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Parco Locale del Monte Baldo

 

L'Area Protetta

Carta d'identità

  • Parco Locale Parco Locale del Monte Baldo:
    • Superficie a terra: 4'650.00 ha
    • Regioni: Trentino Alto Adige - prov. TN
    • Province: Trento
    • Comuni: Ala, Avio, Brentonico, Mori, Nago-Torbole

 

 

Il Parco Naturale Locale del Monte Baldo

Il Parco Naturale Locale del Monte Baldo ha un'area complessiva di 4.650 ettari: partendo dal Sito di Interesse Comunitario di Manzano e del Lago di Loppio, l'estremo lembo nord del Baldo, nel Comune di Mori, risale il crinale del Baldo abbracciando il Doss'Alto di Nago, il Monte Varagna, malga Campei, Malga Campo e la Riserva naturale provinciale di Bes-Corna Piana, fino alla sommità del Monte Altissimo (SIC del Monte Baldo di Brentonico) sui comuni di Nago e Brentonico; ridiscende quindi fino a Bocca di Navene, la valle dell'Aviana verso sud; scende lungo la valle del Sorna sino a Chizzola e dall'altra interessa tutto il crinale di S. Valentino, Corno della Paura, Bocca D'Ardole, Colme della Polsa, Colme del Vignola, Castel Saiori fino al SIC di Talpina.
L'estensione complessiva del Parco abbraccia sia le aree protette sia gli ambiti territoriali per l'integrazione ecologica dei siti e delle riserve, o corridoi ecologici (1.898 ettari). La distribuzione nei vari comuni è la seguente: Brentonico (2980 ettari), Mori (935 ettari), Nago-Torbole (640 ettari), Avio (75 ettari), Ala (21 ettari).
L'idea fondante dell'istituzione del Parco naturale locale è quella di conservazione degli habitat e delle specie baldensi in un'ottica di sviluppo sostenibile, inteso come equilibrio delle componenti ambientale, economica, sociale come pure di garanzia di tale equilibrio nel tempo. Ciò significa che il Parco è la manifestazione di una corretta gestione del territorio, che riconosce come elementi principali le aree protette e i corridoi ecologici concepiti in maniera unitaria.

Foto di Il Parco Naturale Locale del Monte BaldoCamoscio
Camoscio
Soldanella alpina
Soldanella alpina
 

Storia

Le peculiarità botaniche del Monte Baldo sono note da secoli, fin dal 1400 quando iniziò a diventare sede preferenziale di escursioni ad opera di speziali, farmacisti e naturalisti alla ricerca di specie utili per la cura di malattie. Grazie alla sua straordinaria biodiversità, il Monte Baldo è da sempre frequentato anche per condurre studi e ricerche su piante, fiori, minerali e rocce. Nella seconda metà del 1500 è il celebre speziale Francesco Calzolari a decantare le lodi del Monte Baldo. Attivo riconoscitore e raccoglitore di specie medicamentose, egli produce un inventario delle specie floristiche presenti sul Baldo (più di 350!), tanto da riconoscere la presenza di "…tanta varietà di pianta quanta in nessun altra parte d'Italia". Espone quindi, in uno dei primi musei naturalistici, campioni di piante, animali, fossili raccolti in loco. Alla fine del 1500 l'illustre medico cremonese Giovan Battista Olivi, per rimarcare la singolare biodiversità del Parco, lo definisce "Hortus Italiae" (Giardino d'Italia). Un suo successore d'oltralpe, Jean-François Séguier, nella prima metà del 1700 lo descrive come "Rarorum plantarium hortus" (Giardino di piante rare).
Nel 1969 Luigi Ottaviani osserva che "la storia del Baldo si intreccia con la storia della nomenclatura botanica e parecchi vegetali si denominano nell'aggettivo qualificante la specie baldensis". Un esempio è rappresentato dalla Brassica baldensis, i cui unici esemplari sono stati rinvenuti e censiti per la prima volta nel 2007 dai botanici Alessio Bertolli e Filippo Prosser del Museo Civico di Rovereto. Nel 1971 la Società Botanica Italiana include il Monte Baldo tra le aree del "Censimento dei biotopi di rilevante interesse vegetazionale meritevoli di conservazione in Italia", grazie alla ricchezza di "specie endemiche, rare o ad apparizione saltuaria".
Dal censimento emerge la necessità dell'istituzione di un apposito "Parco interregionale per la protezione della flora e della fauna". Nel 1987 il Piano Urbanistico Provinciale caratterizza l'area come meritevole di tutela. E' nel 2006, con l'approvazione da parte del Consiglio Comunale di Brentonico del documento presentato dal sindaco Giorgio Dossi "Brentonico Domani: linee generali per una crescita equilibrata dell'Altopiano di Brentonico", che si individua nel Parco del Baldo il 'progetto chiave' per lo sviluppo del territorio. Da quel momento si dà avvio concreto e sistematico all'iter per l'istituzione del Parco naturale locale. Nel 2008 viene sottoscritto dal presidente della provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai e dal sindaco Dossi un "Accordo di Programma" per l'istituzione della Rete di Riserve di Brentonico. Nel 2010 viene approvato dal Consiglio Comunale di Brentonico e dalla Giunta provinciale di Trento il Piano di Gestione della Rete di Riserve di Brentonico.
In seguito vengono coinvolte le amministrazioni comunali e la popolazione dei comuni di Ala, Avio, Mori, Nago- Torbole, le Comunità dell'Alto Garda e Ledro e della Vallagarina.
Il 14 giugno 2014, pesso Palazzo Eccheli Baisi a Brentonico, viene sottoscritto l'Accordo di Programma per l'attivazione del Parco Naturale Locale del Monte Baldo, da parte del Presidente della Provincia Autonoma di Trento, dei Presidenti delle Comunità dell'Alto Garda e Ledro, della Vallagarina e dei Sindaci di Ala, Avio, Brentonico, Mori, Nago- Torbole: nasce ufficialmente il Parco Naturale Locale del Monte Baldo

