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Il primo Consiglio Direttivo traghetta l’Ente di gestione delle Aree protette del Po piemontese dal 2022 al 2023

Il 24 gennaio si è svolto il primo Consiglio Direttivo dell’anno, occasione per fare il punto sull’anno finito e sul 2023

(14 Feb 23) 2022: anno di assestamento, ma non solo. "È stato un anno particolarmente impegnativo, perché oltre alla gestione ordinaria, si è resa necessaria una riorganizzazione complessiva a seguito della fusione tra i due Enti-Parco preesistenti" dice il presidente Roberto Saini. "La prima operazione è quindi stata di dare ordine agli atti amministrativi di un certo rilievo, a cominciare dal bilancio, omogeneizzando gli strumenti fondamentali di lavoro. Contestualmente si è provveduto alla riorganizzazione del personale, una struttura composta dai dipendenti in servizio al momento dell'accorpamento e da nuove assunzioni fatte per sostituire il personale collocato a riposo; oggi i dipendenti sono 46. Bisogna anche sottolineare l'avvicendamento dei Direttori in poco più di un anno: a Daniele Piazza, direttore ad interim che ha sostituito Dario Zocco, andato in pensione, è subentrata dal mese di settembre l'architetta Monica Perroni".

Restando in tema di organizzazione, il presidente Saini aggiunge che "è stata fatta una ricognizione sulle otto sedi a disposizione dell'Ente, in considerazione dei loro costi di gestione, che hanno un impatto importante sul bilancio dell'Ente: con l'istituzione di un Ente unico è ragionevole provvedere al ridimensionamento del loro numero. Fatti i conti, è stata dunque presa la decisione di procedere con una razionalizzazione, anche in un'ottica di risparmio energetico. Al momento è stata dismessa la sede di Valenza: dal 1° gennaio 2023 la sede legale dell'Ente di gestione delle Aree protette del Po piemontese è stata di conseguenza trasferita da Valenza a Castagneto Po, in via Alessandria 2, che fino al 2022 è stata sede operativa. Per la sede legale è stato scelto l'edificio di Castagneto, in quanto unico immobile di cui l'Ente è proprietario".

Fatta questa premessa, le azioni più significative condotte dall'Ente-Parco sono state orientate a dare continuità agli interventi di riqualificazione ambientale sul territorio "come i Piani di Sviluppo Rurale, un esempio tra gli altri Bos.COR, che riguarda il Bosc Grand, nel sito di Rete Natura 2000 del Bosco del Vaj e del Bosc Grand, e i molti altri progetti finanziati sia attraverso canali nazionali, sia dall'Unione Europea".

"Particolarmente rilevante l'impegno nella progettazione del PNRR: l'Ente-Parco si è reso parte attiva per assicurarsi fondi – che per l'intero corso del Po piemontese ammontano a oltre 70 milioni di euro – destinati a interventi che riguardano soprattutto la sicurezza idraulica e il miglioramento ambientale e che avranno una consistente ricaduta economica sul territorio; questi progetti sono stati curati dai tecnici dell'Ente-Parco, anche se operativamente i finanziamenti stanziati saranno gestiti dall'Agenzia Interregionale per il fiume Po. Altro progetto di grande rilievo è sicuramente la Foresta condivisa del Po piemontese, che è utile per contrastare le emissioni di gas serra in atmosfera e pertanto dà un aiuto contro la crisi climatica, oltre ad avere una funzione di miglioramento ambientale e paesaggistico. A questo proposito tengo a dire che la messa a dimora di piante nella Foresta condivisa viene garantita anche grazie al contributo di tanti privati ed a loro va il nostro ringraziamento".

La Foresta condivisa del Po piemontese è un tema caro a Saini, così come il Bosco della Partecipanza di Trino: "Nel corso del 2022 è stata riattivata una collaborazione significativa con la Partecipanza dei Boschi di Trino, un'istituzione di grande valore culturale, non solo ambientale, la cui origine risale a quasi mille anni fa. Si tratta di un'area inserita nel Parco naturale del Bosco della Partecipanza e delle Grange vercellesi, la cui gestione fa capo al nostro Ente: su questo tema c'è dunque un impegno importante da parte nostra, per garantire la conservazione e la tutela del Bosco anche facendo fronte ai danni dovuti agli eventi atmosferici estremi degli ultimi tempi".

