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Parco Naturale di Conca Cialancia

 

Punti d'interesse

Perrero

Il comune deve il suo nome al termine dialettale "prie", che indica un luogo derivato da una pietraia; secondo altri invece occorre rifarsi al termine piemontese "prè" ad indicare che Perrero è lo stomaco della Valle Germanasca, la quale ha il fascino un po' selvaggio delle montagne, dei suoi paesi di case antiche dove si conservano ancora vive le tradizioni locali.
In passato la cittadina era un borgo importante, crocevia commerciale, sede della Pretura ed anche sede amministrativa di 11 Comuni che, dal 1928, sono stati in parte unificati e tutt'ora costituiscono la grandezza territoriale del comune di Perrero. Nel Medioevo la zona era difesa da alcune fortificazioni e castelli, dimora di signorotti locali, e fu anche teatro di sanguinose lotte durante le guerre di religione.

Tra i forti più interessanti da visitare vi sono:

  • Batteria Monte Castello, fortificazione tutt'ora visibile arroccata su un'altura che domina il paese. Costruita negli anni 1897/98, convertita a postazione d'artiglieria nel 1928 terminò definitivamente la sua attività nel 1940.
  • Batteria Podurante, che si trova 1 Km a nord di Monte Castello e nonostante il notevole degrado della struttura militare dismessa nel 1928, hanno ancora un certo interesse la trincea e una riservetta per le munizioni.
  • Torre delle Banchette, di probabile fondazione del XIV secolo, fu occupata alternativamente dai Valdesi e dall'esercito Savoiardo a partire dall'epoca delle guerre di religione (XVI sec). I ruderi che si possono ancora osservare sono un muro ricoperto di vegetazione e un pozzo recentemente riempito.
  • Fort Louis, è una fortificazione costruita nel 1300 per impedire la penetrazione dei Valdesi. Nel corso del XVIII sec. fu abbandonato e allo stato attuale si possono ritrovare tracce in qualche pietraia e nei resti di mura interrate.
    I castelli, sicuramente due nel Medioevo, si trovano uno al Cassas e l'altro a monte del capoluogo e oggi si possono osservare solo le rovine consistenti in muri coperti dalla vegetazione spontanea con tracce di aperture.

Per quanto riguarda invece l'architettura sacra a Perrero è possibile visitare la chiesa di Santa Maria Maddalena, riedificata alla metà del 700. All'interno è da segnalare una "Ultima Cena" di don Ricchiardone, le vetrate artistiche di Martino Fassi e quattro lunette lignee dello scultore Nastasio raffiguranti scene della vita di Gesù (1974). Anche il Tempio Valdese è di notevole importanza, infatti nel 1862 la Tavola Valdese acquistò una casa nel centro del paese per adibirla a presbiterio con un terreno adiacente per edificare un locale di culto il quale venne costruito a pianta rettangolare con piccola abside sul lato Nord - Ovest sormontata da una calotta semisferica. Chiese e Templi Valdesi si possono visitare in tutte le borgate adiacenti Perrero e sono un vero simbolo della tradizione culturale della valle.
Emblema dei tempi della Grande Guerra è il monumento che Perrero dedica ai suoi caduti e al più illustre tra questi, il gen. Giulio Martinat, figura di grande cultura e rigore morale il quale combattè la Prima Guerra Mondiale in veste di tenente prima e capitano poi.
In definitiva si può affermare che Perrero risulta essere un piccolo paesino che nasconde però al suo interno e nelle borgate limitrofe delle perle di cultura e storia, come appunto forti, castelli e chiese. Spostandosi di poco è possibile conoscere la realtà di un altro comune, Prali, nel quale sono presenti due importanti musei, testimonianza della realtà culturale di tutta la valle:

  • Scopriminiera: il museo delle miniere di talco è costituito da due gallerie, la Paola e la Gianna, attrezzate per le visite del pubblico, in modo da permettere di immergersi nelle sensazioni provate dal minatore: il buio, l'umidità, il rumore delle esplosioni e dei perforatori. All'esterno dei dotti è possibile visitare un'esposizione museale che presenta la comunità locale, l'attività mineraria e la vita dei lavoratori..
    Info: 0121/806987

