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L'ambientalismo nel XXI secolo.

Una brace accesa. Ripartire e/o recuperare il pensiero ecologico per riformare la politica delle aree protette. Riflessione in occasione dei festeggiamenti per i 90 anni di Giorgio Nebbia.. di Ippolito Ostellino

(04 Mag 16) Sarebbe ora. Il recente incontro organizzato dal Gruppo San Rossore - importante iniziativa culturale dell'instancabile intellettuale toscano dei Parchi Renzo Moschini, già direttore della rivista italiana Parchi - tenutosi a Torino lo scorso 18 aprile presso il Consiglio Regionale del Piemonte, Palazzo Lascaris, per presentare il suo ultimo libro "Cosa urge per i parchi", ha riproposto la tesi di alzare l'astina del dibattito in Italia intorno al tema delle aree protette. Il recente commento di Stefano Camanni, che riprende il tema dalle pagine di Dislivelli, è anche l'occasione per spingerci però più in profondità nel dibattito che il giornalista e Presidente del Parco regionale del Po e Collina Torinese Valter Giuliano ha aperto e lanciato nel seminario di Torino, per tracciare una possibile mappa mentale sul tema dell'ambientalismo, e per fornire una bussola orientativa. Non solo quindi Parchi da vivere - è ora di pensare a un Pianeta da Vivere!

 Questo intervento vuole contribuire nel disegno di una "mappa", nell'anno in cui celebriamo i 150 anni della nascita della categoria dell'ecologia che Ernst Haeckel (1834-1919) "inventò" , per indicare lo studio e la conoscenza dei rapporti fra gli esseri viventi e l'ambiente circostante: "Unter Oecologie verstehen wir die gesamte Wissenschaft von den Beziehungen des Organismus zur umgebenden Außenwelt", (da Generelle Morphologie der Organismen", 1866, vol. 2, p. 286, così lo scienziato chiariva e successivamente precisava che intendeva con "ecologia" la "economia della natura", un termine peraltro già usato da Linneo nel 1749 per indicare l'armonia della natura. Un biologo, ma anche un artista. Ma su questo torneremo più avanti.

Molti dicono, nell'ambiente delle aree protette, che si è spento un motore, che l'aria di spinta etica sui temi della protezione della natura non ha più quella verve di un tempo: spesso la spinta culturale dell'associazionismo ambientale - di certo a livello locale - si limita ad un lavoro di spirito da denuncia, e non contribuisce invece anche a dare un tessuto culturale al dibattito. Una crisi nota e che si legge anche nel grado di contributo alla gestione dei parchi che non alimenta più come un tempo il lavoro delle aree protette o anche nei numeri degli iscritti alle organizzazioni ambientaliste.

Eppure, a saper ben guardare, esiste una brace accesa, esistono spinte e un pensiero, anche di intellettuali di oggi e non, che ci suggeriscono che la strada esiste ancora, ma che siamo noi, distratti da errori di impostazione o da mancanza di volontà, a non vederla. Siamo vittime ancora di una visione lineare, mentre dobbiamo abbracciare la visione circolare e multidisciplinare delle cose.

Occorre anche qui allora saper Vedere l'Invisibile, un claim che il parco che dirigo ha lanciato nel Superga Park Tour 2015, PDF il nuovo format Progetto-Evento-Processo ideato nel percorso per il riconoscimento UNESCO, ottenuto dal marchio Collina Po nel 2016, che è stato oggetto di pubblicazione su Piemonte Parchi.

Per ritrovare quella strada, e soprattutto per poterla continuare a percorrere, quale migliore occasione è quella del festeggiare i 90 anni di Giorgio Nebbia, l'importante merceologo italiano che il 10 maggio verrà festeggiato in un tributo che si terrà al Senato a Roma. E perché partire da questo saluto ad un saggio della cultura ambientale?

