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Riserva Naturale Regionale dell'Isola Gallinara

 

L'Area Protetta

Carta d'identità

  • Riserva Naturale Regionale Isola di Gallinara:
    • Superficie a terra: 11.00 ha
    • Regioni: Liguria
    • Province: Savona
    • Comuni: Albenga
    • Provv.ti istitutivi: LR 11 26/04/1989 - LR 12 22/02/1995 - LR 32 21/04/95
    • Elenco Ufficiale AP: EUAP0191
  • Altre aree protette gestite:
    • ZSC Isola Gallinara

 

 

L'Area Protetta

La "Gallinaria", una scheggia della Liguria che testimonia l'ambiente costiero prima della moderna urbanizzazione. Una rigogliosa vegetazione mediterranea associata a entità floristiche rare; interessanti fenomeni geomorfologici legati all'erosione; una delle maggiori colonie di gabbiano reale oltre alla presenza di fauna minore; testimonianze di insediamenti umani di varie epoche a partire dai romani; fondali marini ricchi di biodiversità animale e vegetale in cui immergersi, tra grotte e relitti di antiche navi.

 

L'ecosistema terrestre

La macchia mediterranea: l'isola Gallinara ha mantenuto, seppur abitata e coltivata, un forte carattere di   naturalità. Gli habitat mediterranei che la caratterizzano sono la macchia ad euforbia arborea e la macchia ed il forteto (macchia alta) di leccio (Quercus ilex).
L 'euforbia areborea è un interessante relitto terziario e si presenta in forma  di  cespugli alti sino a 2 m, che perdono le foglie nel periodo estivo (estivazione). La maggior parte degli arbusti della macchia mediterranea come il corbezzolo (Arbutus unedo), la  ginestra di  spagna (Spartium junceum) e la  ginestra spinosa  (Calicotome  spinosa), l'alaterno  (Rhamnus alaternus), il lentisco  (Pistacia lentiscus),  il mirto (Myrtus communis), resiste con facilità alla siccità anche  grazie  alla  presenza, nei tessuti, di oli essenziali capaci di fissare le  molecole d'acqua. Tali oli sono però estremamente  infiammabili, rendendo  questo tipo di   vegetazione  facilmente  soggetta ad incendi.
L'isola ospita quasi 300 entità floristiche, tra cui una specie endemica esclusiva della Liguria occidentale, la Campanula del savonese (Campanula sabatia De Not.). Si rinviene su tutta la costa tra Bergeggi e il confine con la Francia ed è  l'unica specie vegetale ligure di  interesse prioritario per l'Europa.

La vegetazione delle falesie: le falesie della Gallinara sono ornate da festoni e chiazze di vegetazione. Si tratte di specie pioniere che crescono nelle fessure delle rupi mediterranee vicine al mare, legate all'influsso degli aerosol marini. Vi si può sempre osservare il finocchio di mare (Crithmum maritimum), un ombrellifera succulenta, alta daI 30 ai 60 cm. Con il gambo lignificato alla base e i. fiori, a calice di colore bianco o giallastro che fioriscono da luglio a settembre. Tra queste piante trovano rifugio gasteropodi, insetti, lucertole, diversi uccelli marini (gabbiani, cormorani..) ed anche altri che vi trovano   l'ambiente adatto a  nidificare.

veduta aerea dell’Isola Gallinara
veduta aerea dell’Isola Gallinara
Punta Falconara
Punta Falconara
 

Ecosistema marino

I fondali  marini dell'Isola Gallinara si presentano ancora  in buone condizioni grazie alla sua distanza  da fonti inquinanti di rilievo e all'assenza di  insediamenti stabili.
L'ambiente marino è molto diversificato, con una notevole ricchezza di habitat, da quelli di substrato duro, lungo le scogliere e le falesie, che scendono ripide soprattutto a Punta Sciusciau, a Est e Punta falconara a sud, a quelli detritico-sabbiosi e a quelli di praterie di fanerogame marine, come Posidonia oceanica e cymodocea nodosa.
Questa ricchezza garantisce un'alta biodiversità e la presenza di moltissime specie animali e vegetali.

Posidonia oceanica: la Posidonia, che vive solamente in mediterraneo, non è un'alga ma una pianta superiore con fusto, foglie, fiori, frutti  e radici, che attraverso varie fasi evolutive si è adattata alla vita marina. Essa forma vere e proprie praterie sottomarine che hanno un ruolo ecologico importantissimo per vari motivi. Costituiscono uno degli ecosistemi più produttivi e più ricchi di biodiversità, esportano biomassa, ossigeno ed energia verso altri ecosistemi, ospitano numerose specie di interesse commerciale, stabilizzano il fondale e proteggono le coste dall'erosione e rappresentano un buon indicatore della qualità delle acque. Per questi motivi esse sono protette da una Direttiva Comunitaria.

Alghe fotofile: i primi metri, a partire dalla superficie, sono caratterizzati dai popolamenti delle alghe fotofile, che richiedono condizioni di buon irragiamento solare. Si tratta principalmente di Alghe verdi (Cloroficee) e Alghe brune (Feolicee), tra cui vivono moltissimi organismi, come pesci, Crostacei , molluschi, anellidi e tanti altri.

Alghe sciafile: scendendo ancora troviamo i popolamenti delle Alghe sciafile che preferiscono condizioni di luce attenuata. Oltre a varie specie di Cloroficee e Feoficee meno esigenti per quanto riguarda l'intensità luminosa questo popolamento comprende anche diverse specie di Alghe rosse (Rodoficee) e numerose specie animali.

