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Circeo, uccidono i daini

(08 Gennaio 2020)  

La mattanza dei daini al Parco Nazionale del Circeo.

L'Australia sta bruciando da quattro mesi, un miliardo di animali sono morti negli incendi, alcuni sono in via di estinzione come i Koala. Le fiamme dell'Amazzonia, solamente in Bolivia hanno ucciso 2,3 milioni di animali selvatici, figuriamoci a quanto ammonta la cifra globale. Noi, in Italia, a Latina, rispondiamo a questo abominevole attacco all'ecosistema con la mattanza dei daini nel Parco Nazionale del Circeo.
Sì, mattanza, perché quello che viene chiamato "Piano di gestione del daino", altri non è che un becero massacro di circa 350 capi. Il motivo? I daini, che dal 1953 vivono in un recinto di 400 ettari, sono fuggiti dalla cattività e, proliferando, stanno creando problemi all'ecosistema del Parco e minano la sicurezza del personale.
Per questo motivo, il Consiglio Direttivo del Parco del Circeo, attraverso la delibera n.2 del 23 gennaio 2017, aveva deciso di optare per l'abbattimento dei daini come soluzione al problema. Soluzione che veniva approvata da tre voti favorevoli: l'unico contrario era stato quello di Piero Vigorelli Sindaco di Ponza.

A due anni dalla delibera, il 30 dicembre 2019, il Direttore del Parco Paolo Cassola, rende operativa quella decisione. Da qui ai prossimi tre anni, il numero dei daini all'interno del Parco verrà diminuito del 30%.

In un post su Facebook, Paolo Vigorelli, spiega scrivendo: "Si prevedono battute notturne per far convogliare i daini in corral mobili di almeno 1000 mq, che sono dei recinti-prigione, un po' come la "camera della morte" della mattanza dei tonni. Appostati su altane a circa 15 metri da terra, ci saranno i fucilieri di Sua Maestà il Parco, che saranno equipaggiati con fucili a canna rigata, di calibro non inferiore a 6,5 millimetri, dotati di cannocchiale di mira a 12 ingrandimenti e adatti alla visione notturna. I capi uccisi avranno la loro bella targhetta graffata all'orecchio".
Ebbene, per questa mattanza che si cela dietro al titolo "Piano di gestione del daino", sono stati stanziati ben 170.000€.

Ma la cosa che fa ancora più orrore, è che il Parco ha calcolato che ogni daino abbia un peso di 40kg, e che quindi tale carneficina produrrà all'incirca 14.000 kg di carne fresca, che ovviamente verrà messa sul mercato.

Questo fa un po' pensare che le altre mille soluzioni al problema non erano abbastanza redditizie. Sì, perché si poteva scegliere di trasferire i daini in altri parchi, presenti in tutto il mondo, di aiutare le zone in cui esemplari del genere scarseggiano, di reimmetterli nei loro habitat naturali. Ma si è deciso come per i lupi a Bolzano.

Continua il Sindaco di Ponza nel post FB: "Risparmio altri preziosismi ripugnanti che si possono leggere nel "Piano di gestione del controllo del daino". Con questa e altre operazioni del genere, risulta chiaro che, per i dirigenti dell'ente, il Parco deve essere un luogo disabitato da ogni specie di animali e da cercatori di funghi o asparagi selvatici, sui quali si è abbattuta la mannaia del divieto. Dicono che così si preserva e si garantisce la "naturalità", cioè la rispondenza a un ordine interno o esterno motivato dalla natura. Chissà se appartiene alla "naturalità" anche il fatto che, lungo le recinzioni della foresta demaniale, sono al lavoro le prostitute, sedia e fuocherello, che sanno bene come penetrare nella foresta con i loro clienti. Dopo i mufloni di Zannone, ora tocca ai daini. Per la verità, per la nostra isola il Parco ha previsto una morte, come dire, più raffinata. Quei pochi mufloni sopravvissuti a Zannone finiranno in un recinto, e lì moriranno di fame, lentamente e inesorabilmente. Il Parco sorveglierà la fine della colonia dei mufloni. Una sorta – imputa Vigorelli – di omicidio assistito".

È davvero questo che aprirà il nostro 2020. Esiste davvero chi ha votato a favore di una strage del genere senza arrabattarsi di risolvere la questione in maniera alternativa. Nessuno nega che l'eccessivo numero dei daini potrebbe davvero comportare un problema, ma è impossibile allo stesso tempo negare che ci sono migliaia di soluzioni differenti dalla mattanza, bisognava solamente "sprecare" più tempo. Ma l'Italia è il Paese delle cose alla umma, frettolose e fatte male, è il Paese del "Quanto ci guadagno se faccio così?" e del "No, costa troppo!". Le decisioni drastiche, ma meno impegnative, sono da sempre le prescelte, le favorite.

E allora, in un mondo che sta piangendo le conseguenze del fallimento umano, perché la sostenibilità è inesistente, mentre in un intero Continente civili e forze dell'ordine stanno lottando per portare in salvo dai roghi gli animali, noi qui in Italia, noi qui a Latina, per i nostri animali scegliamo la mattanza.

 


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Fonte: www.fattoalatina.it

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