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Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola

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La risposta alle affermazioni del Direttore della Coldiretti di Ravenna sulla gestione forestale nelle aree protette

(20 Lug 23) Come Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità – Romagna ci duole molto leggere certe dichiarazioni da parte del Direttore di Coldiretti Ravenna Assuero Zampini.

In un momento come questo, dopo gli eventi intensi e fuori dall'ordinario che hanno colpito i territori di tutte le province romagnole, quello che ci si auspicherebbe è l'unione delle forze, delle competenze e delle professionalità (pubbliche e private) per poter ripartire al meglio e il prima possibile.

Asserire che "i vincoli imposti dal Parco hanno fatto sì che in queste zone si accumulassero masse legnose

importanti tali da generare peso eccessivo su strati superficiali di terreni, che a seguito dei ben noti eventi meteoclimatici sono stati i primi ad accusare smottamenti e movimenti franosi" non rende molto merito alla gravità dei fatti avvenuti nel mese di maggio nei nostri territori.

I maggiori e più importanti eventi franosi si sono verificati, infatti, a monte della Vena del Gesso Romagnola, nella marnoso arenacea e, in minor misura, nelle argille pliopleistoceniche a valle, come facilmente percepibile girando per i territori in questione o verificando il posizionamento degli eventi franosi su una cartina. Risparmiando proprio la Vena del Gesso Romagnola, tutelata a livello regionale ed europeo per le sue unicità e peculiarità a livello geologico, naturalistico e socio-culturale.

Quando il Direttore di Coldiretti Ravenna dice "i recenti fatti hanno dimostrato il contrario: la maggioranza

delle frane di collina sono avvenute infatti in boschi non coltivati e quindi non soggetti a periodica ceduazione" sarebbe opportuno citasse qualche dato in merito, che a noi peraltro sfugge, e non parlasse per sensazioni personali non verificate a mezzo stampa. Non vogliamo pensare al peggio, ma sembrerebbe un'affermazione strumentale, finalizzata a un tentativo di riavviare pesanti tagli ai boschi delle aree protette, oggi importanti baluardi per la conservazione del territorio e della natura. Anche frasi come "Al contrario di quanto da tanti dichiarato, ossia che il bosco più è mantenuto selvaggio più si rivela utile alla stabilità dei terreni" andrebbero affiancate da dati e fonti. In realtà gli studi hanno dimostrato esattamente il contrario. Anche senza scomodare la ricerca scientifica è sufficiente guardare la realtà, nella cartografia prodotta dalla regione e visibile nel "Geoportale regionale" (allegata) si vede con molta chiarezza che i luoghi meno colpiti da eventi franosi sono proprio quelli che hanno norme di tutela importanti: il Parco regionale della Vena del Gesso Romagnola e i siti di importanza comunitaria della Rete Natura 2000 all'interno dei quali insistono anche terreni demaniali e in cui è stata avviata una gestione boschiva caratterizzata dall'alto fusto.

È quindi curioso leggere oggi che la colpa delle frane sia del Parco. Sembra più un tentativo, poco elegante peraltro, di attaccare chi si occupa di gestire "sistemi territoriali che, per valori naturali, scientifici, storico-culturali e paesaggistici di particolare interesse nelle loro caratteristiche complessive, sono organizzati in modo unitario avendo riguardo alle esigenze di conservazione, ripristino e miglioramento dell'ambiente naturale e delle sue risorse nonché allo sviluppo delle attività umane ed economiche compatibili" secondo quanto stabilito dalla L.R. 6/2005.

Siamo da sempre abituati a sfruttare e plasmare il territorio per le nostre finalità come uomini, dimenticandoci di essere parte di un sistema immensamente più grande di noi dal quale dipendiamo, seppur fatichiamo ad ammetterlo: la natura. Quello che l'Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità – Romagna si prefigge di fare (per Legge) è proprio quello di tutelare una piccolissima, ma importante porzione di questa natura, per migliorare la vita delle generazioni attuali e sperare di tutelare quella delle generazioni future.

Siamo estremamente rattristati dai danni subiti da agricoltori, ma non solo dagli agricoltori, dei nostri territori. Non riusciamo però a sentirci causa di questi disastrosi eventi, come qualcuno vorrebbe fare. Faremo del nostro meglio per tutelare questo territorio e sviluppare politiche di turismo sostenibile che passino per la valorizzazione dei valori naturali, dei prodotti tipici e dell'agricoltura sostenibile.

Infine, ci teniamo a far presente che, proprio in riferimento alla tragica alluvione, ci siamo impegnati sin da subito, facilitando e snellendo al massimo le procedure autorizzative per gli interventi in urgenza, riducendole a semplici comunicazioni, seguite sempre da sopralluoghi sul territorio dei nostri tecnici. Inoltre, il capo ufficio tecnico è stato "prestato", al COC di Brisighella per numerose giornate, viste le sue competenze in ambito geologico.

Continueremo a fare tutto il possibile per aiutare chi ne ha bisogno, per quanto ci sarà possibile fare, a prescindere da accuse e polemiche pretestuose e inutili, collaborando e cooperando assieme a tutte le realtà del territorio che vorranno farlo.

Eventi franosi maggio 2023
Eventi franosi maggio 2023
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