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Il Battere della Comunità

Storo, il Venerdì Santo e la tradizione del “Batar de Bòre”

(Tione di Trento, 24 Apr 19) Un battito, sordo nella notte del Venerdì Santo, può rappresentare una Comunità, il suo presente e il suo passato? Può un colpo di mazza, schioccato all'unisono, su una pesante "bora" di abete, far risuonare negli abitanti di un paese il senso, così importante, della condivisione e dello stare insieme?

Probabilmente sì ed è il caso di Storo, Comune della Riserva di Biosfera "Alpi Ledrensi e Judicaria", dove da qualche anno è stata riproposta la cosiddetta "Processione delle Bore". Questa antica tradizione consiste nell'accompagnare la processione della Via Crucis del Venerdì Santo, al ritmo corale di grandi tronchi di abete battuti con mazze di legno, portati a forza di braccia dagli uomini del paese. Un rito molto particolare, per certi versi folkloristico, che alcuni studiosi ipotizzano risalga al tempo delle popolazioni retiche preromane, che probabilmente battevano i tronchi degli alberi per risvegliare la Natura dopo il "sonno" invernale. La tradizione "pagana" venne trasformata dall'avvento del Cristianesimo, legando questo rito alla Passione di Cristo ed in particolare al momento della Crocefissione di Gesù. Il "batar le bore" del Venerdì Santo a Storo, con la sua nuova accezione cristiana, sopravvivesse vivido al passare del tempo e al Concilio di Trento, che cercò di limitare queste manifestazioni, miste fra sacro e profano. La tradizione sopravvissuta al passare dei secoli, si interruppe però nel 1938. Il sordo battito delle "bòre", perpetuato così tanti anni, tacque per i successivi sessanta anni, fino a quando nei primi anni duemila, un gruppetto di Storesi, sentito il racconto di qualche anziano, decise di ripristinarlo e iniziò ad intervistare gli anziani del paese per ridare voce a questa particolare usanza.

Il primo passo fu quello di reimparare a costruire l'occorrente per "batàr le bòre". Innanzitutto, la "bora", ovvero il lungo tronco di abete andava tagliato nei boschi e lasciato stagionare per due anni per essere poi utilizzato, i "manèch", i manici da inchiodare al tronco per poterlo sorreggere durante la processione andavano ricavati dal legno di frassino, abbastanza leggero ma molto resistente alla flessione, ed infine le "mase" ovvero i martelli di legno di faggio, legno molto duro, perfetto per garantire nel battito della bora, un colpo forte e sordo. Il ritmo e le musicalità delle "bòre" era un altro fattore molto importante: per battere il ritmo si recuperò il "martì" attrezzo rudimentale che produce un brillante suono metallico a cui le "bòre" devono rispondere con un "bum" sordo, mentre per quanto riguarda la musica vennero recuperati i testi originali ma creando inoltre nuovi ritmi e versioni.

Nella primavera del 2003 tutto era pronto per riportare alla luce questa tradizione; grazie al supporto degli abitanti del paese vennero create le stazioni viventi della Via Crucis lungo il paese e in una partecipatissima funzione, le "bòre" tornarono a far risuonare le strade di Storo del loro sordo e profondo "Bum".  Guarda il video.

La processione ebbe un enorme successo, richiamando persone anche da altri paesi, incuriosite da questa singolare manifestazione di fede che coinvolgeva tutta la comunità storese. Questo successo è continuato negli anni e anche quest'anno le "bòre" hanno sfilato lungo il paese, portate a forza di braccia dagli uomini della comunità.

Comunità, coinvolgimento e riconoscimento sono le parole chiavi e i valori che questa storia ci insegna.

Moltissime persone di tutte le età ogni anno, escono dalle proprie case e si incontrano con i propri paesani, sia chi per prepararsi per le "bòre" sia per le stazioni viventi della Via Crucis.  In tal modo, anche se per poche ore, si può apprezzare un vero momento di condivisione e di unità.

Un'ultima battuta semiseria: il motto dell'Associazione "Batedùr de Bore" in dialetto di Storo è "Pötòst che batar la borgna, l'è mâi batar la bòra". Non è chiaro il suo significato, venite a scoprirlo a Storo.

Le Bore - foto di G. Zotta
Le Bore - foto di G. Zotta
Le mazze
Le mazze
Il martì
Il martì
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