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Marze di marzo: il tempo degli innesti

(Tione di Trento, 18 Mar 19) Immaginate di scoprire, abbandonato nella campagna, un melo malandato, ma dai frutti colorati, profumati e incredibilmente saporiti. Come evitare di perdere per sempre questa prelibatezza? Potremmo pensare di sotterrare i semi e di allevare così una nuova generazione di piante…eppure in questo modo il risultato non sarebbe assicurato. Il seme infatti, nato dall'unione del polline di diversa origine, non è un clone della pianta madre: semi estratti da una mela rossa potrebbero generare mele gialle, mentre quelli ottenuti da pere dolcissime potrebbero produrre alberi dai frutti asprigni.

Diverso sarebbe se scegliessimo di adottare una tecnica antica, da secoli oggetto di perfezionamento, un sapere contadino tramandato nel tempo: l'innesto. L'operazione consiste nel saldare assieme due parti di piante diverse: una, chiamata "portainnesto", fornirà l'apparato radicale, l'altra, detta "marza", darà invece origine alla chioma, ai fiori e ai frutti. In questo modo, il sapiente agricoltore riuscirà a riunire in un unico esemplare le caratteristiche di maggior pregio dei due individui di partenza.

Dalla scelta del portainnesto dipendono il vigore e la vitalità della pianta, ma anche le proprietà organolettiche dei frutti, la possibilità di radicare in un terreno altrimenti ostile e di resistere a certi parassiti. Altrettanto importante è la scelta del materiale da innestare. La raccolta avviene nei primissimi mesi dell'anno: l'occhio esperto va alla ricerca dei rami posti a metà della chioma, di un anno di età, sani e dotati di gemme "a legno" (da cui, cioè, nasceranno nuovi rami), per poi procedere con il taglio ad una lunghezza di circa 60 cm la conservazione fino al momento opportuno.

Oggi esistono svariate modalità di innesto (a corona, a triangolo, a spacco, a doppio spacco, …), ma la riuscita è tutt'altro che scontata. Perché la marza mantenga la sua vitalità è infatti necessario che i tessuti delle due piante combacino perfettamente, così da consentire il flusso della linfa attraverso la nuova pianta e la saldatura tra le cellule dei due individui. Nella regione di contatto si genera un ispessimento, che permette di riconoscere sull'albero l'intervento dell'uomo. Il lavoro richiede pratica, manualità, precisione e pazienza.

Sebbene da sempre le tecniche di innesto siano utilizzate per aumentare la produttività delle piante, le dimensioni e la qualità dei frutti, oggi questa antica pratica sta assumendo un altro valore: le campagne della Riserva di Biosfera "Alpi Ledrensi e Judicaria" custodiscono antichi alberi dai frutto dimenticati, che solo grazie all'innesto possono essere riscoperte, recuperate e salvate dall'oblio.

Pianta innestata
Pianta innestata
Varietà di mele antiche
Varietà di mele antiche
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