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Le cave nel Parco del Po Torinese riordinate dal Piano d'Area.

Un esempio di progetto di recupero: 700 ettari riqualificati 40 milioni di euro alle pubbliche amministrazioni e 21 milioni di euro di opere effettuate dai privati.

(Moncalieri, 13 Nov 10) Dopo la notizia del premio del ECTP-CEU (European Council of Spatial Planners - Conseil européen des urbanistes) riconosciuto al Piano d'Area del Parco del Po della Regione Piemonte, pubblichiamo nelle nostre news una minirassegna di alcuni casi esemplari di applicazione del Piano, come testimonianze di risultati ottenuti nel governo del territorio. In questa carrellata partiamo dal caso che per estensione delle aree interessate supera di gran lunga ogni altro esempio: parliamo delle attività estrattive.

Alla nascita dell'area protetta del Po (aprile 1990) la fascia fluviale era interessata da una storica attività di estrazione di inerti che si era consolidata lungo le aree circostanti il fiume e che era caratterizzata dall'assenza di un disegno organico. In particolare era la fascia fra Moncalieri e Casalgrasso (a sud di Torino) ad essere interessata da queste attività, a causa dello sfruttamento del ricco materasso di sedimenti alluvionali presenti in questo tratto del Po. Il Piano ha quindi proposto di riordinare le attività esistenti, inserendole in un disegno di paesaggio costruito, innanzi tutto, circoscrivendo le attività in essere in perimetri, che presero il nome di PDF schede progettuali e che furono definiti con l'approvazione del Piano avvenuta l'8 marzo del 1995.

La possibilià di proseguire le attività di estrazione è stata subordinata dal Piano, alla presentazione di progetti di proseguimento che dovevano restare all'interno di questi confini e rispondere ad una serie articolata di condizioni fra le quali ricordiamo principalmente: chiudere l'attività a fine coltivazione ed allontanare dal sito gli impianti, cedere patrimonialmente o a uso pubblico i territori interessati dai progetti, destinare non più del 50% ad area di escavazione lasciando il restante 50% ad aree emerse e riqualificate, versare un contributo economico al parco ed ai comuni sottoscrivendo una convenzione, che fissava anche specifiche fidejussioni a garanzia dello svolgimento dei lavori approvati dal progetto.

Questo percorso, iniziato con i primi progetti approvati e partiti nel 1999 (e recetemente anche premiati a livello europeo), ha permesso di affrontare ed ottenere i risultati che ad oggi si può dire sono stati raggiunti nel 95% dei casi, in particolare nell'area compresa fra Moncalieri e Lombriasco, con progetti dalle seguenti ricadute:

  • oltre 34 milioni di euro di valore economico ceduto alle pubbliche amministrazioni divisi in circa 16 milioni in contributi economici versati (9 ai comuni interessati e 6 all'ente parco) e in circa 25 milioni di valore delle aree cedute a patrimonio pubblico;

  • 700 ettari di aree recuperate di cui oltre la metà composte da aree emerse ed ambienti naturali;

  • attività estrattiva autorizzata di circa 47 milioni di metri cubi in 20 anni di attività in un arco di tempo compreso fra la fine degli anni 90 e il 2030;

  • 21 milioni di euro di opere eseguite divisi fra 6 milioni di opere infrastrutturali e 15 milioni di opere di riqualificazioen ambientale e paesaggistica con una incidenza di circa 2 euro di spesa di recupero per ogni metro cubo estratto.

Si tratta di un risultato da considerarsi notevole ed unico nel panorama nazionale (specie in periodi di scarsità di risorse economiche) e che ha permesso di costruire una esperienza, certamente perfettibile e migliorabile, di convivenza fra un progetto di tutela ed uno di carattere economico, anche grazie alla collaborazione attuata da tutte le parti interessate ed in particolare dagli operatori del settore dell'organizzazione Unimin. Un insieme di progetti consultabili anche nella nostra area web dell'Osservatorio del Paesaggio alla pagina (http://www.paesaggiopocollina.it/paesaggio/cave.htm).  E' da sottolineare come le attività di collaborazione fra economia e progetti ambientali sia una realtà che vede anche la partenza di esperienze a livello europeo come quella attivata dall'Unione europea e denominata "Piattaforma di Business & Biodiversity (B @ B): una occasione dove le imprese possono incontrarsi per condividere le loro esperienze e migliori pratiche oltre che esprimere le loro esigenze e preoccupazioni alla Commissione europea. La piattaforma mira a rafforzare il legame tra il settore delle imprese, la biodiversità e i progetti di conservazione. Un argomento questo che ha dato anche vita ad una serie di siti web ed a PDF pubblicazioni sul tema.

E' una esperienza questa nel campo della pianificazione del territorio fluviale interessato dalle attività estrattive, che oggi si sta confrontando con i temi della gestione e manutenzione nel tempo delle opere eseguite, che proprio con l'iniziativa del masterplan del Po dei Laghi si sta affrontando in termini di previsione del tema gestionale. Infatti dopo la fase dell'avvio dei progetti di riqualificazione é necessario ora misurarsi con l'altrettanto complesso nodo della gestione e manutenzione di questi territori che, in parte, la struttura del Piano, che é degli anni 80, ha per alcuni aspetti sottovalutato e che ovviamente saranno in carico dei nuovi proprietari pubblici.

Quindi un risultato decisamente importante del Piano nei confronti di una complessa attività economica come quella estrattiva, che rappresenta anche un modello, per quanto paragonabile, da applicarsi ai progetti previsti dalle direttive dell'autorità di bacino sulla rinaturazione che, pur partendo con obiettivi diversi in quanto legati alla realizzazione di opere di diretta rinaturazione e non di riordino di attività estrattive esistenti, prevedono anche attività di prelievo di inerti che devono però sottostare a regole e controlli specifici. Certamente le azioni avviate sono state possibili grazie al complesso lavoro di gestione autorizzativa che é stata in capo alla Regione Piemonte Direzione Industria garantendo la raccolta e la gestione delle complesse fasi di valutazione dei progetti. I risultati ottenuti hanno permesso, nella particolare situazione nella quale è stato approvato il piano, di realizzare ambienti e spazi naturali di pregio che nel tempo dovranno esssere monitorati per valutare e misurare il contributo che questi nuovi ambienti potranno dare alla biodiversità della fascia fluviale. Ma anche le ricadute in termini paesaggistici e di fruizione sono da considerare: i progetti attuati ed in corso di completamento hanno infatti dato modo di costruire un sistema di spazi di grande interesse e qualità.

Da spazi industriali questi territori sono stati ridisegnati per dare vita a nuovi paesaggi ed a nuove opportunità di godibilità di luoghi, per lo più negati ai cittadini e che oggi, invece, grazie anche alle prime cessioni ai comuni in corso sul finire del 2010, sono diventati luoghi di nuovo contatto con il paesaggio del fiume.Con il progetto del Masterplan il Parco ha lanciato l'idea di progettare ora una gestione sostenibile ed efficace di questa nuova opportunità territoriale, il cui percorso sarà seguito con uno speciale web dedicato al tema.

L'area del progetto Escosa Madonna degli Olmi e Musso fra La Loggia e Carignano
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Il bacino di SMAT di La Loggia inserito nel progetto della soc. Zucca & Pasta
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Rimboschimenti in Cava Germaire
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