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Intimidazione, il cerchio si stringe

Le minacce ai Carabinieri forestali del Parco del Circeo gli investigatori hanno isolato le tracce per ricostruire il Dna

(28 Agosto 2019) Due mesi fa l'attentato al Parco del Circeo: il perimetro degli uffici dell'ente Parco del Circeo, aSabaudia, cosparso di linquido infiammabile. Poi, un plico indirizzato al luogotenente Alessandro Rossi, comandante della stazione dei carabinieri fore-stali, contenente quattro cartucce calibro 12. Ora, arrivano i primi risultati degli accertamenti tecnico-scientifici condotti dal Ris dei carabinieri di Roma e dal Nucleo investigativo di Latina. Una prima svolta nell'indagine. Le analisi effettuate sul materiale rinvenuto e sequestrato hanno consentito di estrapolare alcune impronte dattiloscopiche, che saranno indispensabili per identificare il profilo biologico e risalire al Dna degli autori dell'intimidazione.

LE NOVITÀ

Con questi nuovi elementi l'attività investigativa procederà a ritmo serrato. Chi ha lanciato il chiaro messaggio intimidatorio al Parco e ai carabinieri forestali della stazione locale è ormai braccato. Un avvertimento in piena regola, per il quale sono state avanzate diverse ipotesi. Una delle piste è infatti legata alle ritorsioni della criminalità interessata a fare affari lungo la costa protetta del litorale,l'altra al fenomeno, ben noto in provincia, dell'abusivismo e di possibili sequestri scaturiti dalle attività di controllo dei militari nell'area ricadente nel Parco. Ma il primo passo per indirizzare le indagini era proprio legato alla ricerca di impronte, dal momento che intorno allasede di via Carlo Alberto non sono installate telecamere. E in effetti, stando ai primi risultati, chi ha compiuto il gesto si è evidentemente tradito, lasciando tracce preziose per gli investigatori che indagano sul caso.Sin dalle prime battute si è inoltre lavorato su un altro elemento: chi ha agito, la notte del 24giugno scorso, conosceva probabilmente molto bene il Parco ed era al corrente che nessuno cchio elettronico avrebbe potuto immortalare la scena. Chi ha agito ha scelto di farlo nel cuore della notte, quando la sorveglianza dell'area è praticamente ridotta a zero. Ha cosparso di liquido infiammabile tutto il perimetro degli ufficidell'ente tentando poi di appiccare il fuoco a una vicina centrale termica. Il principio di incendio ha lasciato solo lievi danni perché i malviventi non sono riusciti nel loro intento, ma nell'area esterna, probabilmente per la fretta di fuggire, hanno abbandonato tre taniche che contenevano il gasolio in parte sversato. La scoperta è avvenuta solo la mattina seguente, quando i dipendenti sono tornati al lavoro e hanno avvertito il fortissimo odore di gasolio. Nel corso del sopralluogo è stata poi ritrovata la busta con quattro cartucce utilizzate per la caccia al cinghiale. Nessun messaggio, ma un mittente scritto a chiare lettere con un computer: il luogotenente Alessandro Rossi.

I PRECEDENTI

Da quel momento in poi nelParco è stata intensificata la sorveglianza e a decine sono arrivati interventi politici di solidarietà, con la presenza del ministro dell'Ambiente Sergio Costa che il giorno dopo si è recato sul posto per verificare di persona l'accaduto. Non risul-tano precedenti analoghi, nessuno si era mai spinto a compiere un'azione tanto eclatante. Eppure negli passati sono stati registrati in zona diversi incendi di chiara natura dolosa. A luglio del 2017 quattro roghi in poche ore nella foresta del Parco, altri due nel mese di settembre dello stesso anno con tanto di inneschi scoperti esequestrati nell'area visitatori.L'ultimo un mese fa, al confine tra i comuni di Latina e Sabaudia, ha mandato in fumo una vasta porzione di riserva boschiva.


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Fonte: Il Messaggero

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