Cip vive la condizione degli altri grandi programmi: Ape, quello che riguarda l’Appennino, sta in pratica esaurendo l’inerzia avuta fino al 2001; delle Alpi si è parlato in realtà solo per decidere la sede della Segreteria della Convenzione internazionale. Senza un intervento convinto da parte delle istituzioni maggiori – Regioni, Ministeri – intervento di cui non c’è traccia, programmi così complessi non sono gestibili se non, appunto, con parziali, per quanto tenaci e lodevolissime, iniziative come quelle del Comitato nazionale di Cip.

l.b.


Marzo 2003


I Circhi delle VetteI Circhi delle Vette
Itinerario geologico-geomorfologico
Attraverso le Buse delle Vette
Di Danilo Giordano e Lando Toffolet
Cierre edizioni – Verona, 1998
Pag. 80 – lire 14.000

Il parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi mette a disposizione dei visitatori una serie di preziosi volumetti riccamente illustrati a colori che possono essere di grande aiuto per impostare i percorsi delle escursioni, e per ripensarli e riviverne le implicazioni non solo paesaggistiche. Nel caso particolare una breve introduzione illustra il sistema orografico costituito dalle “vette Feltrine”, mentre una nota storica si confronta con il lavoro di Giorgio Dal Piaz. Le prime quaranta pagine del volumetto si impegnano nel difficile lavoro di concentrare in poche pagine tutti gli elementi necessari per comprendere le rocce con le quali si avrà a che fare durante l’escursione e la loro origine, l’assetto tettonico complessivo, le forme del rilievo. Una chiara cartina definisce il percorso che successivamente sarà illustrato sia nelle sue caratteristiche turistiche (rifugio, tempo di percorrenza, dislivello, ecc), sia nelle sue caratteristiche geologiche e geomorfologiche.
La descrizione geologica del percorso si articola in sei geotopi (La busa di Cavaren Val Caneva; la Busa di Monsampiano; il circo delle Sere; il circo dei Piadoch; la Busa dell’Orso e la Busa delle Vette). Una abbondante bibliografia, seguita dall’elenco delle undici guide escursionistiche-alpinisiche vere e proprie e da due riferimenti cartografici dimostra l’attenzione dei curatori nel voler fornire una opera sintetica, scritta in linguaggio comprensibile anche ai neofiti delle scienze delle terre, che non ha alcuna intenzione di proporsi come esaustiva di ogni argomento, e tanto meno come sostitutiva di quanto esiste in commercio per guidare turisti e appassionati alla scoperta ed al colloquio diretto e personale con i segreti delle Dolomiti Bellunesi.

Mariano Guzzini


Il Santuario dei CetaceiIl Santuario dei Cetacei
Stato attuale e prospettive
A cura di Giovanni Diviacco
Quaderni del Centro Studi sulle aree protette marine e costiere
Genova, 2002
Pag. 136 s.i.p.

Nel marzo del 2001 si svolse a Genova un seminario internazionale dedicato allo stato attuale ed alle prospettive del cosiddetto “Santuario dei Cetacei”. La segreteria tecnica di quel convegno era composta da Antonio Di Natale, Livio Emanueli, Franco Bonanini, Renzo Moschini, Silvano Coppo e Giovanni Diviacco. I primi due in rappresentanza dell’Acquario di Genova, i secondi di Federparchi e gli ultimi della Regione Liguria. L’iniziativa puntava quindi a realizzare una importante sinergia, e guardava alla costruzione di un vero e proprio centro studi permanente che si sarebbe occupato delle problematiche delle aree protette marine e costiere.
Nei materiali che introducono il volume (la prefazione dell’assessore Franco Orsi, ma anche la presentazione del primo quaderno del centro studi), si fa ampio riferimento al progetto di studi, e se ne motivano le buone ragioni. Il nostro augurio è che la cosa si materializzi davvero, essendo forte la necessità di coordinare i lavori sulle cose e sulle isole di quanti hanno il dovere di esercitare una tutela attiva ed una vigilante valorizzazione delle biodiversità, ed essendo assolutamente condivisibile quanto viene affermato nelle introduzioni in ordine alle specifiche caratteristiche della regione Liguria, dell’Acquario e di Federparchi.
Ma questo interessante quaderno non è solo il manifesto di un centro studi che probabilmente si farà. E’ già un primo risultato di competenze che si sono aggregate per chiarire i vari aspetti della sfida gestionale del santuario dei cetacei. Renzo Moschini, introducendo la parte di convegno più specificamente dedicata al santuario dei cetacei, trova giustamente il modo di lamentarsi per il ritardo dell’Europa e di vantare i possibili futuri meriti del progetto Cip, costa italiane protette, per superare i ritardi accumulati e porre le premesse di un differente avvenire.
Al termine dei numerosi contributi tecnici, lo stesso Renzo Moschini, concludendo i lavori del convegno, ha messo in evidenza la positività di un approccio che riesca a collegare le problematiche costiere con quelle marittime. “… abbiamo cominciato a delineare con maggiore chiarezza una mappa dei lavori in corso, oggi assai frammentati, spesso episodici quando non autoreferenziali “. Sarebbe bello che come centro studi ma anche come CIP qualcuno riuscisse soprattutto a questo, a raccordare i vari lavori in un progetto di area vasta e dalle molteplici efficaci sinergie.