 

Biodiversità

Se la biodiversità in termini floristici è nota da secoli, è d'obbligo mettere in evidenza che il Parco Naturale Locale del Monte Baldo vanta, citando il Piano di Gestione della Rete di Riserve del Monte Baldo (gennaio 2013), ovvero il documento tecnico-scientifico di riferimento per la conduzione della Rete di riserve:

  • la presenza di 20 diversi habitat di interesse comunitario (pari al 60% dei 57 habitat di interesse comunitario del Trentino), 8 dei quali di particolare valore dal punto di vista protezionistico in quanto classificati come "prioritari" per la particolare tutela che essi richiedono (pari al 53% dei 15 habitat di interesse comunitario "prioritari" del Trentino);
  • la presenza di:
  • 1.655 specie di piante (pari al 70% delle 2.359 specie di piante vascolari del Trentino);
  • 9 specie di anfibi (pari al 69% delle 13 specie di anfibi del Trentino);
  • 8 specie di rettili (pari al 73% delle 11 specie di rettili del Trentino);
  • 117 specie di uccelli (escludendo quelli presenti esclusivamente durante gli spostamenti migratori) (pari al 75% delle 156 specie di uccelli presenti durante il periodo riproduttivo in Trentino);
  • 42 specie di mammiferi (pari al 55% delle 76 specie di mammiferi del Trentino).

L'elevato livello di biodiversità che caratterizza il Parco naturale locale, e che si manifesta nella sopracitata varietà di habitat, specie animali e vegetali, si affianca a una notevole rappresentatività di carattere fisico: il Parco infatti comprende un ventaglio di aree protette che si estendono da poche centinaia di metri sul livello del mare fino alla cresta sommitale del Baldo a più di 2100 metri di quota.

 

Territorio

Note climatiche
Il clima del Monte Baldo è di tipo temperato, sono presenti tuttavia notevoli differenze tra le zone ad alta quota, con condizioni tipiche dell'alta montagna (temperature rigide l'inverno, miti l'estate, elevata escursione termica annuale e abbondanti precipitazioni nevose), e le aree limitrofe al lago di Garda, che vantano un clima submediterraneo. L'influenza del Garda è tuttavia notevole anche sulle vette: il calore che viene accumulato nelle sue acque viene infatti rilasciato e sospinto fino in alta quota dalle correnti ventose, mitigando così il clima baldense. L'area è inoltre meno piovosa rispetto alle aree prealpine limitrofe; questo grazie al fatto che l'orientamento nord-sud del Monte Baldo convoglia a nord le correnti umide provenienti dalla Pianura Padana, facendole scivolare lungo i suoi lati.

