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Riserva Naturale Regionale Lago di Posta Fibreno

 

Punti d'interesse

Il Lago di Posta Fibreno

Il lago di Posta Fibreno, o lago Fibreno, (in passato lago della Posta), può benissimo essere considerato come una grossa sorgente, di notevole portata, che presenta una forma stretta ed allungata addossata alle colline che delimitano la sponda nord-est, che dopo essersi espansa su un limitato bacino forma il fiume Fibreno.
E' ubicato ad un'altitudine di 289 m. s.l.m. La sua superficie è di circa 0.287 Kmq ed il suo perimetro è di 5.163 m. con una lunghezza pari a circa 1.096 m., la sua larghezza di 570 m., la larghezza media di 261 m., mentre la profondità massima è di 15 m. e si riscontra all'interno di una fossa le "Codigliane", in località Carpello, mentre la profondità media risulta essere di 2.5 m.
E' situato nel versante sud-occidentale dei Monti della Marsica, si origina da un sistema di sorgenti pedemontane che derivano dal bacino imbrifero carsico dell'alta Valle del Sangro in Abruzzo.
Il lago di Posta Fibreno ha origine da un sistema di risorgive che convogliano verso l'esterno l'acqua raccolta nel bacino imbrifero carsico dell'Alta Valle del Sangro (nel territorio del Parco Nazionale d'Abruzzo).
La caratteristica forma allungata, unità all'elevata velocità di ricambio teorico totale, la temperatura pressochè costante nell'arco dell'anno anche a varie profondità, fanno sì che esso possa essere paragonato ad un ambiente lotico piuttosto che ad un ambiente lentico.

Il cannetto è attraversato da una fitta rete di canali (c.d. forme) e nei quali l'anguilla (Anguilla anguilla), la tinca (Tinca tinca), la carpa (Cyprinus carpio), il carassio dorato (Carassius auratus) e la rana verde (Rana esculenta) trovano il loro habitat naturale e dove è facile incontrare la biscia dal collare (Natrix natrix). Ed è nel canneto che nidificazione uccelli quali il tarabusino (Ixobrichus minutus), il cannareccione (Acrocephalus arundinaceus), la cannaiola (Acrocephalus scirpaceus).
Il fondo è prevalentemente fangoso e ricoperto da macrofite acquatiche ed alghe; la temperatura dell'acqua si mantiene costante nel corso dell'anno intorno ai 10° C.
Considerando l'idrografia superficiale, il lago è in continuità col sistema lotico torrente di Carpello - fiume Fibreno; quest'ultimo, che costituisce l'unico emissario, si origina proprio dalla confluenza delle acque del lago con quelle del Carpello. La portata media del fiume Fibreno è di 10,9 mc/sec. (minima portata 5,4 mc/sec., massima portata 28,3 mc/sec.). Dal punto di vista geomorfologico il territorio della Riserva si presenta diviso in due parti ben distinte: la prima a SW, pianeggiante e con dolci pendii, sede del lago, formata da sedimenti terrigeni impermeabili dell'alto Miocene; la seconda a NE, a ridosso del lago, formata da rocce calcaree mesozoiche permeabili con pareti verticaleggianti che raggiungono quote abbastanza elevate.
Il contatto dei termini citati costituisce il limite di permeabilità della falda contenuta nei calcari e determina l'allineamento delle grandi sorgenti del Fibreno.
Con i suoi circa 30 ettari di superficie è il fulcro dell'intero ecosistema. Il bacino lacustre rappresenta l'ambiente più importante di tutta l'area protetta, con le sue acque incontaminate, cristalline e gelide. E proprio grazie a queste caratteristiche che rappresentano l'habitat ideale per alcune importanti specie ittiche. All'interno del territorio della Riserva Naturale vi sono anche due corsi d'acqua: il torrente Carpello ed il fiume Fibreno, dove vivono, tra gli altri, il gambero di fiume (Astacus astacus), la lampreda di ruscello (Lampreda planeri) e il granchio (Potamon fluvialis).

 

La Nauè

Altra caratteristica del luogo è rappresentata dalla presenza di un'imbarcazione tipica la "nàue", interamente realizzata con assi di legno di roverella i quali vengono inchiodati ed incollati tra di loro con uno con uno speciale impasto di muschio e farina, capace di trasportare un carico di 7/8 quintali, dal fondo completamente piatto, simmetrica -prua e poppa identiche.
Tale imbarcazione pare sia molto simile a quella in uso presso gli antichi popoli italici e viene utilizzata per spostarsi sulle acque del lago del lago sia per esercitare l'attività di pesca, così come per raccogliere le erbe acquatiche che i contadini usano come foraggio per i bovini.
Caratteristici sono anche gli attrezzi collegati con l'uso della nàue: dal lungo remo, la "pala", per spostarsi sulle acque più profonde, un "palone", una specie di cuc-chiaio scavato da un tronco di un pioppo per svuotare l'acqua penetrata nell'imbarcazione e per remare dentro i canali.
Inoltre, per tagliare le erbe acquatiche dal fondo del lago, viene utilizzata una falce con un lungo manico, la "faucia", e per dragare e ripulire il fondo dei canali e del lago da depositi di terreno viene utilizzato un'altro attrezzo, lo "zappone".

 

L'Isola galleggiante

Una caratteristica, forse unica in Europa, e già citata duemila anni fa da Plinio il Vecchio nella sua opera Naturalis historia è rappresentata dalla presenza di un'isola galleggiante formata da un accumulo di rizomi, torba, radici ed erbe palustri, in grado di spostarsi all'interno del suo allagato grazie all'azione combinata da un leggero alito di vento accompagnato dall'aumento della portata delle sorgenti sotterranee che rivedono la luce proprio all'interno dell'allagato di pertinenza.
La "Rota", così viene localmente chiamata l'isola galleggiante, che ha una larghezza di circa trenta metri di diametro ed una forma conica, con la punta rivolta verso il basso, quasi certamente venne originata da un'eccezionale corrente sotterranea che fece sollevare il fondo di torba da quasi nove metri sotto il livello dell'acqua.
Forse per la composizione chimica di tale isolotto gli alberi che si trovano sulla sua superfice non si sviluppano come altri simili che hanno radici sulla terra ferma, ma crescono poco più di semplici arbusti. Al centro dell'isola è presente un tappeto di Sphagnum sul quale crescono il salice delle capre (Salix caprea), il pioppo tremulo (Populus tremula), il carice falso-cipero (Carex pseudocyperus), la serapide (Serapias sp.), il giunco nodoso (Juncus articulatus), la scutellaria palustre (Scutellaria galericulata), la fienarola (Poa cfr. palustris), lo sparviere ad ombrella (Hieracium umbellatum).
Agli inizi del secolo, a seguito di un'eccezionale temporale, il tronco di un grosso albero di noce che si trovava nel fondo della dolina "La Prece" venne sradicato dalla furia della tempesta e scomparve nell'inghiottitoio della dolina stessa. Qualche mese dopo lo stesso tronco ritornò in superfice proprio all'interno dell'allagato dell'isola galleggiante.

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