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La lettera estiva del Direttore

(Moncalieri, 25 Ago 14) Carissimi,

a due anni e più dall'avvio dei lavori del nuovo ente parco regionale, nato dalla fusione dei Parchi del Po con quello della Collina torinese e in coincidenza della pausa estiva ho ritenuto utile condividere una serie di riflessioni e fare il punto su questa significativa esperienza, anche per contribuire a pensare alla fase nuova che si sta aprendo per i parchi con l'avvio della nuova Giunta regionale. L'intenzione non è quella di fare un elenco di attività, che lascio ai canonici report che siamo chiamati a compilare, ma piuttosto di raccogliere i punti forti di questa testimonianza gestionale per l'"Istituzione Parco, per riflettere sulle idee, prendere fiato, e non restare vittime della sola questione del risparmio e riorganizzazione. Questioni importanti ovviamente, ma che non devono essere il centro del problema, pena l'impossibilità di costruire un futuro che si forma partendo dalle idee.

Se penso ad una possibile sintesi di parole chiave che hanno caratterizzato l'attività, nata dalla unione delle diverse esperienze maturate dai due enti parco e da una filosofia di gestione costruita in 26 anni di attività a partire dalla direzione del Parco della Valle Pesio e delle Riserve del cuneese, potrei descrivere il percorso sin qui fatto sotto la frase "dalla natura e il territorio, verso la cultura e l'impresa, passando per il sociale." Un ciclo di approcci che riprende e in parte aggiorna quell'insegnamento che resta sempre attuale e vivo che Valerio Giacomini si ha trasmesso con il suo saggio "Uomini e Parchi".

Per la mission stessa di un parco la riflessione parte quindi dalla natura, ma vista in dialogo con i cittadini.

Oltre alle attività di gestione ordinaria e di monitoraggio e controllo del territorio e delle nostre 14 aree protette, in due anni abbiamo preso in mano e chiuso primi due passi sulla gestione dei Siti di Interesse Comunitario affidati all'ente.

Queste aree, elette dall'Unione come capisaldi della biodiversità europea, sono state oggetto di una attenta cura, anche operando direttamente lavori di riqualificazione nell'ambito di un programma Life.

Con la adozione del Piano di gestione dell'Isolotto del Ritano sulla Dora Baltea a Saluggia e la presa in carico del Sic del Bosc Grand sulla collina torinese, si è svolta una attività di dialogo e confronto con i comuni e le realtà locali: è questo in particolare il valore di questo lavoro che non si è solo misurato nelle decine di sopralluoghi forestali fatti dal nostro personale sul territorio, ma sopratutto nell'aver aperto quel dialogo con i comuni locali bloccato da molti anni in particolare nel caso del Sic del Bosc Grand, dimostrando che ascoltando ed avendo un obiettivo chiaro, oltreché mediando, si possono ottenere ottimi risultati sul fronte della conservazione.

Tutto questo ci ha permesso in soli 24 mesi di chiudere non solo la presa in carico del sito come ente ma anche l'avvio della stesura del Piano di Gestione dell'area collinare fra Casalborgone, Rivalba e Castagneto Po.

I valori naturali sono inseriti nelle nostre realtà in un tessuto umano e di insediamenti e quindi per questo la mission del parco ha costruito progetti di scala territoriale e a rete.

La gestione integrata delle risorse naturali significa anche collegarsi ai progetti che guardano agli altri oggetti territoriali, spesso collocati fuori dai confini chiusi di una riserva ma che sono in connessione con essa.

Per questa ragione il lavoro del parco si è esteso ai progetti come la proposta di trasformazione del Canale Cavour (che parte dalla Riserva dell'Orco e Malone a Chivasso) in ciclostrada per consentire il collegamento lento e fruitivo fra Milano e Torino su due ruote, in un lavoro di partnership con i Parchi del Ticino, con il Politecnico di Torino e Milano e con le associazioni irrigue del riso del vercellese e novarese, dentro il contesto dell'EXPO 2015.

Anche il progetto di valorizzazione della rete sentieri collina torinese ha avuto questo obiettivo, coinvolgendo oltre 40 comuni, editando una cartoguida, ed avviando proprio nell'estate 2014 il partenariato per candidare la promozione turistica, in particolare dell'asse centrale del percorso Moncalieri Superga Vezzolano Crea, nei prossimi programmi comunitari del piano di sviluppo rurale.

