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Riserva Speciale del Sacro Monte di Varallo

 

San Carlo e il Sacro Monte

(Varallo, 08 Feb 11) Il 27 febbraio chiude la mostra dedicata a san Carlo nelle diocesi di Novara e di Vercelli (allestita nel Palazzo arcivescovile di Vercelli e presso il Museo Borgogna). Vi sono esposte anche opere provenienti dal Sacro Monte: la statua di Cristo morto del Sepolcro e l'abito in seta cinquecentesco della Madonna conservato presso il Museo del Sacro Monte, concessi in prestito dall'Amministrazione Civile, in accordo con il Rettore e con la Riserva che ha collaborato per il trasporto e l'allestimento dei pezzi in mostra. Certo, nelle celebrazioni di san Carlo, legate al quarto centenario della sua canonizzazione, il Sacro Monte non poteva non essere chiamato in causa. Il santo vi si recò in quattro diversi momenti, tra il 1568 e il 1584, per cercare di sciogliere i contrasti tra i frati francescani eredi del padre Caimi e la fabbriceria. In quelle occasioni ebbe modo di riflettere sulla necessità di riorganizzare il racconto sacro illustrato nelle cappelle e pregò davanti ai misteri della Passione e morte di Gesù sperimentando nuove tecniche di meditazione. I 'misteri' che gli erano più cari e ove amava più spesso fermarsi in raccoglimento erano l'Orazione nell'orto e il Santo Sepolcro, in assoluto il suo preferito. Scrivevano i suoi primi biografi che quando vi entrava, quasi non se ne poteva staccare.
Diversi dipinti seicenteschi mostrano il santo mentre percorre il Monte in preghiera, al lume di candela o si sofferma a meditare proprio davanti a queste due cappelle. Molto presto, forse addirittura prima della sua canonizzazione, il ricordo di san Carlo finì con l'intrecciarsi, al Sacro Monte, con la tradizionale devozione per Cristo e la Vergine. Questo fu dovuto anche al forte legame fra il cardinale e Carlo Bascapè, il vescovo che riorganizzò integralmente il complesso religioso nei decenni successivi alla morte del santo, avvenuta nel 1584.
 Già nel 1604 Bascapè chiese che nell'Orazione nell'orto, da poco rinnovata, si dipingesse "la figura del beato Carlo ivi inginocchiata". Poco dopo venne costruita una cappella, a lui dedicata, nell'antica chiesa del Sacro Monte e nel secolo successivo, abbattuta la vecchia chiesa, fu intitolata al Borromeo la prima cappella di sinistra della chiesa nuova. Sull'altare vi si vede ancor oggi un dipinto di Sigismondo Betti (1766) che lo raffigura mentre prega al Sacro Monte davanti alla scena di Cristo nell'orto degli ulivi. Nel primo Settecento, per ricordarne la devozione al santo Sepolcro venne allestita un'altra piccola cappella, che raffigura il santo in preghiera, vicino al Sepolcro di Cristo. Era così intensa la devozione per lui che i fedeli arrivarono nei secoli scorsi a strappare via schegge di legno dal letto in cui egli aveva dormito al Sacro Monte (conservato oggi nella cappella di san Carlo), per portarsele come reliquie.
Nel nostro complesso sono presenti diverse altre immagini del Borromeo, dal busto, opera di Giovanni d'Enrico, conservato nella stanza ove egli alloggiò (nel convento), alla pianeta così detta di san Carlo e alla pisside seicentesca in argento con la sua immagine sbalzata sul piede insieme a quella della Vergine, conservati in basilica, e alla statua che corona il pinnacolo sinistro della facciata della chiesa dell'Assunta.
San Carlo nella cappella dell'Orazione nell'orto degli ulivi
San Carlo nella cappella dell'Orazione nell'orto degli ulivi
San Carlo nella cappella di San Carlo
San Carlo nella cappella di San Carlo
Il letto di san Carlo da cui i fedeli toglievano schegge di legno per appropriarsene
Il letto di san Carlo da cui i fedeli toglievano schegge di legno per appropriarsene
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