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Parco del Circeo, si può camminare solo con le guide

Ma le guide in Lazio ufficialmente non ci sono

(17 Agosto 2020)  

La motivazione, a prima vista, è sacrosanta. Il sentiero che sale al Monte Circeo, dalla spiaggia di Torre Paola fino ai 541 metri della vetta, è uno dei più belli del Lazio, ma è anche un percorso impegnativo, che include delle cengette esposte e dei passaggi di arrampicata elementari.

Gli escursionisti della regione, che lo conoscono bene, lo frequentano in autunno, in primavera o d'inverno, quando lo sguardo raggiunge Ponza e l'Appennino innevato. Andarci in piena estate, senza partire all'alba, è un esercizio per masochisti. All'inizio del percorso, un cartello della Sezione di Latina del CAI (che cura da anni la segnaletica) annuncia che si tratta di un percorso EE, per escursionisti esperti.

Su questo itinerario, come scrive con involontario umorismo Barbara Savodini sul sito del Messaggero, "non sono mancati, nel corso degli anni, casi di turisti precipitati tra rocce e dirupi". Sfugge alla collega, però, che i "turisti" senza esperienza di montagna sui sentieri classificati EE non dovrebbero proprio andare.

Dall'inizio dell'estate, le immagini postate sui social da influencer e da altri personaggi conosciuti hanno fatto aumentare il traffico di persone impreparate. Spesso prive di calzature adeguate, di un copricapo e di acqua.

Nelle ultime settimane, il Corpo Nazionale Soccorso Alpino ha dovuto recuperare sul sentiero ben 37 escursionisti in difficoltà. Ben 10 di loro sono stati soccorsi tra il 3 e il 5 agosto. Di conseguenza, il 13 agosto, Giuseppe Schiboni, sindaco di San Felice Circeo (LT), ha vietato a tutte le persone non accompagnate da una "guida esperta" i sentieri del promontorio.

La decisione è stata presa d'intesa con Paolo Cassola, direttore del Parco Nazionale del Circeo. I Carabinieri Forestali sono incaricati di far rispettare la norma. Le multe per i trasgressori oscillano tra i 25 e i 500 euro.

Qualche riflessione sul provvedimento

I numeri che abbiamo già citato fanno pensare che il provvedimento del sindaco Schiboni sia sacrosanto. Altri elementi, però, inducono a un giudizio diverso.

Il primo, è che oltre al sentiero EE che sale ai 541 metri del Circeo, sono stati vietati numerosi percorsi elementari o facili, classificati T o E. Accessibili a tutti o quasi, come quelli che conducono alle Mura Ciclopiche o all'Uliveto. Vietare ogni forma di escursionismo, oltre che con il buonsenso, cozza contro gli obiettivi primari di un Parco nazionale.

La seconda questione, altrettanto ovvia, è che tra le Alpi, l'Appennino e luoghi rupestri di bassa quota simili al promontorio del Circeo (senza allontanarsi troppo dal Lazio si possono citare il Conero, il Cilento, la valle dell'Orfento della Majella dove nei giorni scorsi si sono verificati altri incidenti) gli itinerari classificati EE sono centinaia. Tutti espongono a un pericolo gli inesperti, ma anche gli escursionisti che sanno il fatto loro e che potrebbero compiere un errore. Chiudere completamente una montagna per evitare problemi sembra più uno scarico di responsabilità che non la ricerca di una soluzione.

Forse, per evitare incidenti sul sentiero del Circeo, basterebbe sistemare alla base un posto di controllo come quelli creati negli anni scorsi sulle Grigne, e ogni estate alla base della via normale francese del Monte Bianco. Un filtro in grado di ammonire o respingere (e se necessario multare) chi vuol salire con abbigliamento, attrezzatura o calzature inadeguati.

Un'altra soluzione possibile, come si fa al Grand Canyon e in altri Parchi del Sud-ovest degli USA, è quella di chiudere alcuni sentieri in piena estate, o solo nelle ore più calde della giornata. Se parti alle 7, per capirci, un po' di buonsenso ce l'hai. Se ti incammini alle 11 vuoi farti male, e meriti di essere fermato e multato. Ma in Italia, anche nelle aree protette, si guarda solo in rarissimi casi alle esperienze delle montagne e dei Parchi del resto del mondo.

 

Il punto debole delle "guide esperte"

Il vero punto debole dell'ordinanza emessa dal Comune di San Felice, e che è stata condivisa dal Parco del Circeo, sta però nella frase "guide esperte", in grado di accompagnare in sicurezza i vacanzieri (i "turisti" di qualche riga fa) sulla vetta. Come abbiamo denunciato più volte su questo sito e altrove, la Regione Lazio, in trent'anni, non ha mai ratificato la legge che regolamenta il lavoro delle guide alpine e istituisce gli accompagnatori di media montagna.

Le guide alpine del Lazio, che esistono e lavorano da decenni, devono fare i "clandestini a casa propria", e iscriversi agli albi professionali della Toscana o dell'Abruzzo. Certo, nel Lazio operano centinaia di guide ambientali escursionistiche, molte delle quali hanno una grande esperienza. Operatori naturalistici di vario tipo accompagnano per buona parte dell'anno gite scolastiche e turistiche sui viottoli della Selva del Circeo, o accanto ai laghi costieri del Parco.

Il sentiero che sale ai 541 metri della vetta, però, offre un terreno diverso. Sulle cenge e sui passaggi di arrampicata tra Torre Paola, il Picco dell'Istria e la sommità del Circeo, un escursionista-cliente in preda a una crisi di panico dev'essere legato con una corda e assicurato. Ma questo, secondo il buonsenso e la legge, lo può fare solamente una guida alpina.

A organizzare e a condurre le escursioni autorizzate tra Torre Paola e la cima, secondo quanto disposto dal Comune e dal Parco, sarà ora la Pro loco di San Felice Circeo. Abbiamo il massimo rispetto per questi volontari, che organizzano da anni e con passione eventi culturali e passeggiate. Abbiamo ragione di temere, però, che le "guide esperte" di cui scrive il sindaco Giuseppe Schiboni possano rivelarsi dei volenterosi impreparati, non in grado di garantire la sicurezza sulle rocce del Picco di Circe. Mi auguro di essere smentito dal primo cittadino di San Felice, dalla Pro Loco, e da Paolo Cassola, il direttore del Parco Nazionale del Circeo. Ma il timore che la cura possa essere peggiore del male esiste.







 


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Fonte: www.montagna.tv

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