Cenni geologici
La successione delle rocce del Monte Baldo, con alla base gli affioramenti più vecchi e alla sommità quelli più giovani, inizia con la Dolomia principale (200 milioni di anni fa, Triassico superiore). Formatasi in un ambiente di mare poco profondo con variazioni cicliche del livello del mare, si presenta prevalentemente costituita da strati di dolomie e calcari dolomitici e affiora alla base delle pareti che fiancheggiano la Vallagarina tra Chizzola e Avio, in Valle di Loppio e al nucleo dell'Anticlinale del Baldo.
In condizioni di mare basso simili alle precedenti, nella cosiddetta Piattaforma di Trento, l'ampia zona di sedimentazione carbonatica che caratterizzava il Trentino meridionale, si formano il gruppo dei Calcari Grigi di Noriglio, affioranti a nord del Monte Varagna, in località Bordina, nella bassa valle di Loppio, nelle zone di Manzano, Nomesino, lungo tutta la destra Adige da Mori a Avio e nell'Anticlinale del Monte Baldo.
Seguono i Calcari Oolitici di San Vigilio, ricchi di fauna fossile, formatisi fino alla fine del Liassico, in ambiente di mare poco profondo. Gli affioramenti si trovano lungo la dorsale del Monte Baldo, la parte orientale del lago di Garda, il monte Giovo, il paese di Saccone, il monte Vignola e la località Talpina di Mori.
In seguito a un approfondimento del fondale marino e a un rallentamento del processo di sedimentazione, si manifestano affioramenti di Hard-ground, con apparizione di Foraminiferi fossili che si affiancano alle Ammoniti, già presenti nei substrati più antichi. Queste tipicità si manifestano, oltre che negli ultimi strati di Oolite di San Vigilio, in una formazione successiva, il Rosso Ammonitico Veronese, affiorante sul Monte Giovo e nella località Colme di Vignola. Il fondale ormai profondo (135 milioni di anni fa) origina le formazioni di Biancone, Scaglia Variegata e Scaglia Rossa che si presentano fittamente stratificate con componenti di selce e di fossili e affiorano nelle località di Corno della Paura, Colme di Vignola, San Valentino, San Giacomo, Castione, Saccone, Crosano, Prà da Stua e Valle di Gresta.
Inizia nel Cretaceo superiore (90 milioni di anni fa) la fase compressiva di collisione tra la placca africana e quella europea. Il risultato di tale fenomeno è la chiusura della Tetide, il mare che si estendeva per un'area oggi occupata da Italia, Asia Minore, India, Cina, Giappone, nonché l'inizio della formazione della catena alpina.
All'inizio del Cenozoico (65 milioni di anni fa) il fondale marino è variamente strutturato: zone di mare profondo alternate ad altre di mare basso e a faglie distensive. È in questo contesto che si assiste alla sedimentazione dei calcari di Torbole e, nelle zone di mare più profondo, di Calcare di Chiusole, di Malcesine e la Formazione di Acquenere. Gli affioramenti tipici di queste formazioni si hanno nelle zone di Valle di Gresta, Prà Alpesina, Corna Piana, Colme di Bes, Crosano, S. Giacomo, Prada, Malga Campo e a nord di Brentonico.
Nell'Eocene, intorno a 40 milioni di anni fa, si assiste alla deposizione di tufi e lave, testimoni di un'intensa attività eruttiva, che si possono trovare a S. Valentino, Dossioli, Sorne, Crosano, Besagno, Castione, Valle San Felice, Pannone, Manzano e Nomesino.
Al termine di questa fase eruttiva si torna a un momento di deposizione di calcari marnosi che porta alla formazione dei Calcari di Nago affioranti a Colme di Bes, Corna Piana e a nord di Brentonico.
Lo scontro della placca europea con quella africana continua e culmina, circa 15 milioni di anni fa, con il sollevamento per compressione delle Dolomiti e delle Prealpi.
Iniziano quindi i processi erosivi, ad opera dei ghiacciai formatisi nel periodo delle grandi glaciazioni (15.000 anni fa), nonché dei fenomeni di alterazione superficiale di gelo e disgelo, del transito di torrenti e fiumi, fenomeni di erosione profonda (carsismo), tutt'ora in atto.

 

I corridoi ecologici

La Legge Provinciale 11/2007 prevede l'individuazione di aree di collegamento tra le aree protette, in modo da garantire una connessione reciproca. La funzione del corridoio ecologico è dunque quella di permettere la migrazione delle specie tra un'area e l'altra, favorendo così quello scambio genetico alla base del principio di conservazione delle specie e della biodiversità. I corridoi ecologici altresì possono rappresentare aree ad alta valenza paesaggistica.

I corridoi ecologici della Rete di riserve del Monte Baldo sono i seguenti:

  1. Il solco vallivo del torrente Sorna, di collegamento tra Monte Baldo - Corna Piana e Talpina
  2. La dorsale Passo di S. Valentino - Colme di Pravecchio - Corno della Paura - Monte Vignola - Dosso Rotondo, di collegamento tra Monte Baldo - Corna Piana, Bocca d'Ardole - Corno della Paura e Talpina
  3. Il corridoio ecologico di collegamento tra Bocca d'Ardole - Corno della Paura e il laghetto della Polsa e tra il laghetto della Polsa e il corridoio ecologico del torrente Sorna
  4. Il versante boscoso che dai confini settentrionali del sito Monte Baldo di Brentonico scende verso il Doss'Alto di Nago e i sottostanti Dossi della Barchessa sino a congiungersi con il sito Lago di Loppio
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