Perché la strada non sta solo dentro il mondo dei parchi: sta invece nella mappa del pensiero ambientale del '900 che con grande analisi e capacità di studio uno storico come Luigi Piccioni sta indagando da tempo con le sue ricerche e gli scritti che troviamo sulla rete (articoli su Greenreport, articoli su Eddyburg) non ultimo proprio l'interessante raccolta analisi del pensiero di Giorgio Nebbia pubblicato online dalla Fondazione Micheletti nella rivista Altro900. Ma piace anche ricordare il suo lavoro davvero profondo sui temi dell'ambientalismo italiano che sono tracciati in una ricerca volume proprio presentata da Giorgio Nebbia Il volto amato della patria.

Quella strada sta nella scelta di saper scandagliare - soprattutto in modalità interdisciplinare - i saperi ambientali, per scoprire che quello che alcuni chiamano la necessità di avere nuovi paradigmi per la gestione ambientale, in realtà è un percorso fra concetti che sono già stati individuati da un pensiero ecologico che ha nei suoi maestri alcuni "vecchi" pensatori che nel '900 ci hanno lasciato improntati riflessioni: assolutamente moderne e per nulla vecchie. La questione quindi è anche culturale.

Riflessioni ambientali e culturali che proprio il National Park Service americano sta lanciano a livello planetario, con il contributo dell'U.S. Secretary of the Interior Sally Jewell, aprendo alle politiche sociali e della salute nel momento in cui sta lanciando la sua sfida per i prossimi 100 anni mentre celebra il suo centennale. (ascoltala) Pensate gente, pensate.

Interdisciplinarietà vuol dire innanzi tutto spaziare dalla storia, alla merceologia, dalla fisica alla sociologia, dalla filosofia all'arte, scoprendo che la biologia e le scienze della natura a cui tradizionalmente guardano, in modo spesso troppo specialistico e settoriale coloro che si occupano di ambiente, sono in realtà un segmento di un pensiero globale che va sotto il nome di Sviluppo Sostenibile, ovvero sono un tema di Cultura del Pianeta.

Natura e Società sono categorie che dobbiamo leggere quindi come unite e questo già pensatori di un tempo lo suggerivano: come non trovare spunti straordinari proprio nei temi del rapporto fra Natura e Uomo ad esempio in PDF Man and Nature: Or, Physical Geography as Modified by Human Action di George Perkins Marsh del 1864, nel quale il confronto fra attività umana e pianeta era già chiaramente individuato come un tema della società contemporanea d'allora. Riflessioni che Marsh sviluppò anche nel suo soggiorno a Piobesi Torinese a due passi da Torino. Ma anche il pensiero di un altro studioso, questa volta geografo, anch'esso misconosciuto come Eliseé Reclus , che nel suo lavoro Natura e Società tracciale linee di una geografia, che come suggerisce John P. Clark: "…contribuisce enormemente al progetto, ancor oggi in corso, di scrivere la storia della Terra dal punto di vista dell'autorealizzazione planetaria naturale e sociale. La sua storia del progresso prefigura così imprese intellettuali recenti come la «storia socio-ecologica della libertà» di Murray Bookchin e la «storia universale» di Thomas Berry e Brian Swimme, ecologica e centrata sulla Terra".

Lo hanno anche capito il gruppo dei pensatori dell'ecologia contemporanea degli anni '20 che fra matematica e filosofia, fondano la teoria dell'ecologia, come Nebbia ci ricorda dalle pagine di Natura e Società:  " Nei decenni successivi furono approfonditi gli studi su numerosi ecosistemi, ma l'ecologia ebbe una "età dell'oro" (come l'ha chiamata l'ecologo italiano Franco Scudo (1935-1998)) negli anni venti e trenta del Novecento, dall'incontro fra biologi e matematici. Una multinazionale di scienziati, l'americano Alfred Lotka (1880-1949), l'italiano Vito Volterra (1860-1940), il sovietico Giorgi Gause (1910-1986), il russo-francese Vladimir Kostitzin (1883-1963), descrisse le "leggi" che regolano i rapporti fra diverse specie e popolazioni e il cibo e lo spazio disponibile. La trattazione matematica dei fenomeni ecologici spiega perché una popolazione che vive in uno spazio e con cibo limitati, cresce fino a un certo "limite" e poi decresce perché le scorie degli esseri viventi contaminano e intossicano l'ambiente rallentando o anche fermando la crescita degli individui che lo abitano."