Mariano Guzzini


Febbraio 2003


Il caso e la necessita nella toponomasticaIl caso e la necessità nella toponomastica delle vie adiacenti al Ministero dell’Ambiente
di Mariano Guzzini
Roma, 2002
Pag. 9 - fascicolo s.i.p.

Non sempre si può giurare su ciò che appare vero, e non sempre ciò che è manifestamente uno scherzoso falso non contiene interessanti e singolari verità. A giudicare dal fascicolo arrivato in redazione il nostro collaboratore Mariano Guzzini avrebbe svolto una relazione ad un convegno dell’accademia dei Lincei a proposito dalla toponomastica adiacente al ministero dell’Ambiente, con maggiore abbondanza di dettagli in relazione al toponimo “capitan Bavastro”. Il testo merita una lettura, e può essere richiesto all’autore. Tuttavia la lettura dell’e-quaderno che trovate su queste stesse pagine del giornale potrebbe rendere non indispensabile l’approfondimento “linceo”.

l.b.


Contro una squadra di squali in scooterContro una squadra di squali in scooter
Appunti sulla storia di capitan Bavastro, tutto vele e cannoni
E-Quaderni del Giornale dei Parchi
Comunic/azione edizioni online, Forlì 2003
Scarica il documento PDF (eq3.pdf - 558 Kb)

Mariano Guzzini sviluppa in quattordici rapidi e sapidi capitoletti la complicatissima ma interessantissima esistenza dell’analfabeta di origine italiana Giuseppe Bavastro, patriota francese, grande navigatore e valoroso corsaro agli ordini di Napoleone, e poi anche della restaurazione. A prima (seconda e terza vista) la storia di Giuseppe Bavastro può sembrare del tutto estranea alle riserve naturali, comprese quelle marine, salvo che per il fragilissimo legame esistente con il ministero dell’Ambiente, ubicato come a molti è noto in via capitan Bavastro. Da questo punto di vista non va sottovalutata l’opportunità di essere in grado di dare una risposta argomentata e magari addirittura saputella e saccente a chi si domandasse “Bavastro? Chi era costui?”. Può capitare alla popolazione di amministratori di parchi, ai tecnici di vario ordine e grado, ai politici ed ai venditori di cartoleria che frequentano via capitan Bavastro di essere mossi a curiosità e di non essere in grado di fornire una risposta. Il problema può crescere a dismisura. Provocare depressioni, o aggravare quelle già in atto. Alcuni studiosi sostengono che problemi di questa natura, se lasciati troppo a lungo aperti, possono generare tumori o favorire forme di Aids o di Alzheimer. Perché rischiare, quando è possibile scaricarsi in casa un libretto riccamente illustrato che in poche ore di serena lettura colma la lacuna e sventa ogni rischio?
Inoltre non è detto che la vita del corsaro italo-francese analfabeta ma insignito della legion d’onore non possa essere considerato una accettabile metafora di chi, partendo solo dal rifiuto di ridursi a lavori o ad impieghi banali e ripetitivi, si è deciso ad inventare ogni giorno una rotta al proprio parco, inseguendo il sogno della biodiversità e dello sviluppo sostenibile un po’ come Giuseppe Bavastro inseguì per tutta la vita il sogno della libertè, fraternità ed egalitè, andandola a cercare addirittura nei mari del sud, in compagnia di Simon Bolivar. Se in fondo al cuore di chi oggi inventa il sistema nazionale dei parchi non ci fosse un grande spirito d’avventura, durerebbe poco al timone di questi barconi in balia di mille venti e di cento correnti. O forse durerebbe troppo. Chissà? In ogni caso non mi pare che l’arguzia del destino che ha fatto intestare a Giuseppe Bavastro l’indirizzo del ministero all’ambiente ed ai parchi sia andata del tutto fuori bersaglio. Giudichi il lettore come stanno le cose. Per sciogliere il dilemma, e per impadronirsi una volta per sempre della problematica, basta un semplicissimo link, sul nostro e-quaderno intitolato “contro una squadra di squali in scooter”. Il titolo è tratto da alcuni versi di Toti Scialoia, artista romana scomparso di recente, e autore di preziosi quadri ma anche di preziosissimi versi giocosi e imbevuti di sensi secondi, come il quaderno del nostro Guzzini.