E soprattutto il progetto di rete territoriale CollinaPo, registrato come marchio collettivo alla Camera di commercio di Torino proprio nel 2012 all'avvio delle attività del nuovo ente, ha il ruolo e significato di fornire una piattaforma di condivisione che però non sia solo per gli enti, ma anche per i privati e le centinaia di realtà commerciali e imprenditoriali presenti nel comprensorio che abbraccia a oriente l'intera area metropolitana torinese tra il Po e la sua Collina.

Ed infine è in questa realtà urbana e periurbana torinese che l'ente con il suo direttore è stato coinvolto come esperto di territorio nella redazione della parte dedicata alla rete degli spazi verdi, costituendo il gruppo di lavoro Infrastruttura Verde, nel nuovo Piano strategico dell'area metropolitana, guidato e varato dalla Città di Torino in cooperazione stretta con gli oltre 30 Comuni del territorio metropolitano. Una occasione nella quale il tradizionale tema del verde è stato interpretato e rivisto come strumento per la salute dei cittadini fisica e psichica, come strumento del marketing e come parte costitutiva della stessa offerta culturale. Un programma che ha permesso di collocare ancora di più a scala intercomunale il progetto Corona Verde regionale, anche questo nato su proposta del parco del Po torinese nel 1998.

I valori naturali e del territorio rischiano però di restare oggetti inanimati se non interpretati e letti attraverso progetti culturali.

Le attività di promozione e di avvicinamento dei cittadini hanno rappresentato veri progetti di miscela fra i territori e gli strumenti per la loro vivibilità, con eventi e progetti che sono stati costruiti intrecciando la natura con l'arte, la musica, la fotografia, il teatro e la danza.

La costruzione di una immagine del verde "nuova e di appeal", non solo fatta di passeggiate, studi e spiegazioni, ma di appartenenza emozionale ai luoghi, di consenso condiviso e di attività nella natura tra diversi target e fasce di età, di occasioni di benessere psicofisico e di attività sociale e artistica rispettosa dell'ambiente costituiscono l'anima innovativa del progetto culturale del parco, che vede il suo impegno anche come acceleratore di processi educativi per avvicinare i cittadini a fruire degli spazi verdi.

La progettazione, ormai alla sua terza edizione, del "Superga Park Tour" nel comprensorio paesaggistico fra la Real Basilica, la Strada panoramica e il Planetario di Pino torinese, è attuato grazie all'integrazione tra professioni naturalistiche e professioni della progettazione culturale e curatela artistica, ha rappresentato l'esempio più alto del lavoro di mixitè di proposte tra natura arte e cultura e ha spaziato sin dalla prima edizione dalle camminate ai concerti, alla danza, alle videomostre (con lavori di Carlo Lenti, Mauro Raffini, Gerry Di Fonzo, Pierilario Benedetto, Claudio Molinaro, Franco Turcati, Alessandro Avataneo, Andrea Caliendo), sino alle installazioni di artisti come Diego Maria Gugliermetto o degli allievi dell'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, e ancora, presentazioni di libri, collaborazioni con movimenti culturali di presidio territoriale come la proposta contemporanea della Torino Jouth Jazz Orchestra, la musica cameristica dell'ensamble Alchimea, il tango e teatrodanza di Etnotango o l' imponente orchestrazione classica e leggera degli Alpini della Taurinense.

Anche le attività svolte nel territorio del Carignanese con il format "Per Nobili Terre" ha attratto centinaia di persone a conoscere il ricchissimo patrimonio culturale locale, mentre la "Festa del Po delle colline" ha permesso di conoscere il fiume e il tessuto collinare intorno a Chivasso, a cavallo, in bicicletta o a piedi, collaborando in rete con le associazioni e le realtà di territorio.

Quindi un progetto di "cultura del dialogo" con le tante forme di interpretazione e lettura dei luoghi e quindi anche con le culture del progetto e del paesaggio, categorie spesso tenute distanti dalla classica cultura naturalistica o viste con diffidenza. Per questo dal 2012 il parco partecipa con la Fondazione degli Architetti di Torino e provincia per arricchire la Biennale del Paesaggio Creare Paesaggi gemellandola con la nostra Biennale Paesaggio Zero, con ContemporaryArt Torino Piemonte e con l'associazione degli Architetti del Paesaggio (AIAPP).

Cultura, natura e territorio sono volani di sviluppo e ricchezza per l'economia locale e l'impresa ma nel rispetto del sociale e dei bisogni della comunità.