  • Museo Valdese di Prali e della Val Germanasca: il museo, sorto nel 1965 per far conoscere la storia e la cultura valdese, è allestito all'interno di uno dei più antichi templi delle Valli Valdesi e presenta, attraverso una serie di preziosi documenti, le origini di questo "popolo-chiesa", il suo arrivo e la sua diffusione nelle valli alpine.
    Info: 0121/950203
 

Notizie Storiche

L'area del Parco, dal punto di vista storico, deve essere considerata in un contesto territoriale più ampio, caratterizzato nel corso dei secoli da una tradizione estrattiva e dalla presenza dei Valdesi. Sulle pendici di Rocca Bianca, fin dalla metà del 1800, i valligiani si dedicarono alla raccolta del talco, con i siti minerari ubicati tra quota 1800 e 2000 metri, e costruirono all'imboccatura delle gallerie baraccamenti adibiti ad ospitare personale, attrezzature, minerale e animali. Nel 1893, per sopperire alle difficoltà legate al trasporto, venne costruita una ferrovia a scartamento ridotto - funicolare su cui correvano alcuni vagoncini. All'inizio del 1900 le gallerie vennero chiuse per sfruttare i più accessibili e vantaggiosi giacimenti di Gianna e Fontane. Per capire come erano organizzati gli insediamenti estrattivi si può visitare sia l'esposizione degli antichi mestieri a Pomaretto, sia il museo "Scopriminiera" di Prali dai quali si può trarre un utile approfondimento degli aspetti storici e culturali legati all'attività mineraria.

Non bisogna trascurare che l'attività estrattiva si inserì in un substrato sociale particolare, caratterizzato dalla presenza dei Valdesi, i quali segnarono profondamente la storia della Val Germanasca come quella delle valli adiacenti, determinando mutamenti nel comportamento, nell'immaginario collettivo e nella cultura. La presenza valdese nelle valli del Pinerolese non fu casuale, ma deriva dalla morfologia del territorio, caratterizzato da vallate difese da alte montagne e strette gole, ideale luogo di accoglienza e rifugio per popolazioni perseguitate. Infatti il movimento ebbe origine intorno al 1170 e i seguaci di Valdo, chiamati i "Poveri di Lione", diedero vita ad una fra le tante sette medioevali che la Chiesa cattolica condannò e scomunicò. Per sfuggire alle persecuzioni di massa cercarono rifugio in varie parti d'Europa, tra cui le vallate del Pinerolese. Solamente ai tempi di Napoleone le leggi repressive nei loro confronti persero di efficacia. Nel periodo tra la Restaurazione e lo Statuto Albertino le Chiese protestanti straniere aiutarono i Valdesi provvedendo materialmente alla loro sussistenza, alla formazione teologica dei ministri di culto e fondando numerose opere sociali, filantropiche e molte scuole. Anche grazie a questa formazione morale nelle comunità locali, il contesto sociale in cui avvenne l'attività mineraria dispose di una sufficiente cultura di base, a differenza del contesto operaio delle industrie del fondovalle.
Nel 1848 i Valdesi ebbero accesso a tutti i diritti politici e civili al pari degli altri sudditi ed iniziò così l'era della ricostruzione. Durante lo sviluppo industriale di quegli anni si impegnarono a diffondere il loro credo al di fuori delle valli, a recuperare la loro memoria storica e a risvegliare nelle comunità l'interesse per il passato. Vissero secondo un'etica che si richiamava alla purezza evangelica e gli insegnamenti del Pastore valdese furono regole di vita, ammonimenti ed esempi da seguire; il lavoro in fabbrica venne considerato e giudicato immorale, mentre il lavoro in quanto tale era carico di valore morale poiché ineliminabile e formativo. L'attività in miniera invece, anche se per molti non fu una scelta, venne accettato in maniera migliore, come dimostra la tradizione estrattiva in Val Germanasca.

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