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Parco Naturale Regionale Dune Costiere da Torre Canne a Torre San Leonardo

 

Punti d'interesse

Le masserie storiche

In passato il termine masseria indicava un insieme di fondi rustici, legati a un unico proprietario, non necessariamente dotato di corpi di fabbrica. Inizialmente centro di produzione, a partire dal Seicento la masseria diventa anche un insediamento abitativo. Anche se di piccole dimensioni, essa era un nucleo autosufficiente. Solitamente la masseria è recintata da muretti a secco che individuano il perimetro della proprietà, al cui interno ricadono gli appezzamenti di terreno coltivati o destinati al pascolo. Il complesso della masseria comprende spesso una corte, pozzi, stalla, ovile e jazzo (il recinto per le pecore); depositi per le derrate, palmenti, aia lastricata per battere il grano e pile in pietra per l'abbeveramento del bestiame; il forno, l'agrumeto, la mezzana per il pascolo di equini e bovini, e infine la chiesetta.

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Le masserie storiche
Le masserie storiche
 

I frantoi ipogei

Nelle cavità naturali modellate dall'uomo sono stati ricavati numerosi frantoi ipogei, posti ai lati dell'antica via Traiana. Molti sono di origine romana, spesso modificati in epoca medievale; il loro impiego è durato fino alla metà dell'Ottocento, quando sono stati sostituiti dai frantoi epigei, più funzionali e produttivi. La vicinanza all'antica via romana consentiva il trasporto dell'olio verso i porti commerciali del Salento (come Brindisi e soprattutto Gallipoli), e ciò spiega come mai tanti frantoi siano disseminati lungo tutto il suo percorso.

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I frantoi ipogei
I frantoi ipogei
 

La via Traiana e il dolmen

L'antico tratto stradale che univa Benevento a Brindisi, privilegiato dai Romani per i traffici con l'Oriente fin dal 244 a.C. - anno in cui la città salentina divenne colonia romana -, favorì lo sviluppo economico e lo sfruttamento agricolo della zona. La costruzione della via Traiana risale agli inizi del II secolo d.C., quando quell'antica arteria venne resa monumentale. Un'analisi condotta sulle attuali delimitazioni dei poderi ha permesso di individuare la presenza di un cardine (strada di epoca romana con orientamento nord-sud, detta anche "cardo") - esattamente il settimo a partire da Egnazia - che aveva origine alle pendici del monte San Biagio, e che, attraversando i terreni della marina, si concludeva al Pilone. La via Traiana è il filo conduttore di molte delle testimonianze storico-culturali che appartengono a questo territorio: i frantoi ipogei romani e medievali, il sistema di masserie storiche, gli insediamenti rupestri, i numerosi luoghi di culto e poi i muretti a secco e i terrazzamenti.

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La via Traiana e il dolmen
La via Traiana e il dolmen
 

Chiesa di S. Pietro in Ottava

Tra Speziale e Montalbano, a circa un chilometro dall'imbocco stradale della SS 16, si scorge sulla sinistra la costruzione fortificata a torre della Masseria Ottava Grande (XVI secolo), nel cui cortile sorge la chiesa di San Pietro (XII secolo), che conserva la denominazione di una cripta rupestre, situata sul fianco della lama confinante e in seguito convertita in cisterna. La chiesa è menzionata per la prima volta nel 1180 in una bolla di papa Alessandro III, che, rivolgendosi al vescovo di Monopoli Stefano, enumera i terreni e gli edifici sottoposti alla giurisdizione vescovile.

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Chiesa di S. Pietro in Ottava
Chiesa di S. Pietro in Ottava
 

I riti nell'area del Parco

Lungo un itinerario che parte dai piedi della Murgia e risale la collina tra macchie e boschi, si trova il santuario di San Biagio, incastonato in una gola della scarpata murgiana che domina tutta la piana degli olivi millenari. Le origini della chiesa-cripta, in forma di laura cenobitica basiliana, risalgono al XII secolo. I primi abitanti dell'insediamento furono alcuni oblati basiliani che dai vescovi di Ostuni ottennero i terreni circostanti, il bestiame e il sostegno economico per intraprendere le loro attività.

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La cava di Pezza Caldara

Nel tratto terminale della lama che corre a fianco della Masseria Pezza Caldara, a pochi passi dalla Masseria L'Ovile, si trova una cava un tempo sfruttata per l'estrazione del tufo. Dismessa da oltre trent'anni e attualmente di proprietà del Comune di Ostuni, la cava - che si estende per circa 2 ettari - è oggi un ambiente rinaturalizzato dove è possibile rinvenire habitat tipici degli ambienti dunali, delle zone umide e delle lame del Parco. La zona è caratterizzata da esemplari di Ginepro oxicedro e fenicio, da una rigogliosa macchia mediterranea con le sue caratteristiche essenze floristiche, da zone a gariga con timo che copre interi banchi tufacei, da aree a giuncheto in punti più sottoposti che tendono a impantanarsi. All'interno della cava è presente una parte coltivata a oliveto, oltre che ad alberi di fico, vite e altre varietà antiche di frutta.

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La cava di Pezza Caldara
La cava di Pezza Caldara
 

I centri abitati intorno al Parco

Dopo Brindisi, Fasano è il comune più popoloso della provincia. La città sorge in una zona pianeggiante caratterizzata da oliveti secolari; il territorio comunale si estende dalle colline (con un'altitudine di 400 metri slm) fino al mare. Nella zona di Savelletri la costa è principalmente costituita da scogliere con calette di sabbia; il litorale di Torre Canne - che ricade nel Parco - è caratterizzato da dune costiere, lidi sabbiosi e zone umide con caratteristica macchia mediterranea. Da qualche anno la costa di Fasano ha ottenuto la Bandiera Blu per la pulizia delle acque e per i servizi offerti.

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