La spesa e la gestione delle risorse pubbliche è oggi un tema di primario interesse ed anche guardando a questo elemento di fondo l'attività ha saputo muoversi aprendo progetti e piattaforme nuove ed anche utilizzando con parsimonia le risorse pubbliche.

Dal 2012 l'ente non ha più pesato sulle economie regionali, vivendo di risorse proprie grazie all'utilizzo delle convenzioni con le attività estrattive presenti nel territorio. Ma il parco ha lavorato non solo guardando a spendere bene ma anche per dare idee, un valore che rischia di perdersi nel quotidiano problema della sopravvivenza.

E le idee di futuro e di sviluppo, hanno riguardato proposte per usare bene e con finalità di ritorno per il territorio i fondi europei della prossima programmazione Europea. Per questo ci siano proposti portavoce di proposte per far decollare ad esempio i progetti di agricoltura della città e del periurbano, esperienze che nei paesi d'oltralpe sono ormai avanti e che noi ora dobbiamo far partire, anche come condizione per lavorare con le imprese agricole per la gestione delle biodiversità e della manutenzione del verde negli spazi urbani.

Oppure ancora la proposta di promuovere i canali irrigui e a fini idroelettrici come progetti di connessione con i territori nei fondi dello sviluppo rurale o nei progetti europei.

Anche il dialogo con l'impresa ha avuto i suoi passaggi importanti, ridiscutendo e chiudendo tutte le convenzioni con le società estrattive che in seguito alla crisi del settore hanno avuto dalla Regione la possibilità di ridiscutere i termini di chiusura dei progetti di recupero e di escavazione, con un dialogo che nel primo semestre del 2014 ha ridefinito l'orizzonte dei lavori. Un lavoro svolto in parallelo alla promozione del nostro grande programma del Masterplan del Po dei Laghi, un progetto di visione integrata del territorio del fiume e delle cave a sud di Torino, che ha fatto da guida al bando regionale sui recuperi a fini turistici e sportivi dei laghi di cava, che proprio nel 2014 è stato bandito ed ha visto le prime assegnazioni dei progetti .

Infine l'occhio ha anche guardato ai bisogni sociali e nel 2014 è partito il progetto di cooperazione con il Banco Alimentare, che ha aperto la possibilità di recuperare la carne dei capi di cinghiale abbattuti nei piani di riequilibrio faunistico, per donarla alle famiglie più bisognose e ai tanti centri di raccolta e distruzione del cibo che l'organizzazione umanitaria del Banco ha esteso sul territorio metropolitano.

Un caso di cooperazione per non sprecare e per dare aiuto a chi ha bisogno, che sta per essere copiato da tante altre realtà piemontesi, e crediamo un esempio di spicco a livello italiano. La stessa finalità che ci ha spinti ad aprire la collaborazione con la Procura della Repubblica di Torino per i lavori socialmente utili nel Parco e dare modo ai soggetti di scontare la pena per reati commessi prestando un lavoro utile per tutti in un naturale contesto educativo verso l'ambiente e la natura.

Da queste esperienze e con queste riflessioni possiamo quindi presentarci nella nuova stagione di gestione delle aree protette, guardando la parco come strumento di sviluppo locale, con la coscienza che l'uso delle risorse in un pianeta sempre più sofferente non può che guardare al loro mantenimento nel tempo ma in un senso di "comunità".

Proteggere la natura è un compito che quindi si può svolgere stando in dialogo con il territorio, aprendo le nostre menti alla cultura ed alle emozioni, guardando ai bisogni e pensando ai progetti per il nostro domani.

L'ambiente è futuro, la Terra è la nostra casa e tutti siamo chiamati responsabilmente a rispettarla, in un abbraccio fra di noi e il nostro habitat di vita quotidiana. E sul nostro di lavoro comune è utile richiamare la parole di Thomas Matus, che in un suo saggio dal titolo "Religioni, ambiente e Paesaggio, riflettendo intorno alle culture contemporanee ed agli effetti negativi dell'uomo sulla terra, afferma in chiusura: "...c'è ancora speranza ed è qui, nella nostra apertura al dialogo e alla riflessione sulla "sapienza tradizionale", e forse anche ad essere disposti a cambiare i nostri stili di vita, sia come individui sia come comunità. Tutto ciò in vista del cambiamento della nostra coscienza collettiva, e della riscoperta del carattere sacro dell'universo di cui costituiamo una parte consapevole."

dr. Ippolito Ostellino

Direttore Parco del Po e della Collina torinese.

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