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Coltivare la biodiversità è possibile: respinto il ricorso al Tar contro Parco e Regione presentato da proprietari di canneti e molineti

Il Parco invita gli agricoltori a un dialogo costruttivo

(Mantova, 09 Giu 15) Il Tar di Brescia, in accoglimento delle tesi dell'ente Parco, ha respinto il ricorso presentato nell'ottobre 2012 da dieci proprietari di aziende agricole nelle Valli del Mincio (a Rivalta e Grazie - Mantova), che richiedevano  un indennizzo da mancato reddito (in totale 1.386.500 euro) o l'esproprio degli appezzamenti.

I ricorrenti si ritenevano danneggiati per l'improduttività dei loro appezzamenti nella Riserva Naturale Valli del Mincio. I principi di diritto emergenti dalla sentenza sono di grande rilevanza e potranno costituire un importante precedente per il Parco, a riprova della legittimità e correttezza del suo operato.  La raccolta di canna e carice non è infatti vietata e i canneti sono stati abbandonati dai privati proprietari per motivi non causati dal Parco ma da altri complessi processi economici e di mercato.

Il Parco, che nei giorni scorsi aveva incontrato i legali dei ricorrenti, invita ora al dialogo costruttivo: "A tutti loro abbiamo ricordato che l'ente Parco è chiamato ad applicare le norme che tutti devono rispettare e che non sono state scritte dal Parco – spiega il Presidente del Parco del Mincio Maurizio Pellizzer – . Con il mondo dell'agricoltura il dialogo è sempre aperto e vogliamo che sia produttivo: le contrapposizioni , come le guerre, lasciano sempre un vinto e un vincitore mentre noi vorremmo che la vittoria fosse per tutti. La condivisione e la partecipazione sono gli strumenti da utilizzare per arrivare a questo obiettivo. Un tempo si parlava solo di conservazione degli habitat, ora l'elemento aggiuntivo è la valorizzazione che nel caso delle Valli del Mincio va attuata con i soggetti che ne fanno parte. La strada da seguire è quella delle nuove misure del Piano di sviluppo rurale e dei nuovi indennizzi specifici  derivata proprio dalle nostre richieste formulate nel gruppo di lavoro con le Direzioni Generali Ambiente e Agricoltura della Regione, contribuendo fattivamente a individuare e articolare misure specifiche per gli habitat delle Valli".

Il TAR ha dichiarato il ricorso inammissibile e infondato nel merito e richiama il quadro normativo (la legge regionale istitutiva delle aree protette) che prevede per i Parchi l'acquisizione in proprietà di aree che prevedano un uso pubblico o per le aree per le quali i limiti alle attività antropiche ne comportino la totale inutilizzazione.  Limiti di fatto non sussisistenti: "non sono configurabili i limiti di totale inutilizzazione tali da comportare la necessaria acquisizione in proprietà pubblica", si legge nella sentenza che, inoltre, precisa "i terreni in questione costituiscono cosiddette proprietà vallive, ovvero localizzate in zone palustri: secondo comun esperienza, allora, la loro conformazione naturale ne esclude in radice utilizzi di particolare rilievo economico come l'agricoltura intensiva e l'edificazione a scopo commerciale e residenziale".

Le attività tradizionali di coltivazione delle canna e del carice sono ancora consentite, come lo è l'itticoltura estensiva, l'arboricoltura da pioppeti e saliceti.

Ora, è l'appello del Parco, vanno trovate insieme soluzioni che permettano di tornare ad avere una gestione attiva delle Valli del Mincio.

"Sono davvero numerose le  azioni intraprese dal Parco nei trent'anni di gestione della Riserva Naturale à- conclude Pellizzer - e  dimostrano che l'Ente ha sempre cercato di migliorare la qualità delle acque e di conservare le peculiarità della zona umida, utilizzando le tecniche di gestione indicate dagli stessi proprietari delle Valli, con un approccio partecipato e condiviso. Anche i finanziamenti che attendiamo per la gestione dei canneti, in arrivo con il PSR 2014-2020 sono il risultato di una collaborazione tra l'Ente Parco ed alcuni proprietari dei terreni che insistono nella zona umida".

Nella foto (Corradi, circolo fotografico di rivalta) lo scenario di un tempo, quando canna e carice venivano coltivati e raccolti
Nella foto (Corradi, circolo fotografico di rivalta) lo scenario di un tempo, quando canna e carice venivano coltivati e raccolti
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