Fra questi è da segnalare il nome di Vito Volterra che intrattenne rapporti con intellettuali pensatori ecologi come Vernadskij. Infatti nella Parigi degli anni venti vivevano e insegnavano anche il grande matematico italiano Vito Volterra (1860-1940), che descrisse le leggi fondamentali della coesistenza delle popolazioni animali, e il russo Vladimir Kostitzin (1883-1963), emigrato dall'Unione Sovietica dopo un passato di rivoluzionario, a cui si devono altre opere fondamentali di biologia matematica. Loro seguirono le lezioni di Vernadskij che furono ispiratrici anche per il gesuita francese Pierre Theilard de Chardin (1881-1955), che conduceva ricerche di paleontologia in Cina e a cui si deve il concetto di "noosfera", la forma in cui la storia naturale dell'uomo si completerà come trionfo della mente (noos in greco)".   

Un ennesimo spunto che ci suggerisce come pensatori dell'inizio del '900 avevamo visto la questione ambientale come un tema legato all'evoluzione dell'uomo sul pianeta, al rapporto fra Uomo e Biosfera e non tanto una questione di "protezione ambientale": anche qui dunque un tema culturale e non di politiche della conservazione della natura.

Ma intorno alla necessità di un pensiero più largo, ci stimola anche a riflettere un torinese, che affiancò Adriano Olivetti: è Aurelio Peccei. Il Club di Roma e l'innovativa esperienza che sfocia nel grande lavoro dei Limiti dello Sviluppo sono oggi un riferimento base dal quale partire per avvicinare quell'approccio integrato al quale chi davvero ha a cuore la terra guarda. Nel suo saggio "L'ora della verità si avvicina Quale futuro", Peccei ci suggerisce riflessioni sull'approccio complesso ai problemi ambientali inseriti in cornici di categorie dove insieme alla natura esiste la società e la tecnologia, riprendendo le teorie di Erich Jantsch.

E oggi quei ragionamenti li ritroviamo nei fertili pensieri di Fritjof Capra che ha portato a livello di teoria la tematica dell'approccio sistemico alla comprensione della vita, come è possibile scoprire nel recente libro "Vita e Natura - una visione sistemica" di Fritjof Capra e Pier Luigi Luisi. I due scienziati spiegano qui la nuova visione sistemica della vita emersa nella scienza d'avanguardia degli ultimi trenta anni. Complessità, reti, network e pattern di organizzazione di interdipendenza: dalla fisica alla biologia, dalla medicina all'economia, dall'arte alla natura, sino al pensiero sistemico che si afferma come chiave di lettura essenziale del mondo moderno. Un mondo capace di fornire gli strumenti concettuali necessari per affrontare le crisi globali in ambito ecologico ed economico. E' di qui che trae ispirazione Luigi Bistagnino nell'ambito delle sue ricerche sul Design Sistemico, con un profilo anche qui interdisciplinare che è stato spunto per il Bando sul Design sostenibile che come CollinaPo nel Mab UNESCO abbiamo lanciato recentemente nell'ambito di Torino Creative Cities of Design UNESCO e di cui da pochi giorni rappresentiamo con Designation nel Tavolo di Lavoro Consultivo di Torino Design: La Call Vedere l'Invisibile.