Coralligeno: ancora più in profondità dove la luce giunge ancora più attenuata, incontriamo i popolamenti del Coralligeno, caratterizzati dalla presenza di organismi calcarei (vegetali e animali), che colonizzano generalmente substrati rocciosi poco illuminati tra i 25 e i 200 m di profondità. Tra i vegetali che hanno la particolarità di fissare il carbonato di calcio vi sono soprattutto molte specie di alghe rosse mentre tra gli animali più importanti basti citare le specie di gorgonie, tra cui spiccano le paramuricee, di madreporati e di spugne multicolori.

 

Geologia e geomorfologia

L'isola Gallinara, situata davanti al tratto di costa tra il Capo S.Croce e la punta di Vadino, si è staccata dalla  terraferma a causa di un  innalzamento del livello marino  avvenuto  nel periodo quaternario.  Il canale che separa l'isola dalla costa, distante  circa 1 miglio marino e profondo dagli 11 ai 20 mt, presenta un fondale sabbioso e consente il passaggio a tutte le imbarcazioni. La morfologia dei fondali riprende quella dell'isola: a sud i fondali raggiungono rapidamente i 50 m di profondità, mentre a nord, dove riparavano le navi romane, non superano i 10 m.

Le falesie: le rocce che formano l'isola sono quarziti di colore grigio, in banchi dello spessore di qualche decimetro, e conglomerati che affiorano nella parte settentrionale. La direzione degli strati è la stessa dell'antistante Capo S.Croce, da cui l'isola si è probabilmente separata. L'erosione marina ha determinato  una morfologia a costa alta, più accentuata nei versanti meridionali e orientali, più esposti ai marosi, dove oggi le falesie ospitano numerosi gabbiani reali. 

 

Archeologia e storia

Archeo terrestre
Per il momento non sono note tracce di frequentazioni preistoriche e protostoriche sull'isola o nei fondali attorno, tuttavia sappiamo che le coste della Liguria sono state abitate dall'uomo a partire dal Paleolitico, e che già dal Neolitico le popolazioni erano in grado di navigare lungo le coste. Pertanto non possiamo escludere che in futuro possano emergere le prove archeologiche di antiche frequentazioni dell'isola. Il periodo storico che più segnò la storia dell'isola fu il IV sec d.C.: tra il 357 e il 358 San Martino, che diventerà Vescovo di Tours, vi approdò e trovò rifugio per sfuggire alle persecuzioni degli eretici ariani. In sua memoria fu edificata nel V sec. , nel punto più elevato dell'isola, l'Abbazia di S.Maria e S.Martino, primo nucleo conventuale formato da una chiesa, un recinto murario e dalla residenza dei monaci.
Nel 1994 e 1996 la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Liguria ha condotto scavi esplorativi sia lungo le pendici sud-est dell'isola, sia nella grotta di S. Martino. Il primo intervento ha portato alla scoperta di una tomba appartenente al cimitero dei monaci dell'Abbazia, mentre lo scavo all'interno della grotta ha documentato il suo utilizzo sia come ambiente sepolcrale, sia come luogo di culto già a partire dal IV sec. d. C., confermando i dati forniti dalle fonti storiche.
Nel 500 si instaurò il monastero benedettino, con l'insediamento del primo abate, mentre nel corso dell'VIII sec. i monaci trasformarono l'isola in sede di una potente abbazia che ampliò i propri possedimenti anche in terraferma.
Tra il 1163 e il 1169 passò sotto la protezione di Papa Alessandro III , approdato sull'isola in fuga dal Barbarossa, per tornare dopo pochi mesi alle dipendenze dell'arcivescovo di Genova.
In questo periodo furono introdotte dai monaci benedettini colture di ulivi su terrazzamenti, ancora visibili fino a pochi decenni fa.
Alla fine del XIII secolo il monastero cominciò a perdere potere fino al 1473 quando fu abbandonato e trasformato da Papa Innocenzo IV in commenda affidata alla famiglia Costa. Il solo frammento del monastero scampato alla distruzione è il muro a secco del camposanto.
Le opere post-medievali, di cui resta intatta la torre circolare, richiamano funzioni militari, di segnalazione e avvistamento. L'edificio, fatto erigere tra il 1542 e il 1547 da Simone Carlone di Savona e ristrutturato nel 1586 ad opera della Repubblica di Genova, è composto da una base circolare con muratura strombata contenente una cisterna.

Archeo marina
Approdo di marinai fenici, greci e romani fin dall' antichità, le acque circostanti l'Isola conservano notevoli testimoniante archeologiche.
In prossimità dell'isola, giacciono due relitti di navi onerarie romane (I sec. a.C.), cariche di anfore.
Il relitto A (al momento il più grande del Mediterraneo), indagato a partire dal 1950, oltre alla anfore (Dressel 1B) trasportava come carico secondario del vasellame ceramico a vernice nera (detto "Campana").
Dal relitto provengono anche alcuni frammenti delle strutture lignee dello scafo.
Sulla base dei dati posseduti, è stata proposta una ricostruzione ipotetica della nave.
I reperti della Gallinara e del relitto A sono esposti al Museo Navale Romano di Albenga. Nel 2003 è stato rinvenuto a 53 m di profondità il secondo relitto (B), più piccolo del precedente, con anfore Dressel 1C, ad oggi poco indagato data la profondità.
La Soprintendenza per i Beni Archeologici della Liguria, cui fa capo l'attuale Nucleo Operativo per l'Archeologia Subacquea, nato nel 1999, ha svolto in questi anni un'intensa attività di ricerca e valorizzazione utilizzando anche sistemi sperimentali di rilievo con strumenti ad alta risoluzione (Multibeam).

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