Il Parco Nazionale Del Pollino è la più grande area protetta di nuova
istituzione in Italia. Interessa l'Appennino Meridionale
Calabro-Lucano. Spazia dal Tirreno allo Jonio, da Cozzo del Pellegrino
a Serra Dolcedorme, dai Piani di Campolongo, di Novacco e di Lanzo, ai
Piani del Pollino, dai fiumi Argentino e Abatemarco, alle gole del Lao
e del Raganello, ai torrenti Peschiera e Frido. Il territorio, vasto ed
incontaminato, custodisce endemismi rari ed eccezionali, come il pino
loricato, l'aquila reale e il capriolo. I luoghi naturali, coperti di
vaste faggete, di neve, formati di rocce dolomitiche, di accumuli
morenci, di circhi glaciali, punteggiati di timpe, di grotte, si
arricchiscono di siti paleontologici, come la Grotta del Romito e la
Valle del Mercure, ed archeologici, risalenti alla colonizzazione
greca, di Santuari, di Conventi, di Castelli, di Centri Storici, come
Laino Castello, di ambienti di vita agropastorale, di feste popolari,
di minoranze etnico-linguistiche di origine albanese del XV-XVI secolo.
L'intera zona del parco è costituita dai Massicci del Pollino e
dell'Orsomarso. E' una catena montuosa dell'Appennino meridionale, a
confine tra la Basilicata e la Calabria, immersa nel cuore del
Mediterraneo. Ha vette tra le piu alte del Mezzogiorno d'Italia,
coperte di neve per lunghi periodi dell'anno, da novembre a maggio.
Dalle sue cime, oltre i 2200 metri di altitudine sul livello del mare,
si colgono, ad occhio nudo, ad ovest le coste tirreniche di Maratea, di
Praia a Mare, di Belvedere Marittimo e ad est il litorale ionico da
Sibari a Metaponto.
La natura e la cultura del Pollino, il quadro globale e unitario del
suo patrimonio fisico ed umano, multiforme e complesso, vasto e
diverso, spaziano da valori naturalistici, geomorfologici,
vegetazionali, botanici, faunistici, a valori paesaggistici, storici,
archeologici, etnici, antropologici, culturali, scientifici, unici ed
irripetibili.
La parte di natura più "prestigiosa" e più rinomata è fatta di rocce
dolomitiche, di bastioni calcarei, di pareti di faglia di origine
tettonica, di dirupi, di gole profondissime, di grotte carsiche, di
timpe di origine vulcanica, di inghiottitoi, di pianori, di prati, di
pascoli di alta quota, di accumuli morenici, di circhi glaciali, di
massi erratici.
Il territorio, di carattere prevalentemente montuoso, si compone di tre sistemi di rilievo principali che, tra il Mar Ionio e il Mar Tirreno, si levano fino alle quote più alte dell'Appennino meridionale.
Il Massiccio del Pollino, con le vette più alte del Parco: Serra Dolcedorme (2267 m), Monte Pollino (2248 m), Serra del Prete (2181 m), Serra delle Ciavole (2127 m) e Serra di Crispo (2053 m).
A cavallo tra due regioni, Basilicata e Calabria, e tra due mari, il
Tirreno e lo Ionio, il Parco Nazionale del Pollino, con i suoi 192.565
ettari, è oggi l'area protetta più estesa d'Italia.
Il territorio,
presenta una morfologia prevalentemente montuosa, nella quale spiccano
tre massicci appartenenti all'Appennino meridionale Calabro-Lucano:
quello del Pollino, situato al centro del parco; a sud ovest, il
complesso dei monti dell'Orsomarso e, nel settore settentrionale, si
erge isolato il monte Alpi.
Parco di carta, parco-accademia, parco-fantasma, parco-telenovela, parco di Penelope, parco filosofale: queste le tante definizioni attribuite al Parco del Pollino. Questa abbondanza di appellativi deriva dal fatto che nessuna altra area protetta in Italia è riuscita ad eguagliare il primato in dibattiti, studi, progetti, piani, tutti immancabilmente finiti nel nulla. Un fiume di parole che viene da molto lontano se già nel lontano 1958, per fare il punto sulla necessità della valorizzazione del massiccio veniva pubblicato il volume "Precedenti storici per la valorizzazione scientifica e turistica del Pollino...", a cura del castrovillarese A. Miglio.
Tra le cime dolomitiche, sui costoni e le balconate volteggia imperiosa l'aquila reale. Le zone coperte di boschi di faggio, di castagno e di cerro sono popolate da fauna in via di estinzione: il lupo appenninico, il capriolo di Orsomarso, il picchio nero, il falco pellegrino, il gufo reale e il corvo imperiale.
Nelle aree di maggiore altitudine vegeta un relitto dell'ultima glaciazione, una rarità. Il simbolo del parco il pino loricato. Si estendono sulle pendici delle montagne immensi, fitti, impenetrabili boschi di faggio, di castagno, di cerro, coperti di muschio, tappezzati di funghi, di frutti e di erbe aromatiche. Tra tutti questi luoghi sgorgano sorgenti di acqua limpida e pura, di acqua fredda, che scende a valle a riempire le gole del Raganello, del Lao, del Rosa. Gli spazi aperti, poi, si riempiono di altra natura, più semplice, con un paesaggio che si adagia sui campi ancora coltivati a grano, si copre di piante, di peri selvatici di agrifogli, di rovi, di vischio, di biancospini, di ginestre, di cardi, di fiori, di viole, di papaveri, di peonie, di orchidee.
L'avvicendarsi nel territorio di popoli e di culture provenienti da luoghi diversi ha determinato, fin dal Paleolitico, una stratificazione storica e culturale che ha visto, nell'arco del tempo, la presenza dei Greci e dei Romani e successivamente dei Longobardi, dei Saraceni, dei Bizantini e infine dei Normanni e degli Spagnoli, fino all'Unità d'Italia a alla lunga vicenda dell'emigrazione oltreoceano.