Passando all'argomento fauna selvatica, le azioni di controllo, in particolare dei cinghiali, si sono svolte come di consueto: "purtroppo sono state rese più difficili, vista la comparsa della Peste Suina Africana, ma l'Ente-Parco non ha mai smesso di operare, garantendo il contenimento della fauna selvatica che genera danni alle attività agricole".

Queste sono le attività più evidenti del 2022, ma quali sono programmi per il 2023?

"Riprendo la questione della gestione faunistica perché è di importanza primaria: stiamo lavorando con le associazioni agricole perché, per una buona gestione del territorio, crediamo fondamentale il rapporto con il mondo dell'agricoltura e anche con gli Ambiti Territoriali di Caccia e con le Province. L'intento è di giungere a definire un protocollo di azioni congiunte, in quanto questo porterà a migliorare la gestione, rendendo più efficace la funzione di controllo delle popolazioni di fauna selvatica, finalizzata a limitare i danni alle colture agricole".

Altro punto forte sono le azioni di contrasto ai cambiamenti climatici. "All'interno del progetto di Foresta condivisa puntiamo sulla programmazione di interventi, che rendano più efficace la produzione energetica: anche noi stiamo lavorando per abbattere le emissioni in atmosfera attraverso la produzione di energia pulita; in questo modo l'Ente-Parco diventerà un attore importante per lo sviluppo delle politiche di questo settore: ci sentiamo in obbligo di intervenire, di non essere soltanto degli osservatori". Portando come esempio fatti già accaduti, a Trino l'Ente-Parco è intervenuto a favore di un impianto fotovoltaico molto esteso vicino alla ex centrale: le parole di Saini sono chiare "in un momento come questo di crisi energetica mondiale, questo genere di produzione ha un grande valore anche in una prospettiva futura; per contro è innegabile che un'installazione di questo tipo crei problemi paesaggistici, ma esistono e non li nascondo: è dunque necessario trovare un equilibrio tra i diversi interessi e occorre guardare avanti".

Il 2023 sarà anche l'anno in cui sarà portata a termine la procedura di aggiornamento del Piano d'Area. "Il Piano d'Area della Fascia fluviale del Po è lo strumento di pianificazione delle Aree protette del Po piemontese ed è in vigore dal 1995; da allora tante cose sono cambiate e un intervento di aggiornamento è necessario. Naturalmente la priorità rimane la tutela dell'ambiente, ma saranno previste anche tutte quelle forme di sviluppo ammissibili all'interno di aree protette, un obiettivo, quello dello sviluppo sostenibile, raggiungibile solo se condiviso e rafforzato dalla partecipazione di tutte le istituzioni che hanno competenza sul territorio, a partire dalla Regione Piemonte, dalle Province e dai Comuni".

Conclude la direttrice Perroni, con un'indicazione sulla Foresta condivisa del Po piemontese: "Questo è un grande progetto e un vero e proprio laboratorio ambientale, che va potenziato; la mia idea è di allestire nuovi progetti educativi dedicati proprio alla Foresta e quindi all'ambiente, alla biodiversità e alla sostenibilità, anche in forme innovative". L'educazione ambientale d'altronde è un'attività sulla quale l'Ente-Parco punta molto, anche all'interno della Riserva della Biosfera Unesco CollinaPo, della quale fa parte. Perroni a questo proposito evidenzia che "l'ottimo lavoro di squadra svolto finora ha fruttato un importante sostegno alle scuole del territorio".

Località Torrette a Frassineto Po (Foto di Paola Palazzolo)
Località Torrette a Frassineto Po (Foto di Paola Palazzolo)
La chiesa di San Genesio sulla collina di Castagneto Po (Foto di Paola Palazzolo)
La chiesa di San Genesio sulla collina di Castagneto Po (Foto di Paola Palazzolo)
Alberi nel Bosco della Partecipanza a Trino (Foto di Paola Palazzolo)
Alberi nel Bosco della Partecipanza a Trino (Foto di Paola Palazzolo)
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