Il Presidente sul Gran Sasso


Parlare bene di Carlo Azeglio Ciampi è facile. Lo fanno tutti, e sempre, anche se spesso attribuendo significati completamente opposti ai suoi atti, o alle sue affermazioni. Con la consapevolezza dunque del rischio di poter essere annoverati tra i sostenitori di maniera del presidente della Repubblica, o addirittura tra coloro che se ne fanno scudo per i propri obiettivi, vogliamo parlarne bene anche noi. Per il modo con cui ha scelto di affrontare - e in qualche modo di definire - il tema della montagna, nell'anno internazionale che la celebra.
Innanzitutto con la scelta della montagna in cui celebrare l'incontro: il Gran Sasso, territorio di parco, uno dei più vasti del paese, nel quale meglio si è espressa in questi anni una concezione della tutela ambientale che è tutt'uno con il recupero e la valorizzazione della cultura e delle tradizioni di montagna. Un luogo non "facile", in cui le contraddizioni - i contrasti - tra la natura e i progetti "di sviluppo" - gli impianti di risalita, le strade, ma soprattutto il terzo traforo - sono forti e reali e si sono infatti proposti in tutta la loro drammaticità tanto nelle parole delle autorità (alcune a favore, altre contro), quanto nelle manifestazioni dei cittadini (contro, naturalmente).
Poi con l'espressa volontà di ascoltare e rappresentare le ragioni di tutti, anche di quelli che nelle cerimonie ufficiali dovrebbero stare ai margini. A meno che non si inventino, come hanno simpaticamente fatto le associazioni ambientaliste sul Gran Sasso, modi fantasiosi per farsi notare.
O a meno che non trovino, appunto, un presidente come Ciampi. Tra l'altro, essendo stata in questi giorni rigettata, da parte della Regione Abruzzo, la richiesta di referendum popolare sulla decisione di realizzare il terzo traforo - nonostante tutti gli avvisi contrari il Ministro Lunardi ha già fissato la data di inizio dei lavori, fortunatamente bloccati da una decisione del Tar su di un ricorso della provincia di Teramo - quella offertasi con la presenza del presidente potrebbe essere stata l'ultima occasione per un messaggio di popolo alle autorità che stanno per bucare la montagna, perché ripensino la loro miope strategia.
Infine con la citazione del sostegno alla campagna "Piccola grande Italia", a favore dei piccoli comuni. Un sostegno già espresso dal presidente in altre occasioni ma che, rinnovato su quella montagna e con quelle parole ("Gli italiani sognano una montagna viva, abitata da comunità attive e ben inserite nel mondo moderno, fatto di tecnologia, di informatica, di valori e conoscenza della tradizione") ha avuto il merito di intervenire con un contributo di sostanza, di prospettiva concreta, in una vicenda - quella dell'anno internazionale, appunto - che si sta nutrendo in generale di troppi momenti celebrativi e di scarsi atti operativi. Ciò che sta accadendo, in Parlamento, nella procedura per l'approvazione dei protocolli attuativi della Convenzione internazionale delle Alpi è, a questo proposito, esemplare.
Abbiamo usato atti e parole del presidente Ciampi per portare l'acqua al mulino dei parchi? Certamente sì. Ma siamo certi di non essere stati irriguardosi e di non aver operato alcuna forzatura del suo pensiero per raggiungere lo scopo. Del resto basterà ai lettori guardare a quanto sostenuto dal presidente di Federparchi Fusilli a proposito di piccoli comuni e di montagna per comprendere quante ragioni vi siano di riconoscenza a Carlo Azeglio Ciampi.

l.b.




Commenta l'articolo
Il Giornale dei ParchiTorna alla prima pagina
del Giornale dei Parchi