Andrea Massena


Gennaio 2003


L’allevamento animale nelle aree protetteL’allevamento animale nelle aree protette
Il caso del parco nazionale dei monti Sibillini
A cura di Carlo Renieri
Con la partecipazione di Carlo Monelli e Giovanni Onori
E dello studio faunistico Chiros

Proseguendo nella lodevole impresa di tradurre in quaderni agili ma graficamente e scientificamente inappuntabili i principali temi che il parco affronta, il parco dei monti Sibillini propone al lettore in un quaderno di 120 pagine il tema dell’allevamento animale nelle aree protette.
In particolare Carlo Renieri si occupa della zootecnia nelle aree protette, sviluppando il concetto di attività zootecnica compatibile e fornendo ampi ragguagli sui relativi studi e sperimentazioni. Francesco Ansaloni sviluppa la problematica dell’agricoltura biologica, fornendo informazioni preziose sulle esperienze italiane di produzione di latte per il consumo. Paolo Polidori illustra le produzioni di qualità ottenibili da sistemi estensivi montani. Marco Antonimi si occupa dell’allevamento della capra Angora, e poi, assieme a Carlo Renieri, del valore economico della conservazione delle risorse animali domestiche con una particolare attenzione alla razza “Sopravissana”. Bruno Ronchi si occupa della gestione dei pascoli montani, mentre Francesco Panella illustra i sistemi di produzione adatti ad un allevamento estensivo montano.
Il controllo sanitario degli allevamenti estensivi montani è il tema scelto da Roberto Giordani e Beniamino Tesei, che accompagnano il loro contributo con la modellizzazione di un sistema di intervento; mentre Fabio Palmeri e Alessandra Francalossi affrontano l’argomento delle tecniche di salvaguardia ambientale con particolare riguardo ai pascoli nelle zone montane. Alfonso Russi pubblica due contributi. Il primo riguarda proposte di modelli di sviluppo economico in alta collina e montagna nell’ottica dell’ecologia del paesaggio, mentre il secondo consiste in alcune riflessioni sullo sviluppo sostenibile. Emanuele Benedetti firma uno studio sul sistema di gestione integrata qualità ed ambiente del prodotto turistico, secondo le linee guida della sostenibilità.
L’interessante quaderno si conclude con la trascrizione di un dibattito sul tema: “L’allevamento animale in aree protette: confronto tra le ragioni dell’ambientalismo e quelle della produzione” con l’intervento di Carlo Renieri, Giorgio Boscagli, Carlo Alberto Graziani, Alberto Meriggi, Francesco Panella, Bernardino Ragni, Fabio Renzi, Andrea Rosati ed il professor Wiesner, veterinario specialista in animali selvatici, direttore del parco zoo di Monaco di Baviera.

M.G.





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del Giornale dei Parchi