E nel mondo dei territorialisti e degli approcci della politica dei parchi ritroviamo la traccia di un pensiero profondo e articolato, sulle prospettive per lavorare per una ecologia contemporanea, in un ultimo lavoro, quello di Roberto Gambino e Attilia Peano "Nature Policies and Landscape Policies. Towards an Alliance" (Gambino R., Peano A. eds.), edito da Springer Dordrecht, 2015 (SBN 978-3-319-05410-0), dove viene individuato un percorso interessante per l'evoluzione delle politiche della natura verso la politiche ambientali ed del paesaggio: si tratta proprio della prospettiva UNESCO, e di un approccio anche qui integrato che ad esempio programmi come quello Man and Biosphere consigliano, in particolare per aree anche altamente artificializzate, come progetti di sviluppo. E su questo tema come non richiamare che proprio il pensatore del programma PDF MAB Valerio Giacomini lanciò su Roma un programma Mab. Come noi oggi abbiamo fatto su Torino e d'intorni con la Riserva della Biosfera CollinaPo.

Dai Parchi da vivere possiamo quindi pensare oggi di passare a un Pianeta da Vivere, trasformando le politiche delle Aree protette nelle politiche dei programmi UNESCO: questa potrebbe essere una vera riforma.

E anche Valerio Giacomini, del quale Di Castro racconta il pensiero nel bellissimo libro Uomini e Parchi, spiega con chiarezza che il progetto ambientale non può dedicarsi solo alle lande desolate delle Alpi, ma deve confrontarsi con tutte le realtà, muovendo i suoi passi proprio nei territori dove l'impronta umana ha lasciato più evidenti i suoi segni come le aree metropolitane. Su questo profilo come non ricordare che intorno al tema del ruolo della società umana alcuni teorizzano essere tale da pensare al fatto di essere entrati in una nuova Era geologica: l'Antropocene, termine coniato negli anni ottanta dal biologo Eugene Stoermer che nel 2000  è stato adottato dal Premio Nobel per la chimica Paul Crutzen nel libro Benvenuti nell'Antropocene[1].

Una traccia di riflessione che si ritrova anche nel pensiero di scrittori, come Gambino e Peano sempre torinesi, come Luciano Gallino che nel suo ultimo saggio Il denaro, il debito e la doppia crisi ha così lucidamente unito crisi del capitale e crisi ecologica, e come Luigi Sertorio, che sul confronto fra uomo macchina e natura si lancia interessanti riflessioni.

Ecco dove sta forse l'evoluzione: costruire un Design Sistemico dei Parchi e contaminate le culture partendo proprio dalle piattaforme già pensate negli anni 70 come quella del programma UNESCO Man and Biosphere che proprio nelle città ha una sua dinamica di sviluppo. E' necessario recuperare una cultura sul rapporto fra uomo e natura di fine ottocento e primi del'900, passando per gli anni '20 di Volterra e soci, guadare agli anni '70 di Giacomini e Peccei per poi avvicinarci a Capra. Un itinerario, una strada, che ha nel senso dell'interdisciplinarità e della unione fra Cultura e Natura la sua cifra distintiva. Ma d'altro canto la contaminazione aveva nello stesso pensatore dell'ecologia la sua matrice originaria quando Haeckel, mentre teorizzava l'Ecologia, produsse Kunstformen_der_Natur Arte e Natura, unite in una unica missione.

D'altro canto sempre la teoria della vita insegna: la capacità di successo sul pianeta della vita è esplosa nel momento in cui le cellule hanno iniziato ha miscelare i loro contenuto di DNA, ovvero da quando è stata abbandonata la riproduzione agamica ed è nata la riproduzione sessuale. Forse anche noi dobbiamo essere lasciare le vecchie abitudini ed ascoltare chi prima di noi ha già visto lontano, per unire storia, cultura, natura in un pensiero circolare e sistemico.

Dovremmo saper imparare di più dalla natura e capire che lei ha già pensato a tutto, come i teorici del biomimetismo insegnano (guarda il video) e con il nostro operato aiutare, partendo dai laboratori parchi, il lungo percorso che ancora, forse, ci attente in Armonia con la Vita del Pianeta.


Allegati:
I disegno fra Arte e Natura dio Ernest Haeckel
I disegno fra Arte e Natura dio Ernest Haeckel
Educazione del National Park Service
Educazione del National Park Service
Il panel dei componenti del tavolo del Design di Torino Creative City UNESCO
Il panel dei componenti del tavolo del Design di Torino Creative City UNESCO
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